Vincenzino Vanetti ci descrive - con pennellate incisive e colori violenti come pure nei tratti delle sue sculture - figure allungate dallo sguardo sofferente, emarginate ed escluse dalla società. Sono uomini e donne rifiutati dal consorzio umano o che hanno scelto di non lasciarsi assimilare da esso, di rifiutare la vita sociale: barboni, accattoni, profughi che vagano senza meta e vivono in una penosa solitudine.
A questo artista luinese, di formazione autodidatta, che ha raggiunto nel tempo un carattere sempre più penetrante, incisivo e convincente nella sua proposta, il Civico Museo “Parisi Valle” di Maccagno dedica la mostra “L’Espressionismo Esistenziale di Vincenzino Vanetti” che s’inaugurerà sabato 20 marzo, con vernissage alle ore 17.00, per chiudersi domenica 23 maggio. Una rassegna presentata dall’Istituto Tecnico per Periti Aziendali “Nuccia Casula” di Varese, i cui allievi nel corso del 2002 hanno dedicato uno studio alla figura proprio di Vanetti.
<> spiega Renzo Giani, sindaco di Maccagno, dove l’artista ha lungamente soggiornato. <>.
L’esito di un percorso non solo artistico ma soprattutto psicologico è quello di una pittura intensamente drammatica, chiaramente ispirata all’Espressionismo tedesco: un universo di colori, forme e movimenti semplici che rendono i suoi dipinti e le sue sculture un trionfo di sincerità e brutalità.
L’abilità di Vanetti – come potranno ammirare i visitatori della rassegna ospitata dal Civico Museo “Parisi Valle” – consiste insomma nella capacità di costringerci a non distogliere lo sguardo per passare oltre. Vedendo le sue opere non possiamo esimerci dal tendere la mano ai tanti derelitti che il perbenismo sociale abbandona al degrado e condanna all’alienazione totale. In essi c’è un’umanità che ha bisogno d’attenzione e che merita d’essere accettata e amata. L’Espressionismo Esistenziale di Vincenzino Vanetti ci fa cogliere questi aspetti che non possono non appartenere all’esperienza di ciascuno di noi.