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Liam Gillick / Jonathan Monk – Cool your jets
Cool Your Jets, frutto della collaborazione tra gli artisti inglesi Liam Gillick (Aylesbury, UK,1964) e Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) è un’installazione site specific che sia fisicamente che a livello semantico gioca sul concetto di ‘slittamento’.
Comunicato stampa
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Martedì 23 febbraio 2016 alle ore 18.00 Quartz Studio ha il piacere di presentare la mostra Cool Your Jets, frutto della collaborazione tra gli artisti inglesi Liam Gillick (Aylesbury, UK,1964) e Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969). Si tratta di una installazione site specific che sia fisicamente che a livello semantico gioca sul concetto di ‘slittamento’. I lavori dei due artisti dialogano a distanza occupando due piani orizzontali, il primo quello del pavimento, modificato da Jonathan Monk in modo ludico con un accumulo di cinquanta palloni da calcio, i cui esagoni di pelle richiamano i colori delle cementine del pavimento dello spazio, il secondo quello di Liam Gillick, segnato da una frase a parete, Cool Your Jets, caratterizzata dal font nero solitamente utilizzato dall’artista, il cui senso oscilla fra il consiglio e l’avvertimento.
In un divertito scambio di mail tra gli artisti, sulla possibile interazione tra balls e jets, a cui sia l’installazione di Monk che la frase di Gillick alludono piuttosto esplicitamente, sono emersi alcuni interrogativi estrapolati da vari siti web relativi al filosofo italo-francese Maurizio Lazzarato, per i quali tuttavia né Monk, né Gillick hanno formulato risposte, essendo queste in qualche modo già contenute nelle domande.
Quando si parla di produzione e dell'attività all'interno della comunità, il lavoro in quanto tale merita un certo controllo: a quale scopo, per chi?
La vita, la salute e l'amore sono precari - perché il lavoro dovrebbe essere un'eccezione?
Come ci si avvicina ad un sistema in modo codificato e allo stesso tempo carico di significato?
Nella vita e nella società sono avvenuti dei cambiamenti che interrogano la soggettività: che cosa succede, che cosa è successo, che cosa accadrà?
L'evento (politico) si rivela una 'questione di scelta' e la soggettività un 'crocevia della prassi’. Che cosa mi (ci) sta succedendo?
Nel dialogo a distanza tra Gillick e Monk, a queste domande di carattere socioeconomico, fanno da contraltare delle citazioni di Johan Cruijff, noto ex giocatore ed ex allenatore olandese.
C'è solo un momento in cui si può arrivare in tempo. Se non cogli quel momento, sei in anticipo o sei in ritardo.
C'è solo una palla, quindi è necessario possederla.
Se si ha la palla è necessario rendere il campo più grande possibile e se non si ha la palla si deve rendere il campo più piccolo possibile.
Chiude la serie di citazioni a tema, una disarmante dichiarazione di Andrea Pirlo, ex centrocampista juventino e della nazionale italiana, ora negli Stati Uniti con il New York City: Non sento la pressione... Non me ne frega niente. Ho passato il pomeriggio di Domenica 9 Luglio 2006 a Berlino, dormendo e giocando alla PlayStation. In serata, sono uscito ed ho vinto la Coppa del Mondo.
Liam Gillick (Aylesbury, UK, 1964) utilizza molteplici forme artistiche per mettere in luce i nuovi sistemi di controllo ideologico emersi all'inizio degli anni Novanta. Ha elaborato una certa quantità di narrazioni chiave che spesso costituiscono il motore del suo corpus di opere: McNamara (dal 1992 in poi), Erasmus is Late & Ibuka! (dal 1995 in poi), Discussion Island/Big Conference Center (dal 1997 in poi) e Construction of One (dal 2005 in poi). L'opera di Gillick rivela gli aspetti disfunzionali dell'eredità modernista in termini di astrazione e di architettura, nella cornice di un consenso globalizzato e neoliberale. Il suo lavoro arriva a riconsiderare strutturalmente le mostre d'arte come forma artistica. Inoltre, a partire dagli ultimi anni del 2000, Gillick ha prodotto alcuni corti che affrontano il tema della costruzione dell'immagine creativa dell'artista, alla luce della mutevolezza duratura dell'artista contemporaneo come figura di cultura: Margin Time (2012), The Heavenly Lagoon (2013), e Hamilton: A Film by Liam Gillick (2014). Al momento, Gillick sta lavorando ad un libro sulla genealogia dell'artista contemporaneo intitolata: "Industry and Intelligence: Contemporary Art Since 1820" per la Columbia University Press. Le opere di Gillick sono state incluse in numerose mostre importanti, tra cui documenta e le Biennali di Venezia, Berlino e Istanbul, rappresentando la Germania a Venezia nel 2009. Mostre personali sono state ospitate al Museum of Contemporary Art di Chicago, al Museum of Modern Art di New York e alla Tate di Londra. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche, tra cui il Centre Pompidou di Paris, il Guggenheim Museum di New York e Bilbao e il Museum of Modern Art di New York. Negli ultimi venticinque anni, Gillick è stato scrittore e critico d'arte contemporanea, contribuendo ad Artforum, October, Frieze e e-flux. È autore di diversi libri, inclusa una raccolta che racchiude una selezione di suoi testi critici. Tra i più importanti lavori pubblici ricordiamo l'edificio dell'Home Office (Ministero degli Interni) britannico con sede a Londra e la sede centrale della Lufthansa a Francoforte. Nel corso degli anni, Gillick ha continuato a progettare in modo sperimentale, collaborando con artisti come Philippe Parreno, Lawrence Weiner e Louise Lawler. Liam Gillick vive e lavora a New York.
Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) spesso si appropria di idee, opere e strategie di artisti concettuali e minimalisti degli anni Sessanta e Settanta. Con fotografie, sculture, video installazioni e performances le sue opere rielaborano e ricontestualizzano queste citazioni, spesso mescolando la storia personale di Monk e la cultura di una famiglia della working-class. Questo aspetto conferisce un carattere più umano e terreno alle idee utopiche ed al concetto di genio artistico dei lavori originali. Le estensioni e le reinterpretazioni da parte di Monk di opere di John Baldessari, Ed Ruscha e Sol LeWitt, tra gli altri, contestano il concetto di autenticità, paternità e valore nell’arte con umorismo ed arguzia. Numerose le mostre personali di Jonathan Monk, tra le tante segnaliamo: W139, Amsterdam; ArtPace, San Antonio; Palais de Tokyo, Parigi; CCA - Centre for Contemporary Arts, Glasgow; Centre d'Art Contemporain, Neuchatel; Museum Kunst Palast, Dusseldorf; Institute of Contemporary Art, Londra e Kunstverein, Hannover. Le mostre collettive sono altrettanto numerose e comprendono la Biennale di Taipei, la Biennale di Berlino, la Biennale di Venezia, la Whitney Biennal, la Biennale di Praga e la Biennale di Panama. Nel 2012 Monk è stato premiato con il Prix du Quartier des Bains a Ginevra. Le sue opere sono esposte in numerosi musei e collezioni internazionali tra cui: Los Angeles County Museum of Art, LACMA, Los Angeles, CA; Moderna Museet, Stockholm, Sweden; MMK Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main, Germany; Museum of Modern Art, New York, NY; Norton Collection, Santa Monica, CA; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; Statens Museum für Kunst, Copenhagen, Denmark; Tate Modern, London, England. Jonathan Monk vive e lavora tra Roma e Berlino.
Quartz Studio ringrazia sentitamente Giulia Mainetti ed Altofragile, Milano per il prezioso contributo alla realizzazione del progetto.
In un divertito scambio di mail tra gli artisti, sulla possibile interazione tra balls e jets, a cui sia l’installazione di Monk che la frase di Gillick alludono piuttosto esplicitamente, sono emersi alcuni interrogativi estrapolati da vari siti web relativi al filosofo italo-francese Maurizio Lazzarato, per i quali tuttavia né Monk, né Gillick hanno formulato risposte, essendo queste in qualche modo già contenute nelle domande.
Quando si parla di produzione e dell'attività all'interno della comunità, il lavoro in quanto tale merita un certo controllo: a quale scopo, per chi?
La vita, la salute e l'amore sono precari - perché il lavoro dovrebbe essere un'eccezione?
Come ci si avvicina ad un sistema in modo codificato e allo stesso tempo carico di significato?
Nella vita e nella società sono avvenuti dei cambiamenti che interrogano la soggettività: che cosa succede, che cosa è successo, che cosa accadrà?
L'evento (politico) si rivela una 'questione di scelta' e la soggettività un 'crocevia della prassi’. Che cosa mi (ci) sta succedendo?
Nel dialogo a distanza tra Gillick e Monk, a queste domande di carattere socioeconomico, fanno da contraltare delle citazioni di Johan Cruijff, noto ex giocatore ed ex allenatore olandese.
C'è solo un momento in cui si può arrivare in tempo. Se non cogli quel momento, sei in anticipo o sei in ritardo.
C'è solo una palla, quindi è necessario possederla.
Se si ha la palla è necessario rendere il campo più grande possibile e se non si ha la palla si deve rendere il campo più piccolo possibile.
Chiude la serie di citazioni a tema, una disarmante dichiarazione di Andrea Pirlo, ex centrocampista juventino e della nazionale italiana, ora negli Stati Uniti con il New York City: Non sento la pressione... Non me ne frega niente. Ho passato il pomeriggio di Domenica 9 Luglio 2006 a Berlino, dormendo e giocando alla PlayStation. In serata, sono uscito ed ho vinto la Coppa del Mondo.
Liam Gillick (Aylesbury, UK, 1964) utilizza molteplici forme artistiche per mettere in luce i nuovi sistemi di controllo ideologico emersi all'inizio degli anni Novanta. Ha elaborato una certa quantità di narrazioni chiave che spesso costituiscono il motore del suo corpus di opere: McNamara (dal 1992 in poi), Erasmus is Late & Ibuka! (dal 1995 in poi), Discussion Island/Big Conference Center (dal 1997 in poi) e Construction of One (dal 2005 in poi). L'opera di Gillick rivela gli aspetti disfunzionali dell'eredità modernista in termini di astrazione e di architettura, nella cornice di un consenso globalizzato e neoliberale. Il suo lavoro arriva a riconsiderare strutturalmente le mostre d'arte come forma artistica. Inoltre, a partire dagli ultimi anni del 2000, Gillick ha prodotto alcuni corti che affrontano il tema della costruzione dell'immagine creativa dell'artista, alla luce della mutevolezza duratura dell'artista contemporaneo come figura di cultura: Margin Time (2012), The Heavenly Lagoon (2013), e Hamilton: A Film by Liam Gillick (2014). Al momento, Gillick sta lavorando ad un libro sulla genealogia dell'artista contemporaneo intitolata: "Industry and Intelligence: Contemporary Art Since 1820" per la Columbia University Press. Le opere di Gillick sono state incluse in numerose mostre importanti, tra cui documenta e le Biennali di Venezia, Berlino e Istanbul, rappresentando la Germania a Venezia nel 2009. Mostre personali sono state ospitate al Museum of Contemporary Art di Chicago, al Museum of Modern Art di New York e alla Tate di Londra. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche, tra cui il Centre Pompidou di Paris, il Guggenheim Museum di New York e Bilbao e il Museum of Modern Art di New York. Negli ultimi venticinque anni, Gillick è stato scrittore e critico d'arte contemporanea, contribuendo ad Artforum, October, Frieze e e-flux. È autore di diversi libri, inclusa una raccolta che racchiude una selezione di suoi testi critici. Tra i più importanti lavori pubblici ricordiamo l'edificio dell'Home Office (Ministero degli Interni) britannico con sede a Londra e la sede centrale della Lufthansa a Francoforte. Nel corso degli anni, Gillick ha continuato a progettare in modo sperimentale, collaborando con artisti come Philippe Parreno, Lawrence Weiner e Louise Lawler. Liam Gillick vive e lavora a New York.
Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) spesso si appropria di idee, opere e strategie di artisti concettuali e minimalisti degli anni Sessanta e Settanta. Con fotografie, sculture, video installazioni e performances le sue opere rielaborano e ricontestualizzano queste citazioni, spesso mescolando la storia personale di Monk e la cultura di una famiglia della working-class. Questo aspetto conferisce un carattere più umano e terreno alle idee utopiche ed al concetto di genio artistico dei lavori originali. Le estensioni e le reinterpretazioni da parte di Monk di opere di John Baldessari, Ed Ruscha e Sol LeWitt, tra gli altri, contestano il concetto di autenticità, paternità e valore nell’arte con umorismo ed arguzia. Numerose le mostre personali di Jonathan Monk, tra le tante segnaliamo: W139, Amsterdam; ArtPace, San Antonio; Palais de Tokyo, Parigi; CCA - Centre for Contemporary Arts, Glasgow; Centre d'Art Contemporain, Neuchatel; Museum Kunst Palast, Dusseldorf; Institute of Contemporary Art, Londra e Kunstverein, Hannover. Le mostre collettive sono altrettanto numerose e comprendono la Biennale di Taipei, la Biennale di Berlino, la Biennale di Venezia, la Whitney Biennal, la Biennale di Praga e la Biennale di Panama. Nel 2012 Monk è stato premiato con il Prix du Quartier des Bains a Ginevra. Le sue opere sono esposte in numerosi musei e collezioni internazionali tra cui: Los Angeles County Museum of Art, LACMA, Los Angeles, CA; Moderna Museet, Stockholm, Sweden; MMK Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main, Germany; Museum of Modern Art, New York, NY; Norton Collection, Santa Monica, CA; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; Statens Museum für Kunst, Copenhagen, Denmark; Tate Modern, London, England. Jonathan Monk vive e lavora tra Roma e Berlino.
Quartz Studio ringrazia sentitamente Giulia Mainetti ed Altofragile, Milano per il prezioso contributo alla realizzazione del progetto.
23
febbraio 2016
Liam Gillick / Jonathan Monk – Cool your jets
Dal 23 febbraio al 30 aprile 2016
arte contemporanea
Location
QUARTZ STUDIO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
23 Febbraio 2016, ore 18.00
Autore
Curatore