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Lino Strangis – Segnali dal pianeta Terra
Per questa occasione l’artista sviluppa fino alle estreme conseguenze la poetica alla base di Segnali Viandanti riguardante l’opera d’arte nomade, senza fissa dimora, in cerca di asilo.
Comunicato stampa
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Giovedì 22 Maggio si inaugura presso il Gottardo occupato (Viale Gottardo n°177) il primo degli eventi speciali legati al work in progress di Lino Strangis dal titolo Segnali Viandanti/Video Art Mini-Store.
Per questa occasione l’artista sviluppa fino alle estreme conseguenze la poetica alla base di Segnali Viandanti riguardante l’opera d’arte nomade, senza fissa dimora, in cerca di asilo. Lo fa con un’installazione audiovisiva in site specific composta di più parti e preparata partecipando personalmente all’occupazione e trasferendo all’interno dell’ex commissariato del IV Municipio (ora occupazione abitativa) i suoi effetti personali ed il suo piccolo studio multimediale. Così l’aderire stesso dell’artista all’occupazione, trovandosi egli tra l’altro realmente in condizione di emergenza abitativa, viene a far parte dell’opera stessa, della sua genesi e del suo senso.
Nucleo centrale è l’installazione audiovisiva dal provocatorio titolo La voce degli inascoltabili, per realizzare la quale Strangis ha intervistato alcuni degli occupanti, tra cui egli stesso, riguardo la loro storia, la loro condizione, le loro speranze e paure, le motivazioni della loro lotta, le loro riflessioni circa la miopia di istituzioni e opinione pubblica rispetto alla loro situazione. Successivamente, con l’ausilio di una serie di software di video editing l’artista fa apparire queste persone fisiche come smaterializzate, svanenti, simili a fantasmi, tendenti all’invisibilità ma per lunghi tratti unite in un corpo collettivo che lotta per l’esistenza, resiste alla cancellazione. Il sonoro è invece una complessa sovrapposizione delle voci degli occupanti, registrate volutamente in esterna e perciò disturbate dai suoni della città: italiano, spagnolo, arabo e Quechua si fondono in un brusio in cui le appassionate parole dei protagonisti, le loro richieste di basilari diritti e giustizia sociale si disperdono inesaudite, come dette in lingua aliena, incomprensibile ed inascoltabile pur provenendo dal cuore pulsante del pianeta Terra. “Era mio particolare interesse creare una metafora audiovisiva di ciò che a mio avviso resta di questa realtà dopo che è passata dai filtri del nostro sistema d’informazione: la percezione, strumentalmente alterata, che questo di essa diffonde, la quale influenza negativamente l’opinione pubblica, creando un’ipocrita distanza di linguaggi e lasciando così alle istituzioni la possibilità di mantenere arginata la questione. Tanto che, a giudicare dal modo in cui si crede di risolvere il problema, sembra proprio che si sia ben lontani da un’adeguata comprensione delle motivazioni profonde e quindi da una giusta soluzione… Oggi il dilagante problema della casa si richiama sempre più da vicino ad i guasti strutturali del nostro sistema paese eppure ancora una certa parte della nostra società tenta, con conclamata demagogia, di marginalizzare le occupazioni, cercando di farle passare come una sorta di fenomeno lunare travisandone situazioni e dinamiche reali, le quali restano fondamentalmente incomprese e a volte perfino vessate, come inascoltabili, non legittimabili… Come se la lotta per i diritti appartenesse a qualche altra remota galassia! Certi interessi forti spingono perché determinati linguaggi restino di nicchia, che non giungano nella loro purezza all’opinione pubblica, in quanto sanno bene che se la voce dei diritti conquistasse le masse le conseguenze sarebbero fin troppo destabilizzanti per il sistema di potere che intendono mantenere”.
Ma l’opera, diffusa nello spazio architettonico del palazzo, sarà composta, oltre che dalla installazione audiovisiva centrale sopra descritta, da una postazione audio in cui le parole degli intervistati saranno invece normalmente comprensibili ad indicare che comunque, se si ha una sincera volontà d’ascolto, in fondo “non è poi così difficile ascoltare e comprendere”.
Si tratta quindi di un’opera/azione/evento in cui, pur non cedendo in alcun modo alla mera narratività, il vissuto dell’autore e la quanto mai odierna questione sociale vanno a confluire in una metafora potente e rigorosa in cui ognuna delle scelte formali è portatrice di una precisa stratificazione di senso: “di primo acchito i contenuti appaiono nascosti, si può dire che si manifestino proprio nel loro apparire come assenza, ma una volta trovata la chiave di lettura, ogni elemento di questo fenomeno audiovisivo chiarisce il suo senso lasciando comunque aperte le vie di significato e disponendosi così ad accogliere interpretazioni e riflessioni del fruitore”.
L’evento è realizzato dall’associazione le momo electronique con il patrocinio del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma) diretto da Simonetta Lux e coordinato da Domenico Scudero.
Per questa occasione l’artista sviluppa fino alle estreme conseguenze la poetica alla base di Segnali Viandanti riguardante l’opera d’arte nomade, senza fissa dimora, in cerca di asilo. Lo fa con un’installazione audiovisiva in site specific composta di più parti e preparata partecipando personalmente all’occupazione e trasferendo all’interno dell’ex commissariato del IV Municipio (ora occupazione abitativa) i suoi effetti personali ed il suo piccolo studio multimediale. Così l’aderire stesso dell’artista all’occupazione, trovandosi egli tra l’altro realmente in condizione di emergenza abitativa, viene a far parte dell’opera stessa, della sua genesi e del suo senso.
Nucleo centrale è l’installazione audiovisiva dal provocatorio titolo La voce degli inascoltabili, per realizzare la quale Strangis ha intervistato alcuni degli occupanti, tra cui egli stesso, riguardo la loro storia, la loro condizione, le loro speranze e paure, le motivazioni della loro lotta, le loro riflessioni circa la miopia di istituzioni e opinione pubblica rispetto alla loro situazione. Successivamente, con l’ausilio di una serie di software di video editing l’artista fa apparire queste persone fisiche come smaterializzate, svanenti, simili a fantasmi, tendenti all’invisibilità ma per lunghi tratti unite in un corpo collettivo che lotta per l’esistenza, resiste alla cancellazione. Il sonoro è invece una complessa sovrapposizione delle voci degli occupanti, registrate volutamente in esterna e perciò disturbate dai suoni della città: italiano, spagnolo, arabo e Quechua si fondono in un brusio in cui le appassionate parole dei protagonisti, le loro richieste di basilari diritti e giustizia sociale si disperdono inesaudite, come dette in lingua aliena, incomprensibile ed inascoltabile pur provenendo dal cuore pulsante del pianeta Terra. “Era mio particolare interesse creare una metafora audiovisiva di ciò che a mio avviso resta di questa realtà dopo che è passata dai filtri del nostro sistema d’informazione: la percezione, strumentalmente alterata, che questo di essa diffonde, la quale influenza negativamente l’opinione pubblica, creando un’ipocrita distanza di linguaggi e lasciando così alle istituzioni la possibilità di mantenere arginata la questione. Tanto che, a giudicare dal modo in cui si crede di risolvere il problema, sembra proprio che si sia ben lontani da un’adeguata comprensione delle motivazioni profonde e quindi da una giusta soluzione… Oggi il dilagante problema della casa si richiama sempre più da vicino ad i guasti strutturali del nostro sistema paese eppure ancora una certa parte della nostra società tenta, con conclamata demagogia, di marginalizzare le occupazioni, cercando di farle passare come una sorta di fenomeno lunare travisandone situazioni e dinamiche reali, le quali restano fondamentalmente incomprese e a volte perfino vessate, come inascoltabili, non legittimabili… Come se la lotta per i diritti appartenesse a qualche altra remota galassia! Certi interessi forti spingono perché determinati linguaggi restino di nicchia, che non giungano nella loro purezza all’opinione pubblica, in quanto sanno bene che se la voce dei diritti conquistasse le masse le conseguenze sarebbero fin troppo destabilizzanti per il sistema di potere che intendono mantenere”.
Ma l’opera, diffusa nello spazio architettonico del palazzo, sarà composta, oltre che dalla installazione audiovisiva centrale sopra descritta, da una postazione audio in cui le parole degli intervistati saranno invece normalmente comprensibili ad indicare che comunque, se si ha una sincera volontà d’ascolto, in fondo “non è poi così difficile ascoltare e comprendere”.
Si tratta quindi di un’opera/azione/evento in cui, pur non cedendo in alcun modo alla mera narratività, il vissuto dell’autore e la quanto mai odierna questione sociale vanno a confluire in una metafora potente e rigorosa in cui ognuna delle scelte formali è portatrice di una precisa stratificazione di senso: “di primo acchito i contenuti appaiono nascosti, si può dire che si manifestino proprio nel loro apparire come assenza, ma una volta trovata la chiave di lettura, ogni elemento di questo fenomeno audiovisivo chiarisce il suo senso lasciando comunque aperte le vie di significato e disponendosi così ad accogliere interpretazioni e riflessioni del fruitore”.
L’evento è realizzato dall’associazione le momo electronique con il patrocinio del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma) diretto da Simonetta Lux e coordinato da Domenico Scudero.
22
maggio 2008
Lino Strangis – Segnali dal pianeta Terra
Dal 22 al 25 maggio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA GOTTARDO
Lugano, Viale Stefano Franscini, 12, (Lugano)
Lugano, Viale Stefano Franscini, 12, (Lugano)
Orario di apertura
ore 16.00/20.00
Vernissage
22 Maggio 2008, ore 18
Autore
Curatore