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Lilli Romanelli – Gli occhi e la corteccia della Terra
Un’artista da riscoprire, dal lungo percorso creativo, intenso e sorprendente. E’ Lilli Romanelli, allieva di Toti Scialoja, presente con le sue opere fin dagli anni Cinquanta in tante esposizioni istituzionali di rilievo
Comunicato stampa
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Un’artista da riscoprire, dal lungo percorso creativo, intenso e sorprendente. E’ Lilli Romanelli, allieva di Toti Scialoja, presente con le sue opere fin dagli anni Cinquanta in tante esposizioni istituzionali di rilievo ( nell’ambito della Quadriennale e del Premio Michetti, ma pure alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e alla Calcografia Nazionale, a Roma), capace di conquistare l’ammirazione critica di nomi del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti, Renato Barilli, Filiberto Menna, Lorenza Trucchi, Romeo Lucchese, solo per citarne alcuni. L’omaggio espositivo che il Museo Venanzo Crocetti di Roma dedica a partire dal 18 dicembre a Lilli Romanelli assume il valore di un’opportuna riscoperta arricchita dall’altissima qualità di quadri ed opere su carta relativamente recenti.
Come scrive Gabriele Simongini, curatore della mostra, dalle opere di Lilli Romanelli promana “un’idea magico-rituale dell’arte che stabilisce una mediazione, una comunione e un dialogo fra terra e cielo, fra l’uomo e il mondo. Ma in quali forme? La Romanelli sa unire con rigoroso equilibrio e ascetica parsimonia, difficilmente eguagliabili, la manifestazione concreta di una vitalità primigenia con le ragioni ordinatrici e catartiche di una sapienza tecnica che tanto ha assimilato dalla cultura europea ma anche dalle civiltà extraeuropee”. E nota ancora Simongini: “La nostra artista ha una qualità tipica dei grandi creatori di forme, una sorta di “maieutica” che fa emergere quasi naturalmente la vitalità e la sapienza, direi la memoria nascosta, della materia, ben al di là dei meri aspetti funzionali ed utilitaristici che invece privilegiamo nella società odierna. Ne è emblema uno dei suoi materiali prediletti, la tapa, che preferiamo descrivere con le parole stesse dell’artista: “quella specie di stoffa marrone-rossiccia chiamata tapa in realtà è corteccia d’albero battuta che al colore prezioso della terra aggiunge una qualità materica, porosa e calda, carica di vitalità e di energia. Mentre lavoro, ne avverto nelle mani la grande “forza” e ad ogni opera, quasi per magia, sembra di volta in volta cambiar colore: è come se tenessi in mano un pugno di terra d’Africa”. Nelle sue opere la tapa diventa quasi la pelle del mondo, una pelle fatta di una terra feconda e accogliente, da cui promanano anche gli echi immemorabili di tante civiltà”.
Come scrive Gabriele Simongini, curatore della mostra, dalle opere di Lilli Romanelli promana “un’idea magico-rituale dell’arte che stabilisce una mediazione, una comunione e un dialogo fra terra e cielo, fra l’uomo e il mondo. Ma in quali forme? La Romanelli sa unire con rigoroso equilibrio e ascetica parsimonia, difficilmente eguagliabili, la manifestazione concreta di una vitalità primigenia con le ragioni ordinatrici e catartiche di una sapienza tecnica che tanto ha assimilato dalla cultura europea ma anche dalle civiltà extraeuropee”. E nota ancora Simongini: “La nostra artista ha una qualità tipica dei grandi creatori di forme, una sorta di “maieutica” che fa emergere quasi naturalmente la vitalità e la sapienza, direi la memoria nascosta, della materia, ben al di là dei meri aspetti funzionali ed utilitaristici che invece privilegiamo nella società odierna. Ne è emblema uno dei suoi materiali prediletti, la tapa, che preferiamo descrivere con le parole stesse dell’artista: “quella specie di stoffa marrone-rossiccia chiamata tapa in realtà è corteccia d’albero battuta che al colore prezioso della terra aggiunge una qualità materica, porosa e calda, carica di vitalità e di energia. Mentre lavoro, ne avverto nelle mani la grande “forza” e ad ogni opera, quasi per magia, sembra di volta in volta cambiar colore: è come se tenessi in mano un pugno di terra d’Africa”. Nelle sue opere la tapa diventa quasi la pelle del mondo, una pelle fatta di una terra feconda e accogliente, da cui promanano anche gli echi immemorabili di tante civiltà”.
18
dicembre 2007
Lilli Romanelli – Gli occhi e la corteccia della Terra
Dal 18 dicembre 2007 al 31 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO FONDAZIONE VENANZO CROCETTI
Roma, Via Cassia, 492, (Roma)
Roma, Via Cassia, 492, (Roma)
Orario di apertura
dal giovedì al lunedì: 10.00-17.00; martedì e mercoledì: chiuso chiuso
Vernissage
18 Dicembre 2007, ore 18
Autore
Curatore