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L’incanto del paesaggio. Fotografia Realtà Immaginazione
La mostra accosta le opere di fotografi che operano in modo tradizionale riprendendo cioè quanto inquadrano nei loro obiettivi e quelle di quanti questa realtà la fanno emergere dalla loro fantasia tecnologica.
Comunicato stampa
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Il tema del paesaggio è particolarmente ricorrente nella storia della fotografia. Fin dalle origini,infatti, gli esponenti di questa nuova arte cominciarono a misurarsi con gli stessi soggetti cari alla pittura ottenendo subito risultati che affascinarono osservatori e collezionisti. Uno degli argomenti più dibattuti divenne così quello di chiedersi se i fotografi dovevano riprendere la realtà nel modo più oggettivo possibile o se era loro lecito forzare un po’ la mano per interpretarla e far emergere così una visione fortemente soggettiva.
In tempi più recenti questa contrapposizione non ha più avuto senso e, per documentare i profondi cambiamenti che hanno caratterizzato il paesaggio contemporaneo soprattutto dell’età postindustriale, pubbliche istituzioni come la francese Datar e singole aziende illuminate hanno quasi sempre preferito le immagini autoriali facendo emergere la personalità di grandi
fotografi.
Oggi le cose sono ulteriormente cambiate perché il mondo della fotografia è stato attraversato da una vera e propria rivoluzione che non ha solo introdotto profonde novità tecniche ma ha anche autorizzato una nuova visione del mondo. Il digitale, infatti, permette di costruire letteralmente realtà inesistenti che però diventano probabili perché appositamente immaginate
come tali. Quello che è successo alla letteratura quando ha conosciuto la fantascienza è ora successo alla fotografia che oggi possiede gli strumenti per creare mondi che possiedono una estetica parallela a quella a noi nota ma dotata di una grande attendibilità.
E’ proprio partendo da questo scenario contemporaneo che si è pensato di costruire una mostra dal titolo “L’incanto del paesaggio – Fotografia Realtà Immaginazione” dove vengono accostate le opere di fotografi che operano in modo tradizionale riprendendo cioè quanto inquadrano nei loro obiettivi e quelle di quanti questa realtà la fanno emergere dalla loro fantasia tecnologica. Ovviamente nessuna indicazione distinguerà le une dalle altre lasciando al visitatore quel sottile senso di spaesamento che gli farà dubitare della sua stessa percezione. I giovani che in genere apprezzano il digitale si chiederanno se quanto vedono non sia per caso il frutto di un’attenzione particolare capace di svelare aspetti della realtà talvolta molto difficili da cogliere, gli oppositori del nuovo non saranno così certi di essere di fronte all’amata
fotografia tradizionale analogica scoprendo che fra questa e quella digitale i confini sono spesso molto labili e tutt’altro che facili da individuare. Il risultato sarà la ricerca di un confronto estetico e filosofico di grande impatto emozionale.
Gli otto autori considerati sono:
Luciano Bobba: tutte le sue fotografie a colori sono frutto di sovrapposizioni di due immagini accuratamente studiate in ripresa o in fase di stampa per ottenere una terza immagine che funziona da sintesi.
Franco Donaggio: il suo mondo non esiste nella realtà perché le prospettive, le ardite costruzioni monumentali, i labirinti in cui si aggirano minuscoli uomini sono il frutto dei sogni,
degli incubi, delle aspettative dell’uomo moderno.
Carlo Importuna: la sua attenzione si rivolge unicamente all’individuo in quanto essere che,
mai vinto o appagato, si manifesta come groviglio di sentimenti: le sue composizioni
inseriscono l’uomo nel paesaggio naturale e urbano creando uno stato di tensione emeotiva
che lega l’osservatore all’immagine.
Sergio Maritato: il fotografo abruzzese presenta un’accurata e rigorosa indagine in
bianconero sulle rovine della sua città, L’Aquila, dopo il terremoto. Le sue fotografie hanno il
fascino inquietante di una scenografia.
Tono Mucchi: dalla sua lunga esperienza di fotografo è arrivato alla fotografia digitale con una
forte consapevolezza estetica. La sua Milano è deserta, le case dei quartieri hanno porte e
finestre prive di aperture e sigillate dai muri oppure, nel caso opposto, sembrano scenari
teatrali che si aprono su paesaggi improbabili fatti di cieli, mare, colline.
Vladimir Sutiaghin: è un fotografo bielorusso che indaga sulla sua terra realizzando
fotografie in bianconero particolarmente poetiche caratterizzate da un viraggio seppia che le fa
sembrare antiche mentre sono contemporanee.
Gian Paolo Tomasi: grande sperimentatore digitale, crea paesaggi irreali che partono da
frammenti di realtà che poi assembla fino ad ottenere risultati spiazzanti e fortemente ironici.
Luigi Vegini: usa la pellicola polaroid per creare paesaggi di una grande delicatezza dove
prevalgono gli aspetti naturali e un’ambientazione che ricorda la vita di campagna.
In tempi più recenti questa contrapposizione non ha più avuto senso e, per documentare i profondi cambiamenti che hanno caratterizzato il paesaggio contemporaneo soprattutto dell’età postindustriale, pubbliche istituzioni come la francese Datar e singole aziende illuminate hanno quasi sempre preferito le immagini autoriali facendo emergere la personalità di grandi
fotografi.
Oggi le cose sono ulteriormente cambiate perché il mondo della fotografia è stato attraversato da una vera e propria rivoluzione che non ha solo introdotto profonde novità tecniche ma ha anche autorizzato una nuova visione del mondo. Il digitale, infatti, permette di costruire letteralmente realtà inesistenti che però diventano probabili perché appositamente immaginate
come tali. Quello che è successo alla letteratura quando ha conosciuto la fantascienza è ora successo alla fotografia che oggi possiede gli strumenti per creare mondi che possiedono una estetica parallela a quella a noi nota ma dotata di una grande attendibilità.
E’ proprio partendo da questo scenario contemporaneo che si è pensato di costruire una mostra dal titolo “L’incanto del paesaggio – Fotografia Realtà Immaginazione” dove vengono accostate le opere di fotografi che operano in modo tradizionale riprendendo cioè quanto inquadrano nei loro obiettivi e quelle di quanti questa realtà la fanno emergere dalla loro fantasia tecnologica. Ovviamente nessuna indicazione distinguerà le une dalle altre lasciando al visitatore quel sottile senso di spaesamento che gli farà dubitare della sua stessa percezione. I giovani che in genere apprezzano il digitale si chiederanno se quanto vedono non sia per caso il frutto di un’attenzione particolare capace di svelare aspetti della realtà talvolta molto difficili da cogliere, gli oppositori del nuovo non saranno così certi di essere di fronte all’amata
fotografia tradizionale analogica scoprendo che fra questa e quella digitale i confini sono spesso molto labili e tutt’altro che facili da individuare. Il risultato sarà la ricerca di un confronto estetico e filosofico di grande impatto emozionale.
Gli otto autori considerati sono:
Luciano Bobba: tutte le sue fotografie a colori sono frutto di sovrapposizioni di due immagini accuratamente studiate in ripresa o in fase di stampa per ottenere una terza immagine che funziona da sintesi.
Franco Donaggio: il suo mondo non esiste nella realtà perché le prospettive, le ardite costruzioni monumentali, i labirinti in cui si aggirano minuscoli uomini sono il frutto dei sogni,
degli incubi, delle aspettative dell’uomo moderno.
Carlo Importuna: la sua attenzione si rivolge unicamente all’individuo in quanto essere che,
mai vinto o appagato, si manifesta come groviglio di sentimenti: le sue composizioni
inseriscono l’uomo nel paesaggio naturale e urbano creando uno stato di tensione emeotiva
che lega l’osservatore all’immagine.
Sergio Maritato: il fotografo abruzzese presenta un’accurata e rigorosa indagine in
bianconero sulle rovine della sua città, L’Aquila, dopo il terremoto. Le sue fotografie hanno il
fascino inquietante di una scenografia.
Tono Mucchi: dalla sua lunga esperienza di fotografo è arrivato alla fotografia digitale con una
forte consapevolezza estetica. La sua Milano è deserta, le case dei quartieri hanno porte e
finestre prive di aperture e sigillate dai muri oppure, nel caso opposto, sembrano scenari
teatrali che si aprono su paesaggi improbabili fatti di cieli, mare, colline.
Vladimir Sutiaghin: è un fotografo bielorusso che indaga sulla sua terra realizzando
fotografie in bianconero particolarmente poetiche caratterizzate da un viraggio seppia che le fa
sembrare antiche mentre sono contemporanee.
Gian Paolo Tomasi: grande sperimentatore digitale, crea paesaggi irreali che partono da
frammenti di realtà che poi assembla fino ad ottenere risultati spiazzanti e fortemente ironici.
Luigi Vegini: usa la pellicola polaroid per creare paesaggi di una grande delicatezza dove
prevalgono gli aspetti naturali e un’ambientazione che ricorda la vita di campagna.
06
febbraio 2010
L’incanto del paesaggio. Fotografia Realtà Immaginazione
Dal 06 al 28 febbraio 2010
fotografia
Location
ELLENI GALLERIA D’ARTE
Bergamo, Via Broseta, 41, (Bergamo)
Bergamo, Via Broseta, 41, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
6 Febbraio 2010, ore 18
Autore
Curatore