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Leonilde Campora – Trasparenze
Lavoro complesso ed iperdinamico quello di Leonilde Campora
Comunicato stampa
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Lavoro complesso ed iperdinamico quello di Leonilde Campora.
Contenuti, spazio, strutture, tecniche, forme e sostanze a volte in conflitto, a volte in tenera apnea.
Dissonanti o armonici linguaggi che salgono da un'anima che non conosce costrizioni o compromessi. Ma al di là delle tecniche raffinate e dei materiali inusitati, quello che più appaga nelle sue composizioni è la straordinaria coerenza tra forma e sostanza. Per sostanza Aristotile intendeva l'essenza delle cose, volendo indicare cio' che è stabile e duraturo in un oggetto ( nel caso il manufatto artistico ), senza il quale esso cessa di essere quello che è. Per il filosofo la sostanza resta sempre tale, anche se cause esterne possono modificarla.
La sostanza è prima di tutto la forma delle cose, in contrapposizione
alla materia, perché per forma non si deve intendere l'aspetto esteriore singolo, ma l'intera struttura che qualifica l'oggetto. Quindi la sostanza come causa formale e causa finale.
Questo sforzo intellettuale ed estetico è presente in tutti i lavori dell'artista genovese. Lavori ad una prima lettura identificati nella gioia creativa del descrivere il mondo con i riflessi ora cangianti ora opalescenti dei suoi vetri, sapienti evoluzioni che evocano la memoria del grande Tiffany. In realtà i giochi cromatici insoliti, l'accuratezza della scelta e la sicurezza dell'esecuzione, Campora li ha acquisiti prima nel settore dell'alta moda come designer, ed in seguito in Jugoslavia, studiando pittura su vetro in un cenacolo di artisti. Così quadri, sculture, pannelli, installazioni prendono vita dalla sua pittura, dai vetri e dagli specchi prescelti e formati ora in blocchi, ora in lamine, ora in schegge. Ne nasce tra i riflessi iridescenti quella famosa corrispondenza magica che gli antichi credevano esistere tra una cosa e la sua copia. Per loro lo specchio tratteneva l'anima, l'essenza vitale di chi lo guardava. Come l'acqua, lo specchio si arroga l'antico diritto mantico della profezia, il contatto con quel mondo oltre. Pervasione metafisica dell'oggetto artistico, visione onirica dell'artista in fase subliminale. Campora sembra convenire con Ernst Aeppli che scrive: " Qualcosa di noi è esterno, perché noi stessi nello specchio siamo esterni a noi ". Riconosciamo dunque all'artista un modus operandi estremamente ricco culturalmente, ma altrettanto vivace ed appetibile nei suoi fermenti sperimentali. Con un curricolo di esperienze espositive di tutto rispetto, Campora presenta nello spazio romano di Akka-Ba le sue " TRASPARENZE ", lucida e creativa, senza dimissioni. Una rara pagina di arte incontaminata, sicuramente in grado di catturare il pubblico spesso distratto ma esigente della capitale.
Anna Maria Baratto
Contenuti, spazio, strutture, tecniche, forme e sostanze a volte in conflitto, a volte in tenera apnea.
Dissonanti o armonici linguaggi che salgono da un'anima che non conosce costrizioni o compromessi. Ma al di là delle tecniche raffinate e dei materiali inusitati, quello che più appaga nelle sue composizioni è la straordinaria coerenza tra forma e sostanza. Per sostanza Aristotile intendeva l'essenza delle cose, volendo indicare cio' che è stabile e duraturo in un oggetto ( nel caso il manufatto artistico ), senza il quale esso cessa di essere quello che è. Per il filosofo la sostanza resta sempre tale, anche se cause esterne possono modificarla.
La sostanza è prima di tutto la forma delle cose, in contrapposizione
alla materia, perché per forma non si deve intendere l'aspetto esteriore singolo, ma l'intera struttura che qualifica l'oggetto. Quindi la sostanza come causa formale e causa finale.
Questo sforzo intellettuale ed estetico è presente in tutti i lavori dell'artista genovese. Lavori ad una prima lettura identificati nella gioia creativa del descrivere il mondo con i riflessi ora cangianti ora opalescenti dei suoi vetri, sapienti evoluzioni che evocano la memoria del grande Tiffany. In realtà i giochi cromatici insoliti, l'accuratezza della scelta e la sicurezza dell'esecuzione, Campora li ha acquisiti prima nel settore dell'alta moda come designer, ed in seguito in Jugoslavia, studiando pittura su vetro in un cenacolo di artisti. Così quadri, sculture, pannelli, installazioni prendono vita dalla sua pittura, dai vetri e dagli specchi prescelti e formati ora in blocchi, ora in lamine, ora in schegge. Ne nasce tra i riflessi iridescenti quella famosa corrispondenza magica che gli antichi credevano esistere tra una cosa e la sua copia. Per loro lo specchio tratteneva l'anima, l'essenza vitale di chi lo guardava. Come l'acqua, lo specchio si arroga l'antico diritto mantico della profezia, il contatto con quel mondo oltre. Pervasione metafisica dell'oggetto artistico, visione onirica dell'artista in fase subliminale. Campora sembra convenire con Ernst Aeppli che scrive: " Qualcosa di noi è esterno, perché noi stessi nello specchio siamo esterni a noi ". Riconosciamo dunque all'artista un modus operandi estremamente ricco culturalmente, ma altrettanto vivace ed appetibile nei suoi fermenti sperimentali. Con un curricolo di esperienze espositive di tutto rispetto, Campora presenta nello spazio romano di Akka-Ba le sue " TRASPARENZE ", lucida e creativa, senza dimissioni. Una rara pagina di arte incontaminata, sicuramente in grado di catturare il pubblico spesso distratto ma esigente della capitale.
Anna Maria Baratto
17
marzo 2007
Leonilde Campora – Trasparenze
Dal 17 al 30 marzo 2007
arte contemporanea
Location
AKKADEMIA DEI PROSSIMALI
Roma, Via Alcamo, 4, (Roma)
Roma, Via Alcamo, 4, (Roma)
Orario di apertura
Martedì e Giovedì ore 15.00 - 19.00 Mercoledi 14.00 - 15.30
altri giorni su appuntamento al 348.8234157
Vernissage
17 Marzo 2007, ore 18
Autore
Curatore