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Libri, dediche, disegni – Klaas Varplancke
Incontro con Klaas Varplancke, artista fiammingo autore dei libri “Gigante” “Pallina” e “Otto”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“ZOOlibri Presenta: LIBRI, DEDICHE, DISEGNI” a REGGIO EMILIA
Sabato 27 giugno 2009 dalle ore 18.30,
presso Libreria All’Arco, via Emilia S.Stefano, 3d,
eccezionale appuntamento con gli autori della casa editrice ZOOlibri.
Per la prima volta a Reggio Emilia, direttamente dalle Fiandre,
KLAAS VERPLANCKE,
artista fiammingo autore dei libri “Gigante” “Pallina” e “Otto”.
Assieme a lui ci saranno,
CRISTIANA VALENTINI,
scrittrice di “Morsicotti” “Cucù” e “Chissadove”.
DAVIDE CALI’,
scrittore di “Mi piace il Cioccolato” “La Collezione di Biscotti”
“L’Isola del Piccolo Mostro Nero-Nero” e “L’Orso con la Spada”.
PHILIP GIORDANO,
illustratore di “Mamma, chi sono io?”
“L’Isola del Piccolo Mostro Nero-Nero” e “Chissadove”.
KLAAS VERPLANCKE: DISEGNARE PER DIVERTIRE E FAR SOGNARE
Intervista a cura di Davide Calì
Klaas Verplancke è nato nel 1964 in Belgio dove ha studiato grafica e fotografia pubblicitaria. Dopo aver lavorato come grafico per due periodici inizia a disegnare per alcune riviste per bambini. Dal 1990 lavora come illustratore a tempo pieno alternando, illustrazioni per la presse, copertine e libri per bambini, di cui talvolta è anche autore.
Mentre i suoi libri vengono tradotti in una trentina di paesi le sue illustrazioni viaggiano per il mondo, esposti in diverse mostre. Nel 2001 uno dei suoi libri Jot (in Italia Otto) ha ricevuto la menzione speciale alla Fiera di Bologna che, nel 2003, lo ha invitato a far parte della giuria internazionale che valuta le opere inviate per la mostra degli Illustratori.
Con Klaas ci siamo conosciuti una sera a cena e mi è sembrato subito simpatico. All’ultima Fiera di Bologna ci siamo incrociati un po’ di corsa, come del resto è consueto alla fiera, e ci siamo salutati con la promessa di un’intervista che, finalmente, ho avuto occasione di fargli la scorsa estate.
Quando hai cominciato a fare l’illustratore?
Mi è piaciuto disegnare, fin da quando ho tenuto in mano le prime matite, ma non avrei mai immaginato di fare del disegnare un mestiere! Ho studiato visual design e comunicazione visiva ma poi ho scoperto l’illustrazione il giorno in cui ho fatto alcuni disegni buffi per un articolo sugli esercizi ginnici idei militari. Durante il servizio di leva ero art-director della rivista nazionale dell’esercito. Quel lavoro mi ha dato molte opportunità di fare illustrazioni. Dopo la leva ho cominciato a far vedere il mio portfolio alle case editrici e tutto è cominciato così.
All’inizio hai lavorato come illustratore per le riviste. Lo fai ancora?
Sì, continuo a fare illustrazioni per i periodici, riviste e giornali. Per me è essenziale estendere l’uso dell’illustrazione a tutte le età, quindi non voglio farne un’esclusiva dell’infanzia. Il linguaggio delle immagini è universale. Ecco perché sono stato particolarmente felice di illustrare anche libri per adulti negli anni passati.
Sei passato dalle illustrazioni per la stampa ai libri per bambini, poi dal disegnare allo scrivere. Quando hai capito che avevi storie da raccontare?
Per me scrivere non è una cosa separata dall’illustrazione. E’ un altro pezzo del puzzle che si compone quando lavoro, diciamo una tecnica extra che ho acquisito. Puoi raccontare una storia sia con immagini che parole. Ho notato che la mia scrittura evolve di pari passo al mio stile di disegno.
Insomma, c’è una sorta di scambio tra le due cose?
Sì, è una continua scoperta di come parole e suoni interagiscono. Cerco di mettere dare ritmo ai miei testi così come faccio con le illustrazioni. In Jot (in Italia, Otto) ho lasciato che il testo raccontasse la storia e che le immagini esprimessero le emozioni. Per i due libri usciti dopo, Nopjes e Reus (in Italia Pallina e Gigante) ho fatto lo stesso.
Hai dei modelli per la tua illustrazione e per il tuo scrivere, alcuni autori o illustratori che ti piacciono e che cerchi di replicare?
Non proprio. Preferisco mettere in quel che faccio il mio personale marchio di fabbrica. Voglio sorprendere i miei lettori e me stesso ogni volta che faccio un libro. Infatti la fine di un libro non coincide mai con l’inizio di un altro perché per ogni libro ho un approccio diverso. Uno degli aspetti più interessanti del processo creativo è la scelta, la forma e lo stile che determina l’immagine che voglio sia più vicina possibile al carattere individuale del testo.
Dal di fuori i miei libri sembrano sempre diversi, ma dentro si riconosce sempre la firma di Klaas, voglio che sia così.
Una domanda classica: come nascono i tuoi libri? Intendo quelli di cui sei anche autore.
Preferisco non partire da un’idea centrale, ma dal niente. Dallo zero assoluto. Otto, Gigante e Pallina sono tutte storie senza un tempo e un’ambientazione precisa. Mi piace creare il mondo in cui si svolgono le mie storie.
Le tue storie hanno sempre un sottofondo filosofico ma sono anche percorse da un umorismo abbastanza particolare. Come riesci a mescolare le due cose?
Ingenerale penso che i lettori accettino meglio una storia se gliela presenti con un sorriso. Sono spesso sorpreso dell’impatto dello humour. E’ un’ottima chiave per aprire una storia o un’idea! Lo humour ha sempre appiglio nei bambini. Ma non è necessario dargli a tutti i costi animaletti parlanti.
C’è un’importante sfumatura tra ciò che consideriamo infantile o per bambini e ciò che è giusto o adatto per i bambini. Il più grande equivoco è che fare libri per bambini sia più facile. Al contrario i bambini sono molto critici, fanno un sacco di domande, più degli adulti. La loro immaginazione è caratterizzata da un’insaziabile apertura e quando non sono distratti dal pregiudizio o dalla ratio degli adulti.
A questo proposito una volta ti ho sentito dire che in realtà non fai libri per bambini.
E’ vero. Il fatto che io lavori per i bambini significa che condivido il loro genere di immaginazione e umorismo. Diciamo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Però cerco di fare libri universali. Negli ultimi anni ho avuto molte reazioni da parte di adulti per libri come Jot o Wortels. Sembra che il muro tra letteratura per bambini e per adulti stia scomparendo. I libri per bambini stanno crescendo in tutti i sensi.
Come scegli un libro da illustrare? Accetti qualsiasi proposta?
Da semplice lettore mi piacciono i libri che non rivelano il loro contenuto alla prima lettura, ma solo gradualmente, dopo aver riletto diverse volte. Vorrei che anche i miei libri fossero così ed è così che scelgo i testi e le storie da illustrare. Devono intrigarmi creare spazi vuoti, sollevare domande. Questo tipo di interpretazione è ciò che mi stimola.
Mi sono piaciuti molto Gigante e Pallina. Come ti è venuta l’idea di fare due libri complementari?
In principio la prima versione dei due libri è stata creata per un progetto annuale di promozione alla prima lettura. Ogni anno c’è un tema centrale. Il tema quell’anno era “sentirsi a casa”. Avevo due idee ma non riuscivo a scegliere. Per quel progetto solo Nopjes (Pallina) è stato pubblicato ma naturalmente ho tenuto entrambe le storie per farne un album illustrato. Tutte e due le storie avevano un loro protagonista, avevano atmosfere diverse ma andavano comunque d’accordo. Ho voluto dimostrarlo facendo la copertina del primo libro che continua nell’altra.
A cosa stai lavorando al momento?
Sto finendo i testi per un’opera teatrale. I prossimi mesi lavorerò su una versione illustrata di Tijl Uilenspiegel, una classica storia fiamminga, come ho già fatto di recente con un altro classico, Reinaart the Fox.
Sto preparando anche uno o due libri per la prossima fiera di Bologna. Quindi ho un bel po’ di lavoro!
Cosa fai quando non scrivi e non disegni?
Cerco di leggere, faccio qualche sport e passo del tempo con la mia famiglia.
C’è un progetto speciale al quale vorresti dedicarti in futuro?
Voglio continuare a fare quel che faccio, alternando le mie storie a quelle di altri autori. Qui nelle fiandre gli illustratori hanno molto spazio creativo e opportunità sostenuti dal governo fiammingo e dagli editori come De Eenhoorn e Davidsfonds.
Posso chiederti qualcosa del Belgio? Da ignorante me lo sono sempre immaginato come un piccolo paese di cultura francese: in realtà ho scoperto trattarsi di un paese animato e diviso da culture molto diverse.
E’ piuttosto difficile da spiegare. La situazione è complicata persino per i politici. Si può paragonare, come struttura, il Belgio a uno stato federale come la Svizzera. Di fatto abbiamo 7 governi, 3 regioni, 2 distretti, 3 lingue, 6 milioni di belgi parlano fiammingo, 3 milioni e mezzo parlano francese, mezzo milione parlano tedesco. E abbiamo 1 re.
Beh, sì, non è proprio semplicissimo da capire. Di recente ho sentito parlare di divisione…
Tutti i conflitti e i propositi di separazione sono originati dalla differenza di lingua: cultura e modo di vivere sono completamente diversi nelle Fiandre e nella regione dei Valloni. Guardiamo tv diverse, leggiamo giornali diversi, abbiamo diversi partiti politici… Sarebbe semplice dare al paese una forma federale ma la capitale Bruxelles, in cui si parla per la maggioranza francese è proprio nel centro delle Fiandre! E sia fiamminghi che valloni la reclamano come capitale!
E la famiglia reale come si pone in tutto questo?
La famiglia reale (che parla perlopiù francese ed è molto popolare tra i valloni) vorrebbe tenere il paese unito, mentre il governo fiammingo reclama più indipendenza. Questa si può ottenere solo in accordo con i valloni che rifiutano perché hanno bisogno delle tasse dei fiamminghi: le Fiandre sono una regione ricca mentre la regione dei Valloni è più povera, un po’ come il vostro sud. Le fabbriche della regione sono obsolete e c’è una grossa disoccupazione.
Hai seguito fin qui? Non è finita, ma in linea di massima, questa è la situazione. La prossima volta che ci vediamo in Italia ne parleremo ancora davanti a un bicchiere di Lambrusco…
Sabato 27 giugno 2009 dalle ore 18.30,
presso Libreria All’Arco, via Emilia S.Stefano, 3d,
eccezionale appuntamento con gli autori della casa editrice ZOOlibri.
Per la prima volta a Reggio Emilia, direttamente dalle Fiandre,
KLAAS VERPLANCKE,
artista fiammingo autore dei libri “Gigante” “Pallina” e “Otto”.
Assieme a lui ci saranno,
CRISTIANA VALENTINI,
scrittrice di “Morsicotti” “Cucù” e “Chissadove”.
DAVIDE CALI’,
scrittore di “Mi piace il Cioccolato” “La Collezione di Biscotti”
“L’Isola del Piccolo Mostro Nero-Nero” e “L’Orso con la Spada”.
PHILIP GIORDANO,
illustratore di “Mamma, chi sono io?”
“L’Isola del Piccolo Mostro Nero-Nero” e “Chissadove”.
KLAAS VERPLANCKE: DISEGNARE PER DIVERTIRE E FAR SOGNARE
Intervista a cura di Davide Calì
Klaas Verplancke è nato nel 1964 in Belgio dove ha studiato grafica e fotografia pubblicitaria. Dopo aver lavorato come grafico per due periodici inizia a disegnare per alcune riviste per bambini. Dal 1990 lavora come illustratore a tempo pieno alternando, illustrazioni per la presse, copertine e libri per bambini, di cui talvolta è anche autore.
Mentre i suoi libri vengono tradotti in una trentina di paesi le sue illustrazioni viaggiano per il mondo, esposti in diverse mostre. Nel 2001 uno dei suoi libri Jot (in Italia Otto) ha ricevuto la menzione speciale alla Fiera di Bologna che, nel 2003, lo ha invitato a far parte della giuria internazionale che valuta le opere inviate per la mostra degli Illustratori.
Con Klaas ci siamo conosciuti una sera a cena e mi è sembrato subito simpatico. All’ultima Fiera di Bologna ci siamo incrociati un po’ di corsa, come del resto è consueto alla fiera, e ci siamo salutati con la promessa di un’intervista che, finalmente, ho avuto occasione di fargli la scorsa estate.
Quando hai cominciato a fare l’illustratore?
Mi è piaciuto disegnare, fin da quando ho tenuto in mano le prime matite, ma non avrei mai immaginato di fare del disegnare un mestiere! Ho studiato visual design e comunicazione visiva ma poi ho scoperto l’illustrazione il giorno in cui ho fatto alcuni disegni buffi per un articolo sugli esercizi ginnici idei militari. Durante il servizio di leva ero art-director della rivista nazionale dell’esercito. Quel lavoro mi ha dato molte opportunità di fare illustrazioni. Dopo la leva ho cominciato a far vedere il mio portfolio alle case editrici e tutto è cominciato così.
All’inizio hai lavorato come illustratore per le riviste. Lo fai ancora?
Sì, continuo a fare illustrazioni per i periodici, riviste e giornali. Per me è essenziale estendere l’uso dell’illustrazione a tutte le età, quindi non voglio farne un’esclusiva dell’infanzia. Il linguaggio delle immagini è universale. Ecco perché sono stato particolarmente felice di illustrare anche libri per adulti negli anni passati.
Sei passato dalle illustrazioni per la stampa ai libri per bambini, poi dal disegnare allo scrivere. Quando hai capito che avevi storie da raccontare?
Per me scrivere non è una cosa separata dall’illustrazione. E’ un altro pezzo del puzzle che si compone quando lavoro, diciamo una tecnica extra che ho acquisito. Puoi raccontare una storia sia con immagini che parole. Ho notato che la mia scrittura evolve di pari passo al mio stile di disegno.
Insomma, c’è una sorta di scambio tra le due cose?
Sì, è una continua scoperta di come parole e suoni interagiscono. Cerco di mettere dare ritmo ai miei testi così come faccio con le illustrazioni. In Jot (in Italia, Otto) ho lasciato che il testo raccontasse la storia e che le immagini esprimessero le emozioni. Per i due libri usciti dopo, Nopjes e Reus (in Italia Pallina e Gigante) ho fatto lo stesso.
Hai dei modelli per la tua illustrazione e per il tuo scrivere, alcuni autori o illustratori che ti piacciono e che cerchi di replicare?
Non proprio. Preferisco mettere in quel che faccio il mio personale marchio di fabbrica. Voglio sorprendere i miei lettori e me stesso ogni volta che faccio un libro. Infatti la fine di un libro non coincide mai con l’inizio di un altro perché per ogni libro ho un approccio diverso. Uno degli aspetti più interessanti del processo creativo è la scelta, la forma e lo stile che determina l’immagine che voglio sia più vicina possibile al carattere individuale del testo.
Dal di fuori i miei libri sembrano sempre diversi, ma dentro si riconosce sempre la firma di Klaas, voglio che sia così.
Una domanda classica: come nascono i tuoi libri? Intendo quelli di cui sei anche autore.
Preferisco non partire da un’idea centrale, ma dal niente. Dallo zero assoluto. Otto, Gigante e Pallina sono tutte storie senza un tempo e un’ambientazione precisa. Mi piace creare il mondo in cui si svolgono le mie storie.
Le tue storie hanno sempre un sottofondo filosofico ma sono anche percorse da un umorismo abbastanza particolare. Come riesci a mescolare le due cose?
Ingenerale penso che i lettori accettino meglio una storia se gliela presenti con un sorriso. Sono spesso sorpreso dell’impatto dello humour. E’ un’ottima chiave per aprire una storia o un’idea! Lo humour ha sempre appiglio nei bambini. Ma non è necessario dargli a tutti i costi animaletti parlanti.
C’è un’importante sfumatura tra ciò che consideriamo infantile o per bambini e ciò che è giusto o adatto per i bambini. Il più grande equivoco è che fare libri per bambini sia più facile. Al contrario i bambini sono molto critici, fanno un sacco di domande, più degli adulti. La loro immaginazione è caratterizzata da un’insaziabile apertura e quando non sono distratti dal pregiudizio o dalla ratio degli adulti.
A questo proposito una volta ti ho sentito dire che in realtà non fai libri per bambini.
E’ vero. Il fatto che io lavori per i bambini significa che condivido il loro genere di immaginazione e umorismo. Diciamo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Però cerco di fare libri universali. Negli ultimi anni ho avuto molte reazioni da parte di adulti per libri come Jot o Wortels. Sembra che il muro tra letteratura per bambini e per adulti stia scomparendo. I libri per bambini stanno crescendo in tutti i sensi.
Come scegli un libro da illustrare? Accetti qualsiasi proposta?
Da semplice lettore mi piacciono i libri che non rivelano il loro contenuto alla prima lettura, ma solo gradualmente, dopo aver riletto diverse volte. Vorrei che anche i miei libri fossero così ed è così che scelgo i testi e le storie da illustrare. Devono intrigarmi creare spazi vuoti, sollevare domande. Questo tipo di interpretazione è ciò che mi stimola.
Mi sono piaciuti molto Gigante e Pallina. Come ti è venuta l’idea di fare due libri complementari?
In principio la prima versione dei due libri è stata creata per un progetto annuale di promozione alla prima lettura. Ogni anno c’è un tema centrale. Il tema quell’anno era “sentirsi a casa”. Avevo due idee ma non riuscivo a scegliere. Per quel progetto solo Nopjes (Pallina) è stato pubblicato ma naturalmente ho tenuto entrambe le storie per farne un album illustrato. Tutte e due le storie avevano un loro protagonista, avevano atmosfere diverse ma andavano comunque d’accordo. Ho voluto dimostrarlo facendo la copertina del primo libro che continua nell’altra.
A cosa stai lavorando al momento?
Sto finendo i testi per un’opera teatrale. I prossimi mesi lavorerò su una versione illustrata di Tijl Uilenspiegel, una classica storia fiamminga, come ho già fatto di recente con un altro classico, Reinaart the Fox.
Sto preparando anche uno o due libri per la prossima fiera di Bologna. Quindi ho un bel po’ di lavoro!
Cosa fai quando non scrivi e non disegni?
Cerco di leggere, faccio qualche sport e passo del tempo con la mia famiglia.
C’è un progetto speciale al quale vorresti dedicarti in futuro?
Voglio continuare a fare quel che faccio, alternando le mie storie a quelle di altri autori. Qui nelle fiandre gli illustratori hanno molto spazio creativo e opportunità sostenuti dal governo fiammingo e dagli editori come De Eenhoorn e Davidsfonds.
Posso chiederti qualcosa del Belgio? Da ignorante me lo sono sempre immaginato come un piccolo paese di cultura francese: in realtà ho scoperto trattarsi di un paese animato e diviso da culture molto diverse.
E’ piuttosto difficile da spiegare. La situazione è complicata persino per i politici. Si può paragonare, come struttura, il Belgio a uno stato federale come la Svizzera. Di fatto abbiamo 7 governi, 3 regioni, 2 distretti, 3 lingue, 6 milioni di belgi parlano fiammingo, 3 milioni e mezzo parlano francese, mezzo milione parlano tedesco. E abbiamo 1 re.
Beh, sì, non è proprio semplicissimo da capire. Di recente ho sentito parlare di divisione…
Tutti i conflitti e i propositi di separazione sono originati dalla differenza di lingua: cultura e modo di vivere sono completamente diversi nelle Fiandre e nella regione dei Valloni. Guardiamo tv diverse, leggiamo giornali diversi, abbiamo diversi partiti politici… Sarebbe semplice dare al paese una forma federale ma la capitale Bruxelles, in cui si parla per la maggioranza francese è proprio nel centro delle Fiandre! E sia fiamminghi che valloni la reclamano come capitale!
E la famiglia reale come si pone in tutto questo?
La famiglia reale (che parla perlopiù francese ed è molto popolare tra i valloni) vorrebbe tenere il paese unito, mentre il governo fiammingo reclama più indipendenza. Questa si può ottenere solo in accordo con i valloni che rifiutano perché hanno bisogno delle tasse dei fiamminghi: le Fiandre sono una regione ricca mentre la regione dei Valloni è più povera, un po’ come il vostro sud. Le fabbriche della regione sono obsolete e c’è una grossa disoccupazione.
Hai seguito fin qui? Non è finita, ma in linea di massima, questa è la situazione. La prossima volta che ci vediamo in Italia ne parleremo ancora davanti a un bicchiere di Lambrusco…
27
giugno 2009
Libri, dediche, disegni – Klaas Varplancke
27 giugno 2009
presentazione
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
LIBRERIA ALL’ARCO
Reggio Nell'emilia, Via Emilia A Santo Stefano, 3d, (Reggio Nell'emilia)
Reggio Nell'emilia, Via Emilia A Santo Stefano, 3d, (Reggio Nell'emilia)
Vernissage
27 Giugno 2009, ore 18.30
Sito web
www.klaas.be
Editore
ZOOLIBRI
Autore