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L’impossibile Leonardo. L’opera pittorica di Leonardo da Vinci nell’epoca della sua riproducibilità digitale
Ideata dalla Rai, la mostra presenta le riproduzioni digitali, in scala 1/1, delle opere di Leonardo da Vinci in una allestimento di grande suggestione
Comunicato stampa
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Si terrà dal 7 giugno al 31 agosto 2008 a Vinci nella Chiesa di Santa Croce, la mostra L’impossibile Leonardo. L’opera pittorica di Leonardo da Vinci nell’epoca della sua riproducibilità digitale. Ideata dalla RAI e organizzata dal Comune di Vinci, la mostra presenta le riproduzioni digitali dell’opera pittorica di Leonardo in un allestimento scenografico di grande suggestione. Per l’occasione saranno esposte al pubblico le riproduzioni in scala 1/1 ad altissima risoluzione quindici capolavori leonardeschi, tra cui la Gioconda, la Vergine delle Rocce, la Dama con l’ermellino, e la celeberrima Ultima Cena del refettorio milanese di Santa Maria delle Grazie.
L’esposizione è parte del progetto “Le mostre impossibili”, ideato e diretto da Renato Parascandolo, e realizzato presso il Centro di Produzione TV della Rai di Napoli. L'idea di allestire un insieme di "mostre impossibili" nasce da un'attenta riflessione sulla crisi strutturale che investe i musei di tutto il mondo e dalla considerazione che, nell'epoca della riproducibilità digitale dell'opera d'arte, la riproduzione dev'essere tutelata e valorizzata quanto l'originale, non solo per motivi economici ma, prima di tutto, perché una diffusione veramente capillare e di massa delle opere d'arte può essere garantita soltanto dalle riproduzioni: un'istanza di democrazia culturale che ha in Walter Benjamin e André Malraux i suoi precursori. L'idea nasce, inoltre, dalla banale constatazione che con il passare del tempo è sempre più diffuso il rifiuto dei direttori dei musei, pubblici e privati, di cedere ad altri musei, sebbene temporaneamente, le loro opere, anche per i costi sempre più proibitivi delle assicurazioni.
Le mostre "impossibili" sono tali nel senso che finora, per esempio, un affresco poteva essere percepito come tale e ammirato soltanto sul posto. Ora invece, impiegando tecniche digitali d'avanguardia e collocando virtualmente lo spettatore di fronte all'opera d'arte originale, riprodotta in scala reale, questo limite può dirsi superato. Le mostre sono "impossibili" perché dilatano lo spazio espositivo del museo convenzionale: vi si raccoglie l'opera completa di un artista, e – grazie all'interazione di media e linguaggi diversi - si ricostruisce l'ambientazione dell'opera d'arte. Le mostre "impossibili" sono modulari, perciò i loro materiali possono essere ordinati secondo gli autori, le epoche, le scuole d'arte, i temi rappresentati ecc. È così possibile, per esempio, allestire mostre tematiche e raccogliere tutte le opere di un artista sparse nel territorio. La struttura del museo può essere facilmente smontata e ricostituita in forme diverse e in città differenti. In altre parole, il museo può essere "clonato" e disseminato nelle principali città del mondo: una testimonianza della ricchezza artistica e spirituale dell'Italia: un trailer che invita a visitare i capolavori del nostro paese.
La rivoluzione digitale al servizio dell'arte.
La tecnica utilizzata non ha la finalità di creare nell'osservatore l'illusione di trovarsi di fronte al quadro autentico. L'allestimento, infatti, è, per così dire, trasparente: una diapositiva grande come la tela originale, priva di cornice, retroilluminata da una luce diffusa da quattro faretti e sospesa a un'intelaiatura hi-tech. Tuttavia, se queste riproduzioni sono qualcosa di meno dell'originale, per certi aspetti sono, paradossalmente, qualcosa di più, in quanto la nitidezza delle immagini retroilluminate restituisce al dipinto la sua luce interiore sovente mortificata, nelle mostre reali, da illuminazioni inadeguate che impediscono di cogliere molti dettagli e sfumature. Inoltre, la trasparenza del supporto agisce come una sorta di radiografia che mette in luce correzioni e cancellazioni sottostanti, dovute ai ripensamenti dell'artista, assolutamente invisibili nel dipinto originale. I dipinti delle "mostre impossibili" sono collocati in una scenografia didattica che ne illustra la genesi, il contesto storico, artistico e culturale: pannelli, multivisioni dinamiche proiettate su grandi schermi, documentari, film e sceneggiati televisivi sulla vita e le opere dell'artista, testimonianze audiovisive dei più autorevoli storici dell'arte italiani e internazionali.
Assistiti dall'occhio esperto di autorevolissimi critici d'arte e di specialisti del restauro, i tecnici della Rai hanno messo a punto un procedimento di stampa delle diapositive originali che ha consentito di ottenere risultati straordinari. La natura di questa ricerca sulla riproducibilità digitale dell'opera d'arte può essere intesa, per analogia, pensando alla rivoluzione prodotta dall'alta fedeltà nella conoscenza e nella diffusione della musica colta. Non vi è dubbio che la quantità di musica riprodotta a casa dai sistemi di registrazione del suono sia decine di volte superiore a quella che, realisticamente, è possibile ascoltare dal vivo, e questo vale anche per i più assidui frequentatori di concerti e opere liriche. Oltretutto, la perfetta riproduzione dei suoni, resa possibile dai progressi nella registrazione digitale, spesso garantisce un ascolto migliore rispetto a quello di tante sale da concerto, delle quali è nota la scadente qualità acustica, soprattutto nelle ultime file. Lo stesso può dirsi per la conoscenza delle opere d'arte: non solo il visitatore abituale dei musei, ma anche il critico d'arte, raramente può affermare di conoscere l'opera omnia di un pittore, per averne vista tutta la produzione in presenza. Il più delle volte ne ha vista una parte solo sui cataloghi, le cui riproduzioni sono necessariamente in scala molto ridotta e, tranne rare eccezioni, molto approssimative.
L’esposizione è parte del progetto “Le mostre impossibili”, ideato e diretto da Renato Parascandolo, e realizzato presso il Centro di Produzione TV della Rai di Napoli. L'idea di allestire un insieme di "mostre impossibili" nasce da un'attenta riflessione sulla crisi strutturale che investe i musei di tutto il mondo e dalla considerazione che, nell'epoca della riproducibilità digitale dell'opera d'arte, la riproduzione dev'essere tutelata e valorizzata quanto l'originale, non solo per motivi economici ma, prima di tutto, perché una diffusione veramente capillare e di massa delle opere d'arte può essere garantita soltanto dalle riproduzioni: un'istanza di democrazia culturale che ha in Walter Benjamin e André Malraux i suoi precursori. L'idea nasce, inoltre, dalla banale constatazione che con il passare del tempo è sempre più diffuso il rifiuto dei direttori dei musei, pubblici e privati, di cedere ad altri musei, sebbene temporaneamente, le loro opere, anche per i costi sempre più proibitivi delle assicurazioni.
Le mostre "impossibili" sono tali nel senso che finora, per esempio, un affresco poteva essere percepito come tale e ammirato soltanto sul posto. Ora invece, impiegando tecniche digitali d'avanguardia e collocando virtualmente lo spettatore di fronte all'opera d'arte originale, riprodotta in scala reale, questo limite può dirsi superato. Le mostre sono "impossibili" perché dilatano lo spazio espositivo del museo convenzionale: vi si raccoglie l'opera completa di un artista, e – grazie all'interazione di media e linguaggi diversi - si ricostruisce l'ambientazione dell'opera d'arte. Le mostre "impossibili" sono modulari, perciò i loro materiali possono essere ordinati secondo gli autori, le epoche, le scuole d'arte, i temi rappresentati ecc. È così possibile, per esempio, allestire mostre tematiche e raccogliere tutte le opere di un artista sparse nel territorio. La struttura del museo può essere facilmente smontata e ricostituita in forme diverse e in città differenti. In altre parole, il museo può essere "clonato" e disseminato nelle principali città del mondo: una testimonianza della ricchezza artistica e spirituale dell'Italia: un trailer che invita a visitare i capolavori del nostro paese.
La rivoluzione digitale al servizio dell'arte.
La tecnica utilizzata non ha la finalità di creare nell'osservatore l'illusione di trovarsi di fronte al quadro autentico. L'allestimento, infatti, è, per così dire, trasparente: una diapositiva grande come la tela originale, priva di cornice, retroilluminata da una luce diffusa da quattro faretti e sospesa a un'intelaiatura hi-tech. Tuttavia, se queste riproduzioni sono qualcosa di meno dell'originale, per certi aspetti sono, paradossalmente, qualcosa di più, in quanto la nitidezza delle immagini retroilluminate restituisce al dipinto la sua luce interiore sovente mortificata, nelle mostre reali, da illuminazioni inadeguate che impediscono di cogliere molti dettagli e sfumature. Inoltre, la trasparenza del supporto agisce come una sorta di radiografia che mette in luce correzioni e cancellazioni sottostanti, dovute ai ripensamenti dell'artista, assolutamente invisibili nel dipinto originale. I dipinti delle "mostre impossibili" sono collocati in una scenografia didattica che ne illustra la genesi, il contesto storico, artistico e culturale: pannelli, multivisioni dinamiche proiettate su grandi schermi, documentari, film e sceneggiati televisivi sulla vita e le opere dell'artista, testimonianze audiovisive dei più autorevoli storici dell'arte italiani e internazionali.
Assistiti dall'occhio esperto di autorevolissimi critici d'arte e di specialisti del restauro, i tecnici della Rai hanno messo a punto un procedimento di stampa delle diapositive originali che ha consentito di ottenere risultati straordinari. La natura di questa ricerca sulla riproducibilità digitale dell'opera d'arte può essere intesa, per analogia, pensando alla rivoluzione prodotta dall'alta fedeltà nella conoscenza e nella diffusione della musica colta. Non vi è dubbio che la quantità di musica riprodotta a casa dai sistemi di registrazione del suono sia decine di volte superiore a quella che, realisticamente, è possibile ascoltare dal vivo, e questo vale anche per i più assidui frequentatori di concerti e opere liriche. Oltretutto, la perfetta riproduzione dei suoni, resa possibile dai progressi nella registrazione digitale, spesso garantisce un ascolto migliore rispetto a quello di tante sale da concerto, delle quali è nota la scadente qualità acustica, soprattutto nelle ultime file. Lo stesso può dirsi per la conoscenza delle opere d'arte: non solo il visitatore abituale dei musei, ma anche il critico d'arte, raramente può affermare di conoscere l'opera omnia di un pittore, per averne vista tutta la produzione in presenza. Il più delle volte ne ha vista una parte solo sui cataloghi, le cui riproduzioni sono necessariamente in scala molto ridotta e, tranne rare eccezioni, molto approssimative.
06
giugno 2008
L’impossibile Leonardo. L’opera pittorica di Leonardo da Vinci nell’epoca della sua riproducibilità digitale
Dal 06 giugno al 31 agosto 2008
arte antica
Location
CHIESA DI SANTA CROCE
Vinci, Via Santa Maria, (Firenze)
Vinci, Via Santa Maria, (Firenze)
Orario di apertura
Tutti i giorni, dalle 9.00 alle 19.00. Le visite alla mostra sono sospese durante le funzioni liturgiche
Vernissage
6 Giugno 2008, ore 18
Sito web
www.terredelrinascimento.it
Ufficio stampa
SPAINI & PARTNERS
Autore