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Lo sguardo sulla natura. Luce e paesaggio da Lorrain a Turner
L’iniziativa documenterà attraverso 70 opere, provenienti da importanti istituzioni pubbliche e collezioni private italiane ed estere, l’evoluzione della tematica del paesaggio come forma di rappresentazione autonoma, dalla metà del Seicento fino all’inizio dell’Ottocento.
Comunicato stampa
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Il percorso espositivo muoverà i propri passi da Claude Lorrain e dai suoi più diretti seguaci, per i quali le forme di paesaggio furono quelle di una realtà idealizzata, solenne, ordinata e armonica, dove uomo e natura convivono in perfetta armonia. Oltre a questo indirizzo, si diffuse un tipo di rappresentazione del paesaggio attento agli aspetti naturalistici, memore della tradizione fiamminga; ne furono protagonisti soprattutto alcuni pittori d’oltralpe attivi anche a Roma, come Cornelis van Poelenburgh e Jan Both. Fu invece indipendente dal paesaggio classico e dalle vedute naturalistiche, l’affascinante produzione del napoletano Salvator Rosa, dove emerge l’anima poetica di un pittore che, per certi aspetti, anticipa le componenti più tipiche del paesaggio romantico. La produzione di Rosa avrà largo seguito, influenzando tra gli altri il Cavalier Tempesta, pittore olandese attivo a Roma e poi in Italia Settentrionale nella seconda metà del Seicento. La grande stagione del paesaggismo veneto del Settecento ha in Marco Ricci il suo elemento fondante. Al bellunese si devono alcune delle più affascinanti rappresentazioni della realtà, dove alternativamente trovano espressione le decadenti rovine, la natura nei suoi aspetti pastorali o drammatici, le eroiche visioni di un mondo declinate da uno spiccato estro inventivo e da eccezionali capacità tecniche. Ricci e alcune personalità emergenti nel contesto romano furono i punti di riferimento privilegiati per le forme che siglano il genere durante il Settecento. Ad esempio, il paesaggio come espressione dei temi legati all’Arcadia, di cui la felice espressività di Francesco Zuccarelli offrì le rappresentazioni più note; o il capriccio che con Francesco Guardi raggiunse forme ricche di suggestione e di fascino; la veduta con le opere di Canaletto e Bellotto, o ancora il rovinismo inteso nella mentalità settecentesca come nostalgica interpretazione di un mondo ormai lontano e decaduto, evocato da architetture e frammenti scultorei in rovina. Con l’illuminismo e le teorie neoclassiche si fanno strada nuove forme di paesaggio, attraverso artisti di nazionalità prevalentemente francese e inglese che, sulla scìa del “Grand Tour”, viaggiavano spesso in Italia. Si diffondono, in particolare, le vedute dei luoghi consacrati dalla letteratura classica e le rappresentazioni legate all’osservazione della natura e delle sue manifestazioni geologiche e atmosferiche. Di quest’ultima tendenza alcune opere illustreranno solo gli aspetti più realistici, come testimonia la natura empirica, oggettiva, ricca di luce e di colori di Constable, mentre altre perseguiranno una dimensione interiore, come la natura drammatica e interiorizzata di Turner, con tempeste marine violente, grandi nevicate, piogge impetuose. Accompagna la mostra un catalogo Silvana editoriale.
14
ottobre 2008
Lo sguardo sulla natura. Luce e paesaggio da Lorrain a Turner
Dal 14 ottobre 2008 all'undici gennaio 2009
arte moderna
Location
MUSEO DIOCESANO
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Biglietti
€ 8,00 intero; € 6,00 gruppi; € 5,00 ridotto; € 2,00 scolaresche Martedì: ingresso € 4,00
Orario di apertura
10.00 – 18.00. Lunedì chiuso
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore