La pittura di Linda Fontanelli (1978, vive a Firenze) tratta di archetipi, e dunque, di forme originarie, nel senso junghiano del termine. Laureata all’Accademia di belle Arti di Firenze la sua è una formazione eterogenea influenzata da una varietà di esperienze nei settori di arte, grafica, moda e architettura. Seppur ispirata dalla tradizione artistica tedesca, con particolare attenzione e predilezione per l’opera grafica della Kate Kollwitz, la Secessione Viennese, Gustav Klimt ed Egon Schiele nei lavoro di Linda non c’è la ripresa di nessun stile preciso e riconoscibile. Le molteplici esperienze personali collocano il suo lavoro all’interno di una fitta rete di contaminazioni che variano dal teatro, dal quale Linda riprende purezza ed eloquenza del gesto, fino alla psicoanalisi junghiana che accresce di ulteriore umanità i soggetti ripresi. Nei suoi quadri vediamo la nudità del corpo femminile e del femminino, una dimensione al di fuori dello scorrere consueto del tempo cronologico, della ciclicità della Storia, in un continuum che si rivolge direttamente alla psiche e all’inconscio dello spettatore. Figura idealizzata, fonte di vita, ninfa, fata, dama celeste, energia, anima; tante sono le suggestioni che originano da tale soggetto. Paiono sovente degli autoritratti, ma in realtà, queste figure femminili alludono ai temi, sottilmente inquietanti del Doppio, dello Specchio, e dell’Ombra dalle fattezze umane. Altro tema ricorrente, fiori e mondo vegetale in genere. La rappresentazione di figure femminili come fiori, frutti, foglie rivela una visione organica nella quale l’artista cerca di rendere manifesti i flussi di energia nascosti nel corpo umano; forze invisibili che riconnettono l’essere umano con la natura, il cosmo e la materia stessa in un tutto armonico e inscindibile. Figure assorte, meditative, introspettive, dai moti centripeti, trattenute, tese si stagliano su fondi tenui o monocromi quasi a rappresentare universi infiniti, assoluti, privi di coordinate spaziotemporali.