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L’IMPRESSIONE DEL COLORE MONTAGNE IN FOTOCROMIA 1890-1910
Si tratta di stampe a colori realizzate con il procedimento di stampa Photochrom, messo a punto a metà degli anni Ottanta dell’Ottocento e brevettato nel 1888 dalla ditta Orell Füssli di Zurigo, nata come tipografia all’inizio del XVI secolo e divenuta la più importante casa editrice svizzera nel secolo XVIII
Comunicato stampa
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L’IMPRESSIONE DEL COLORE
MONTAGNE IN FOTOCROMIA ⋅ 1890-1910
TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, 25 MAGGIO – 11 NOVEMBRE 2012
La mostra – visitabile a Torino, nelle sale del MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA,
dal 25 maggio all’11 novembre 2012 – è il primo grande progetto dedicato alle
fotocromie. Si tratta di stampe a colori realizzate con il procedimento di stampa
Photochrom, messo a punto a metà degli anni Ottanta dell'Ottocento e brevettato nel
1888 dalla ditta Orell Füssli di Zurigo, nata come tipografia all'inizio del XVI secolo e
divenuta la più importante casa editrice svizzera nel secolo XVIII.
La rassegna, curata dallo stesso MUSEOMONTAGNA – esito di un approfondito studio
e di interventi conservativi, realizzati grazie al determinante aiuto della COMPAGNIA
DI SAN PAOLO, che ha anche sostenuto la realizzazione espositiva – è presentata
con la collaborazione della Città di Torino, del Club Alpino Italiano e della Camera di
Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Trento.
Nelle sale si possono ammirare 100 pezzi originali, i più importanti degli oltre 300 che
costituiscono la raccolta di fotocromie, con soggetto montano, appartenenti al Centro
Documentazione del Museo torinese.
Il progetto espositivo e il catalogo, ambedue a cura di Veronica Lisino, si sviluppano
secondo un andamento geografico che consente di evidenziare la quantità ed
eterogeneità dei soggetti, all'interno di uno schema compositivo omologante e
caratterizzante il marchio Photoglob e l'omonima società istituita per commercializzare
il nuovo prodotto. La rassegna comprende le principali località del turismo alpino
europeo ed extraeuropeo (ma non solo: la città di Torino e i laghi Maggiore e di
Como, i costumi tipici delle valli dolomitiche, Napoli e il Vesuvio, un interessante
ritratto di gruppo degli Indiani Ute) con le strutture ricettive che ne caratterizzarono
con il tempo la fisionomia, già nota dalla tradizione incisoria, e le strade ferrate
che ne modificarono la morfologia. Dalla Svizzera, attraverso la Francia e l'Italia,
passando per l'Austria, la Germania e i Paesi Balcanici fino ai fiordi norvegesi, la
mostra si allarga al continente americano con le montagne degli Stati Uniti d'America
e del Canada, fino al Mount Cook della Nuova Zelanda, evidenziando la “conquista
visiva” del mondo a cui la società Photoglob e le sue succursali, l'americana Detroit
Photographic Company e l'inglese Photochrom Company, giunsero in sole due decadi
(1890-1910) con la produzione di fotocromie. A questi, a testimonianza di un sentito
bisogno comune, si aggiunsero numerosi altri produttori, di diversa provenienza, di
alcuni dei quali il Museo espone, in questa occasione, esempi significativi non solo di
un successo produttivo ma anche di legami commerciali tra i diversi editori.
Prima ancora che i veri procedimenti fotografici a colori si diffondessero e
fossero utilizzabili a livello industriale, la ditta Orell Füssli seppe intercettare il
comune "bisogno di colore" del mercato, costituito principalmente da viaggiatori
borghesi che, grazie anche alle nuove infrastrutture e ai nuovi mezzi di trasporto,
potevano viaggiare percorrendo tutta l'Europa e attraversando le traiettorie
transoceaniche, acquistando fotocromie come souvenir di viaggio e/o decoro
dell'abitazione, nei luoghi in cui avevano soggiornato o sulle navi su cui avevano
viaggiato.
Combinando la tecnica fotografica con i procedimenti di stampa litografici e
cromolitografici, era possibile ottenere stampe a colori che presentavano la
ricchezza di dettagli di vere fotografie, non raggiungibile dai tradizionali metodi di
rappresentazione, con l'aggiunta del colore, non ancora ottenibile per mezzo della
sola fotografia. Fu proprio questa ambiguità che consentì il grande successo di vendita
delle fotocromie che erano commercializzate come "fotografie a colori naturali",
nonostante i colori fossero aggiunti litograficamente e non registrati per mezzo
della macchina fotografica. Il catalogo di vendita della società Photoglob pubblicato
nel 1911, prima quindi del lento declino su cui influirono fattori concomitanti tra
i quali l'involuzione del turismo dovuta alla Prima Guerra Mondiale, ma anche
l’industrializzazione dei prodotti fotografici e la commercializzazione del primo
apparecchio Kodak, e la definitiva messa a punto e applicazione del retino tipografico,
che consentiva per la prima volta la stampa a basso costo delle immagini in grandi
tirature, comprendeva circa 30.000 soggetti relativi a 45 Stati.
La mostra del Museo Nazionale della Montagna, prima in Italia interamente dedicata a
questo tema, racconta attraverso un articolato percorso espositivo, di cui fanno parte
stampe di formati diversi (dal più piccolo 12x17 cm al più comune 16x22 cm, fino
ai formati Panorama e ai meno comuni ma di grande impressione, formati Extra) un
aspetto, forse ancora poco conosciuto, della storia del colore che comprende tanto le
tecniche incisorie quanto la fotografia, cercando di evidenziare i legami e i rapporti tra
le due.
Incentrata sulla storia della produzione di fotocromie, in particolare della società
Photoglob che grazie alla sua straordinaria imprenditorialità riuscì ad assicurare il
successo delle stampe in fotocromia, L'impressione del colore mostra la montagna a
colori prima che questa fosse ritratta dalle autocromie, commercializzate dai fratelli
Lumière a partire dal 1907, cercando di restituire quello stupore e meraviglia, figli
di una comune "urgenza", che la novità dirompente del colore, assoluta, per noi
oggi incommensurabile, potevano aver suscitato nel pubblico di fine Ottocento inizio
Novecento.
L’intera raccolta appartenente al Museomontagna, con una completa schedatura
analitica, è riprodotta nelle tavole e nelle pagine di repertorio del catalogo (Cahier
Museomontagna 177, Euro 25,00), completato da un testo sulle tecniche di stampa a
colori di Bruno Weber e un saggio sulla fotocromia di Veronica Lisino.
L’IMPRESSIONE DEL COLORE
MONTAGNE IN FOTOCROMIA ⋅ 1890-1910
A cura di Veronica Lisino / coordinamento del progetto Aldo Audisio
Una mostra del
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA – CAI-TORINO
con il sostegno della
COMPAGNIA DI SAN PAOLO
con la collaborazione di CITTÀ DI TORINO, CLUB ALPINO ITALIANO,
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO AGRICOLTURA – TRENTO
Sede della mostra:
TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA
Piazzale Monte dei Cappuccini, 7
25 MAGGIO – 11 NOVEMBRE 2012
INAUGURAZIONE: 24 MAGGIO 2012, ORE 18.30
INFORMAZIONI: 011.6604104 / www.museomontagna.org / posta@museomontagna.org
MONTAGNE IN FOTOCROMIA ⋅ 1890-1910
TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, 25 MAGGIO – 11 NOVEMBRE 2012
La mostra – visitabile a Torino, nelle sale del MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA,
dal 25 maggio all’11 novembre 2012 – è il primo grande progetto dedicato alle
fotocromie. Si tratta di stampe a colori realizzate con il procedimento di stampa
Photochrom, messo a punto a metà degli anni Ottanta dell'Ottocento e brevettato nel
1888 dalla ditta Orell Füssli di Zurigo, nata come tipografia all'inizio del XVI secolo e
divenuta la più importante casa editrice svizzera nel secolo XVIII.
La rassegna, curata dallo stesso MUSEOMONTAGNA – esito di un approfondito studio
e di interventi conservativi, realizzati grazie al determinante aiuto della COMPAGNIA
DI SAN PAOLO, che ha anche sostenuto la realizzazione espositiva – è presentata
con la collaborazione della Città di Torino, del Club Alpino Italiano e della Camera di
Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Trento.
Nelle sale si possono ammirare 100 pezzi originali, i più importanti degli oltre 300 che
costituiscono la raccolta di fotocromie, con soggetto montano, appartenenti al Centro
Documentazione del Museo torinese.
Il progetto espositivo e il catalogo, ambedue a cura di Veronica Lisino, si sviluppano
secondo un andamento geografico che consente di evidenziare la quantità ed
eterogeneità dei soggetti, all'interno di uno schema compositivo omologante e
caratterizzante il marchio Photoglob e l'omonima società istituita per commercializzare
il nuovo prodotto. La rassegna comprende le principali località del turismo alpino
europeo ed extraeuropeo (ma non solo: la città di Torino e i laghi Maggiore e di
Como, i costumi tipici delle valli dolomitiche, Napoli e il Vesuvio, un interessante
ritratto di gruppo degli Indiani Ute) con le strutture ricettive che ne caratterizzarono
con il tempo la fisionomia, già nota dalla tradizione incisoria, e le strade ferrate
che ne modificarono la morfologia. Dalla Svizzera, attraverso la Francia e l'Italia,
passando per l'Austria, la Germania e i Paesi Balcanici fino ai fiordi norvegesi, la
mostra si allarga al continente americano con le montagne degli Stati Uniti d'America
e del Canada, fino al Mount Cook della Nuova Zelanda, evidenziando la “conquista
visiva” del mondo a cui la società Photoglob e le sue succursali, l'americana Detroit
Photographic Company e l'inglese Photochrom Company, giunsero in sole due decadi
(1890-1910) con la produzione di fotocromie. A questi, a testimonianza di un sentito
bisogno comune, si aggiunsero numerosi altri produttori, di diversa provenienza, di
alcuni dei quali il Museo espone, in questa occasione, esempi significativi non solo di
un successo produttivo ma anche di legami commerciali tra i diversi editori.
Prima ancora che i veri procedimenti fotografici a colori si diffondessero e
fossero utilizzabili a livello industriale, la ditta Orell Füssli seppe intercettare il
comune "bisogno di colore" del mercato, costituito principalmente da viaggiatori
borghesi che, grazie anche alle nuove infrastrutture e ai nuovi mezzi di trasporto,
potevano viaggiare percorrendo tutta l'Europa e attraversando le traiettorie
transoceaniche, acquistando fotocromie come souvenir di viaggio e/o decoro
dell'abitazione, nei luoghi in cui avevano soggiornato o sulle navi su cui avevano
viaggiato.
Combinando la tecnica fotografica con i procedimenti di stampa litografici e
cromolitografici, era possibile ottenere stampe a colori che presentavano la
ricchezza di dettagli di vere fotografie, non raggiungibile dai tradizionali metodi di
rappresentazione, con l'aggiunta del colore, non ancora ottenibile per mezzo della
sola fotografia. Fu proprio questa ambiguità che consentì il grande successo di vendita
delle fotocromie che erano commercializzate come "fotografie a colori naturali",
nonostante i colori fossero aggiunti litograficamente e non registrati per mezzo
della macchina fotografica. Il catalogo di vendita della società Photoglob pubblicato
nel 1911, prima quindi del lento declino su cui influirono fattori concomitanti tra
i quali l'involuzione del turismo dovuta alla Prima Guerra Mondiale, ma anche
l’industrializzazione dei prodotti fotografici e la commercializzazione del primo
apparecchio Kodak, e la definitiva messa a punto e applicazione del retino tipografico,
che consentiva per la prima volta la stampa a basso costo delle immagini in grandi
tirature, comprendeva circa 30.000 soggetti relativi a 45 Stati.
La mostra del Museo Nazionale della Montagna, prima in Italia interamente dedicata a
questo tema, racconta attraverso un articolato percorso espositivo, di cui fanno parte
stampe di formati diversi (dal più piccolo 12x17 cm al più comune 16x22 cm, fino
ai formati Panorama e ai meno comuni ma di grande impressione, formati Extra) un
aspetto, forse ancora poco conosciuto, della storia del colore che comprende tanto le
tecniche incisorie quanto la fotografia, cercando di evidenziare i legami e i rapporti tra
le due.
Incentrata sulla storia della produzione di fotocromie, in particolare della società
Photoglob che grazie alla sua straordinaria imprenditorialità riuscì ad assicurare il
successo delle stampe in fotocromia, L'impressione del colore mostra la montagna a
colori prima che questa fosse ritratta dalle autocromie, commercializzate dai fratelli
Lumière a partire dal 1907, cercando di restituire quello stupore e meraviglia, figli
di una comune "urgenza", che la novità dirompente del colore, assoluta, per noi
oggi incommensurabile, potevano aver suscitato nel pubblico di fine Ottocento inizio
Novecento.
L’intera raccolta appartenente al Museomontagna, con una completa schedatura
analitica, è riprodotta nelle tavole e nelle pagine di repertorio del catalogo (Cahier
Museomontagna 177, Euro 25,00), completato da un testo sulle tecniche di stampa a
colori di Bruno Weber e un saggio sulla fotocromia di Veronica Lisino.
L’IMPRESSIONE DEL COLORE
MONTAGNE IN FOTOCROMIA ⋅ 1890-1910
A cura di Veronica Lisino / coordinamento del progetto Aldo Audisio
Una mostra del
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA – CAI-TORINO
con il sostegno della
COMPAGNIA DI SAN PAOLO
con la collaborazione di CITTÀ DI TORINO, CLUB ALPINO ITALIANO,
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO AGRICOLTURA – TRENTO
Sede della mostra:
TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA
Piazzale Monte dei Cappuccini, 7
25 MAGGIO – 11 NOVEMBRE 2012
INAUGURAZIONE: 24 MAGGIO 2012, ORE 18.30
INFORMAZIONI: 011.6604104 / www.museomontagna.org / posta@museomontagna.org
24
maggio 2012
L’IMPRESSIONE DEL COLORE MONTAGNE IN FOTOCROMIA 1890-1910
Dal 24 maggio all'undici novembre 2012
fotografia
Location
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA DUCA DEGLI ABRUZZI
Torino, Piazzale Monte Dei Cappuccini, 7, (Torino)
Torino, Piazzale Monte Dei Cappuccini, 7, (Torino)
Vernissage
24 Maggio 2012, ore 18.30
Curatore