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Lito Kattou – Crystal Tears
T293 ospita Crystal Tears, la prima mostra personale in galleria dell’artista cipriota Lito Kattou, che presenta una nuova serie di sculture. Basandosi su teorie riguardanti punti di vista non antropocentrici, l’artista concentra la propria pratica sull’idea di come la contemporaneità ragioni sul corpo e sulla sua relazione con l’ambiente naturale.
Comunicato stampa
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T293 è lieta di ospitare Crystal Tears, la prima mostra personale in galleria dell’artista cipriota Lito Kattou, che presenta una nuova serie di sculture. Basandosi su teorie riguardanti punti di vista non antropocentrici, l’artista concentra la propria pratica sull’idea di come la contemporaneità ragioni sul corpo e sulla sua relazione con l’ambiente naturale. Concettualmente e visivamente potenti, le sculture, a metà tra figure antropomorfe ed esseri provenienti da un altro mondo, si presentano piatte come corpi costruiti con frammenti di idee ed elementi diversi, strettamente associati alla nostra relazione con il mondo digitale. Siamo costantemente in contatto con schermi digitali, un mondo bidimensionale che in qualche modo convertiamo in uno tridimensionale, e la piattezza di quei corpi è una parte importante della pratica di Kattou poiché mette in discussione i limiti tra scultura, pittura e loro connessioni.
Affascinata dall’idea che il linguaggio sia in continua e silenziosa evoluzione a causa delle condizioni sociali, economiche e storiche, Kattou riconosce in esso una sorta di reperto, e lo include nella sua pratica attraverso font ripresi da internet. Pur essendo scritti in un linguaggio universale come l’inglese, essi sono irriconoscibili e illeggibili, e servono come ricordo di cosa la comunicazione sarebbe potuta essere e soprattutto, di cosa potrebbe diventare.
Ciò che vediamo sulla superficie di alluminio di queste figure è ciò che sta accadendo nei loro mondi nascosti, nella psiche di quegli esseri. Tutte le informazioni che riportano sono relative alle loro abilità, alle loro caratteristiche, alle loro origini. Mentre le sculture si ergono come forme inorganiche, i fiori in contrasto portano il ricordo di qualcosa che probabilmente non c’è più, un souvenir della natura e di come essa stessa si sarebbe potuta trasformare nel tempo. I fiori, raccolti dall’artista in varie località del Mediterraneo, sono sottoposti ad un processo di elettroformatura attraverso il quale uno strato di rame ricopre la materia organica come una pelle metallica. Il procedimento tuttavia non riesce sempre a ricoprire l’intera superficie, ciononostante le parti anatomiche rimanenti suggeriscono l’idea che un totale controllo umano non sarà mai compiuto, avendo la natura ancora la supremazia.
Le sculture presenti in mostra, tutte raffiguranti disegni di paesaggi, animali, insetti, simboli e tracce di linguaggio, portano con se’ un’idea di paesaggio non umano. Questi corpi potrebbero essere visti come tracce archeologiche destinate a generazioni future e rappresentare una comunicazione che si differenzia dalle norme umanistiche riconosciute.
Affascinata dall’idea che il linguaggio sia in continua e silenziosa evoluzione a causa delle condizioni sociali, economiche e storiche, Kattou riconosce in esso una sorta di reperto, e lo include nella sua pratica attraverso font ripresi da internet. Pur essendo scritti in un linguaggio universale come l’inglese, essi sono irriconoscibili e illeggibili, e servono come ricordo di cosa la comunicazione sarebbe potuta essere e soprattutto, di cosa potrebbe diventare.
Ciò che vediamo sulla superficie di alluminio di queste figure è ciò che sta accadendo nei loro mondi nascosti, nella psiche di quegli esseri. Tutte le informazioni che riportano sono relative alle loro abilità, alle loro caratteristiche, alle loro origini. Mentre le sculture si ergono come forme inorganiche, i fiori in contrasto portano il ricordo di qualcosa che probabilmente non c’è più, un souvenir della natura e di come essa stessa si sarebbe potuta trasformare nel tempo. I fiori, raccolti dall’artista in varie località del Mediterraneo, sono sottoposti ad un processo di elettroformatura attraverso il quale uno strato di rame ricopre la materia organica come una pelle metallica. Il procedimento tuttavia non riesce sempre a ricoprire l’intera superficie, ciononostante le parti anatomiche rimanenti suggeriscono l’idea che un totale controllo umano non sarà mai compiuto, avendo la natura ancora la supremazia.
Le sculture presenti in mostra, tutte raffiguranti disegni di paesaggi, animali, insetti, simboli e tracce di linguaggio, portano con se’ un’idea di paesaggio non umano. Questi corpi potrebbero essere visti come tracce archeologiche destinate a generazioni future e rappresentare una comunicazione che si differenzia dalle norme umanistiche riconosciute.
30
ottobre 2019
Lito Kattou – Crystal Tears
Dal 30 ottobre al 30 novembre 2019
arte contemporanea
Location
T293
Roma, Via Ripense, 6, (Roma)
Roma, Via Ripense, 6, (Roma)
Vernissage
30 Ottobre 2019, h 19
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