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L’epochè della bellezza
la mostra riunisce opere di artisti che misurano il talento attraverso un registro stilistico vario eppur carico di aniconicità, geometrie, assonanze, dissonanze, consonanze, e ogni cosa che possa muovere e smuovere lo scenario tra presente e passato.
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo “L’epochè della bellezza” è promossa dall' ARTESTUDIO 26, punto di riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea, offre lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani del secondo Novecento. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, che firma anche il testo, dal titolo “L’epochè della bellezza” riunisce opere degli artisti Gianni Bucher Schenker, Domenico Fatigati, Vincenzo Pellitta, Tony Tedesco, che ne misurano il talento attraverso un registro stilistico vario eppur carico di aniconicità, geometrie, assonanze, dissonanze, consonanze, e ogni cosa che possa muovere e smuovere lo scenario tra presente e passato. La presenza di artisti affermati e di altri più giovani nel panorama delle scelte che l' ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di taccuino del futuro.
Scrive Carlo Franza: “La stagione 2020-2021 delle mostre a Milano si apre in Artestudio 26 con una mostra indicativa che attraversa l’arte italiana da nord a sud, e con artisti singolarissimi che qui presentano una serie di lavori sul tema della bellezza come armonia, misura, ritmo, in uno spazio che è laboratorio di cultura, di estetica e di confronto, e soprattutto laboratorio dell’immaginario in transito.
Anzitutto Gianni Bucher Schenker scultore illustre che ha celebrato i cinquant’anni di attività artistica, mosso da genialità, maestria, scoperta plastica delle forme, spesso fantastiche e costruttive - dopo l’iniziale approdo alla figuralità e alla medaglistica - pregne di ricerca e individualità sperimentale che lasciano leggere, fra luci e colorazioni naturali legate alla materia, elementi scultorei che si precisano nei climi di una poetica di libertà e di una dimensione formale preminente dove l’armonia titanica delle sue plastiche pure si muovono attraverso una geometria che nei segni scavati e vigorosi della concavità/convessità hanno trovato un inventore illuminato, che qui nella mostra in atto meglio si precisano per via della chiarezza delle forme che appaiono sia nei disegni in tutta la loro nobiltà, che nelle sculture lignee, marmoree e quelle in terracotta. Domenico Fatigati lascia apparire un sistema di circostanze incrociate e consonantiche legate alle tematiche forti della geometria e del suo vivere la luce e il movimento, in sostanza uno spazio, che sia esso costruito o decostruito, che rivela equilibri e stratificazioni che inducono il ricevente a farne esperienza irrazionale e tante volte ingenua che crea inosservate relazioni tra il corpo e ciò che lo circonda. Fatigati ha permesso a questa ricerca attenta e minuziosa di prendere vita in un’esposizione colorata e ragionata con l’obiettivo principale di rendere lo spettatore cosciente di uno spazio che esiste intorno a sé e che ha la capacità di mutare e modificarsi. Ecco che l’artista campano ha lasciato spazio ad un percorso intellettivo ed emozionale che racconta lo spazio e lo re-immagina attraverso forme tridimensionali e bidimensionali in cui il colore e la linea sviscerano forme inattese e interrogativi del quotidiano. I lavori presentati ora a Milano focalizzano l’attenzione sulle infinite possibilità del colore e su un’idea di spazialità che muta attraverso procedimenti di denaturalizzazione della materia, come già Piet Mondrian aveva intenso nel suo viaggio pittorico verso la decostruzione della forma individuando rapporti equivalenti tra forme e colori. Le opere si muovono tra due dimensioni quella della percezione oggettuale che per prima colpisce l’occhio e, successivamente, la percezione immaginata, suggerita che ci obbliga a mutare la nostra percezione dello spazio. Le opere, spesso interattive, aiutano dunque il corpo a porsi in relazione con una spazialità informale, ripensata attraverso figure geometriche surcinetiche, ma allo stesso tempo che suggeriscono forme conosciute ai nostri sensi. Le nutrite opere in mostra raccontano di un percorso oggettuale informale, un sentiero di colore che unisce e stratifica la ricerca dello spazio e della dimensione. Domenico Fatigati attraverso forme concettuali, dà vita a visioni contingenti in cui il corpo in primis ridefinisce la sua posizione all’interno o al di fuori di una struttura, rivalutando la condizione dell’essere e la sua fisicità in relazione allo spazio che lo circonda. Vincenzo Pellitta movimenta una pittura che si esprime esplicando il metodo, il suo certo, capace di ergersi nella sua stessa pittura, edificio dove le impronte pittoriche, e meglio dire le impronte geometriche, vivono come in un universo, dove la materialità e la codificazione linguistica, di linee, triangoli, angoli, rette, segmenti, spazi ovoidali, si legano e si slacciano con una certa libertà di espansione e posizionamento. In quest’universo di cose tutto avviene declinando dopo la rappresentazione, la visione e la percezione, l’apparizione disinibita del colore che si apparenta poi alle simmetrie e alle proporzioni. La profilazione geometrica vanta in Vincenzo Pellitta un esito potenziale, dove porzioni di essa campeggiano come impronte spaziali, con effetti visivi quasi optical e un gioco di differenze infinitesimali capaci di movimentare lo spazio che viene infatti dinamizzato dalla sequenza ordinata di punti nevralgici, portata dalla forza autonoma del colore. Qui il mondo non viene ridotto a due dimensioni, ma la pittura diventa struttura aperta, alleata dell’essenziale, si fa esistenza di pittura in costante tensione di conoscenza, lasciando leggere nelle immagini soglie dell’infinito. Tony Tedesco ha ormai dato al suo lavoro un prezioso styling come se ogni opera germinata e germinatrice e il seme in essa gettato desse origine a lievitazione...queste forme sono il simulacro certo della novità espositiva di questo giovane campione della pittura italiana, sono forme alla deriva di un infinito totalizzante, e sono forme soprattutto che si fanno cuore pulsante di un mondo interiore prima che esteriore, divengono di volta in volta il tessuto certo, plastico e non, dell’organizzazione creativa che trabocca come un fiume in piena, come carica sempre di confini che divengono finibusterrae…Il lavoro di Tony Tedesco che da anni si misura sulle “impronte adimensionali” si connatura con le culture antiche…Molte di quelle impronte sono uguali per dimensioni, il che fa supporre che gli “stampi” spesso siano gli stessi, anche se i colori diversi (ma, come scrisse Marcel Duchamp nel 1937: “Due forme nate dallo stesso stampo non sono identiche, differiscono per un valore separativo infrasottile”)…Tony Tedesco ha disegnato la complessità del mondo, la complessa articolazione tra impronta e immagine nel passaggio tra la tradizione classica e quella cristiana. Ma fa sua, propria, l’impronta dell’età antica come traccia eternalizzata di un passaggio fisico, considerata più vera dell’immagine. Scava nell’universo, legge e rintraccia il tema dell’impronta creatrice, essa è il negativo di ogni forma piena. L’impronta è l’alba delle immagini.
Cenni biografici degli artisti
Gianni Bucher Schenker è nato a Milano nel 1947. Dal 1964 al 1970 frequenta la Scuola Superiore d’Arte applicata, annessa al Castello Sforzesco. Completa i suoi studi con corsi di nudo a Brera. Nel 1969 inizia la sua attività di medaglista e scultore. La prima esposizione nel 1966, ma deve attendere il ’71 per ricevere il primo invito a partecipare ad una collettiva di grafica all’Arengario di Milano. Nel 1973 viene invitato allaI Biennale Dantesca di Ravenna.Nel ‘79, IV Biennale del Bronzetto a Ravenna e partecipazione a Poggibonsi Arte. E’ il1997 quando partecipa a EtruriArte a Venturina. Nel ’98, con M. Schifano presso la Galleria Poma di Morcote (CH). L’anno seguente espone al Centro Svizzero di Milano, e a Vence (F) con altri quattro scultori. A Udine viene invitato alla VII Triennale d’Arte della Medaglia. Partecipa a Reggio 2000 di Reggio Emilia. L’anno seguente invitato a Yokohama (J) Message Love 2000/1 presso Fondazione Kanagawa.A Potenza è al ”Convito della Bellezza” frammenti di Arte Sacra del ‘900. Nel 2002 e nel 2005 invitato all’Incontro Europeo di Scultura presso l’EspaceBourdelle di Montauban (F). Nel 2008, l’invito è per l’Incontro Internazionale di Arte Sacra “DasAntlitzChristi”, a Passau (G) presso il Dioezesanmuseum. Nel 2010 l’invito è per la V Biennale di Ferrara. Nel ’14, Genova Art Expo presso Satura ed Aenigma 2 a Cesena, presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna. Nel 2015 a Venezia Photissima Art Fair all’Archivio Storico di Stato – Chiostro dell’ex Convento dei Frari e a Mezzago (MB) Terra, collettiva. Nel 2016 – 17 Genova, Artist’s Profiles presso Satura. Milano, collettive presso la Biblioteca Umanistica –Chiesa dell’Incoronata. A Pisa a Artemediterranea. Milano, 2018, Umanità nell’Arte – Chiostro dell’Umanitaria, Milano, e a Pisa, Biennale. A Morcote (CH), presso la Galleria Poma, ‘800-‘900. 2019, a Vimercate (MB), presso HEART, “UN UOMO LIBERO” antologica per i 50 anni di attività, e a Genova collettiva “IERI OGGI DOMANI”. Nell’ottobre 2019 invitato dall’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, inaugura due personali di disegni dal titolo “Preziosità del disegno” al Plus Florence di Firenze e successivamente “Vitalità del disegno” al Plus Berlino di Berlino. Ha tenuto oltre trenta personali ed all’estero ha esposto in Svizzera, Francia, Germania, Turchia e Giappone. Sue opere nei musei: Casa Museo Remo Brindisi – Lido di Spina (Ferrara), Museo Dantesco – Ravenna Fondazione Kanagawa – Yokohama (Giappone), Museo dell’Arte Italiana del ‘900 – Durazzo (Albania), Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 – Giulio Bargellini – Pieve di Cento (Bologna), Museo Arte e Spiritualità – Centro Studi Paolo VI – Brescia, Museo dell’Arte per la Conoscenza dei Popoli – Ohrid (Macedonia), Museo dell’Arte per la Conoscenza dei Popoli – Gmina Michalowice (Polonia), Collezioni dei Musei Vaticani, Royal Collection – Buckingham Palace – Londra, Museo Arte per la Pace dedicato a C. Brancusi e a V. Bianchi - Caracal – (Romania), Associazione “Le Stelle” – Concesio (Bs), Casa Museo Sartori – Castel d’Ario - Mantova ed altri. Hanno scritto: S.Bartolena – R. Brindisi – S. Brondoni – G. Di Genova – F. Ferlenga – C. Franza – D. Manzella – F. Motolese – M. Ortmeier – J. Pietrobelli - G. Pré – M. Scudiero - O. Villatora. Nel 2019 vince a Milano il Premio delle Arti - Premio della Cultura XXXI edizione per la Scultura.
Domenico Fatigati nasce ad Acerra nel 1949, dove vive ed opera. Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte “F. Palizzi” e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. La sua attività artistica inizia nel 1969 con la partecipazione al Premio Nazionale d’Arte Visiva “La Feluca d’Oro” di Bari, riscuotendo un ampio successo di critica. Si è sempre interessato dell’ Optical Art e dell’ Astrattismo geometrico. Ha esposto a mostre collettive locali, regionali e nazionali. Presente in diverse fiere d’Arte. Mostre Personali in diverse città. Una parte della sua produzione artistica appartiene a collezioni private. Le sue Opere sono in permanenza presso gallerie d’Arte. Più volte è stato membro di commissioni giudicatrici di concorsi artistici. Dal 1981 al 2012 ha diretto uno spazio espositivo denominato “Il Ritrovo dell’Arte”, sito in Via G. Leopardi, 4 ad Acerra. Ha insegnato Geometria descrittiva negli Istituti d’Arte e nei Licei Artistici. Nel 1989 è stato l’artefice della nascita dell’Istituto d’Arte di Acerra, ricoprendo l’incarico di Responsabile. E’ stato un aderente al gruppo nazionale “Astractura” dal 2011 al Marzo 2015 e da Aprile 2015 e un cofondatore del gruppo nazionale “Linearismo Cromatico”, il cui manifesto è stato presentato ufficialmente, con la firma degli artisti, presso la Pinacoteca di Gaeta il 12/12/15. Ultime mostre a Caserta, Ferrara, Savona e Mantova nel 2019 presso Arianna Sartori. Hanno scritto di lui: G. Agnisola; Massimo Coppola; L. P. Finizio; Carlo Franza; O. Gattola; M. Laudanno; A. Montano; R. Pinto; G. Romano; I. Sabatino; N. Scontrino; T. Ruggieri; G. Villano. Si sono interessate le seguenti testate giornalistiche: Il Mattino; Il Roma; La Stampa; La Repubblica; Corriere del Mezzogiorno; Effetto Arte; Expo Arte; Il Caffè; Arte e Arte; ed altre locali.
Vincenzo Pellitta è nato nel 1948 a Rotondella (Matera). Vive in provincia di Pavia dal 1962 e a Vigevano dal 1976. Comincia a dipingere nel 1970 ricevendo da artisti pavesi i primi insegnamenti e con gli stessi partecipa a concorsi di pittura estemporanea e dipingendo paesaggi en plein air. Frequenta il corso serale di disegno e pittura all’Istituto “Roncalli” di Vigevano. Diverse sono state le componenti formali che ha esaminato, dalle esperienze figurative veriste, chiariste e poi espressioniste, a quelle informali, e anche di tendenza surrealista. Dal 1992 inizia l’interesse estetico costruttivo. Il disegno ricavato dal pieno-vuoto è realizzato con la tecnica della tranciatura su metallo eseguita nei primi anni della ricerca facendo uso di trance meccaniche, poi di punzonatrici meccaniche computerizzate e di con macchine computerizzate a taglio laser. Dal 1992 al 2002 opera incollando lastre di metallo “ritagliate”, su tavola e sfondo con varie tonalità di grigio e nero. Dal 2002 inserisce nelle strutture anche il colore. Dal 2007 usa anche incollare sullo sfondo pellicole specchianti, indagando sul tema specchio-luce. E’ stato cofondatore di due Gruppi artistici, uno a Pavia “La nuova Dimensione” e uno a Vigevano “Tempo Zero”. La prima personale risale al 1978. Dal 2000 collabora con la storica Galleria Arte Struktura, prima a Milano poi a Desenzano del Garda. Ha collaborato con il prof. Marco Fraccaro rettore del “Collegio Universitario Cairoli di Pavia”, ad allestire varie mostre di artisti contemporanei. E’ inserito in cataloghi tra cui il Catalogo Giorgio Mondadori del 2006 e del 2007. Fa parte dei soci della Permanente di Milano. Negli anni 90 è stato socio della Casa della Cultura. Ha viaggiato in Italia e in Europa visitando diversi musei. Dal 2010 al 2014 è stato responsabile degli eventi artistici dello Spazio Rocco Scotellaro presso l’Associazione delle Genti Lucane di Vigevano della quale è stato uno dei fondatori e vicepresidente. Ha fatto parte del comitato scientifico dei Musei Civici di Vigevano. Dal 2011 cura una rubrica d’arte sul settimanale “l’Informatore vigevanese”. Nel 2014 ha ricevuto il premio della Giuria nell’ambito del “Premio delle Arti e della Cultura” al Circolo della Stampa di Palazzo Bocconi a Milano. Nel 2015 ha ricevuto la Civica Benemerenza del Comune di Vigevano per meriti artistici. Ha allestito diverse personali in Italia e partecipato a numerose rassegne all’estero. Nell'autunno 2014 lo Storico Prof. Carlo Franza lo invita con una personale dal titolo “Abitare gli universi” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze, e ancora una personale dal titolo “Nel ritmo del mondo” nel Progetto “Strade d'Europa” al Plus Berlin di Berlino. Poi la personale evento Expo 2015 a Milano all'Artestudio 26 nel giugno 2015 dal titolo “Strutture specchianti e geometrie costruttive”, presentata dall'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza.
Tony Tedesco è nato a Milano nel 1952, dove vive e lavora. Ha frequentato la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco e l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1970 al 1982 si è dedicato allo studio di forme composte d’ispirazione surreale che poi abbandona per la ricerca e lo studio dell’essenza ed evoluzione della materia dove arriva a definire l’Adimensionale. Nel 1989 è fondatore del Gruppo M.A.V. Movimento Adimensionale Visivo. Ha tenuto mostre personali e collettive in più città italiane ed estere presentato dall'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza e sue opere sono in importanti musei italiani ed esteri. Nel 2011 invitato dal Prof. Carlo Franza ha vinto il Premio delle Arti Premio della Cultura(Premio dei Musei) al Circolo della Stampa di Milano con la motivazione: “Artista internazionale di grande creatività che ha campionato il suo lavoro con oggettiva esteticità,ardua progettualità ed espressive tracce del nostro tempo,attraverso un gioco di segni e linguaggi identitari, memoriali e fenomenici”. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero. Del suo lavoro hanno scritto Carlo Franza e Sergio Dangelo. Nel 2018 l’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza lo invita a tenere una sua personale dal titolo “Impronte Adimensionali” al Plus Florence di Firenze nel Progetto “Scenari”.
Biografia del curatore
Carlo Franza, è nato ad Alessano (LE) nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri, infine nel 2012 a tutt’oggi riprende l’attività giornalistica come “opinionista” sul quotidiano “Il Giornale” e la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 vince il Premio Berlino per la Critica d'Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma nella Biblioteca Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica d’Arte.
Scrive Carlo Franza: “La stagione 2020-2021 delle mostre a Milano si apre in Artestudio 26 con una mostra indicativa che attraversa l’arte italiana da nord a sud, e con artisti singolarissimi che qui presentano una serie di lavori sul tema della bellezza come armonia, misura, ritmo, in uno spazio che è laboratorio di cultura, di estetica e di confronto, e soprattutto laboratorio dell’immaginario in transito.
Anzitutto Gianni Bucher Schenker scultore illustre che ha celebrato i cinquant’anni di attività artistica, mosso da genialità, maestria, scoperta plastica delle forme, spesso fantastiche e costruttive - dopo l’iniziale approdo alla figuralità e alla medaglistica - pregne di ricerca e individualità sperimentale che lasciano leggere, fra luci e colorazioni naturali legate alla materia, elementi scultorei che si precisano nei climi di una poetica di libertà e di una dimensione formale preminente dove l’armonia titanica delle sue plastiche pure si muovono attraverso una geometria che nei segni scavati e vigorosi della concavità/convessità hanno trovato un inventore illuminato, che qui nella mostra in atto meglio si precisano per via della chiarezza delle forme che appaiono sia nei disegni in tutta la loro nobiltà, che nelle sculture lignee, marmoree e quelle in terracotta. Domenico Fatigati lascia apparire un sistema di circostanze incrociate e consonantiche legate alle tematiche forti della geometria e del suo vivere la luce e il movimento, in sostanza uno spazio, che sia esso costruito o decostruito, che rivela equilibri e stratificazioni che inducono il ricevente a farne esperienza irrazionale e tante volte ingenua che crea inosservate relazioni tra il corpo e ciò che lo circonda. Fatigati ha permesso a questa ricerca attenta e minuziosa di prendere vita in un’esposizione colorata e ragionata con l’obiettivo principale di rendere lo spettatore cosciente di uno spazio che esiste intorno a sé e che ha la capacità di mutare e modificarsi. Ecco che l’artista campano ha lasciato spazio ad un percorso intellettivo ed emozionale che racconta lo spazio e lo re-immagina attraverso forme tridimensionali e bidimensionali in cui il colore e la linea sviscerano forme inattese e interrogativi del quotidiano. I lavori presentati ora a Milano focalizzano l’attenzione sulle infinite possibilità del colore e su un’idea di spazialità che muta attraverso procedimenti di denaturalizzazione della materia, come già Piet Mondrian aveva intenso nel suo viaggio pittorico verso la decostruzione della forma individuando rapporti equivalenti tra forme e colori. Le opere si muovono tra due dimensioni quella della percezione oggettuale che per prima colpisce l’occhio e, successivamente, la percezione immaginata, suggerita che ci obbliga a mutare la nostra percezione dello spazio. Le opere, spesso interattive, aiutano dunque il corpo a porsi in relazione con una spazialità informale, ripensata attraverso figure geometriche surcinetiche, ma allo stesso tempo che suggeriscono forme conosciute ai nostri sensi. Le nutrite opere in mostra raccontano di un percorso oggettuale informale, un sentiero di colore che unisce e stratifica la ricerca dello spazio e della dimensione. Domenico Fatigati attraverso forme concettuali, dà vita a visioni contingenti in cui il corpo in primis ridefinisce la sua posizione all’interno o al di fuori di una struttura, rivalutando la condizione dell’essere e la sua fisicità in relazione allo spazio che lo circonda. Vincenzo Pellitta movimenta una pittura che si esprime esplicando il metodo, il suo certo, capace di ergersi nella sua stessa pittura, edificio dove le impronte pittoriche, e meglio dire le impronte geometriche, vivono come in un universo, dove la materialità e la codificazione linguistica, di linee, triangoli, angoli, rette, segmenti, spazi ovoidali, si legano e si slacciano con una certa libertà di espansione e posizionamento. In quest’universo di cose tutto avviene declinando dopo la rappresentazione, la visione e la percezione, l’apparizione disinibita del colore che si apparenta poi alle simmetrie e alle proporzioni. La profilazione geometrica vanta in Vincenzo Pellitta un esito potenziale, dove porzioni di essa campeggiano come impronte spaziali, con effetti visivi quasi optical e un gioco di differenze infinitesimali capaci di movimentare lo spazio che viene infatti dinamizzato dalla sequenza ordinata di punti nevralgici, portata dalla forza autonoma del colore. Qui il mondo non viene ridotto a due dimensioni, ma la pittura diventa struttura aperta, alleata dell’essenziale, si fa esistenza di pittura in costante tensione di conoscenza, lasciando leggere nelle immagini soglie dell’infinito. Tony Tedesco ha ormai dato al suo lavoro un prezioso styling come se ogni opera germinata e germinatrice e il seme in essa gettato desse origine a lievitazione...queste forme sono il simulacro certo della novità espositiva di questo giovane campione della pittura italiana, sono forme alla deriva di un infinito totalizzante, e sono forme soprattutto che si fanno cuore pulsante di un mondo interiore prima che esteriore, divengono di volta in volta il tessuto certo, plastico e non, dell’organizzazione creativa che trabocca come un fiume in piena, come carica sempre di confini che divengono finibusterrae…Il lavoro di Tony Tedesco che da anni si misura sulle “impronte adimensionali” si connatura con le culture antiche…Molte di quelle impronte sono uguali per dimensioni, il che fa supporre che gli “stampi” spesso siano gli stessi, anche se i colori diversi (ma, come scrisse Marcel Duchamp nel 1937: “Due forme nate dallo stesso stampo non sono identiche, differiscono per un valore separativo infrasottile”)…Tony Tedesco ha disegnato la complessità del mondo, la complessa articolazione tra impronta e immagine nel passaggio tra la tradizione classica e quella cristiana. Ma fa sua, propria, l’impronta dell’età antica come traccia eternalizzata di un passaggio fisico, considerata più vera dell’immagine. Scava nell’universo, legge e rintraccia il tema dell’impronta creatrice, essa è il negativo di ogni forma piena. L’impronta è l’alba delle immagini.
Cenni biografici degli artisti
Gianni Bucher Schenker è nato a Milano nel 1947. Dal 1964 al 1970 frequenta la Scuola Superiore d’Arte applicata, annessa al Castello Sforzesco. Completa i suoi studi con corsi di nudo a Brera. Nel 1969 inizia la sua attività di medaglista e scultore. La prima esposizione nel 1966, ma deve attendere il ’71 per ricevere il primo invito a partecipare ad una collettiva di grafica all’Arengario di Milano. Nel 1973 viene invitato allaI Biennale Dantesca di Ravenna.Nel ‘79, IV Biennale del Bronzetto a Ravenna e partecipazione a Poggibonsi Arte. E’ il1997 quando partecipa a EtruriArte a Venturina. Nel ’98, con M. Schifano presso la Galleria Poma di Morcote (CH). L’anno seguente espone al Centro Svizzero di Milano, e a Vence (F) con altri quattro scultori. A Udine viene invitato alla VII Triennale d’Arte della Medaglia. Partecipa a Reggio 2000 di Reggio Emilia. L’anno seguente invitato a Yokohama (J) Message Love 2000/1 presso Fondazione Kanagawa.A Potenza è al ”Convito della Bellezza” frammenti di Arte Sacra del ‘900. Nel 2002 e nel 2005 invitato all’Incontro Europeo di Scultura presso l’EspaceBourdelle di Montauban (F). Nel 2008, l’invito è per l’Incontro Internazionale di Arte Sacra “DasAntlitzChristi”, a Passau (G) presso il Dioezesanmuseum. Nel 2010 l’invito è per la V Biennale di Ferrara. Nel ’14, Genova Art Expo presso Satura ed Aenigma 2 a Cesena, presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna. Nel 2015 a Venezia Photissima Art Fair all’Archivio Storico di Stato – Chiostro dell’ex Convento dei Frari e a Mezzago (MB) Terra, collettiva. Nel 2016 – 17 Genova, Artist’s Profiles presso Satura. Milano, collettive presso la Biblioteca Umanistica –Chiesa dell’Incoronata. A Pisa a Artemediterranea. Milano, 2018, Umanità nell’Arte – Chiostro dell’Umanitaria, Milano, e a Pisa, Biennale. A Morcote (CH), presso la Galleria Poma, ‘800-‘900. 2019, a Vimercate (MB), presso HEART, “UN UOMO LIBERO” antologica per i 50 anni di attività, e a Genova collettiva “IERI OGGI DOMANI”. Nell’ottobre 2019 invitato dall’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, inaugura due personali di disegni dal titolo “Preziosità del disegno” al Plus Florence di Firenze e successivamente “Vitalità del disegno” al Plus Berlino di Berlino. Ha tenuto oltre trenta personali ed all’estero ha esposto in Svizzera, Francia, Germania, Turchia e Giappone. Sue opere nei musei: Casa Museo Remo Brindisi – Lido di Spina (Ferrara), Museo Dantesco – Ravenna Fondazione Kanagawa – Yokohama (Giappone), Museo dell’Arte Italiana del ‘900 – Durazzo (Albania), Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 – Giulio Bargellini – Pieve di Cento (Bologna), Museo Arte e Spiritualità – Centro Studi Paolo VI – Brescia, Museo dell’Arte per la Conoscenza dei Popoli – Ohrid (Macedonia), Museo dell’Arte per la Conoscenza dei Popoli – Gmina Michalowice (Polonia), Collezioni dei Musei Vaticani, Royal Collection – Buckingham Palace – Londra, Museo Arte per la Pace dedicato a C. Brancusi e a V. Bianchi - Caracal – (Romania), Associazione “Le Stelle” – Concesio (Bs), Casa Museo Sartori – Castel d’Ario - Mantova ed altri. Hanno scritto: S.Bartolena – R. Brindisi – S. Brondoni – G. Di Genova – F. Ferlenga – C. Franza – D. Manzella – F. Motolese – M. Ortmeier – J. Pietrobelli - G. Pré – M. Scudiero - O. Villatora. Nel 2019 vince a Milano il Premio delle Arti - Premio della Cultura XXXI edizione per la Scultura.
Domenico Fatigati nasce ad Acerra nel 1949, dove vive ed opera. Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte “F. Palizzi” e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. La sua attività artistica inizia nel 1969 con la partecipazione al Premio Nazionale d’Arte Visiva “La Feluca d’Oro” di Bari, riscuotendo un ampio successo di critica. Si è sempre interessato dell’ Optical Art e dell’ Astrattismo geometrico. Ha esposto a mostre collettive locali, regionali e nazionali. Presente in diverse fiere d’Arte. Mostre Personali in diverse città. Una parte della sua produzione artistica appartiene a collezioni private. Le sue Opere sono in permanenza presso gallerie d’Arte. Più volte è stato membro di commissioni giudicatrici di concorsi artistici. Dal 1981 al 2012 ha diretto uno spazio espositivo denominato “Il Ritrovo dell’Arte”, sito in Via G. Leopardi, 4 ad Acerra. Ha insegnato Geometria descrittiva negli Istituti d’Arte e nei Licei Artistici. Nel 1989 è stato l’artefice della nascita dell’Istituto d’Arte di Acerra, ricoprendo l’incarico di Responsabile. E’ stato un aderente al gruppo nazionale “Astractura” dal 2011 al Marzo 2015 e da Aprile 2015 e un cofondatore del gruppo nazionale “Linearismo Cromatico”, il cui manifesto è stato presentato ufficialmente, con la firma degli artisti, presso la Pinacoteca di Gaeta il 12/12/15. Ultime mostre a Caserta, Ferrara, Savona e Mantova nel 2019 presso Arianna Sartori. Hanno scritto di lui: G. Agnisola; Massimo Coppola; L. P. Finizio; Carlo Franza; O. Gattola; M. Laudanno; A. Montano; R. Pinto; G. Romano; I. Sabatino; N. Scontrino; T. Ruggieri; G. Villano. Si sono interessate le seguenti testate giornalistiche: Il Mattino; Il Roma; La Stampa; La Repubblica; Corriere del Mezzogiorno; Effetto Arte; Expo Arte; Il Caffè; Arte e Arte; ed altre locali.
Vincenzo Pellitta è nato nel 1948 a Rotondella (Matera). Vive in provincia di Pavia dal 1962 e a Vigevano dal 1976. Comincia a dipingere nel 1970 ricevendo da artisti pavesi i primi insegnamenti e con gli stessi partecipa a concorsi di pittura estemporanea e dipingendo paesaggi en plein air. Frequenta il corso serale di disegno e pittura all’Istituto “Roncalli” di Vigevano. Diverse sono state le componenti formali che ha esaminato, dalle esperienze figurative veriste, chiariste e poi espressioniste, a quelle informali, e anche di tendenza surrealista. Dal 1992 inizia l’interesse estetico costruttivo. Il disegno ricavato dal pieno-vuoto è realizzato con la tecnica della tranciatura su metallo eseguita nei primi anni della ricerca facendo uso di trance meccaniche, poi di punzonatrici meccaniche computerizzate e di con macchine computerizzate a taglio laser. Dal 1992 al 2002 opera incollando lastre di metallo “ritagliate”, su tavola e sfondo con varie tonalità di grigio e nero. Dal 2002 inserisce nelle strutture anche il colore. Dal 2007 usa anche incollare sullo sfondo pellicole specchianti, indagando sul tema specchio-luce. E’ stato cofondatore di due Gruppi artistici, uno a Pavia “La nuova Dimensione” e uno a Vigevano “Tempo Zero”. La prima personale risale al 1978. Dal 2000 collabora con la storica Galleria Arte Struktura, prima a Milano poi a Desenzano del Garda. Ha collaborato con il prof. Marco Fraccaro rettore del “Collegio Universitario Cairoli di Pavia”, ad allestire varie mostre di artisti contemporanei. E’ inserito in cataloghi tra cui il Catalogo Giorgio Mondadori del 2006 e del 2007. Fa parte dei soci della Permanente di Milano. Negli anni 90 è stato socio della Casa della Cultura. Ha viaggiato in Italia e in Europa visitando diversi musei. Dal 2010 al 2014 è stato responsabile degli eventi artistici dello Spazio Rocco Scotellaro presso l’Associazione delle Genti Lucane di Vigevano della quale è stato uno dei fondatori e vicepresidente. Ha fatto parte del comitato scientifico dei Musei Civici di Vigevano. Dal 2011 cura una rubrica d’arte sul settimanale “l’Informatore vigevanese”. Nel 2014 ha ricevuto il premio della Giuria nell’ambito del “Premio delle Arti e della Cultura” al Circolo della Stampa di Palazzo Bocconi a Milano. Nel 2015 ha ricevuto la Civica Benemerenza del Comune di Vigevano per meriti artistici. Ha allestito diverse personali in Italia e partecipato a numerose rassegne all’estero. Nell'autunno 2014 lo Storico Prof. Carlo Franza lo invita con una personale dal titolo “Abitare gli universi” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze, e ancora una personale dal titolo “Nel ritmo del mondo” nel Progetto “Strade d'Europa” al Plus Berlin di Berlino. Poi la personale evento Expo 2015 a Milano all'Artestudio 26 nel giugno 2015 dal titolo “Strutture specchianti e geometrie costruttive”, presentata dall'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza.
Tony Tedesco è nato a Milano nel 1952, dove vive e lavora. Ha frequentato la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco e l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1970 al 1982 si è dedicato allo studio di forme composte d’ispirazione surreale che poi abbandona per la ricerca e lo studio dell’essenza ed evoluzione della materia dove arriva a definire l’Adimensionale. Nel 1989 è fondatore del Gruppo M.A.V. Movimento Adimensionale Visivo. Ha tenuto mostre personali e collettive in più città italiane ed estere presentato dall'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza e sue opere sono in importanti musei italiani ed esteri. Nel 2011 invitato dal Prof. Carlo Franza ha vinto il Premio delle Arti Premio della Cultura(Premio dei Musei) al Circolo della Stampa di Milano con la motivazione: “Artista internazionale di grande creatività che ha campionato il suo lavoro con oggettiva esteticità,ardua progettualità ed espressive tracce del nostro tempo,attraverso un gioco di segni e linguaggi identitari, memoriali e fenomenici”. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero. Del suo lavoro hanno scritto Carlo Franza e Sergio Dangelo. Nel 2018 l’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza lo invita a tenere una sua personale dal titolo “Impronte Adimensionali” al Plus Florence di Firenze nel Progetto “Scenari”.
Biografia del curatore
Carlo Franza, è nato ad Alessano (LE) nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri, infine nel 2012 a tutt’oggi riprende l’attività giornalistica come “opinionista” sul quotidiano “Il Giornale” e la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 vince il Premio Berlino per la Critica d'Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma nella Biblioteca Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica d’Arte.
27
ottobre 2020
L’epochè della bellezza
Dal 27 ottobre al 15 novembre 2020
arte contemporanea
Location
ARTESTUDIO 26
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Orario di apertura
Da martedì a sabato ore 16-19; domenica e lunedì chiuso
visitabile nei giorni e negli orari fissati, sempre su appuntamento al 338.9197709
Vernissage
27 Ottobre 2020, ore 18.00, su invito
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Curatore
Autore testo critico
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