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Liu Bolin – Visible Invisible
L’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin (Shandong, 1973) è conosciuto dal grande
pubblico per le sue performance mimetiche, in cui, grazie a un accurato body painting, il suo
corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo
Comunicato stampa
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L’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin (Shandong, 1973) è conosciuto dal grande
pubblico per le sue performance mimetiche, in cui, grazie a un accurato body painting, il suo
corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo.
Luoghi emblematici, problematiche sociali, identità culturali note e segrete: Liu Bolin fa sua la
poetica del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi,
tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi,
svanire, identificarsi nel Tutto: una filosofia figlia dell’Oriente, ma che ha conquistato il mondo
intero, soprattutto quello occidentale.
Contraddizioni tra passato e presente, tra il potere esercitato e quello subito: è la lettura
opposta e complementare della natura delle cose, documentata dalle immagini di Liu Bolin.
Denuncia? Riflessione critica? Contestazione politica e sociale? Le fotografie di Liu Bolin
hanno diversi livelli di lettura, oltre l’immediatezza espressiva. Dietro lo scatto fotografico che
si conclude in un momento c’è lo studio, l’installazione, la pittura, la performance
dell’artista: un processo di realizzazione che dura anche giorni, a dimostrazione di come
un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un processo
creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della
realtà in tutta la sua complessità.
È una lettura della performance fotografica che lo spazio MUDEC PHOTO accoglie in pieno,
non limitandosi così a ospitare solo mostre fotografiche canoniche, ma allargando lo sguardo
anche al mondo della fotografia ‘prima dello scatto’, a quell’universo di ricerca preparatoria
che è essa stessa performance artistica, coinvolgimento emotivo, attesa dell’attimo perfetto,
concentrazione intima e lavoro di squadra; e infine, scatto.
MUDEC PHOTO ospita la seconda mostra fotografica dalla sua apertura (dicembre 2018
con Steve McCurry Animals) a oggi e affida a Liu Bolin il compito di raccontare la sua arte in
prima persona, con una performance appositamente creata per il MUDEC che ha come
sfondo i pezzi iconici della sua collezione permanente, a un mese dall’apertura della mostra, e
soprattutto con una mostra “Visible Invisible”, aperta al pubblico dal 15 maggio fino al 15
settembre. La fotografia scattata all’interno del MUDEC è immagine guida dell’intero progetto.
“Visible Invisible” è una mostra pensata ad hoc per gli spazi espositivi del Mudec,
prodotta e promossa dal Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24
ORE, in collaborazione con Boxart Gallery, a cura di Beatrice Benedetti.
In rassegna circa cinquanta opere dell’artista, tra cui un inedito della Pietà Rondanini
scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio – mai esposta
prima - realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al
MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo.
LA MOSTRA
Attraverso le sue opere Liu Bolin cerca di sviscerare le contraddizioni dell’uomo
contemporaneo e di indagare nel profondo il rapporto tra la civiltà creata dall’uomo e l’uomo
stesso.
Il primo impulso trasposto nelle fotografie di Liu Bolin, che possiamo dividere in ‘serie’ sulla
base del tema affrontato o del luogo oggetto dell’attenzione artistica del performer, è stato la
ribellione nei confronti delle autorità, che nel 2005 stavano demolendo il suo studio nel Suojia
Arts Camp per far spazio al progresso e al nuovo che avanza, distruggendo però tutto il mondo
alle spalle dell’artista, e quindi anche la tradizione e l’identità di un popolo. Nasce la serie
Hiding in the city, esposta in mostra.
Liu Bolin prosegue nella ricerca sulla sua vita e sui punti in comune con le vite degli altri, i
temi sociali che racchiudono i luoghi da lui visitati e l’impatto del proprio messaggio artistico
sulla società. Individuare dunque lo spazio giusto diventa fondamentale per comunicare il
messaggio. È il caso della serie Hiding in the rest of the world, e soprattutto Hiding in Italy
(2008-2019) dove all’importanza del luogo si aggiunge l’attenzione al confronto tra la visione
della cultura orientale e quella occidentale, dove Cina e Italia rappresentano per l’artista le
due culle della cultura rispettivamente asiatica ed europea, a cui si unisce il particolare amore
e rispetto per il Bel Paese e l’attenzione che in generale l’Occidente presta alla conservazione
della cultura.
In mostra anche le fotografie del ciclo Shelves, “scaffali”: di fronte a lunghe distese di scaffali
di supermercati, colmi di beni di largo consumo, luoghi banali e tipici della nostra
quotidianità, Liu Bolin scompare tra scatolame e verdure, evocando un’immagine forte,
ossessiva e totalizzante, come lo è il nostro bisogno consumistico in cui prodotto e
consumatore finiscono per identificarsi e annullarsi.
Tra le fotografie più celebri, anche il ciclo Migrants - tema particolarmente caro al MUDEC -
dove Liu Bolin ha coinvolto altri performers, ovvero dei rifugiati ospiti di alcuni centri
d’accoglienza in Sicilia. In questo caso, l’identificazione con lo sfondo lascia il posto alla
spersonalizzazione dell’io e di un popolo, che non ha più volto se non quello della
disperazione umana e della denuncia sociale.
In mostra infine anche gli abiti dipinti usati per la realizzazione degli scatti e video
documentali.
Visible Invisible sarà visitabile fino al 15 settembre 2019.
pubblico per le sue performance mimetiche, in cui, grazie a un accurato body painting, il suo
corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo.
Luoghi emblematici, problematiche sociali, identità culturali note e segrete: Liu Bolin fa sua la
poetica del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi,
tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi,
svanire, identificarsi nel Tutto: una filosofia figlia dell’Oriente, ma che ha conquistato il mondo
intero, soprattutto quello occidentale.
Contraddizioni tra passato e presente, tra il potere esercitato e quello subito: è la lettura
opposta e complementare della natura delle cose, documentata dalle immagini di Liu Bolin.
Denuncia? Riflessione critica? Contestazione politica e sociale? Le fotografie di Liu Bolin
hanno diversi livelli di lettura, oltre l’immediatezza espressiva. Dietro lo scatto fotografico che
si conclude in un momento c’è lo studio, l’installazione, la pittura, la performance
dell’artista: un processo di realizzazione che dura anche giorni, a dimostrazione di come
un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un processo
creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della
realtà in tutta la sua complessità.
È una lettura della performance fotografica che lo spazio MUDEC PHOTO accoglie in pieno,
non limitandosi così a ospitare solo mostre fotografiche canoniche, ma allargando lo sguardo
anche al mondo della fotografia ‘prima dello scatto’, a quell’universo di ricerca preparatoria
che è essa stessa performance artistica, coinvolgimento emotivo, attesa dell’attimo perfetto,
concentrazione intima e lavoro di squadra; e infine, scatto.
MUDEC PHOTO ospita la seconda mostra fotografica dalla sua apertura (dicembre 2018
con Steve McCurry Animals) a oggi e affida a Liu Bolin il compito di raccontare la sua arte in
prima persona, con una performance appositamente creata per il MUDEC che ha come
sfondo i pezzi iconici della sua collezione permanente, a un mese dall’apertura della mostra, e
soprattutto con una mostra “Visible Invisible”, aperta al pubblico dal 15 maggio fino al 15
settembre. La fotografia scattata all’interno del MUDEC è immagine guida dell’intero progetto.
“Visible Invisible” è una mostra pensata ad hoc per gli spazi espositivi del Mudec,
prodotta e promossa dal Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24
ORE, in collaborazione con Boxart Gallery, a cura di Beatrice Benedetti.
In rassegna circa cinquanta opere dell’artista, tra cui un inedito della Pietà Rondanini
scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio – mai esposta
prima - realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al
MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo.
LA MOSTRA
Attraverso le sue opere Liu Bolin cerca di sviscerare le contraddizioni dell’uomo
contemporaneo e di indagare nel profondo il rapporto tra la civiltà creata dall’uomo e l’uomo
stesso.
Il primo impulso trasposto nelle fotografie di Liu Bolin, che possiamo dividere in ‘serie’ sulla
base del tema affrontato o del luogo oggetto dell’attenzione artistica del performer, è stato la
ribellione nei confronti delle autorità, che nel 2005 stavano demolendo il suo studio nel Suojia
Arts Camp per far spazio al progresso e al nuovo che avanza, distruggendo però tutto il mondo
alle spalle dell’artista, e quindi anche la tradizione e l’identità di un popolo. Nasce la serie
Hiding in the city, esposta in mostra.
Liu Bolin prosegue nella ricerca sulla sua vita e sui punti in comune con le vite degli altri, i
temi sociali che racchiudono i luoghi da lui visitati e l’impatto del proprio messaggio artistico
sulla società. Individuare dunque lo spazio giusto diventa fondamentale per comunicare il
messaggio. È il caso della serie Hiding in the rest of the world, e soprattutto Hiding in Italy
(2008-2019) dove all’importanza del luogo si aggiunge l’attenzione al confronto tra la visione
della cultura orientale e quella occidentale, dove Cina e Italia rappresentano per l’artista le
due culle della cultura rispettivamente asiatica ed europea, a cui si unisce il particolare amore
e rispetto per il Bel Paese e l’attenzione che in generale l’Occidente presta alla conservazione
della cultura.
In mostra anche le fotografie del ciclo Shelves, “scaffali”: di fronte a lunghe distese di scaffali
di supermercati, colmi di beni di largo consumo, luoghi banali e tipici della nostra
quotidianità, Liu Bolin scompare tra scatolame e verdure, evocando un’immagine forte,
ossessiva e totalizzante, come lo è il nostro bisogno consumistico in cui prodotto e
consumatore finiscono per identificarsi e annullarsi.
Tra le fotografie più celebri, anche il ciclo Migrants - tema particolarmente caro al MUDEC -
dove Liu Bolin ha coinvolto altri performers, ovvero dei rifugiati ospiti di alcuni centri
d’accoglienza in Sicilia. In questo caso, l’identificazione con lo sfondo lascia il posto alla
spersonalizzazione dell’io e di un popolo, che non ha più volto se non quello della
disperazione umana e della denuncia sociale.
In mostra infine anche gli abiti dipinti usati per la realizzazione degli scatti e video
documentali.
Visible Invisible sarà visitabile fino al 15 settembre 2019.
14
maggio 2019
Liu Bolin – Visible Invisible
Dal 14 maggio al 15 settembre 2019
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUDEC – MUSEO DELLE CULTURE
Milano, Via Tortona, 56, (Milano)
Milano, Via Tortona, 56, (Milano)
Biglietti
Intero € 10 | Ridotto € 8
Vernissage
14 Maggio 2019, su invito
Ufficio stampa
24 ORE CULTURA - GRUPPO 24 ORE
Autore