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Light Sculpture
Leggerezza, in rapporto alla scultura, significa preferire il vuoto alla massa; la dimensione della vista a quella del tatto; le idee e i progetti alle realizzazioni; i processi alle forme.
Comunicato stampa
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Sabato 22 gennaio 2005 inaugura la mostra Light sculpture Scultura leggera presso 503 mulino di Vicenza, spazio per l’arte, l’architettura e il design che ha sede in un ex mulino idraulico ristrutturato.
La mostra, a cura di Simone Menegoi, sostenuta da Dainese, in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand, con il patrocinio della Provincia di Vicenza e dell'Associazione Industriali della Provincia di Vicenza, è una rassegna di scultura contemporanea che esplora l’idea di “leggerezza” nelle sue possibili accezioni.
Leggerezza, in rapporto alla scultura, significa preferire il vuoto alla massa; la dimensione della vista a quella del tatto; le idee e i progetti alle realizzazioni; i processi alle forme.
Attraverso un percorso particolarmente suggestivo vengono presentate oltre quaranta opere dell’ultimo decennio di artisti emergenti o affermati a livello internazionale: Francesco Barocco, Simone Berti, Gianni Caravaggio, Rolf Julius, Wolfgang Laib, Christiane Löhr, Max Neuhaus, Gabriel Orozco, Paolo Piscitelli, Steve Roden, Michael Sailstorfer, Hans Schabus, Rachel Whiteread, Erwin Wurm.
Tra le opere esposte al 503 mulino, di cui diverse inedite per l’Italia, vi sono creazioni tridimensionali, “leggere” perché delicate e fragili, basate su dei vuoti anziché dei pieni, come le architetture vegetali di Christiane Löhr, i volumi “in negativo” di Gianni Caravaggio, le costruzioni a parete di Francesco Barocco o la lastra di marmo bianco ricoperta da un velo di latte di Wolfgang Laib. Ma vi sono anche fotografie e video, grazie ai quali gli artisti catturano situazioni plastiche effimere e instabili (gli oggetti quotidiani di Gabriel Orozco, lo chalet che scompare di Michael Sailstorfer, i palazzi che crollano di Rachel Whiteread, le pose precarie di Erwin Wurm, il raggio di luce “modellato” da Simone Berti).
Sono presenti progetti e disegni - come quelli con cui Hans Schabus documenta la sua mostra al Palazzo della Secessione di Vienna (la ricostruzione in scala 1:1 del suo studio vuoto) e Max Neuhaus evoca i suoi straordinari sound pieces - e infine le installazioni di Rolf Julius, Paolo Piscitelli e Steve Roden, in cui la componente visibile serve solo a orientare lo spettatore verso quella invisibile: il suono.
Un percorso che cerca di raccontare l’identità instabile e le metamorfosi della scultura attuale, influenzata tanto dalle ricerche degli anni ’60 e ’70 del secolo appena trascorso quanto dalla “sensibilità all’immateriale” diffusa dalla tecnologia digitale e da Internet.
La mostra è accompagnata da un catalogo, con testi di Sebastiano Barassi (Curator of Collections presso il Kettle's Yard, University of Cambridge (UK), Daniela Cascella (giornalista musicale e curatrice d’arte contemporanea) e Simone Menegoi.
La mostra, a cura di Simone Menegoi, sostenuta da Dainese, in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand, con il patrocinio della Provincia di Vicenza e dell'Associazione Industriali della Provincia di Vicenza, è una rassegna di scultura contemporanea che esplora l’idea di “leggerezza” nelle sue possibili accezioni.
Leggerezza, in rapporto alla scultura, significa preferire il vuoto alla massa; la dimensione della vista a quella del tatto; le idee e i progetti alle realizzazioni; i processi alle forme.
Attraverso un percorso particolarmente suggestivo vengono presentate oltre quaranta opere dell’ultimo decennio di artisti emergenti o affermati a livello internazionale: Francesco Barocco, Simone Berti, Gianni Caravaggio, Rolf Julius, Wolfgang Laib, Christiane Löhr, Max Neuhaus, Gabriel Orozco, Paolo Piscitelli, Steve Roden, Michael Sailstorfer, Hans Schabus, Rachel Whiteread, Erwin Wurm.
Tra le opere esposte al 503 mulino, di cui diverse inedite per l’Italia, vi sono creazioni tridimensionali, “leggere” perché delicate e fragili, basate su dei vuoti anziché dei pieni, come le architetture vegetali di Christiane Löhr, i volumi “in negativo” di Gianni Caravaggio, le costruzioni a parete di Francesco Barocco o la lastra di marmo bianco ricoperta da un velo di latte di Wolfgang Laib. Ma vi sono anche fotografie e video, grazie ai quali gli artisti catturano situazioni plastiche effimere e instabili (gli oggetti quotidiani di Gabriel Orozco, lo chalet che scompare di Michael Sailstorfer, i palazzi che crollano di Rachel Whiteread, le pose precarie di Erwin Wurm, il raggio di luce “modellato” da Simone Berti).
Sono presenti progetti e disegni - come quelli con cui Hans Schabus documenta la sua mostra al Palazzo della Secessione di Vienna (la ricostruzione in scala 1:1 del suo studio vuoto) e Max Neuhaus evoca i suoi straordinari sound pieces - e infine le installazioni di Rolf Julius, Paolo Piscitelli e Steve Roden, in cui la componente visibile serve solo a orientare lo spettatore verso quella invisibile: il suono.
Un percorso che cerca di raccontare l’identità instabile e le metamorfosi della scultura attuale, influenzata tanto dalle ricerche degli anni ’60 e ’70 del secolo appena trascorso quanto dalla “sensibilità all’immateriale” diffusa dalla tecnologia digitale e da Internet.
La mostra è accompagnata da un catalogo, con testi di Sebastiano Barassi (Curator of Collections presso il Kettle's Yard, University of Cambridge (UK), Daniela Cascella (giornalista musicale e curatrice d’arte contemporanea) e Simone Menegoi.
22
gennaio 2005
Light Sculpture
Dal 22 gennaio al 20 marzo 2005
arte contemporanea
Location
503 MULINO
Vicenza, Strada Marosticana, 503, (Vicenza)
Vicenza, Strada Marosticana, 503, (Vicenza)
Orario di apertura
da giovedì a domenica dalle 16 alle 19.30
Vernissage
22 Dicembre 2004, ore 18
Autore
Curatore