Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’Impronta dello sguardo
Fotografia e società a Castilla-La Mancha, 1846-1936
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il prossimo 9 novembre l’Instituto Cervantes di Roma presenta nella Sala di Piazza Navona la mostra “L’impronta dello sguardo. Fotografia e società a Castilla-La Mancha, 1846-1936”, uno dei contributi più importanti del Cervantes alle Celebrazioni del IV Centenario della prima edizione del Don Chisciotte. Curata dall’esperto in storia della fotografia, Publio López Mondéjar, l’esposizione, in corso fino all’11 dicembre, presenta più di 80 immagini che illustrano, oltre alla storia della fotografia nella terra di Don Quijote, la storia della regione spagnola dalla metà dell’Ottocento fino all’inizio della Guerra civile. Mondéjar ci offre questa indimenticabile selezione di fotografie per le quali ci sono voluti più di dieci anni di rigorosa ricerca in archivi pubblici e privati, nelle collezioni dei discendenti dei fotografi di Castilla-La Mancha e anche nelle scatole dei ricordi. Attraverso gli scatti dei fotografi più importanti dell’epoca i visitatori possono avvicinarsi ad un momento storico e a una regione sconosciuta e scoprire, così, persone, paesaggi e scenari delle avventure di Don Chisciotte e del suo fedele scudiero Sancho Panza.
Il 7 gennaio 1839, François Arago, deputato repubblicano e membro dell’opposizione democratica alla monarchia di Luigi Filippo, comunicava l’invenzione del dagherrotipo ideato da Niépce e Daguerre - antecedente diretto della fotografia - all’Accademia delle Scienze di Parigi. Era nata una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia dell’uomo: la resa permanente dell’attimo. In Spagna la maggior parte della produzione dagherrotipica appartiene ai fotografi stranieri che arrivarono alla ricerca di caratteristici scenari per le loro composizioni. Il percorso della mostra inizia con le prime immagini dei pionieri dell’obbiettivo, come il famoso fotografo ufficiale delle regine Vittoria e Isabella II d’Inghilterra, Charles Clifford ( Inghilterra, 1821–1863) che arriva a Castilla-La Mancha e rimane colpito dalla gente e dai monumenti della terra mancega, protagonisti di gran parte della sua produzione. Tra i primi spagnoli non mancano gli scatti di Casiano Alguacil (Toledo, 1832-1914), il primo fotografo professionista della città di Toledo, l’unica della regione con un certo prestigio internazionale nel settore.
A distanza di più di un secolo dalla realizzazione di queste immagini colpiscono ancora, e forse anche più, i volti tristi e compassati degli abitanti, fissati dai nuovi ritrattisti del reflex, dei paesi e delle città di Castilla-La Mancha. La seconda parte della mostra introduce gli spettatori alla fotografia documentaria, esercitata da molti professionisti della regione. Le opere di Casiano Alguacil, Lucas Fraile, Luis Escobar, Sánchez de León e Nicanor Cañas che illustrano scene di vita quotidiana ritraendo personaggi umili e caratteristici come il venditori di coltelli, la venditrice di meloni, un gruppo di prostitute, un barbiere, un barbone ecc..
La mostra è un’introduzione anche al giornalismo fotografico che muove i suoi passi nel 1850 con la pubblicazione delle prime immagini sulle riviste e, proprio, nei primi tre decenni del XX.mo secolo nascono le grandi riviste illustrate spagnole. A Castilla-La Mancha si affermano nomi quali Ricardo Sánchez, Julián Collado e Francisco Goñi che grazie al loro apporto contribuirono allo sviluppo di questo genere nella regione mancega pubblicando i loro scatti su riviste locali come “Flores y abejas”, “Toledo” o “Vida manchega”.
Un’altro spazio della Sala di Piazza Navona è dedicato alla fotografia dei dilettanti, contributo rilevante alla documentazione dei primi anni dell’900. Nel 1886 nasceva a Guadalajara José Ortiz-Echagüe, grazie alla bellezza e raffinatezza delle sue opere, il più precoce dei fotografi dilettanti manceghi, ottenne importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali. La mostra romana ha il privilegio di presentare la sua composizione più conosciuta “Taller de costura”, considerata proprio da Echagüe come la sua migliore opera della giovinezza, un vero capolavoro. In mostra anche le opere di Martínez Palacios e Justo Hortelano.
La rassegna si chiude con una interessante sezione dedicata alla fotografia popolare esercitata dai più umili fotografi della regione, laddove erano pochi i grandi Studi di fotografia e i mezzi con i quali svolgere la nuova arte. Si tratta fondamentalmente di ritratti con i quali i fotografi castigliani-manceghi soddisfacevano le richieste nei piccoli paesi. La gente cercava attraverso la fotografia di ricostruire la propria geografia affettiva in un’epoca piena di separazioni, morte e malattie. La mostra offre al pubblico un’opportunità unica per osservare ritratti di defunti, composizioni di taglio votivo e religioso, non molto frequenti in mostre convenzionali. La fotografia ai defunti rispondeva al desiderio delle persone di conservare il volto dei familiari per perpetuarne il ricordo.
Queste immagini parlano, con chiarezza, crudezza e sentimento, di una terra, delle sue genti, di devozione, di vita, di morte e di tutto quanto, l’attimo, come unità di misura di un tempo fissato e dunque infinito, può ancora raccontare. I protagonisti: Nicanor Cañas, Eugenio Rodríguez e J. Suárez.
Completa la mostra un ricco catalogo, edito da Lunwerg, con 380 fotografie ed un testo critico a cura di Publio López Mondéjar che ricostruisce la foto-storia della Castilla-La Mancha, la sua realtà storica, sociale, politica e culturale nei secoli trascorsi.
Publio López Mondéjar (Cuenca, 1946) è lo storico più autorevole della fotografia spagnola. Il suo libro Retratos de la Vida (1980) fu il primo nel suo genere pubblicato in Spagna. Da quel momento ha contribuito alla realizzazione di opere molto importanti come Crónica de la luz (1984), Memoria de Madrid (1985), Visión del Deporte (1991), Madrid, laberinto de memorias (1999) o Historia de la fotografía en España (1998). Nel 1987 inizia l’edizione della tetralogia Las Fuentes de la Memoria, tradotta in diverse lingue e pubblicata in tre volumi. Nel 1987, il primo: Fotografia y Sociedad en la Espana del siglo XIX; nel 1992, il secondo: Fotografia y Sociedad en Espana 1900-1939; nel 1996, il terzo: Fotografía y Sociedad en la España de Franco.
Il 7 gennaio 1839, François Arago, deputato repubblicano e membro dell’opposizione democratica alla monarchia di Luigi Filippo, comunicava l’invenzione del dagherrotipo ideato da Niépce e Daguerre - antecedente diretto della fotografia - all’Accademia delle Scienze di Parigi. Era nata una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia dell’uomo: la resa permanente dell’attimo. In Spagna la maggior parte della produzione dagherrotipica appartiene ai fotografi stranieri che arrivarono alla ricerca di caratteristici scenari per le loro composizioni. Il percorso della mostra inizia con le prime immagini dei pionieri dell’obbiettivo, come il famoso fotografo ufficiale delle regine Vittoria e Isabella II d’Inghilterra, Charles Clifford ( Inghilterra, 1821–1863) che arriva a Castilla-La Mancha e rimane colpito dalla gente e dai monumenti della terra mancega, protagonisti di gran parte della sua produzione. Tra i primi spagnoli non mancano gli scatti di Casiano Alguacil (Toledo, 1832-1914), il primo fotografo professionista della città di Toledo, l’unica della regione con un certo prestigio internazionale nel settore.
A distanza di più di un secolo dalla realizzazione di queste immagini colpiscono ancora, e forse anche più, i volti tristi e compassati degli abitanti, fissati dai nuovi ritrattisti del reflex, dei paesi e delle città di Castilla-La Mancha. La seconda parte della mostra introduce gli spettatori alla fotografia documentaria, esercitata da molti professionisti della regione. Le opere di Casiano Alguacil, Lucas Fraile, Luis Escobar, Sánchez de León e Nicanor Cañas che illustrano scene di vita quotidiana ritraendo personaggi umili e caratteristici come il venditori di coltelli, la venditrice di meloni, un gruppo di prostitute, un barbiere, un barbone ecc..
La mostra è un’introduzione anche al giornalismo fotografico che muove i suoi passi nel 1850 con la pubblicazione delle prime immagini sulle riviste e, proprio, nei primi tre decenni del XX.mo secolo nascono le grandi riviste illustrate spagnole. A Castilla-La Mancha si affermano nomi quali Ricardo Sánchez, Julián Collado e Francisco Goñi che grazie al loro apporto contribuirono allo sviluppo di questo genere nella regione mancega pubblicando i loro scatti su riviste locali come “Flores y abejas”, “Toledo” o “Vida manchega”.
Un’altro spazio della Sala di Piazza Navona è dedicato alla fotografia dei dilettanti, contributo rilevante alla documentazione dei primi anni dell’900. Nel 1886 nasceva a Guadalajara José Ortiz-Echagüe, grazie alla bellezza e raffinatezza delle sue opere, il più precoce dei fotografi dilettanti manceghi, ottenne importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali. La mostra romana ha il privilegio di presentare la sua composizione più conosciuta “Taller de costura”, considerata proprio da Echagüe come la sua migliore opera della giovinezza, un vero capolavoro. In mostra anche le opere di Martínez Palacios e Justo Hortelano.
La rassegna si chiude con una interessante sezione dedicata alla fotografia popolare esercitata dai più umili fotografi della regione, laddove erano pochi i grandi Studi di fotografia e i mezzi con i quali svolgere la nuova arte. Si tratta fondamentalmente di ritratti con i quali i fotografi castigliani-manceghi soddisfacevano le richieste nei piccoli paesi. La gente cercava attraverso la fotografia di ricostruire la propria geografia affettiva in un’epoca piena di separazioni, morte e malattie. La mostra offre al pubblico un’opportunità unica per osservare ritratti di defunti, composizioni di taglio votivo e religioso, non molto frequenti in mostre convenzionali. La fotografia ai defunti rispondeva al desiderio delle persone di conservare il volto dei familiari per perpetuarne il ricordo.
Queste immagini parlano, con chiarezza, crudezza e sentimento, di una terra, delle sue genti, di devozione, di vita, di morte e di tutto quanto, l’attimo, come unità di misura di un tempo fissato e dunque infinito, può ancora raccontare. I protagonisti: Nicanor Cañas, Eugenio Rodríguez e J. Suárez.
Completa la mostra un ricco catalogo, edito da Lunwerg, con 380 fotografie ed un testo critico a cura di Publio López Mondéjar che ricostruisce la foto-storia della Castilla-La Mancha, la sua realtà storica, sociale, politica e culturale nei secoli trascorsi.
Publio López Mondéjar (Cuenca, 1946) è lo storico più autorevole della fotografia spagnola. Il suo libro Retratos de la Vida (1980) fu il primo nel suo genere pubblicato in Spagna. Da quel momento ha contribuito alla realizzazione di opere molto importanti come Crónica de la luz (1984), Memoria de Madrid (1985), Visión del Deporte (1991), Madrid, laberinto de memorias (1999) o Historia de la fotografía en España (1998). Nel 1987 inizia l’edizione della tetralogia Las Fuentes de la Memoria, tradotta in diverse lingue e pubblicata in tre volumi. Nel 1987, il primo: Fotografia y Sociedad en la Espana del siglo XIX; nel 1992, il secondo: Fotografia y Sociedad en Espana 1900-1939; nel 1996, il terzo: Fotografía y Sociedad en la España de Franco.
09
novembre 2005
L’Impronta dello sguardo
Dal 09 novembre all'undici dicembre 2005
fotografia
Location
INSTITUTO CERVANTES (NAVONA)
Roma, Piazza Navona, 91, (Roma)
Roma, Piazza Navona, 91, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 16–20
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore
Curatore