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Lina Condes – Extraterrestrial Odyssey
Lina Condes è una pioniera nell’utilizzo della tecnologia, dell’architettura e delle biologia applicata alla pratica artistica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LINA CONDES
Extraterrestrial Odyssey
Con la partecipazione di Daniel Lismore
Curatori: Paolo De Grandis, Tamara Li, Magdalena Gabriel
Organizzatore: CondesArt in collaborazione con PDG Arte Communications
Commissario: Carlotta Scarpa
Inaugurazione: Venerdì 12 maggio alle ore 18.30
Sede: Palazzo Pisani - Conservatorio Benedetto Marcello, Campo S. Stefano, San Marco 2810
Apertura al pubblico: 13/05 – 26/11/2017 Orario: 10.00 – 18.00 – Chiuso la domenica
COMUNICATO STAMPA
CondesArt in collaborazione con PDG Arte Communications presenta Extraterrestrial Odyssey di Lina
Condes a cura di Paolo De Grandis, Tamara Li, Magdalena Gabriel.
Lina Condes è una pioniera nell’utilizzo della tecnologia, dell’architettura e delle biologia applicata alla
pratica artistica. Ha ideato iSculpture una serie di opere concepite e sviluppate sfruttando i recenti studi
tecnologici e multimediali. Ed è proprio dalla iSculpture che la sua ricerca si è sviluppata di recente per dar
forma a composizioni in cui la tecnologia e l’architettura non sono solo il medium; le installazioni, i
disegni, le immagini animate, le proiezioni interagiscono e si cortocircuitano per creare un processo
espressivo di interazione con il pubblico. Da questa pratica nascono installazioni potenti in grado di
tradurre stati d’animo, sensazioni, emozioni, riflessioni che portano lo spettatore verso l’animo dell’autore.
La tecnologia, il cui etimo porta con sé lo stretto intreccio del rapporto con l’arte, ha influenzato da sempre
la creazione artistica stabilendo le possibilità di espressione degli artisti e determinando anche il passaggio
a funzioni diverse dell’arte cambiandone le modalità di fruizione. Ed è proprio così che nelle opere di Lina
Condes si libera un’immagine, un simbolo, un frame attraverso quella combinazione di tecnologie che
permettono un viaggio verso scoperte importanti. Il messaggio diventa comprensibile attraverso il nuovo
mezzo espressivo che ne indaga il significato e lo riporta su un piano di comprensione “altro” dove
l’architettura entra in gioco proprio per la sua necessaria percorrenza al suo esterno e al suo interno.
Essendo il linguaggio dell’architettura basato sulla forma e sulla composizione, sulla scelta degli elementi e
sull’articolazione degli spazi, tale incursione nell’opera di Lina Condes diviene un ponte tra la creatività e la
ricerca tecnologica.
In occasione di questo nuovo progetto a Venezia, Lina Condes espone “Sphinx”, una iSculpture
emblematica, interattiva, fusione iconografica di un occhio attivato su un corpo stilizzato. Ed è proprio il
simbolo dell’occhio che, riportandoci in quel territorio legato a miti antichi, evoca nella sua accezione
positiva la luce, la conoscenza, l’espressione e la forza spirituale.
L’occhio come interfaccia tra il mondo esterno e quello interno. Qui sensore unico in grado di percepire il
mondo e le sue contraddizioni, elemento disturbante. L’occhio come organismo vivente che in sé riunisce e
palesa, somatizzandole, le contraddizioni dell’esistenza e che si fa veicolo di pulsioni e sentimenti.
Un occhio indagatore, che riesce ad osservare e scrutare oltre i limiti dell’umano; un occhio primordiale,
che ha consapevolezza oltre il tempo. Un occhio che guarda e viene guardato, che racconta allo spettatore e
nel quale lo spettatore si riflette; un occhio che racchiude nel fondo dell’iride i colori e le sfumature
dell’umanità, di oggi e di ieri, e custodisce il futuro nella sua attesa.
La conoscenza dunque è il fulcro di Extraterrestrial Odyssey che dalla ricerca personale di Lina Condes si
tende allo spettatore: qui il fenomeno artistico diventa utile viatico verso la migliore e più esaustiva
conoscenza di sé.
E la conoscenza cos’è se non la meta del viaggio, la tensione continua verso l’ignoto, il non conosciuto o il
non conoscibile? Se dunque da principio la conoscenza è il fine ultimo, ciò che spinge all’azione, poi è nel
compiersi dell’azione che la conoscenza coincide con l’azione stessa; è nel dispiegarsi della ricerca che la
conoscenza trova se stessa. Ogni scenario, luogo, tempo ed essere vivente che ciascun Ulisse incrocia nelle
tappe del suo cammino sono fonte di conoscenza. E così la mostra di Lina Condes arriva a raccontare
l’Odissea di un viaggiatore ignoto, non identificabile se non nell’Ulisse per antonomasia, che cerca una
verità o le verità al di fuori dei limiti del mondo conosciuto, oltre le colonne d’Ercole del nostro pianeta,
nella dimensione di universo onnicomprensivo, extraterrestre, un’Odissea nello spazio. Qui ogni desiderio
umano di apprendere la Verità si concentra simbolicamente nella figura della misteriosa “Sphinx”, il
“monolite” di Lina Condes. A prima vista oggetto estetico, in quanto ci chiederebbe di stravolgere i vincoli
delle nostre categorie di pensiero, “Sphinx” permetterà poi finalmente di ripensare tali categorie di fronte
alla meraviglia dell’inesprimibile, di abbandonarci allo stupore dell’ignoto che attraverso l’opera d’arte si
pone come simbolo di una dimensione divina. Se ammettiamo questo, dobbiamo anche concludere che
l’uomo, finché vivente, difficilmente raggiungerà una sapienza perfetta del mistero che lo circonda. Fu
Heidegger a intravedere nel fenomeno estetico l’abilità dell’Assoluto di celarsi e insieme svelarsi nella
sapienza completa del mistero. Una vera e propria odissea della conoscenza aspetta dunque che l’uomo che
si appresti a ricercare la Verità.
Etica ed estetica dunque anche perché al centro dell’arte di Lina Condes è sempre presente la tensione
verso il mondo naturale, primigenio, che troppo spesso l’uomo si lascia alle spalle, calpesta, vilipende. Ed
allora Lina Condes guarda dentro l’Uomo, la Natura: particelle, atomi, infiniti frammenti della materia
tecnologicamente indagata, che vengono fusi per dar forma alla creazione. Ed è così che tutti gli elementi
nel loro farsi si incontrano, si fondono in un abbraccio cosmico che è rispetto reciproco e anelito verso una
dimensione in cui l’aspetto razionale ed emotivo, spirituale, si possano fondere.
Durante l’inaugurazione sarà presentata un’azione artistica a tutela e salvaguardia dell’ambiente con
la partecipazione di Daniel Lismore.
----
Lina Condes è nata a Cherkassy, Ucraina nel 1988. Vive e lavora tra Kiev e Miami. Si è laureata in Design
presso la Design Kyiv National University of Technologies and Design. Ha realizzato progetti artistici e di
design presso l’Ukrainian Art Week (Kiev), MAGMART Film Festival (Napoli), il Berlin Fashion Film
Festival e OPEN, Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni. Ha tenuto mostre personali
presso M17 Contemporary Art Centre (Kiev), SV Gallery (Beirut), Avant Gallery (Miami) in occasione
dell’edizione del 2016 SCOPE Art Fair.
Extraterrestrial Odyssey
Con la partecipazione di Daniel Lismore
Curatori: Paolo De Grandis, Tamara Li, Magdalena Gabriel
Organizzatore: CondesArt in collaborazione con PDG Arte Communications
Commissario: Carlotta Scarpa
Inaugurazione: Venerdì 12 maggio alle ore 18.30
Sede: Palazzo Pisani - Conservatorio Benedetto Marcello, Campo S. Stefano, San Marco 2810
Apertura al pubblico: 13/05 – 26/11/2017 Orario: 10.00 – 18.00 – Chiuso la domenica
COMUNICATO STAMPA
CondesArt in collaborazione con PDG Arte Communications presenta Extraterrestrial Odyssey di Lina
Condes a cura di Paolo De Grandis, Tamara Li, Magdalena Gabriel.
Lina Condes è una pioniera nell’utilizzo della tecnologia, dell’architettura e delle biologia applicata alla
pratica artistica. Ha ideato iSculpture una serie di opere concepite e sviluppate sfruttando i recenti studi
tecnologici e multimediali. Ed è proprio dalla iSculpture che la sua ricerca si è sviluppata di recente per dar
forma a composizioni in cui la tecnologia e l’architettura non sono solo il medium; le installazioni, i
disegni, le immagini animate, le proiezioni interagiscono e si cortocircuitano per creare un processo
espressivo di interazione con il pubblico. Da questa pratica nascono installazioni potenti in grado di
tradurre stati d’animo, sensazioni, emozioni, riflessioni che portano lo spettatore verso l’animo dell’autore.
La tecnologia, il cui etimo porta con sé lo stretto intreccio del rapporto con l’arte, ha influenzato da sempre
la creazione artistica stabilendo le possibilità di espressione degli artisti e determinando anche il passaggio
a funzioni diverse dell’arte cambiandone le modalità di fruizione. Ed è proprio così che nelle opere di Lina
Condes si libera un’immagine, un simbolo, un frame attraverso quella combinazione di tecnologie che
permettono un viaggio verso scoperte importanti. Il messaggio diventa comprensibile attraverso il nuovo
mezzo espressivo che ne indaga il significato e lo riporta su un piano di comprensione “altro” dove
l’architettura entra in gioco proprio per la sua necessaria percorrenza al suo esterno e al suo interno.
Essendo il linguaggio dell’architettura basato sulla forma e sulla composizione, sulla scelta degli elementi e
sull’articolazione degli spazi, tale incursione nell’opera di Lina Condes diviene un ponte tra la creatività e la
ricerca tecnologica.
In occasione di questo nuovo progetto a Venezia, Lina Condes espone “Sphinx”, una iSculpture
emblematica, interattiva, fusione iconografica di un occhio attivato su un corpo stilizzato. Ed è proprio il
simbolo dell’occhio che, riportandoci in quel territorio legato a miti antichi, evoca nella sua accezione
positiva la luce, la conoscenza, l’espressione e la forza spirituale.
L’occhio come interfaccia tra il mondo esterno e quello interno. Qui sensore unico in grado di percepire il
mondo e le sue contraddizioni, elemento disturbante. L’occhio come organismo vivente che in sé riunisce e
palesa, somatizzandole, le contraddizioni dell’esistenza e che si fa veicolo di pulsioni e sentimenti.
Un occhio indagatore, che riesce ad osservare e scrutare oltre i limiti dell’umano; un occhio primordiale,
che ha consapevolezza oltre il tempo. Un occhio che guarda e viene guardato, che racconta allo spettatore e
nel quale lo spettatore si riflette; un occhio che racchiude nel fondo dell’iride i colori e le sfumature
dell’umanità, di oggi e di ieri, e custodisce il futuro nella sua attesa.
La conoscenza dunque è il fulcro di Extraterrestrial Odyssey che dalla ricerca personale di Lina Condes si
tende allo spettatore: qui il fenomeno artistico diventa utile viatico verso la migliore e più esaustiva
conoscenza di sé.
E la conoscenza cos’è se non la meta del viaggio, la tensione continua verso l’ignoto, il non conosciuto o il
non conoscibile? Se dunque da principio la conoscenza è il fine ultimo, ciò che spinge all’azione, poi è nel
compiersi dell’azione che la conoscenza coincide con l’azione stessa; è nel dispiegarsi della ricerca che la
conoscenza trova se stessa. Ogni scenario, luogo, tempo ed essere vivente che ciascun Ulisse incrocia nelle
tappe del suo cammino sono fonte di conoscenza. E così la mostra di Lina Condes arriva a raccontare
l’Odissea di un viaggiatore ignoto, non identificabile se non nell’Ulisse per antonomasia, che cerca una
verità o le verità al di fuori dei limiti del mondo conosciuto, oltre le colonne d’Ercole del nostro pianeta,
nella dimensione di universo onnicomprensivo, extraterrestre, un’Odissea nello spazio. Qui ogni desiderio
umano di apprendere la Verità si concentra simbolicamente nella figura della misteriosa “Sphinx”, il
“monolite” di Lina Condes. A prima vista oggetto estetico, in quanto ci chiederebbe di stravolgere i vincoli
delle nostre categorie di pensiero, “Sphinx” permetterà poi finalmente di ripensare tali categorie di fronte
alla meraviglia dell’inesprimibile, di abbandonarci allo stupore dell’ignoto che attraverso l’opera d’arte si
pone come simbolo di una dimensione divina. Se ammettiamo questo, dobbiamo anche concludere che
l’uomo, finché vivente, difficilmente raggiungerà una sapienza perfetta del mistero che lo circonda. Fu
Heidegger a intravedere nel fenomeno estetico l’abilità dell’Assoluto di celarsi e insieme svelarsi nella
sapienza completa del mistero. Una vera e propria odissea della conoscenza aspetta dunque che l’uomo che
si appresti a ricercare la Verità.
Etica ed estetica dunque anche perché al centro dell’arte di Lina Condes è sempre presente la tensione
verso il mondo naturale, primigenio, che troppo spesso l’uomo si lascia alle spalle, calpesta, vilipende. Ed
allora Lina Condes guarda dentro l’Uomo, la Natura: particelle, atomi, infiniti frammenti della materia
tecnologicamente indagata, che vengono fusi per dar forma alla creazione. Ed è così che tutti gli elementi
nel loro farsi si incontrano, si fondono in un abbraccio cosmico che è rispetto reciproco e anelito verso una
dimensione in cui l’aspetto razionale ed emotivo, spirituale, si possano fondere.
Durante l’inaugurazione sarà presentata un’azione artistica a tutela e salvaguardia dell’ambiente con
la partecipazione di Daniel Lismore.
----
Lina Condes è nata a Cherkassy, Ucraina nel 1988. Vive e lavora tra Kiev e Miami. Si è laureata in Design
presso la Design Kyiv National University of Technologies and Design. Ha realizzato progetti artistici e di
design presso l’Ukrainian Art Week (Kiev), MAGMART Film Festival (Napoli), il Berlin Fashion Film
Festival e OPEN, Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni. Ha tenuto mostre personali
presso M17 Contemporary Art Centre (Kiev), SV Gallery (Beirut), Avant Gallery (Miami) in occasione
dell’edizione del 2016 SCOPE Art Fair.
12
maggio 2017
Lina Condes – Extraterrestrial Odyssey
Dal 12 maggio al 26 novembre 2017
arte contemporanea
Location
CONSERVATORIO DI MUSICA BENEDETTO MARCELLO
Venezia, San Marco, 2810, (Venezia)
Venezia, San Marco, 2810, (Venezia)
Orario di apertura
10.00 – 18.00 – Chiuso la domenica
Vernissage
12 Maggio 2017, ore 18
Autore
Curatore