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Leonardo Castellani – Incisioni e opere su carta (1930-1984) donate da Claudio Castellani
L’esposizione presenta una selezione di opere grafiche dell’artista (9 disegni dal 1930 al 1975, 76 incisioni calcografiche dal 1936 al 1984, 6 litografie, una serigrafia dal 1955 al 1984, 4 lastre calcografiche, di cui due di Luigi Bartolini, e 7 numeri, con incisioni originali, della rivista Valbona), donate dal figlio Claudio Castellani, e tre dipinti, Cubismo del paesaggio del 1919, La fornace del 1930 e la Fortezza di Albornoz del 1950 (proprietà C. Castellani).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 6 ottobre alle ore 18 nella Sala dell'Arengo del Castello Malatestiano di Longiano, in occasione della VIII Giornata del Contemporaneo, la Fondazione Tito Balestra Onlus inaugurerà la mostra dedicata a Leonardo Castellani.
Leonardo Castellani (Faenza 1896 – Urbino 1984) fu uno straordinario artista (pittore, scultore, ceramista, uno dei grandi incisori del Novecento) e uno scrittore intenso; riprendendo le parole di Marco Valsecchi (1970): “L'incidere e lo scrivere fanno tutt'uno nel suo mondo espressivo. Leggendo una sua pagina o guardando una sua acquaforte, si coglie un'identica operazione creativa, fatta di civiltà e di grazia antica, così remote da noi da sembrarci fuori del tempo. E tuttavia non estranee perché, alla fine, ci costringono ancora ad accorgerci che al di là delle violenze, dei sbrigativi, al di là dei gusti forti cui ci ha abituati la vita attuale, c'è ancora un mondo civile e umano, antico ho detto, per un discorso piano, fatto di ansiosi pensieri ma espresso con immagini chiare e serene”.
La mostra a cura di Flaminio e Massimo Balestra rientra nel ciclo Ex dono - Rassegna delle donazioni. L'esposizione presenta una selezione di opere grafiche dell’artista (9 disegni dal 1930 al 1975, 76 incisioni calcografiche dal 1936 al 1984, 6 litografie, una serigrafia dal 1955 al 1984, 4 lastre calcografiche, di cui due di Luigi Bartolini, e 7 numeri, con incisioni originali, della rivista Valbona), donate dal figlio Claudio Castellani, e tre dipinti, Cubismo del paesaggio del 1919, La fornace del 1930 e la Fortezza di Albornoz del 1950 (proprietà C. Castellani).
L’importante donazione di Claudio Castellani oltre ad arricchire il patrimonio artistico della Fondazione ha incrementato il fondo di opere dell’artista nelle collezioni del museo.
Tito Balestra e Leonardo Castellani si frequentarono e fra le opere d’arte della Collezione Balestra è presente un incisione all’acquaforte del 1969, in seguito, grazie alle donazioni di Tano Citeroni (1992) e di Piergiorgio Spallacci (2004), si aggiunsero altri 40 fogli.
La Fondazione Tito Balestra negli anni ha accolto numerose donazioni (opere d’arte, libri e materiali d’archivio) – concernenti, prevalentemente, l’arte e la letteratura del Novecento – fra le quali quelle di Nicola Maria de’ Angelis (1982), di Tano Citeroni (1992), di Angela Menghi (1994), di Pietro Guida (1995), di Lalla Romano (1995), di Romolo Calciati (1996), di Arnoldo Ciarrocchi (1996), di Antonio Vangelli (1996), di Manlio Gaddi (1997), di Renzo Vespignani (1999), degli eredi di Anna Maria De Agazio (2002), di Ilario Fioravanti (2002), di Giuseppe Appella (2003), di Massimo Balestra (2003), di Giampiero Guerri (2003), di Gino Montesanto (2003), di Pino Parini (2003), di Valerio Citeroni (2004), di Piergiorgio Spallacci (2004), di Nino Ricci (2005), di Pirro Cuniberti (2006), di Giuliano Giuliani (2006), di Gian Ruggero Manzoni (2006), di Michel Butor (2007), di Elvi Facchin (2007), di Salvatore Sava (2007), di Assadour (2008), di Luciana Gentilini (2008), di Mokichi Otsuka (2008), di Pino Pandolfini (2008), di Gianni Cestari (2009), di Guido Strazza (2009), di Claudio Palmieri (2010), di Mylene Besson (2011), di Bruno Conte (2011), di Vittorio Mosconi (2012).
Nota biografica
a cura di Edvige Castellani e Gualtiero De Santi
Leonardo Castellani è nato a Faenza il 19 ottobre 1896 da una famiglia di ebanisti. Suo padre, Federico, intagliatore, diresse l’”Ebanisteria faentina” e si trasferì nel 1919 a Cesena con la famiglia, chiamato a guidare la sezione ebanisti-intagliatori presso la Scuola Industriale dove Leonardo si diplomerà nel 1913. Subito iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Castellani frequentò assieme a Osvaldo Licini la sezione di scultura. Ma la guerra sconvolse tutto quel mondo “fatto con ordine e oculatezza”; infatti nell’ottobre 1915 fu chiamato alle armi fino al marzo 1920, e poi congedato col grado di sottotenente; in quel medesimo anno pubblicò il suo primo libro, 2 quaderni (una sorta di diario sul quale riportò incontri, impressioni e pensieri), stampato nella tipografia di suo zio a Forlì.
Durante il soggiorno romano frequentò lo studio dello scultore Ettore Ferrari e seguì pure le esperienze del gruppo futurista di F.T. Marinetti, ma fu amico soprattutto di Balla. Tornato a Cesena aveva intanto fondato una fabbrica di ceramica, la “Bottega di ceramica artistica”, che fu chiusa per dissensi commerciali e a causa di due incidenti, nel 1923. Correvano gli stessi mesi quando vi allestì una personale di ceramica. In quel periodo di fervore futurista fece molta decorazione pittorica e molta scultura. Da qui derivano due uscite molto singolari: l’esposizione di un mannello di opere alla III Biennale romana (1925) e, l’anno successivo, alla Biennale Internazionale di Venezia. Gli Amici dell’Arte di Cesena gli organizzarono comunque una personale (16 pitture e altrettanti disegni) già nel 1927, quando decise di trasferirsi a Venezia dove incontrò Caldarelli, Ezra Pound e Virgilio Guidi.
Nel 1928 gli si richiese di insegnare decorazione e ceramica presso l’Istituto d’Arte di Fano e da allora ha sempre svolto il suo lavoro di docente. Ma a Fano ha iniziato, da autodidatta, a studiare incisione e a incidere. Nel 1930 fu chiamato a Urbino a ricoprire la cattedra di Calcografia presso la Scuola del Libro, tenuta per 38 anni. E a Urbino, diviso fra l’insegnamento, l’incisione e la pittura, ha realizzato la quasi totalità della sua produzione artistica, che comprende oltre millecinquecento lastre.
Quando Castellani comincia a incidere (è una vedutina ispirata a Rembrandt), già nel chiaroscuro denso dell’albero si sente il gusto del Novecento neoclassico, che dichiara di ispirarsi agli antichi. Gli esempi della grafica in Italia sono d’altro stile: Morandi, Carrà, Bartolini e Maccari incidono senza programmi “ufficiali”. Il giornale che pubblica disegni, xilografie, puntesecche, acqueforti, è “Il Selvaggio”. Al di fuori di queste pagine e della vera e tradizione rappresentata da Fattori, in Italia non v’è altro che possa davvero contare.
Su questi fondamenti rinasce da noi la pratica incisoria; e Castellani, per intenderci, è fra i primi a capire che cosa essa sia, e quanto ci voglia per farsi un mestiere. Urbino determinerà tutte le scelte e i suoi orientamenti successivi; e l’ambiente, con le vedute intorno alla città ducale, diventerà il motivo guida della sua attività di grafico. Prima “virtuoso” del bulino, poi ebanista, e infine poeta (seconda la distinzione desanctisiana), Castellani si avventura in imprese varie e diverse, dove emerge non soltanto il suo spirito di iniziativa, ma anche la capacità sottile di editor. La rivistina “Valbona”, per ottanta abbonati (che non ebbe mai), resta un esempio insuperato di fede nel fascino della bella stampa. Al termine di questa esperienza, Castellani trova le strade per pubblicare con più facilità: può tirare fuori dai cassetti i suoi quaderni e riunire gli articoli di una ricca, nel tempo, collaborazione giornalistica e letteraria (“Roma futurista”, “L’Assalto” e “L’Italiano” di Longanesi, “Il Popolo”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo” di Pannunzio, “La Voce Repubblicana”, “La Nazione”, “Il Resto del Carlino”, “Il Caffè” di G.B. Vicari e altre testate). Incomincia a illustrare con acqueforti i propri libri. Stamperà Pagine senza cornice (1946), Quaderni di un calcografo (1955), Cronachette d’amore in versi (1968), Giornate lunghe in Sardegna (1969), 13 canzonette (1971), Invito in Sicilia (1973), Donne donne così sia (1979).
Leonardo Castellani ha partecipato dal 1926 al 1956 sia a molte Biennali veneziane sia a tutte le mostre all’estero organizzate dal sindacato del Bianco e Nero di Roma e a quelle promosse dalla Calcografia Nazionale di Roma. Tra le antologiche più complete: a Urbino nel ’76; a Faenza due anni dopo; a Klagenfurt nel novembre del ’90. È stato attivo fino agli ultimi giorni di vita. È morto a Urbino il 20 novembre 1984.
Opere di Leonardo Castellani si trovano in Gallerie d’Arte Moderna italiane e straniere. Fra queste: Roma, Milano, Torino, Bologna, Cesena, Faenza, Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma (129 opere), Lussemburgo, Stoccolma, Parigi (con 10 incisioni), British Museum di Londra (con due annate di “Valbona” e cinque acqueforti), Public Library di New York.
Una donazione di 150 incisioni al Comune di Urbino ha trovato collocazione, nel 1985, nell’urbinate Palazzo Viviani, presso il Centro Studi per l’incisione “L. Catstellani”; nel 2003, 56 incisioni sul paesaggio italiano, vengono donate da Claudio Castellani al British Museum di Londra e nel 2005 Paolo Castellani dona 45 opere, tra lastre e incisioni dal 1932 al 1983, alla Fondazione Mastroianni di Arpino. Pinacoteca di Faenza, donazione Claudio, Paolo e Silvestro Castellani, Lascito Neri Pozza alla Fondazione Cini di Venezia.
Leonardo Castellani (Faenza 1896 – Urbino 1984) fu uno straordinario artista (pittore, scultore, ceramista, uno dei grandi incisori del Novecento) e uno scrittore intenso; riprendendo le parole di Marco Valsecchi (1970): “L'incidere e lo scrivere fanno tutt'uno nel suo mondo espressivo. Leggendo una sua pagina o guardando una sua acquaforte, si coglie un'identica operazione creativa, fatta di civiltà e di grazia antica, così remote da noi da sembrarci fuori del tempo. E tuttavia non estranee perché, alla fine, ci costringono ancora ad accorgerci che al di là delle violenze, dei sbrigativi, al di là dei gusti forti cui ci ha abituati la vita attuale, c'è ancora un mondo civile e umano, antico ho detto, per un discorso piano, fatto di ansiosi pensieri ma espresso con immagini chiare e serene”.
La mostra a cura di Flaminio e Massimo Balestra rientra nel ciclo Ex dono - Rassegna delle donazioni. L'esposizione presenta una selezione di opere grafiche dell’artista (9 disegni dal 1930 al 1975, 76 incisioni calcografiche dal 1936 al 1984, 6 litografie, una serigrafia dal 1955 al 1984, 4 lastre calcografiche, di cui due di Luigi Bartolini, e 7 numeri, con incisioni originali, della rivista Valbona), donate dal figlio Claudio Castellani, e tre dipinti, Cubismo del paesaggio del 1919, La fornace del 1930 e la Fortezza di Albornoz del 1950 (proprietà C. Castellani).
L’importante donazione di Claudio Castellani oltre ad arricchire il patrimonio artistico della Fondazione ha incrementato il fondo di opere dell’artista nelle collezioni del museo.
Tito Balestra e Leonardo Castellani si frequentarono e fra le opere d’arte della Collezione Balestra è presente un incisione all’acquaforte del 1969, in seguito, grazie alle donazioni di Tano Citeroni (1992) e di Piergiorgio Spallacci (2004), si aggiunsero altri 40 fogli.
La Fondazione Tito Balestra negli anni ha accolto numerose donazioni (opere d’arte, libri e materiali d’archivio) – concernenti, prevalentemente, l’arte e la letteratura del Novecento – fra le quali quelle di Nicola Maria de’ Angelis (1982), di Tano Citeroni (1992), di Angela Menghi (1994), di Pietro Guida (1995), di Lalla Romano (1995), di Romolo Calciati (1996), di Arnoldo Ciarrocchi (1996), di Antonio Vangelli (1996), di Manlio Gaddi (1997), di Renzo Vespignani (1999), degli eredi di Anna Maria De Agazio (2002), di Ilario Fioravanti (2002), di Giuseppe Appella (2003), di Massimo Balestra (2003), di Giampiero Guerri (2003), di Gino Montesanto (2003), di Pino Parini (2003), di Valerio Citeroni (2004), di Piergiorgio Spallacci (2004), di Nino Ricci (2005), di Pirro Cuniberti (2006), di Giuliano Giuliani (2006), di Gian Ruggero Manzoni (2006), di Michel Butor (2007), di Elvi Facchin (2007), di Salvatore Sava (2007), di Assadour (2008), di Luciana Gentilini (2008), di Mokichi Otsuka (2008), di Pino Pandolfini (2008), di Gianni Cestari (2009), di Guido Strazza (2009), di Claudio Palmieri (2010), di Mylene Besson (2011), di Bruno Conte (2011), di Vittorio Mosconi (2012).
Nota biografica
a cura di Edvige Castellani e Gualtiero De Santi
Leonardo Castellani è nato a Faenza il 19 ottobre 1896 da una famiglia di ebanisti. Suo padre, Federico, intagliatore, diresse l’”Ebanisteria faentina” e si trasferì nel 1919 a Cesena con la famiglia, chiamato a guidare la sezione ebanisti-intagliatori presso la Scuola Industriale dove Leonardo si diplomerà nel 1913. Subito iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Castellani frequentò assieme a Osvaldo Licini la sezione di scultura. Ma la guerra sconvolse tutto quel mondo “fatto con ordine e oculatezza”; infatti nell’ottobre 1915 fu chiamato alle armi fino al marzo 1920, e poi congedato col grado di sottotenente; in quel medesimo anno pubblicò il suo primo libro, 2 quaderni (una sorta di diario sul quale riportò incontri, impressioni e pensieri), stampato nella tipografia di suo zio a Forlì.
Durante il soggiorno romano frequentò lo studio dello scultore Ettore Ferrari e seguì pure le esperienze del gruppo futurista di F.T. Marinetti, ma fu amico soprattutto di Balla. Tornato a Cesena aveva intanto fondato una fabbrica di ceramica, la “Bottega di ceramica artistica”, che fu chiusa per dissensi commerciali e a causa di due incidenti, nel 1923. Correvano gli stessi mesi quando vi allestì una personale di ceramica. In quel periodo di fervore futurista fece molta decorazione pittorica e molta scultura. Da qui derivano due uscite molto singolari: l’esposizione di un mannello di opere alla III Biennale romana (1925) e, l’anno successivo, alla Biennale Internazionale di Venezia. Gli Amici dell’Arte di Cesena gli organizzarono comunque una personale (16 pitture e altrettanti disegni) già nel 1927, quando decise di trasferirsi a Venezia dove incontrò Caldarelli, Ezra Pound e Virgilio Guidi.
Nel 1928 gli si richiese di insegnare decorazione e ceramica presso l’Istituto d’Arte di Fano e da allora ha sempre svolto il suo lavoro di docente. Ma a Fano ha iniziato, da autodidatta, a studiare incisione e a incidere. Nel 1930 fu chiamato a Urbino a ricoprire la cattedra di Calcografia presso la Scuola del Libro, tenuta per 38 anni. E a Urbino, diviso fra l’insegnamento, l’incisione e la pittura, ha realizzato la quasi totalità della sua produzione artistica, che comprende oltre millecinquecento lastre.
Quando Castellani comincia a incidere (è una vedutina ispirata a Rembrandt), già nel chiaroscuro denso dell’albero si sente il gusto del Novecento neoclassico, che dichiara di ispirarsi agli antichi. Gli esempi della grafica in Italia sono d’altro stile: Morandi, Carrà, Bartolini e Maccari incidono senza programmi “ufficiali”. Il giornale che pubblica disegni, xilografie, puntesecche, acqueforti, è “Il Selvaggio”. Al di fuori di queste pagine e della vera e tradizione rappresentata da Fattori, in Italia non v’è altro che possa davvero contare.
Su questi fondamenti rinasce da noi la pratica incisoria; e Castellani, per intenderci, è fra i primi a capire che cosa essa sia, e quanto ci voglia per farsi un mestiere. Urbino determinerà tutte le scelte e i suoi orientamenti successivi; e l’ambiente, con le vedute intorno alla città ducale, diventerà il motivo guida della sua attività di grafico. Prima “virtuoso” del bulino, poi ebanista, e infine poeta (seconda la distinzione desanctisiana), Castellani si avventura in imprese varie e diverse, dove emerge non soltanto il suo spirito di iniziativa, ma anche la capacità sottile di editor. La rivistina “Valbona”, per ottanta abbonati (che non ebbe mai), resta un esempio insuperato di fede nel fascino della bella stampa. Al termine di questa esperienza, Castellani trova le strade per pubblicare con più facilità: può tirare fuori dai cassetti i suoi quaderni e riunire gli articoli di una ricca, nel tempo, collaborazione giornalistica e letteraria (“Roma futurista”, “L’Assalto” e “L’Italiano” di Longanesi, “Il Popolo”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo” di Pannunzio, “La Voce Repubblicana”, “La Nazione”, “Il Resto del Carlino”, “Il Caffè” di G.B. Vicari e altre testate). Incomincia a illustrare con acqueforti i propri libri. Stamperà Pagine senza cornice (1946), Quaderni di un calcografo (1955), Cronachette d’amore in versi (1968), Giornate lunghe in Sardegna (1969), 13 canzonette (1971), Invito in Sicilia (1973), Donne donne così sia (1979).
Leonardo Castellani ha partecipato dal 1926 al 1956 sia a molte Biennali veneziane sia a tutte le mostre all’estero organizzate dal sindacato del Bianco e Nero di Roma e a quelle promosse dalla Calcografia Nazionale di Roma. Tra le antologiche più complete: a Urbino nel ’76; a Faenza due anni dopo; a Klagenfurt nel novembre del ’90. È stato attivo fino agli ultimi giorni di vita. È morto a Urbino il 20 novembre 1984.
Opere di Leonardo Castellani si trovano in Gallerie d’Arte Moderna italiane e straniere. Fra queste: Roma, Milano, Torino, Bologna, Cesena, Faenza, Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma (129 opere), Lussemburgo, Stoccolma, Parigi (con 10 incisioni), British Museum di Londra (con due annate di “Valbona” e cinque acqueforti), Public Library di New York.
Una donazione di 150 incisioni al Comune di Urbino ha trovato collocazione, nel 1985, nell’urbinate Palazzo Viviani, presso il Centro Studi per l’incisione “L. Catstellani”; nel 2003, 56 incisioni sul paesaggio italiano, vengono donate da Claudio Castellani al British Museum di Londra e nel 2005 Paolo Castellani dona 45 opere, tra lastre e incisioni dal 1932 al 1983, alla Fondazione Mastroianni di Arpino. Pinacoteca di Faenza, donazione Claudio, Paolo e Silvestro Castellani, Lascito Neri Pozza alla Fondazione Cini di Venezia.
06
ottobre 2012
Leonardo Castellani – Incisioni e opere su carta (1930-1984) donate da Claudio Castellani
Dal 06 ottobre al 09 dicembre 2012
arte contemporanea
Location
EX CHIESA MADONNA DI LORETO – CASTELLO MALATESTIANO
Longiano, Piazza Malatestiana, (Forlì-cesena)
Longiano, Piazza Malatestiana, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica e festivi 10-12/ 15-19
Vernissage
6 Ottobre 2012, h 18
Sito web
www.fondazionetitobalestra.org
Autore
Curatore