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Li Dafang
Marella Gallery è orgogliosa di presentare la prima personale italiana del giovane pittore cinese Li Dafang
Comunicato stampa
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Marella Gallery è orgogliosa di presentare la prima personale italiana del giovane pittore cinese Li Dafang.
Il lavoro proposto da Li Dafang, prima ancora di essere un'indagine sull'idea di ritratto, è una riflessione sulla potenza destrutturante dello sguardo. Tre volti di giovani cinesi dipinti in tinte neutre fissano lo spettatore direttamente negli occhi; le tonalità opache ottenute dall'impasto del colore offrono un'illusoria impressione di bianco e nero che contribuisce, insieme all'utilizzo della luce, ad indirizzare verso gli occhi e lo sguardo la centralità ed il senso dell'opera.
Prallelamente sei visi di altrettanti personaggi storici sembrano rivelare le proprie insicurezze, le proprie paure, il proprio stupore o il prorpio distacco. Ancora una volta la forza dello sguardo è protagonista: non più diretto e tagliente come nei visi dei giovani, ma mediato e sfuggente. Si tratta di sei volti di uomini politici reinterpretati più o meno velatamente dall'artista attraverso una sistematica decostruzione dell'aspetto iconico dell'immagine, in cui la pittura appare come principale medium destabilizzante. Lo spettatore si trova ad osservare - e a sua volta si sente osservato - da volti che ricordano grandi personaggi della storia e della politica: da Mao a Stalin, da Engels a Marx, da Lenin a Lincoln. Ma la translazione simbolica che dal ritratto porta direttamente all'idea iconica dell'uomo politico sembra essere immediatamente interrotta da uno scarto di senso. Il dubbio che non si tratti semplicemente di ritratti di uomini storici ma più profondamente di una reinterpretazione dell'artista attraverso l'illusione pittorica, è alla base di un intenzionale svuotamento dell'idea stessa di simbolo.
Il dualismo apparentemente insovibile tra la freddezza dei volti dei tre giovani e l'espressività dei sei personaggi è in realtà la chiave di lettura del project espositivo. I giovani rimandano ad un simbolismo che si discosta dalla tradizione cinese, avvicinandosi maggiormente ad un più contemporaneo standard occidentale. Ma ad uno sguardo più attento si notano particolari che non solo riportano al passato prossimo della loro storia - i ragazzi infatti sembrano indossare uniformi della rivoluzione - ma che permettono una continuità di senso con i sei volti dei personaggi politici. Dunque i tre giovani appaiono come il risultato primo delle idee, delle ideologie e della struttura di pensiero dei rispettivi sei uomini politici. A loro volta questi ultimi sono rappresentati attraverso un'espressività particolare ed a loro non consona, in modo da creare interrogativi allo spettatore. Lo scarto tra i sei volti attribuiti ad altrettante icone della storia mondiale ed una possibile loro reinterpretazione differente, sembra così permettere la formazione di un filo rosso che conduce fino ai ritratti dei tre giovani. In definitiva il dualismo tra un presente ambiguo - quello dei tre giovani - ed un passato ricco di una dubbia eredità viene risolto dalla capacità dell'artista di concentrarsi sul destabilizzante medium della pittura.
Li Dafang è nato nel 1971 a Shenyang; ora vive e lavora a Shenyang. Oltre a numerose personali presso gallerie di Beijing e Shenyang - dalla Shanher Gallery alla Dongyu Gallery - è stato invitato da gallerie e fondazioni per diverse ed importanti collettive: dalla Contemporary Chinese Painting della Fondazione Carisbo di Bologna - che si muoverà anche a Torino presso Palazzo Bricherasio - alla China Art Season di Beijing fino alla China Blue Gallery di Beijing e la Seconda Biennale di Praga (2005).
Il lavoro proposto da Li Dafang, prima ancora di essere un'indagine sull'idea di ritratto, è una riflessione sulla potenza destrutturante dello sguardo. Tre volti di giovani cinesi dipinti in tinte neutre fissano lo spettatore direttamente negli occhi; le tonalità opache ottenute dall'impasto del colore offrono un'illusoria impressione di bianco e nero che contribuisce, insieme all'utilizzo della luce, ad indirizzare verso gli occhi e lo sguardo la centralità ed il senso dell'opera.
Prallelamente sei visi di altrettanti personaggi storici sembrano rivelare le proprie insicurezze, le proprie paure, il proprio stupore o il prorpio distacco. Ancora una volta la forza dello sguardo è protagonista: non più diretto e tagliente come nei visi dei giovani, ma mediato e sfuggente. Si tratta di sei volti di uomini politici reinterpretati più o meno velatamente dall'artista attraverso una sistematica decostruzione dell'aspetto iconico dell'immagine, in cui la pittura appare come principale medium destabilizzante. Lo spettatore si trova ad osservare - e a sua volta si sente osservato - da volti che ricordano grandi personaggi della storia e della politica: da Mao a Stalin, da Engels a Marx, da Lenin a Lincoln. Ma la translazione simbolica che dal ritratto porta direttamente all'idea iconica dell'uomo politico sembra essere immediatamente interrotta da uno scarto di senso. Il dubbio che non si tratti semplicemente di ritratti di uomini storici ma più profondamente di una reinterpretazione dell'artista attraverso l'illusione pittorica, è alla base di un intenzionale svuotamento dell'idea stessa di simbolo.
Il dualismo apparentemente insovibile tra la freddezza dei volti dei tre giovani e l'espressività dei sei personaggi è in realtà la chiave di lettura del project espositivo. I giovani rimandano ad un simbolismo che si discosta dalla tradizione cinese, avvicinandosi maggiormente ad un più contemporaneo standard occidentale. Ma ad uno sguardo più attento si notano particolari che non solo riportano al passato prossimo della loro storia - i ragazzi infatti sembrano indossare uniformi della rivoluzione - ma che permettono una continuità di senso con i sei volti dei personaggi politici. Dunque i tre giovani appaiono come il risultato primo delle idee, delle ideologie e della struttura di pensiero dei rispettivi sei uomini politici. A loro volta questi ultimi sono rappresentati attraverso un'espressività particolare ed a loro non consona, in modo da creare interrogativi allo spettatore. Lo scarto tra i sei volti attribuiti ad altrettante icone della storia mondiale ed una possibile loro reinterpretazione differente, sembra così permettere la formazione di un filo rosso che conduce fino ai ritratti dei tre giovani. In definitiva il dualismo tra un presente ambiguo - quello dei tre giovani - ed un passato ricco di una dubbia eredità viene risolto dalla capacità dell'artista di concentrarsi sul destabilizzante medium della pittura.
Li Dafang è nato nel 1971 a Shenyang; ora vive e lavora a Shenyang. Oltre a numerose personali presso gallerie di Beijing e Shenyang - dalla Shanher Gallery alla Dongyu Gallery - è stato invitato da gallerie e fondazioni per diverse ed importanti collettive: dalla Contemporary Chinese Painting della Fondazione Carisbo di Bologna - che si muoverà anche a Torino presso Palazzo Bricherasio - alla China Art Season di Beijing fino alla China Blue Gallery di Beijing e la Seconda Biennale di Praga (2005).
31
maggio 2005
Li Dafang
Dal 31 maggio al 23 luglio 2005
arte contemporanea
Location
MARELLA ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Lepontina, 8, (Milano)
Milano, Via Lepontina, 8, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 11-19.30. Sabato 12-19
Vernissage
31 Maggio 2005, ore 19
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