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LIGHT OF GREY
La Fondazione Wilmotte, in collaborazione con la Galerie RX di Parigi presenta, in concomitanza con la 59ª Biennale Arte 2022, “Light of Grey”, una serie di quindici fotografie firmate da Bae Bien-U, uno dei più affermati artisti coreani contemporanei.
Comunicato stampa
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La Fondazione Wilmotte, in collaborazione con la Galerie RX di Parigi presenta, in concomitanza con la 59ª Biennale Arte 2022, "Light of Grey", una serie di quindici fotografie firmate da Bae Bien-U, uno dei più affermati artisti coreani contemporanei. Per questa occasione l'Arch. Jean Michel Wilmotte ricorda l'impegno del fotografo a favore di un'arte che ripensa e reinventa ciò che è considerato come acquisito.
Le opere di Bae Bien-U illustrano una profonda relazione tra l'uomo e la natura, tra il sondabile e l'insondabile. Egli realizza la sua fotografia intorno alla mitologia coreana, nella quale si considera che i bambini coreani nascano sugli alberi e creano così un rapporto unico con la natura in una dimensione mistica dove l'uomo e l'albero sono una cosa sola.
Bae Bien-U nasce nel 1950 in Seoul dove espone per la prima volta nel 1982. Artista di fama mondiale, lo vediamo esposto prima in Francia presso la Galerie RX che lo rappresenta, poi in varie istituzioni come il Domaine de Chambord, il Museo d'Arte Moderna di Saint Étienne, il Victoria and Albert Muséum in Inghilterra e la Biennale di Venezia del 2015. È presente in grandi collezioni come il National Museum of Modern Art di Tokyo e al Contemporary Arts Museum di Houston.
Le isole veneziane rappresentano "una sfida orizzontale attraverso le paludi" che Bae Bien-U, anche dopo trent'anni, ha continuato a sviluppare secondo la sua interpretazione. Per questa collaborazione con la Fondazione Wilmotte egli ha voluto cogliere la città nella sua antichità con più di dieci secoli di storia. "Venezia oltre che ospitare straordinari monumenti, è sempre stata un rifugio per la gente".
Il suo lavoro fotografico si sviluppa intorno al concetto di un passaggio tra l'essere, il suo corpo e il suo mondo in una realtà poetica e paesaggistica che si offre a lui. La verticalità degli alberi di pino è un esempio della relazione tra se stesso e il cielo, noi con l'infinito. Questi alberi sono il simbolo della nascita della longevità e dell'universalità dei suoi soggetti che costruiscono simbolicamente e materialmente la sua esistenza e quella degli altri. Se i suoi spazi cambiano a seconda della natura, l'oggetto fotografico è sempre trattato con lo stesso sguardo, la stessa attenzione e intenzione, la stessa distanza e vicinanza. Questa natura imponente e silenziosa, quasi dormiente, risuona come un richiamo alla meditazione. Tutta la spiritualità che ne scaturisce offre a chi li guarda una forza tranquilla, un respiro di fronte all'immensità della natura. La mistificazione delle sue opere intreccia dei legami tra le radici e il cielo e congela questo magico spirito contemplativo, senza la presenza umana, in una calma assoluta. La forza vitale delle opere si avverte nella grandezza dei tronchi e dei rami, come una natura che sussurra all'uomo di venire a comunicare con essa.
Bae Bien-U continua a utilizzare una macchina fotografica analogica per realizzare le sue fotografie e svilupparle con il metodo tradizionale della camera oscura, riducendo al minimo l’uso del ritocco digitale. Tutte le fotografie esposte sono realizzate nello stesso modo e con lo stesso spirito, grazie all’aiuto di tecnici esperti. Questa materialità della fotografia non solo riflette la realtà della rappresentazione spaziale ed estetica, ma sottolinea anche la proiezione sull'altrove, che va oltre i limiti del proprio orizzonte culturale. Il suo “desiderio è quello di riuscire a catturare con la [sua] macchina fotografica il calore oscuro della natura attraverso i sentieri paludosi e le colonne d'acqua che guidano le traiettorie della laguna. In ogni angolo e tra le calli di queste isole si trovano famiglie che trasmettono affetto e tenerezza”, questa è la Venezia che Bae Bien-U “può immaginare e rappresentare”.
L'inaugurazione della mostra si terrà il 20 aprile 2022 alle 18h30 alla presenza del fotografo.
Le opere di Bae Bien-U illustrano una profonda relazione tra l'uomo e la natura, tra il sondabile e l'insondabile. Egli realizza la sua fotografia intorno alla mitologia coreana, nella quale si considera che i bambini coreani nascano sugli alberi e creano così un rapporto unico con la natura in una dimensione mistica dove l'uomo e l'albero sono una cosa sola.
Bae Bien-U nasce nel 1950 in Seoul dove espone per la prima volta nel 1982. Artista di fama mondiale, lo vediamo esposto prima in Francia presso la Galerie RX che lo rappresenta, poi in varie istituzioni come il Domaine de Chambord, il Museo d'Arte Moderna di Saint Étienne, il Victoria and Albert Muséum in Inghilterra e la Biennale di Venezia del 2015. È presente in grandi collezioni come il National Museum of Modern Art di Tokyo e al Contemporary Arts Museum di Houston.
Le isole veneziane rappresentano "una sfida orizzontale attraverso le paludi" che Bae Bien-U, anche dopo trent'anni, ha continuato a sviluppare secondo la sua interpretazione. Per questa collaborazione con la Fondazione Wilmotte egli ha voluto cogliere la città nella sua antichità con più di dieci secoli di storia. "Venezia oltre che ospitare straordinari monumenti, è sempre stata un rifugio per la gente".
Il suo lavoro fotografico si sviluppa intorno al concetto di un passaggio tra l'essere, il suo corpo e il suo mondo in una realtà poetica e paesaggistica che si offre a lui. La verticalità degli alberi di pino è un esempio della relazione tra se stesso e il cielo, noi con l'infinito. Questi alberi sono il simbolo della nascita della longevità e dell'universalità dei suoi soggetti che costruiscono simbolicamente e materialmente la sua esistenza e quella degli altri. Se i suoi spazi cambiano a seconda della natura, l'oggetto fotografico è sempre trattato con lo stesso sguardo, la stessa attenzione e intenzione, la stessa distanza e vicinanza. Questa natura imponente e silenziosa, quasi dormiente, risuona come un richiamo alla meditazione. Tutta la spiritualità che ne scaturisce offre a chi li guarda una forza tranquilla, un respiro di fronte all'immensità della natura. La mistificazione delle sue opere intreccia dei legami tra le radici e il cielo e congela questo magico spirito contemplativo, senza la presenza umana, in una calma assoluta. La forza vitale delle opere si avverte nella grandezza dei tronchi e dei rami, come una natura che sussurra all'uomo di venire a comunicare con essa.
Bae Bien-U continua a utilizzare una macchina fotografica analogica per realizzare le sue fotografie e svilupparle con il metodo tradizionale della camera oscura, riducendo al minimo l’uso del ritocco digitale. Tutte le fotografie esposte sono realizzate nello stesso modo e con lo stesso spirito, grazie all’aiuto di tecnici esperti. Questa materialità della fotografia non solo riflette la realtà della rappresentazione spaziale ed estetica, ma sottolinea anche la proiezione sull'altrove, che va oltre i limiti del proprio orizzonte culturale. Il suo “desiderio è quello di riuscire a catturare con la [sua] macchina fotografica il calore oscuro della natura attraverso i sentieri paludosi e le colonne d'acqua che guidano le traiettorie della laguna. In ogni angolo e tra le calli di queste isole si trovano famiglie che trasmettono affetto e tenerezza”, questa è la Venezia che Bae Bien-U “può immaginare e rappresentare”.
L'inaugurazione della mostra si terrà il 20 aprile 2022 alle 18h30 alla presenza del fotografo.
21
aprile 2022
LIGHT OF GREY
Dal 21 aprile al 27 novembre 2022
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE WILMOTTE – GALLERIA DI VENEZIA
Venezia, Cannaregio, 3560, (Venezia)
Venezia, Cannaregio, 3560, (Venezia)
Orario di apertura
Da Martedì a Domenica
10:00-13:30
14:30-18:00
Vernissage
20 Aprile 2022, 18.30 RSVP, su invito
Autore
Autore testo critico