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L’infinito dentro lo sguardo. Una collezione permanente
collettiva
Comunicato stampa
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Il restauro del Palazzo della Ragione permetterà a breve alla Galleria d’Arte Moderna di allestire le sue ormai tradizionali grandi mostre negli spazi del prestigioso edificio storico e di esporre nelle proprie sale in modo permanente le opere della Collezione.
Ed è questo il patrimonio artistico che viene presentato al pubblico a partire dal 25 marzo. Da Francesco Hayez a Cindy Sherman, da Guido Trentini a Vanessa Beecroft, da Felice Casorati a Giulio Paolini, le opere di artisti ormai consolidati nella storia dialogano con le realtà culturali in atto. Le quattro sezioni in cui si articola la rassegna – spazio, oggetto, volto e corpo - propongono un itinerario, un modo attuale e problematico di riflettere sull’arte degli ultimi due secoli, sulle continuità e discontinuità che costituiscono il terreno scosceso ed emozionante su cui si è mossa.
La “figura” centrale sottesa al percorso espositivo è la consapevolezza dell’uomo contemporaneo di accettare la sfida della sua epoca: di muoversi cioè in quello spazio e in quel tempo infiniti che si nascondono dietro lo sguardo con cui il mondo e i suoi misteri si presentano all’esperienza dell’amore e del tormento, della vita e della morte, dell’ansia e della speranza.
Palazzo Forti ha di fatto contribuito, di mostra in mostra, ad un rinnovamento degli schemi attraverso cui considerare la Storia dell’Arte, anticipando le esperienze culturali di altre sedi europee tra le più attive e prestigiose, dalla Tate di Londra al Centre Pompidou di Parigi. Si è trattato insomma di non dare per scontata la griglia storica delle poetiche e delle tendenze incline ad incasellare in tante scatole chiuse ciò che la creatività contemporanea andava artisticamente esprimendo.
Mostre come “Da Magritte a Magritte” del 1991, “Da Duchamp a Warhol / Dadaismo Dadaismi” del 1997, “La Creazione Ansiosa. Da Picasso a Bacon” del 2003 hanno nel tempo avviato un processo di nuove riflessioni e un aggiornamento storico e metodologico che per forza di cose dovevano coinvolgere il modo stesso di concepire il significato e i metodi di lettura di una collezione.
Il tumulto della ragione, i nuovi confini aperti dalle teorie e dagli studi freudiani, l’emergere della realtà del subconscio hanno di fatto allargato i confini della coscienza umana e dei parametri attraverso cui filtrare la conoscenza dei fenomeni che hanno caratterizzato la storia. L’approccio ideologico alla storia dell’arte, che ha dominato fino a ieri attraverso la distinzione in tendenze, in poetiche, in avanguardie, ritorni all’ordine e neo-avanguardie, mostra ormai i limiti di una classificazione spesso prefabbricata e scarsamente attinente al brivido creativo che promuove l’epifania dell’arte.
Appaiono perciò ancora trascurate le motivazioni interiori e le pulsioni profonde che sospingono l’artista verso l’esperienza espressiva: motivazioni che affondano nell’esperienza ancestrale, negli archetipi che ne costituiscono la radice emotiva e che sono assolutamente trasversali alle tendenze e alle poetiche come tali catalogate.
L’arte attraversa e oltrepassa la storia, come al di là della storia si collocano gli enigmi dell’animo.
Le opere da tempo in collezione e le più recenti acquisizioni catturano il visitatore in un emozionante “viaggio” permettendogli di entrare in contatto con il tempo della creatività, che disattende ed incrocia quello reale, attingendo dal passato e forzando i limiti del presente..
Ed è questo il patrimonio artistico che viene presentato al pubblico a partire dal 25 marzo. Da Francesco Hayez a Cindy Sherman, da Guido Trentini a Vanessa Beecroft, da Felice Casorati a Giulio Paolini, le opere di artisti ormai consolidati nella storia dialogano con le realtà culturali in atto. Le quattro sezioni in cui si articola la rassegna – spazio, oggetto, volto e corpo - propongono un itinerario, un modo attuale e problematico di riflettere sull’arte degli ultimi due secoli, sulle continuità e discontinuità che costituiscono il terreno scosceso ed emozionante su cui si è mossa.
La “figura” centrale sottesa al percorso espositivo è la consapevolezza dell’uomo contemporaneo di accettare la sfida della sua epoca: di muoversi cioè in quello spazio e in quel tempo infiniti che si nascondono dietro lo sguardo con cui il mondo e i suoi misteri si presentano all’esperienza dell’amore e del tormento, della vita e della morte, dell’ansia e della speranza.
Palazzo Forti ha di fatto contribuito, di mostra in mostra, ad un rinnovamento degli schemi attraverso cui considerare la Storia dell’Arte, anticipando le esperienze culturali di altre sedi europee tra le più attive e prestigiose, dalla Tate di Londra al Centre Pompidou di Parigi. Si è trattato insomma di non dare per scontata la griglia storica delle poetiche e delle tendenze incline ad incasellare in tante scatole chiuse ciò che la creatività contemporanea andava artisticamente esprimendo.
Mostre come “Da Magritte a Magritte” del 1991, “Da Duchamp a Warhol / Dadaismo Dadaismi” del 1997, “La Creazione Ansiosa. Da Picasso a Bacon” del 2003 hanno nel tempo avviato un processo di nuove riflessioni e un aggiornamento storico e metodologico che per forza di cose dovevano coinvolgere il modo stesso di concepire il significato e i metodi di lettura di una collezione.
Il tumulto della ragione, i nuovi confini aperti dalle teorie e dagli studi freudiani, l’emergere della realtà del subconscio hanno di fatto allargato i confini della coscienza umana e dei parametri attraverso cui filtrare la conoscenza dei fenomeni che hanno caratterizzato la storia. L’approccio ideologico alla storia dell’arte, che ha dominato fino a ieri attraverso la distinzione in tendenze, in poetiche, in avanguardie, ritorni all’ordine e neo-avanguardie, mostra ormai i limiti di una classificazione spesso prefabbricata e scarsamente attinente al brivido creativo che promuove l’epifania dell’arte.
Appaiono perciò ancora trascurate le motivazioni interiori e le pulsioni profonde che sospingono l’artista verso l’esperienza espressiva: motivazioni che affondano nell’esperienza ancestrale, negli archetipi che ne costituiscono la radice emotiva e che sono assolutamente trasversali alle tendenze e alle poetiche come tali catalogate.
L’arte attraversa e oltrepassa la storia, come al di là della storia si collocano gli enigmi dell’animo.
Le opere da tempo in collezione e le più recenti acquisizioni catturano il visitatore in un emozionante “viaggio” permettendogli di entrare in contatto con il tempo della creatività, che disattende ed incrocia quello reale, attingendo dal passato e forzando i limiti del presente..
24
marzo 2006
L’infinito dentro lo sguardo. Una collezione permanente
24 marzo 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA ACHILLE FORTI
Verona, Cortile Del Mercato Vecchio, (Verona)
Verona, Cortile Del Mercato Vecchio, (Verona)
Biglietti
intero: 5 euro
ridotto: 4 euro
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 9:00-19:00
sabato e domenica ore 10.30-19.00
(chiusura biglietteria ore 18:00)
chiuso il lunedì, Natale e il 1 gennaio
Vernissage
24 Marzo 2006, ore 18
Autore
Curatore