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Living/Waiting Room – Jay Scheib & Margareth Kammerer / Marc Bauer
performance End Good Everything Good del regista statunitense Jay Scheib creata per Margareth Kammerer (voce, chitarra, movimento). Precede, per Waiting Room (opere per l’attesa), Cries of Geese, video dell’artista visivo svizzero Marc Bauer
Comunicato stampa
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Mercoledi 29 novembre alle 22.00 Raum, in Via Ca' Selvatica 4/d, presenta per Living Room la performance End Good Everything Good del regista statunitense Jay Scheib creata per Margareth Kammerer (voce, chitarra, movimento). Precede, per Waiting Room (opere per l'attesa), Cries of Geese, video dell'artista visivo svizzero Marc Bauer.
"Si innamorò di un ragazzo che non la sopporta e la fa sentire una merda. Questo la Fa Stare Molto Male. Il suo cuore è spezzato spezzato spezzato e la testa le fa male e le cola un sacco di sangue dal naso e perfino la scultura di ghiaccio si scioglie sotto il suo sguardo gelido gelido. Oh povera lei, vedere le cose che vede, provare i sentimenti che prova, oh povera lei.."
End Good Everything Good, solo coreografico per performer con chitarra, è il nucleo ridotto all'osso della commedia di Shakesperare Tutto è bene quel che finisce bene. Uno studio minimale sull'amore non ricambiato travestito da irragionevole vendetta. E' la storia di una ragazza che vuole averla vinta così malamente da riuscire a malapena a stare in piedi, a malapena a star seduta, a malapena a ballare, a malapena a pensare, a malapena a cantare. Non riesce a far nulla, e allora si sdraia. Sbatte al muro il profumo e aspetta che il suo amato si faccia catturare dalle emozioni. Si mette in un angolo e si fa una foto. Aspetta, aspetta, e lui non arriva. Non arriverà mai. Questo è il ben noto problema di Shakespeare che si insinua nei nostri ben noti problemi. Uno studio minimale sulle abitudini della vita quotidiana nel calore accecante della guerra alla guerra al terrore.
Tranne che Tutto qui è esattamente come sembra
Fiction +/-
Reality.
Margareth Kammerer (1966, Bolzano) compositrice, vocalist e performer, vive e lavora a Berlino. Ha suonato con il Laboratorio di Musica & Immagine, Fastilio, l'ensemble Eva Kant e altre formazioni. Dal 2000 si è concentrata su progetti per solo voce e chitarra, frequentando ambiti musicali apparentemente lontani come dalla forma canzone alla musica improvvisata e musica elettronica.. Le sue composizioni per voce e chitarra sono spesso basate su testi poetici classici e contemporanei. Apprezzata a livello internazionale per le sue canzoni 'obliquamente pop', il primo solo-cd To be an animal of real flesh per l'etichetta Charhizma è stato segnalato tra i migliori 10 cd dell'anno in Italia da Blow Up. Ha lavorato in numerosi progetti cross-over tra performance, teatro (Schaubühne e Ausland a Berlino, LaMaMa New York, Theatre de l'Incendie- St. Etienne, Francia, Teatro Nuovo Napoli, Chashama NY). Nel 2005 collabora con Jason Forrest per il suo EP Lady Fantasy per la Sonig. Nel 2006 canta con la Otomo Yoshihide Jazz Orchestra al festival Märzmusik di Berlino. E' fresco di registrazione il suo nuovo solo-album di songs, con Christof Kurzmann, Burkhard Stangl, Werner Dafeldecker, Marcello Silvio Busato e Axel Dörner. Sta lavorando a un progetto di canzoni italiane anni 60, con Seby Ciurcina, Marcello Silvio Busato e Massimo Carrozzi.
Jay Scheib (1969, Shenandoah Iowa, USA) si forma alla Columbia University School of the Arts a New York. Come regista teatrale ha messo in scena Bambiland di Elfriede Jelinek alla Norwegian Theater Academy, Norvegia; Draussen Tobt die Dunkelziffer di Kathrin Röggla al Mozarteum di Salzburg, Austria, The Power of Darkness di Tolstoj al Trafo di Budapest; Herakles tratto da Euripide, Müller, Händel con Chashama a New York; e This Place is a Desert da Antonioni, che ha debuttato nel 2006 al Institute for Contemporary Arts di Boston. Attualmente lavora ad una trilogia di opere science-fiction basate sui romanzi di Philip K Dick, Samuel Delaney e sulle serie tv di Fassbinder. Nell'autunno 2006 Scheib presenta tre nuovi lavori: Women Dreamt Horses di Daniel Veronese al BAiT Festival al PS 122 di New York; uno studio-showing al Prelude Festival al Martin Segal Theater Center di Manhattan, e End Good Everything Good con Margareth Kammerer per Living Room, Raum. Scheib è professore assistente di 'Music and Theater Arts' al Massachusetts Institute of Technology,è membro di facoltà al Mozarteum di Salisburgo ed è borsista del TCG/NEA Program for Directors.
Cries of Geese
Immagino una sala da pranzo preparata per una festa. Immagino il mio sguardo che vaga in questa stanza. Vedo tutti i bicchieri sul tavolo che formano un triangolo perfetto, la tovaglia bianca sul tavolo, tutte le bottiglie di vino bianco e rosso, il secchiello d'argento con lo champagne, i vasi coi fiori, orchidee bianchi sui tavoli e pesanti candelieri d'argento. E una musica un po' jazz, seducente. Immagino i piatti con le tartine e il mio sguardo gira attorno ai bicchieri, ai fiori, alle bottiglie, con un movimento lento e delicato. La stanza è vuota. Ora inizio ad immaginare facilmente che tipo di persone potrebbero stare alla festa, ben vestite, eccessivamente cortesi e educate. Il mio sguardo naviga ancora nella stanza, non è cambiato nulla, ma certi oggetti iniziano ad esplodere, da sè, spontaneamente. (Sì.) E' iniziato coi bicchieri e poi con alcuni piatti. Il mio sguardo naviga ancora, indifferente. Tutto sembra esplodere lentamente, con dolcezza, il movimento delle esplosioni è totalmente ipnotico. L'intera sala diventa un disastro.
C'è questa sala, e c'è una festa.
C'è una sala da pranzo in cui è tutto pronto per una festa. Ci sono i bicchieri che formano piramidi perfette, i piatti d'argento con le tartine, le bottiglie pronte per essere aperte e servite, molti fiori sui tavoli, alcune orchidee bianche in vasi di porcellana bianca, una tovaglia bianca.
Ci sono anch'io che racconto una storia.
Una storia di un omicidio di massa. Come e perchè tutti morirono a questa festa. Sarò su un letto, forse questo o forse un altro, raccontando solamente questa storia. L'immagine sarà simile a questa, ma con più dettagli. Come ora, io seduto su un letto che racconto una storia. (M. Bauer)
Marc Bauer (1975, Svizzera). Vive e lavora tra Bruxelles, Amsterdam, Roma, Pechino. Lavora prevalentemente con il disegno, il video e l’installazione. Particolarmente interessante è la serie di vignette oscene stampate su carta da parati con la quale ha rivestito interamente le pareti di alcuni spazi espositivi. Queste scene ritraggono ménage familiari in cui le relazioni vengono alterate e le situazioni, tra arti amputati, fellatio e penetrazioni, sono paradossali e spiazzanti.
Cries of Geese è stato prodotto per la mostra Project Room. A show without works / Una mostra senza opere, curata da Daniele Perra allo Spazio Lima, Milano, nel 2005.
Living Room, è uno sguardo sulla produzione di performer, coreografi, artisti visivi e plastici. In Living Room convergono una serie di eventi performativi realizzati per uno spazio ridotto, a stretto contatto con il pubblico, aperti nel formato e nell'ideazione. Un format anomalo che nasce per sperimentare forme di presentazione scenica non classiche, alla ricerca di prototipi e tipologie performative attuali e colloquiali. Living Room è una camera di decompressione per artisti affermati; e un luogo di verifica per chi ha ricerche in corso: ricerche sui formati, sulle forme della rappresentazione, di cui condividere i processi e non solo gli esiti.
A Living Room si affianca lo spazio Waiting Room, spazio intercapedine in cui vengono presentate brevi opere video e sonore.
Col supporto di Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Città del Capo - Radio Metropolitana, Radio Città Fujiko, Edizioni Zero.
"Si innamorò di un ragazzo che non la sopporta e la fa sentire una merda. Questo la Fa Stare Molto Male. Il suo cuore è spezzato spezzato spezzato e la testa le fa male e le cola un sacco di sangue dal naso e perfino la scultura di ghiaccio si scioglie sotto il suo sguardo gelido gelido. Oh povera lei, vedere le cose che vede, provare i sentimenti che prova, oh povera lei.."
End Good Everything Good, solo coreografico per performer con chitarra, è il nucleo ridotto all'osso della commedia di Shakesperare Tutto è bene quel che finisce bene. Uno studio minimale sull'amore non ricambiato travestito da irragionevole vendetta. E' la storia di una ragazza che vuole averla vinta così malamente da riuscire a malapena a stare in piedi, a malapena a star seduta, a malapena a ballare, a malapena a pensare, a malapena a cantare. Non riesce a far nulla, e allora si sdraia. Sbatte al muro il profumo e aspetta che il suo amato si faccia catturare dalle emozioni. Si mette in un angolo e si fa una foto. Aspetta, aspetta, e lui non arriva. Non arriverà mai. Questo è il ben noto problema di Shakespeare che si insinua nei nostri ben noti problemi. Uno studio minimale sulle abitudini della vita quotidiana nel calore accecante della guerra alla guerra al terrore.
Tranne che Tutto qui è esattamente come sembra
Fiction +/-
Reality.
Margareth Kammerer (1966, Bolzano) compositrice, vocalist e performer, vive e lavora a Berlino. Ha suonato con il Laboratorio di Musica & Immagine, Fastilio, l'ensemble Eva Kant e altre formazioni. Dal 2000 si è concentrata su progetti per solo voce e chitarra, frequentando ambiti musicali apparentemente lontani come dalla forma canzone alla musica improvvisata e musica elettronica.. Le sue composizioni per voce e chitarra sono spesso basate su testi poetici classici e contemporanei. Apprezzata a livello internazionale per le sue canzoni 'obliquamente pop', il primo solo-cd To be an animal of real flesh per l'etichetta Charhizma è stato segnalato tra i migliori 10 cd dell'anno in Italia da Blow Up. Ha lavorato in numerosi progetti cross-over tra performance, teatro (Schaubühne e Ausland a Berlino, LaMaMa New York, Theatre de l'Incendie- St. Etienne, Francia, Teatro Nuovo Napoli, Chashama NY). Nel 2005 collabora con Jason Forrest per il suo EP Lady Fantasy per la Sonig. Nel 2006 canta con la Otomo Yoshihide Jazz Orchestra al festival Märzmusik di Berlino. E' fresco di registrazione il suo nuovo solo-album di songs, con Christof Kurzmann, Burkhard Stangl, Werner Dafeldecker, Marcello Silvio Busato e Axel Dörner. Sta lavorando a un progetto di canzoni italiane anni 60, con Seby Ciurcina, Marcello Silvio Busato e Massimo Carrozzi.
Jay Scheib (1969, Shenandoah Iowa, USA) si forma alla Columbia University School of the Arts a New York. Come regista teatrale ha messo in scena Bambiland di Elfriede Jelinek alla Norwegian Theater Academy, Norvegia; Draussen Tobt die Dunkelziffer di Kathrin Röggla al Mozarteum di Salzburg, Austria, The Power of Darkness di Tolstoj al Trafo di Budapest; Herakles tratto da Euripide, Müller, Händel con Chashama a New York; e This Place is a Desert da Antonioni, che ha debuttato nel 2006 al Institute for Contemporary Arts di Boston. Attualmente lavora ad una trilogia di opere science-fiction basate sui romanzi di Philip K Dick, Samuel Delaney e sulle serie tv di Fassbinder. Nell'autunno 2006 Scheib presenta tre nuovi lavori: Women Dreamt Horses di Daniel Veronese al BAiT Festival al PS 122 di New York; uno studio-showing al Prelude Festival al Martin Segal Theater Center di Manhattan, e End Good Everything Good con Margareth Kammerer per Living Room, Raum. Scheib è professore assistente di 'Music and Theater Arts' al Massachusetts Institute of Technology,è membro di facoltà al Mozarteum di Salisburgo ed è borsista del TCG/NEA Program for Directors.
Cries of Geese
Immagino una sala da pranzo preparata per una festa. Immagino il mio sguardo che vaga in questa stanza. Vedo tutti i bicchieri sul tavolo che formano un triangolo perfetto, la tovaglia bianca sul tavolo, tutte le bottiglie di vino bianco e rosso, il secchiello d'argento con lo champagne, i vasi coi fiori, orchidee bianchi sui tavoli e pesanti candelieri d'argento. E una musica un po' jazz, seducente. Immagino i piatti con le tartine e il mio sguardo gira attorno ai bicchieri, ai fiori, alle bottiglie, con un movimento lento e delicato. La stanza è vuota. Ora inizio ad immaginare facilmente che tipo di persone potrebbero stare alla festa, ben vestite, eccessivamente cortesi e educate. Il mio sguardo naviga ancora nella stanza, non è cambiato nulla, ma certi oggetti iniziano ad esplodere, da sè, spontaneamente. (Sì.) E' iniziato coi bicchieri e poi con alcuni piatti. Il mio sguardo naviga ancora, indifferente. Tutto sembra esplodere lentamente, con dolcezza, il movimento delle esplosioni è totalmente ipnotico. L'intera sala diventa un disastro.
C'è questa sala, e c'è una festa.
C'è una sala da pranzo in cui è tutto pronto per una festa. Ci sono i bicchieri che formano piramidi perfette, i piatti d'argento con le tartine, le bottiglie pronte per essere aperte e servite, molti fiori sui tavoli, alcune orchidee bianche in vasi di porcellana bianca, una tovaglia bianca.
Ci sono anch'io che racconto una storia.
Una storia di un omicidio di massa. Come e perchè tutti morirono a questa festa. Sarò su un letto, forse questo o forse un altro, raccontando solamente questa storia. L'immagine sarà simile a questa, ma con più dettagli. Come ora, io seduto su un letto che racconto una storia. (M. Bauer)
Marc Bauer (1975, Svizzera). Vive e lavora tra Bruxelles, Amsterdam, Roma, Pechino. Lavora prevalentemente con il disegno, il video e l’installazione. Particolarmente interessante è la serie di vignette oscene stampate su carta da parati con la quale ha rivestito interamente le pareti di alcuni spazi espositivi. Queste scene ritraggono ménage familiari in cui le relazioni vengono alterate e le situazioni, tra arti amputati, fellatio e penetrazioni, sono paradossali e spiazzanti.
Cries of Geese è stato prodotto per la mostra Project Room. A show without works / Una mostra senza opere, curata da Daniele Perra allo Spazio Lima, Milano, nel 2005.
Living Room, è uno sguardo sulla produzione di performer, coreografi, artisti visivi e plastici. In Living Room convergono una serie di eventi performativi realizzati per uno spazio ridotto, a stretto contatto con il pubblico, aperti nel formato e nell'ideazione. Un format anomalo che nasce per sperimentare forme di presentazione scenica non classiche, alla ricerca di prototipi e tipologie performative attuali e colloquiali. Living Room è una camera di decompressione per artisti affermati; e un luogo di verifica per chi ha ricerche in corso: ricerche sui formati, sulle forme della rappresentazione, di cui condividere i processi e non solo gli esiti.
A Living Room si affianca lo spazio Waiting Room, spazio intercapedine in cui vengono presentate brevi opere video e sonore.
Col supporto di Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Città del Capo - Radio Metropolitana, Radio Città Fujiko, Edizioni Zero.
29
novembre 2006
Living/Waiting Room – Jay Scheib & Margareth Kammerer / Marc Bauer
29 novembre 2006
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
performance - happening
serata - evento
Location
RAUM
Bologna, Via Ca' Selvatica, 4/D, (Bologna)
Bologna, Via Ca' Selvatica, 4/D, (Bologna)
Vernissage
29 Novembre 2006, ore 22
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