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Liu Zi Xia – Elogio della mano
mostra personale
Comunicato stampa
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C’è uno straniamento sottile in questi dipinti di Liu Zi Xia . Difficile definirli e rischioso classificarli, a parte la sensazione che oggi nulla sia più concettuale di un quadro.
Mani intrecciate nelle varianti di poche posizioni, in riposo o forse gravate dalla pesantezza meditativa di un’attesa. Dipinte ad olio, con una definizione formale così nitida e dettagliata da richiamare, volutamente, gli esiti formali della pittura dei secoli passati; ma, soprattutto, evidenziando una passione per la bella maniera così insolita nell’orizzonte dell’arte d’oggi, da suggerire la venatura provocatoria di una ricerca alternativa alla tradizione del nuovo.
Le mani parlano - si dice – un linguaggio silenzioso, denso di simboli e messaggi legati alle regole di un’iconografia codificata da lungo tempo. Ma le mani che Liu propone allo sguardo non hanno la gestualità connessa alle strategie del racconto e del simbolo, sono mani femminili prive dagli attributi che solitamente indicano una posizione sociale o un’identità in riferimento a storie, miti, emozioni, rituali e leggende. Semplicemente emergono da un fondo incorporeo. Non sono parte di un ritratto ma sono esse stesse un ritratto, anzi un autoritratto, cioè presenza, tracce, ricordi di esperienze. Sono le mie mani, ha detto infatti Liu Zi Xia la prima volta che mi ha mostrato i suoi quadri.
Dalla formazione accademica, tra Shengyang e Roma, Liu ha tratto la possibilità di far interagire tradizioni diverse, tra occidente e oriente, tra un realismo e una plasticità che sfiorano il surreale e una sottigliezza che evoca il raffinato grafismo cromatico della pittura cinese. Il procedimento tipicamente occidentale della pittura a olio è stato il vettore della scoperta di una dimensione creativa, la fascinazione di un modo di trasformare la materia - pigmenti e leganti – in immagine, al di fuori da modelli citazionisti e da esibizioni virtuosistiche.
Scegliendo infine come soggetto privilegiato le mani, frammento e metafora dell’attività di un fare e un sentire profondamente collegati al pensare, al vedere, all’inventare, e quindi in grado di mettere in atto idee, sensazioni, riferimenti. Perché, come ha scritto Henri Focillon in Eloge de la main (1934), “L’arte si fa con le mani, strumento della creazione, ma prima ancora organo della conoscenza”.
Mani intrecciate nelle varianti di poche posizioni, in riposo o forse gravate dalla pesantezza meditativa di un’attesa. Dipinte ad olio, con una definizione formale così nitida e dettagliata da richiamare, volutamente, gli esiti formali della pittura dei secoli passati; ma, soprattutto, evidenziando una passione per la bella maniera così insolita nell’orizzonte dell’arte d’oggi, da suggerire la venatura provocatoria di una ricerca alternativa alla tradizione del nuovo.
Le mani parlano - si dice – un linguaggio silenzioso, denso di simboli e messaggi legati alle regole di un’iconografia codificata da lungo tempo. Ma le mani che Liu propone allo sguardo non hanno la gestualità connessa alle strategie del racconto e del simbolo, sono mani femminili prive dagli attributi che solitamente indicano una posizione sociale o un’identità in riferimento a storie, miti, emozioni, rituali e leggende. Semplicemente emergono da un fondo incorporeo. Non sono parte di un ritratto ma sono esse stesse un ritratto, anzi un autoritratto, cioè presenza, tracce, ricordi di esperienze. Sono le mie mani, ha detto infatti Liu Zi Xia la prima volta che mi ha mostrato i suoi quadri.
Dalla formazione accademica, tra Shengyang e Roma, Liu ha tratto la possibilità di far interagire tradizioni diverse, tra occidente e oriente, tra un realismo e una plasticità che sfiorano il surreale e una sottigliezza che evoca il raffinato grafismo cromatico della pittura cinese. Il procedimento tipicamente occidentale della pittura a olio è stato il vettore della scoperta di una dimensione creativa, la fascinazione di un modo di trasformare la materia - pigmenti e leganti – in immagine, al di fuori da modelli citazionisti e da esibizioni virtuosistiche.
Scegliendo infine come soggetto privilegiato le mani, frammento e metafora dell’attività di un fare e un sentire profondamente collegati al pensare, al vedere, all’inventare, e quindi in grado di mettere in atto idee, sensazioni, riferimenti. Perché, come ha scritto Henri Focillon in Eloge de la main (1934), “L’arte si fa con le mani, strumento della creazione, ma prima ancora organo della conoscenza”.
05
novembre 2018
Liu Zi Xia – Elogio della mano
Dal 05 al 23 novembre 2018
arte moderna
Location
AOCF58 – GALLERIA BRUNO LISI
Roma, Via Flaminia, 58, (Roma)
Roma, Via Flaminia, 58, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 16.30 - 19.00 (chiuso sabato e festivi)
Vernissage
5 Novembre 2018, h 18.00
Autore
Curatore