Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Linda De Nobili – Narrazioni di quotidiane appartenenze
Negli scatti dell’artista c’è la grazia e la dolcezza di una donna che, fra ricordi del tempo perduto e le esperienze condivise con altre della sua età, sogna il teatro. Vive nella teatralità della vita il piacere di essere qui e ora umanità che respira, che parla e guarda negli occhi di chi ha occhi per vedere
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LA NECESSITA’ DI GUARDARE NEGLI OCCHI DI UN’ANZIANA SIGNORA
Non potrebbe essere diversamente: tutte le arti riflettono il proprio tempo. Così la gran parte della fotografia contemporanea vive nell’immenso vuoto che abita la nostra società. Il vuoto generato dalla morte dell’altro. Vale a dire dalla perdita del valore del prossimo: del vicino considerato come assolutamente simile e fondamentale. L’altro sembra ormai condannato ad essere soltanto un mezzo. Nella visione merceologica del nostro tempo, chiunque dal quale non si può prendere qualcosa non vale nulla. È già morto. Più morti di tutti sono gli anziani e i sofferenti: gli handicappati, i malati, i poveri che non hanno il dono della gioventù e della bellezza. Il più grande mito del nostro tempo è quello della giovinezza, o meglio della giovinezza vissuta come ostentazione e, al tempo stesso, come noncuranza del resto. In ciò c’è un’idea dell’essere giovani assolutamente diversa da quella che ebbero i popoli dell’antichità e delle culture da poco tramontate. In essa c’è la totale rimozione del fatto che l’anzianità è, per natura, un punto obbligato, e del fatto altrettanto inequivocabile che nella mente di ogni anziano c’è la propria giovinezza che fa tutti i giorni i conti con l’inevitabilità della scomparsa.
Dei molti lavori fotografici che ho visto negli ultimi tempi, questo di Linda de’Nobili mi sembra uno dei pochi che si collocano fuori dal grande vuoto quotidiano e lontano dalla morte ammantata di giovinezza. In esso, c’è la grazia e la dolcezza di una donna che, fra ricordi del tempo perduto e le esperienze condivise con altre della sua età, sogna il teatro. Vive nella teatralità della vita il piacere di essere qui e ora umanità che respira, che parla e guarda negli occhi di chi ha occhi per vedere.
Diego Mormorio
Narrazioni di quotidiane appartenenze
di Linda De Nobili
La mostra prevede un percorso di 22 foto che narra i luoghi quotidiani di una signora di 90 anni, Cleopatra, che frequenta il centro diurno per anziani fragili gestito dalla coopertiva sociale “Nuova socialità”.
Alle foto che raccontano la normalità del vivere quotidiano nelle solitudini di questa donna tra le sue quattro mura domestiche, piene di ricordi in bianco e nero si alternano quelle dei suoi altri contesti di appartenenza: la vita al centro tra pulmino, pranzo e attività di gruppo condivise con gli altri anziani e il laboratorio teatrale al quale partecipa insieme a bambini, attrici, giovani stranieri e persone diversamente abili.
Le appartenenze svelate dalle foto vanno oltre il quotidiano e si mescolano ai “ritorni a casa del cuore” in cui Cleo costruisce relazioni familiari intense e intime con le persone che frequenta, che le “appartengono” al di là di ogni legame come le operatrici del centro o i ragazzi disabili che partecipano al laboratorio teatrale.
Scampoli di vita riemergono dal suo quotidiano, come il desiderio coltivato sin da giovane di fare l’attrice, che si concretizza ora alla fine del laboratorio teatrale, coronando sul palcoscenico dell’ Ambra Jovinelli il sogno di una vita. Nessuno può ormai dirle, come accadeva quando era giovane, che il teatro “non è cosa da signorine per bene”.
Dal punto di vista stilistico la scelta di utilizzare come ottica esclusivamente il grandangolo, anche per i primi piani, è dettata dal desiderio di creare uno “sguardo penetrante” che entri dentro al personaggio da raccontare per coglierne gli aspetti più intimi, l’essenza. Il grandangolo perde così il significato narrativo dei contesti e permette la cifra stilistica intima del dialogo interiore cuore a cuore tra fotografo e persona fotografata.
Non potrebbe essere diversamente: tutte le arti riflettono il proprio tempo. Così la gran parte della fotografia contemporanea vive nell’immenso vuoto che abita la nostra società. Il vuoto generato dalla morte dell’altro. Vale a dire dalla perdita del valore del prossimo: del vicino considerato come assolutamente simile e fondamentale. L’altro sembra ormai condannato ad essere soltanto un mezzo. Nella visione merceologica del nostro tempo, chiunque dal quale non si può prendere qualcosa non vale nulla. È già morto. Più morti di tutti sono gli anziani e i sofferenti: gli handicappati, i malati, i poveri che non hanno il dono della gioventù e della bellezza. Il più grande mito del nostro tempo è quello della giovinezza, o meglio della giovinezza vissuta come ostentazione e, al tempo stesso, come noncuranza del resto. In ciò c’è un’idea dell’essere giovani assolutamente diversa da quella che ebbero i popoli dell’antichità e delle culture da poco tramontate. In essa c’è la totale rimozione del fatto che l’anzianità è, per natura, un punto obbligato, e del fatto altrettanto inequivocabile che nella mente di ogni anziano c’è la propria giovinezza che fa tutti i giorni i conti con l’inevitabilità della scomparsa.
Dei molti lavori fotografici che ho visto negli ultimi tempi, questo di Linda de’Nobili mi sembra uno dei pochi che si collocano fuori dal grande vuoto quotidiano e lontano dalla morte ammantata di giovinezza. In esso, c’è la grazia e la dolcezza di una donna che, fra ricordi del tempo perduto e le esperienze condivise con altre della sua età, sogna il teatro. Vive nella teatralità della vita il piacere di essere qui e ora umanità che respira, che parla e guarda negli occhi di chi ha occhi per vedere.
Diego Mormorio
Narrazioni di quotidiane appartenenze
di Linda De Nobili
La mostra prevede un percorso di 22 foto che narra i luoghi quotidiani di una signora di 90 anni, Cleopatra, che frequenta il centro diurno per anziani fragili gestito dalla coopertiva sociale “Nuova socialità”.
Alle foto che raccontano la normalità del vivere quotidiano nelle solitudini di questa donna tra le sue quattro mura domestiche, piene di ricordi in bianco e nero si alternano quelle dei suoi altri contesti di appartenenza: la vita al centro tra pulmino, pranzo e attività di gruppo condivise con gli altri anziani e il laboratorio teatrale al quale partecipa insieme a bambini, attrici, giovani stranieri e persone diversamente abili.
Le appartenenze svelate dalle foto vanno oltre il quotidiano e si mescolano ai “ritorni a casa del cuore” in cui Cleo costruisce relazioni familiari intense e intime con le persone che frequenta, che le “appartengono” al di là di ogni legame come le operatrici del centro o i ragazzi disabili che partecipano al laboratorio teatrale.
Scampoli di vita riemergono dal suo quotidiano, come il desiderio coltivato sin da giovane di fare l’attrice, che si concretizza ora alla fine del laboratorio teatrale, coronando sul palcoscenico dell’ Ambra Jovinelli il sogno di una vita. Nessuno può ormai dirle, come accadeva quando era giovane, che il teatro “non è cosa da signorine per bene”.
Dal punto di vista stilistico la scelta di utilizzare come ottica esclusivamente il grandangolo, anche per i primi piani, è dettata dal desiderio di creare uno “sguardo penetrante” che entri dentro al personaggio da raccontare per coglierne gli aspetti più intimi, l’essenza. Il grandangolo perde così il significato narrativo dei contesti e permette la cifra stilistica intima del dialogo interiore cuore a cuore tra fotografo e persona fotografata.
14
giugno 2008
Linda De Nobili – Narrazioni di quotidiane appartenenze
Dal 14 al 23 giugno 2008
fotografia
Location
LIBRERIA BIBLI
Roma, Via Dei Fienaroli, 28, (Roma)
Roma, Via Dei Fienaroli, 28, (Roma)
Vernissage
14 Giugno 2008, ore 11
Sito web
www.csfadams.it
Autore