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Lillo Bartoloni – Appunti su Kafka
Quarantacinque opere tra dipinti, carte, ceramiche e sculture dell’eclettico artista romano che ama combinare i suoi temi preferiti con i mondi reali e letterari con i quali entra in contatto
Comunicato stampa
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“Il Pitigliani” Centro Ebraico Italiano, a Roma in Via Arco dei Tolomei, 1, ospita dal 14 al 29 dicembre 2008 “Appunti su Kafka”, quarantacinque opere tra dipinti, carte, ceramiche e sculture di Lillo Bartoloni, eclettico artista romano - “maestro della regressione” per Roberto Maria Siena- che ama combinare i suoi temi preferiti con i mondi reali e letterari con i quali entra in contatto. Anche se nella pittura l’artista si muove più agilmente, i libri sono la sua radice e da essa fluisce il colore. Catalogo di Grafica dei Greci, Roma. Testi di Giorgio Montefoschi e Roberto Maria Siena.
In “Appunti su Kafka” l’artista ci conduce nella mente, nell’anima, nel pensiero dello scrittore. Il luogo più nascosto dell’impiegato delle Assicurazioni Generali, del corrispondente di Felice e Milena, del fantasma che scrive di notte…
In questo nuovo percorso, Bartoloni ribalta la filosofia del suo linguaggio, “l’arte è utopia e l’utopia è il luogo esatto dell’arte”, con cui rappresenta un cosmo che rovescia il reale e cancella la miseria che affligge l’umanità, ma tende comunque a “far sì che anche Kafka venga risucchiato nelle spire del suo linguaggi –nota Roberto Maria Siena- e non rinuncia alla sua ‘scrittura infantile’, solo che questa volta il ’bambino’ insediato nella sua mano e nella sua mente abbandona la ‘filosofia dell’irresponsabilità’ che da sempre lo accompagna per toccare il male dell’essere che la gnosi kafkiana ha vivisezionato attraverso uno dei ferri chirurgici più affilati e lancinanti della cultura dell’Occidente”.
A Roma saranno esposti venti dipinti, quindici disegni, cinque ceramiche sul tema del Processo e cinque sculture dal tocco ‘fragile”, poiché le ‘statue’ di Bartoloni sono sagome dipinte su ambo i lati - la cui vita è affidata al ferro o al legno e mai al marmo o alla pietra- figlie della sua pittura, aerea, svagata, sottile. Apparizioni leggere, volatili e molto ‘precarie’.
Il percorso artistico di Lillo Bartoloni
Lillo Bartoloni (Roma, 1948) ha trovato per anni la sua fonte di ispirazione nei viaggi, rappresentando grandi spazi desertici, mare, barche, animali. I suoi dipinti filtrano la realtà in immagini essenziali, oggetti, creature, che rappresenta in maniera non convenzionalmente gravitazionale.
Come dichiarava Cesare Vivaldi - allora direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Roma- Bartoloni ha sempre avuto un posto isolato nella generazione di artisti romani suoi coetanei come unico appassionato dell'Art Brut del francese Dubuffet, sviluppando da subito un tocco molto personale. A meno di vent'anni, invitato alla Biennale di Roma e del Lazio, viene premiato tra i migliori pittori giovani.
Il contatto precoce con i malati dell'Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà, diretto allora dal padre, lo ha indotto a costruire una sensibilità artistica in un mondo simbolico speciale, fatto di silenzio, gioco, ironia. Una delle sue prime mostre si intitolava “Mattoni”: un gioco di parole a coloro dedicato, come tali e come pesi della società.
Nella sua carriera ha sviluppato i temi prediletti oltre che su tela su mezzi diversi (come nell'esperienza denominata Metagrafica tra pittura e fotografia), ha dipinto su perspex e tuttora dipinge su forme originali di ceramica.
Dal 1996, dalla lettura dei romanzi del premio Nobel Isaac B.Singer, l'incontro del mondo yiddish in essi vivacemente raccontato, e la conoscenza di Cracovia, città in cui tale mondo è ancora respirabile e dove ha tenuto due mostre personali (una nel Museo Jagellonico e l'altra nel Centro Giudaico), lo hanno portato a dipingere solo di quella realtà particolarissima, che lo affascina. I critici italiani hanno catalogato lo stile di questa fase "corrente neo espressionista".
Alla pittura e alla scultura, che sono il suo specifico, Lillo Bartoloni alterna l’attività di scenografo teatrale.
Centro Ebraico Italiano ‘Il Pitigliani’
Fondato nel 1902 a Roma, nel cuore di Trastevere, di fronte al Tempio Maggiore, il Pitigliani nasce come orfanotrofio per accogliere i bambini ebrei e offrire sostegno alle famiglie disagiate durante e dopo le guerre. Negli anni Settanta e Ottanta diventa anche un centro di prima accoglienza e sede temporanea per gli ebrei profughi dalla Libia e dall’Iran. Nel corso degli anni cambiano le esigenze e il concetto di assistenza e il Pitigliani apre il suo portone a tutti.
Alla fine degli anni Novanta il Pitigliani si propone alla Capitale come luogo d’incontro dove poter scoprire ed approfondire i vari aspetti della cultura e delle tradizioni ebraiche.
Con il recente restauro, Il Pitigliani è diventato più grande e ha compiuto un ulteriore passo nel lungo cammino che da orfanotrofio lo ha portato a divenire un moderno Centro Comunitario Ebraico come quelli che già operano a Londra, Rio de Janeiro, New York e in tante altre città nel mondo.
Nel corso dell’inaugurazione, domenica 14 dicembre, alle ore 19 un intermezzo musicale con Errichetta Underground Minimal Mazal Tov , ensemble che dal repertorio tradizionale della musica klezmer ha sviluppato un percorso musicale verso direzioni eterogenee, legate al retroterra dei singoli componenti. I sette giovani musicisti (dai 17 ai 23 anni, più un veterano) di diversa estrazione musicale (classica, popolare, contemporanea, jazz) fondono la forma 'banda' con l’espressione ritmica e corporea della ‘danza’.
In “Appunti su Kafka” l’artista ci conduce nella mente, nell’anima, nel pensiero dello scrittore. Il luogo più nascosto dell’impiegato delle Assicurazioni Generali, del corrispondente di Felice e Milena, del fantasma che scrive di notte…
In questo nuovo percorso, Bartoloni ribalta la filosofia del suo linguaggio, “l’arte è utopia e l’utopia è il luogo esatto dell’arte”, con cui rappresenta un cosmo che rovescia il reale e cancella la miseria che affligge l’umanità, ma tende comunque a “far sì che anche Kafka venga risucchiato nelle spire del suo linguaggi –nota Roberto Maria Siena- e non rinuncia alla sua ‘scrittura infantile’, solo che questa volta il ’bambino’ insediato nella sua mano e nella sua mente abbandona la ‘filosofia dell’irresponsabilità’ che da sempre lo accompagna per toccare il male dell’essere che la gnosi kafkiana ha vivisezionato attraverso uno dei ferri chirurgici più affilati e lancinanti della cultura dell’Occidente”.
A Roma saranno esposti venti dipinti, quindici disegni, cinque ceramiche sul tema del Processo e cinque sculture dal tocco ‘fragile”, poiché le ‘statue’ di Bartoloni sono sagome dipinte su ambo i lati - la cui vita è affidata al ferro o al legno e mai al marmo o alla pietra- figlie della sua pittura, aerea, svagata, sottile. Apparizioni leggere, volatili e molto ‘precarie’.
Il percorso artistico di Lillo Bartoloni
Lillo Bartoloni (Roma, 1948) ha trovato per anni la sua fonte di ispirazione nei viaggi, rappresentando grandi spazi desertici, mare, barche, animali. I suoi dipinti filtrano la realtà in immagini essenziali, oggetti, creature, che rappresenta in maniera non convenzionalmente gravitazionale.
Come dichiarava Cesare Vivaldi - allora direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Roma- Bartoloni ha sempre avuto un posto isolato nella generazione di artisti romani suoi coetanei come unico appassionato dell'Art Brut del francese Dubuffet, sviluppando da subito un tocco molto personale. A meno di vent'anni, invitato alla Biennale di Roma e del Lazio, viene premiato tra i migliori pittori giovani.
Il contatto precoce con i malati dell'Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà, diretto allora dal padre, lo ha indotto a costruire una sensibilità artistica in un mondo simbolico speciale, fatto di silenzio, gioco, ironia. Una delle sue prime mostre si intitolava “Mattoni”: un gioco di parole a coloro dedicato, come tali e come pesi della società.
Nella sua carriera ha sviluppato i temi prediletti oltre che su tela su mezzi diversi (come nell'esperienza denominata Metagrafica tra pittura e fotografia), ha dipinto su perspex e tuttora dipinge su forme originali di ceramica.
Dal 1996, dalla lettura dei romanzi del premio Nobel Isaac B.Singer, l'incontro del mondo yiddish in essi vivacemente raccontato, e la conoscenza di Cracovia, città in cui tale mondo è ancora respirabile e dove ha tenuto due mostre personali (una nel Museo Jagellonico e l'altra nel Centro Giudaico), lo hanno portato a dipingere solo di quella realtà particolarissima, che lo affascina. I critici italiani hanno catalogato lo stile di questa fase "corrente neo espressionista".
Alla pittura e alla scultura, che sono il suo specifico, Lillo Bartoloni alterna l’attività di scenografo teatrale.
Centro Ebraico Italiano ‘Il Pitigliani’
Fondato nel 1902 a Roma, nel cuore di Trastevere, di fronte al Tempio Maggiore, il Pitigliani nasce come orfanotrofio per accogliere i bambini ebrei e offrire sostegno alle famiglie disagiate durante e dopo le guerre. Negli anni Settanta e Ottanta diventa anche un centro di prima accoglienza e sede temporanea per gli ebrei profughi dalla Libia e dall’Iran. Nel corso degli anni cambiano le esigenze e il concetto di assistenza e il Pitigliani apre il suo portone a tutti.
Alla fine degli anni Novanta il Pitigliani si propone alla Capitale come luogo d’incontro dove poter scoprire ed approfondire i vari aspetti della cultura e delle tradizioni ebraiche.
Con il recente restauro, Il Pitigliani è diventato più grande e ha compiuto un ulteriore passo nel lungo cammino che da orfanotrofio lo ha portato a divenire un moderno Centro Comunitario Ebraico come quelli che già operano a Londra, Rio de Janeiro, New York e in tante altre città nel mondo.
Nel corso dell’inaugurazione, domenica 14 dicembre, alle ore 19 un intermezzo musicale con Errichetta Underground Minimal Mazal Tov , ensemble che dal repertorio tradizionale della musica klezmer ha sviluppato un percorso musicale verso direzioni eterogenee, legate al retroterra dei singoli componenti. I sette giovani musicisti (dai 17 ai 23 anni, più un veterano) di diversa estrazione musicale (classica, popolare, contemporanea, jazz) fondono la forma 'banda' con l’espressione ritmica e corporea della ‘danza’.
14
dicembre 2008
Lillo Bartoloni – Appunti su Kafka
Dal 14 al 29 dicembre 2008
arte contemporanea
disegno e grafica
arti decorative e industriali
disegno e grafica
arti decorative e industriali
Location
CENTRO EBRAICO ITALIANO IL PITIGLIANI
Roma, Via Dell'arco De' Tolomei, 1, (Roma)
Roma, Via Dell'arco De' Tolomei, 1, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al giovedì 10-12 e 15-17, venerdì 10-12
Vernissage
14 Dicembre 2008, ore 18
Autore
Curatore