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Life After Still Life
Life After Still Life mette in discussione il binomio naturale/artificiale attraverso nuovi approcci alla “natura morta”. Ogni artista utilizza una tecnica particolare per attualizzare questo tema classico, ricontestualizzando e giocando con le sue connotazioni di domesticità, disposizione e natura.
Comunicato stampa
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LIFE AFTER STILL LIFE
Judith Adataberna - Rémi Deymier - Geelherme - Thomas Mendonça - Marta Oliva - Nacho G. Riaza
“Nelle tradizioni della scienza e della politica 'occidentali' – la tradizione del capitalismo razzista e dominato dagli uomini; la tradizione del progresso; la tradizione dell'appropriazione della natura come risorsa per le produzioni della cultura; la tradizione della riproduzione del sé in confronto al riflesso dell'altro – il rapporto tra organismo e macchina è stata una guerra di confine. La posta in gioco nella guerra di confine sono stati i territori della produzione, della riproduzione e dell'immaginazione”.
– Donna Haraway, A Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist- Feminism in the Late Twentieth Century.
L'immaginario collettivo del consumerismo trova da secoli il suo fondamento nell'invenzione e nella rappresentazione di esseri viventi spogliati dal loro contesto, disposti su una tavola secondo il gusto del tempo. Questa mostra mette quindi in discussione il binomio naturale/artificiale attraverso nuovi approcci alla “natura morta”. Simbolo associato allo scorrere del tempo, filtrato attraverso la lente di uno “sguardo umano” occidentale, questa mostra si propone anche di interrogare e decostruire la santità del prospettivismo umano e, quindi, il significato di “umano” stesso. Ogni artista in Life After Still Life utilizza una tecnica particolare per attualizzare questo tema classico – ricontestualizzando e giocando con le sue connotazioni di domesticità, disposizione e natura – propongono non solo nuovi approcci alla “natura morta”, ma a un mondo in quale questa tematica si trova.
Questo sguardo graduale parte dalla sede di Fondamenta Sant'Anna, dove le sculture, creature monocromi modellate in terracotta realizzate da Thomas Mendoça (Francia, 1991), incarnano animali marini provenienti da un mondo fantastico. Il dipinto di Rémi Deymier (Francia, 1993) mostra una natura morta in cui un busto marmoreo condivide lo spazio con motivi vegetali che superano la tela e si liberano dalla cornice. In questo caso la natura emerge dal supporto stesso per abbracciare il muro in un intervento site specific. I motivi vegetali si collegano alle fotografie di Nacho G. Riaza (Spagna, 1988), il cui giardino domestico contrasta con un tavolo quasi vuoto post festa. Una pratica analogica che documenta la nostra dipendenza ad altri esseri attraverso dettagli estetici che potrebbero passare inosservati da ogni sguardo.
Il secondo spazio espositivo, collegato da un ponte sul canale, incorpora il trionfo del mondo digitale nella visione attuale della natura. Il lavoro di Marta Oliva (Italia, 1994) costruisce una connessione tra fotografia e installazione facendo un riferimento diretto al fondale della natura morta. Una critica dell'industria tessile con un'immagine stampata su tessuto, nella quale una massa animalesca di persone si fonde tra i vestiti agglomerati del mercato di Els Encants a Barcelona. Passando attraverso questo sipario, assistiamo alla dimensione più eterea della mostra: le ultime opere sono proiettate sulle pareti di un'ex macelleria. In primo luogo, due video di Judith Adataberna (Spagna, 1992) alternano immagini di animali selvatici con presenze umane. In Glimpses in the Devil's Eye (2019), una visione caleidoscopica creata attraverso immagini registrate tra Galizia e Bolivia dà vita a un documentario magico tinto da sfumature antropologiche precolombiane. Parpadeo (2018), l’altra sua opera in mostra, è mostrata come un'autentica installazione immersiva in cui le trame di fiori e insetti sono semplificate in colori ipnotici. Infine, nella versione più tecnologica del concetto proposto, Geelherme (Brasile, 1992) presenta una natura morta inesistente generata da una banca di immagini. Una proiezione sul marmo che collega una figura immateriale appartenente ad una dimensione digitale con un minerale millenario...
A cura di Roberto Majano in collaborazione con Yasmin Helou e Venice Art Projects.
Exhibition curated by Roberto Majano in collaboration with Yasmine Helou and Venice Art Projects
For more info, high res images and to request interviews please email to
Hey@yasminehelou
Date: 20 August - 12 Septembre 2021
Opening: 19 August 2021, 6:30 pm - 9 pm
Location: Venice Art Project, Castello 994, Fondamenta Sant’Anna / Castello 1830, Fondamenta San Gioachin, 30122, Venezia
Vaporetto: Arsenale ACTV / Giardini ACTV
Opening hours: Tuesday to Sunday, 11am - 7pm
Social media:
facebook: @veniceartprojects
Instagram: @veniceartprojects @robertomajano @adataberna @thomas.mendoca @martaoliva @remideymier @geelherme @nachogriaza
Links: yasminehelou.com
Judith Adataberna - Rémi Deymier - Geelherme - Thomas Mendonça - Marta Oliva - Nacho G. Riaza
“Nelle tradizioni della scienza e della politica 'occidentali' – la tradizione del capitalismo razzista e dominato dagli uomini; la tradizione del progresso; la tradizione dell'appropriazione della natura come risorsa per le produzioni della cultura; la tradizione della riproduzione del sé in confronto al riflesso dell'altro – il rapporto tra organismo e macchina è stata una guerra di confine. La posta in gioco nella guerra di confine sono stati i territori della produzione, della riproduzione e dell'immaginazione”.
– Donna Haraway, A Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist- Feminism in the Late Twentieth Century.
L'immaginario collettivo del consumerismo trova da secoli il suo fondamento nell'invenzione e nella rappresentazione di esseri viventi spogliati dal loro contesto, disposti su una tavola secondo il gusto del tempo. Questa mostra mette quindi in discussione il binomio naturale/artificiale attraverso nuovi approcci alla “natura morta”. Simbolo associato allo scorrere del tempo, filtrato attraverso la lente di uno “sguardo umano” occidentale, questa mostra si propone anche di interrogare e decostruire la santità del prospettivismo umano e, quindi, il significato di “umano” stesso. Ogni artista in Life After Still Life utilizza una tecnica particolare per attualizzare questo tema classico – ricontestualizzando e giocando con le sue connotazioni di domesticità, disposizione e natura – propongono non solo nuovi approcci alla “natura morta”, ma a un mondo in quale questa tematica si trova.
Questo sguardo graduale parte dalla sede di Fondamenta Sant'Anna, dove le sculture, creature monocromi modellate in terracotta realizzate da Thomas Mendoça (Francia, 1991), incarnano animali marini provenienti da un mondo fantastico. Il dipinto di Rémi Deymier (Francia, 1993) mostra una natura morta in cui un busto marmoreo condivide lo spazio con motivi vegetali che superano la tela e si liberano dalla cornice. In questo caso la natura emerge dal supporto stesso per abbracciare il muro in un intervento site specific. I motivi vegetali si collegano alle fotografie di Nacho G. Riaza (Spagna, 1988), il cui giardino domestico contrasta con un tavolo quasi vuoto post festa. Una pratica analogica che documenta la nostra dipendenza ad altri esseri attraverso dettagli estetici che potrebbero passare inosservati da ogni sguardo.
Il secondo spazio espositivo, collegato da un ponte sul canale, incorpora il trionfo del mondo digitale nella visione attuale della natura. Il lavoro di Marta Oliva (Italia, 1994) costruisce una connessione tra fotografia e installazione facendo un riferimento diretto al fondale della natura morta. Una critica dell'industria tessile con un'immagine stampata su tessuto, nella quale una massa animalesca di persone si fonde tra i vestiti agglomerati del mercato di Els Encants a Barcelona. Passando attraverso questo sipario, assistiamo alla dimensione più eterea della mostra: le ultime opere sono proiettate sulle pareti di un'ex macelleria. In primo luogo, due video di Judith Adataberna (Spagna, 1992) alternano immagini di animali selvatici con presenze umane. In Glimpses in the Devil's Eye (2019), una visione caleidoscopica creata attraverso immagini registrate tra Galizia e Bolivia dà vita a un documentario magico tinto da sfumature antropologiche precolombiane. Parpadeo (2018), l’altra sua opera in mostra, è mostrata come un'autentica installazione immersiva in cui le trame di fiori e insetti sono semplificate in colori ipnotici. Infine, nella versione più tecnologica del concetto proposto, Geelherme (Brasile, 1992) presenta una natura morta inesistente generata da una banca di immagini. Una proiezione sul marmo che collega una figura immateriale appartenente ad una dimensione digitale con un minerale millenario...
A cura di Roberto Majano in collaborazione con Yasmin Helou e Venice Art Projects.
Exhibition curated by Roberto Majano in collaboration with Yasmine Helou and Venice Art Projects
For more info, high res images and to request interviews please email to
Hey@yasminehelou
Date: 20 August - 12 Septembre 2021
Opening: 19 August 2021, 6:30 pm - 9 pm
Location: Venice Art Project, Castello 994, Fondamenta Sant’Anna / Castello 1830, Fondamenta San Gioachin, 30122, Venezia
Vaporetto: Arsenale ACTV / Giardini ACTV
Opening hours: Tuesday to Sunday, 11am - 7pm
Social media:
facebook: @veniceartprojects
Instagram: @veniceartprojects @robertomajano @adataberna @thomas.mendoca @martaoliva @remideymier @geelherme @nachogriaza
Links: yasminehelou.com
19
agosto 2021
Life After Still Life
Dal 19 agosto al 12 settembre 2021
arte contemporanea
Location
VENICE ART PROJECTS
Venezia, Fondamenta Sant'anna, (Venezia)
Venezia, Fondamenta Sant'anna, (Venezia)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-19
Vernissage
19 Agosto 2021, 18:30-21
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Produzione organizzazione