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Little we see is ours – Scenario primo
In occasione della 15esima edizione di ArtVerona prende vita Little we see is ours – scenario primo, la prima di tre fasi di un progetto curatoriale indipendente realizzato da Camilla Compagni, Francesca Finotti e Guglielmo Zalukar. Espongono Sabrina Melis, Matteo Pizzolante e Francesca Finotti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In occasione della 15esima edizione di ArtVerona prende vita Little we see is ours – Scenario
primo, la prima di tre fasi di un progetto curatoriale indipendente realizzato da Camilla
Compagni, Francesca Finotti e Guglielmo Zalukar.
Il progetto nasce dall’occasione di utilizzare gli spazi dei depositi di Zecchini Musica, una tra
le attività storiche più rappresentative del centro di Verona, nei quali sono conservati
pianoforti non più in uso. La particolarità di questo luogo ha da subito attivato la riflessione
su alcune delle questioni più sentite e urgenti nella contemporaneità in generale, e in
particolare per la generazione (da alcuni definita “millenial”) a cui sia i curatori che gli artisti
appartengono: l’immaginazione del futuro e il ricordo del passato, l’obsolescenza e il
rapporto dell’umano con il progresso tecnologico.
Ognuno dei tre episodi del progetto vuole guardare a questi temi da una diversa prospettiva
e mettere in scena, per usare un gergo teatrale, la loro intricata relazione con un diverso
arrangiamento.
In questo primo atto, tre artisti emergenti – Francesca Finotti, Sabrina Melis e Matteo
Pizzolante – espongono un totale di otto opere inedite incentrate sulle modalità con cui
oggi si abita lo spazio e “si è abitati” dai luoghi. Attraverso un video e un’installazione
ambientale Sabrina Melis si concentra sulle strategie e le tecniche con cui diversi gruppi di
persone – operai edili e lavoratori informatici – si appropriano delle proprie postazioni di
lavoro durante i momenti di pausa. Matteo Pizzolante, attraverso il confronto con la
tecnologia di modellazione D, ricostruisce e si rappropria dei luoghi appartenenti alla sua
memoria dando vita ad una grande installazione, di fianco alla quale presenta due sculture
della serie Noli me tangere. Infine, anche Francesca Finotti prendendo le mosse dal ricordo
di un luogo, più precisamente di un hotel, presenta tre opere. In un video, un ambiente e una
scultura narra di spazi in cui l’impossibilità di riprendere possesso di un vissuto passato si
tramuta in situazioni di costante deja-vù.
primo, la prima di tre fasi di un progetto curatoriale indipendente realizzato da Camilla
Compagni, Francesca Finotti e Guglielmo Zalukar.
Il progetto nasce dall’occasione di utilizzare gli spazi dei depositi di Zecchini Musica, una tra
le attività storiche più rappresentative del centro di Verona, nei quali sono conservati
pianoforti non più in uso. La particolarità di questo luogo ha da subito attivato la riflessione
su alcune delle questioni più sentite e urgenti nella contemporaneità in generale, e in
particolare per la generazione (da alcuni definita “millenial”) a cui sia i curatori che gli artisti
appartengono: l’immaginazione del futuro e il ricordo del passato, l’obsolescenza e il
rapporto dell’umano con il progresso tecnologico.
Ognuno dei tre episodi del progetto vuole guardare a questi temi da una diversa prospettiva
e mettere in scena, per usare un gergo teatrale, la loro intricata relazione con un diverso
arrangiamento.
In questo primo atto, tre artisti emergenti – Francesca Finotti, Sabrina Melis e Matteo
Pizzolante – espongono un totale di otto opere inedite incentrate sulle modalità con cui
oggi si abita lo spazio e “si è abitati” dai luoghi. Attraverso un video e un’installazione
ambientale Sabrina Melis si concentra sulle strategie e le tecniche con cui diversi gruppi di
persone – operai edili e lavoratori informatici – si appropriano delle proprie postazioni di
lavoro durante i momenti di pausa. Matteo Pizzolante, attraverso il confronto con la
tecnologia di modellazione D, ricostruisce e si rappropria dei luoghi appartenenti alla sua
memoria dando vita ad una grande installazione, di fianco alla quale presenta due sculture
della serie Noli me tangere. Infine, anche Francesca Finotti prendendo le mosse dal ricordo
di un luogo, più precisamente di un hotel, presenta tre opere. In un video, un ambiente e una
scultura narra di spazi in cui l’impossibilità di riprendere possesso di un vissuto passato si
tramuta in situazioni di costante deja-vù.
10
ottobre 2019
Little we see is ours – Scenario primo
Dal 10 al 13 ottobre 2019
arte contemporanea
Location
ZECCHINI MUSICA
Verona, Corso Porta Nuova, 51/55
Verona, Corso Porta Nuova, 51/55
Orario di apertura
11 ottobre 2019 / 13 ottobre 2019
ven-sab 17:00 - 21:30 dom 14:00 - 18:30
Vernissage
10 Ottobre 2019, dalle 19:00
Autore
Curatore
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Patrocini