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Lo stile dello Zar
Oltre 130 opere per un percorso tra sete preziose e dipinti dei grandi Maestri del tempo – come Tiziano Vecellio, Paris Bordon, Domenico Parodi, Justus Suttermans – tra tesori tessili del Cremlino e paraventi italiani realizzati spesso su disegno di sommi artisti,
oreficerie e abiti della corte degli Zar, mai esposti prima in Italia e un tempo simbolo di prestigio e di gloria.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Prato, capitale europea del tessile d’eccellenza,
guarda al futuro e rilancia il suo ruolo -
manifatturiero e insieme culturale e turistico -
con una mostra-evento in programma al Museo
del Tessuto dal 19 settembre 2009 al 10 gennaio
2010, dedicata agli affascinanti intrecci tra
l’arte tessile, la moda e la grande pittura,
nelle relazioni e nell’incontro tra due mondi e due
culture: quella Occidentale e nello specifico
italiana e toscana con le sue eccelse manifatture,
i suoi costumi e la sua arte, e quella del Vicino
Oriente - della Moscovia - con i suoi riti
sfarzosi, le sue mode, i beni pregiati.
Oltre 130 opere per un percorso tra sete
preziose e dipinti dei grandi Maestri del tempo
- come Tiziano Vecellio, Domenico Parodi, Justus
Suttermans, Paris Bordon - tra tesori tessili del
Cremlino e paramenti italiani, realizzati spesso
su disegno di sommi artisti, tra oreficerie e abiti
della corte degli Zar, mai esposti prima in Italia
e un tempo simbolo di prestigio e di gloria.
I commerci, le relazioni, gli aneddoti messi in luce
grazie a questo progetto espositivo internazionale,
elaborato insieme dalla Fondazione Museo del
Tessuto di Prato e dal Museo Statale Ermitage
con la coproduzione - per la parte scientifica -
della Fondazione Ermitage Italia, del Polo
Museale Fiorentino e dell’Opificio delle Pietre
Dure e la collaborazione del Museo del Cremlino
e del Museo Statale Russo, si traducono
in un affresco carico di suggestioni.
Per la realizzazione di questo evento unico,
organizzato da Villaggio Globale International
con catalogo Skira, si sono unite insieme tutte le
diverse istituzioni territoriali e le forze economiche
– Regione Toscana, Provincia di Prato e Comune
di Prato, Camera di Commercio e Agenzia per
il Turismo di Prato, Soprintendenza per il PSAE per
le Province di Firenze, Pistoia e Prato e Fondazione
Cassa di Risparmio di Prato, con il sostegno di
Cariprato e Consiag - consapevoli del messaggio
che la città intende dare con questa mostra
e con il complesso delle iniziative espositive
che, nello stesso periodo, animeranno tutta la rete
museale e l’offerta culturale pratese – dal Museo
dell’Opera del Duomo e dalla Cappella Maggiore
con gli affreschi del Lippi fino alla Galleria
di Palazzo Alberti e all’Archivio di Stato Datini -
connesse proprio al tema del tessile, genius loci
secolare, o alla vocazione al contemporaneo
valorizzata dal Pecci: Prato guarda al futuro.
Attraverso un corpus espositivo eccezionale,
selezionato dal comitato di curatela della mostra
- Cristina Acidini, Irina Artemieva, Marco Ciatti,
Daniela Degl’Innocenti, Tatiana Lekhovich
e Roberta Orsi Landini - l’arte tessile e la moda
nelle relazioni tra Italia e Russia, dal XIV al XVIII
secolo, e i loro legami con le arti figurative
saranno dunque ripercorsi negli spazi dell’Ex
Cimatoria Campolmi, affascinante complesso
industriale ottocentesco all’interno delle mura
cittadine, simbolo della vicenda produttiva tessile
di Prato e ora sede del Museo del Tessuto, di cui
verrà inaugurata con la mostra una nuova ala.
Alle circa ottanta opere che arrivano dai principali
musei russi - dal Museo Statale Ermitage ma
anche dal Museo del Cremlino e dal Museo
Statale Russo – si affiancano, infatti, i prestiti
di prestigiose istituzioni italiane come la Galleria
Palatina, il Museo degli Uffizi, il Museo Stibbert
e il Museo del Bargello di Firenze, il Palazzo del
Principe di Genova, i Musei Civici di Venezia.
Importanti dipinti, unitamente a preziosi tessuti
del tempo e a capi d’abbigliamento, sono quindi
chiamati a mostrare le reciproche influenze
stilistiche e culturali: l’uso in Italia di fogge
in voga nei paesi del Centro Europa o l’adozione,
da parte delle manifatture italiane, di diversi
“orientalismi”; evidenziano le connessioni
esistenti tra settori apparentemente distinti ma,
in realtà, espressione del medesimo ambito
culturale; identificano la funzione, il contesto
sociale, lo sviluppo dell’arte tessile italiana dalla
fine del Trecento al Settecento, in un allestimento
che mira a rievocare le atmosfere della corte russa
e i bagliori delle preziose manifatture italiane.
Se l’Italia vantava, in quei secoli, centri
di eccellenza per la produzione di tessuti operati,
Comunicato stampa
130 opere tra sete,
dipinti e abiti,
per un evento
internazionale
di ricami e di arazzi di altissimo pregio – Lucca,
Venezia e poi Firenze - le maggiori corti,
compresa quella degli Zar, facevano a gara
per assicurarsi tali beni: segno distintivo di
ricchezza, di status sociale e di potere.
Prima le città di Caffa e Tana - l’una sul Mar Nero,
la seconda sulle sponde del Mar d’Azov - e poi la
Moscovia divengono interessanti terreni di scambi
commerciali tra Italia e Russia; i tessuti italiani
da una parte e le pellicce russe dall’altra sono
al centro di compravendite o di donativi ufficiali
tra capi di stato e ambasciatori.
In mostra sono tanti gli esempi eclatanti
delle manifatture italiane del tempo:
dal monumentale paliotto della Galleria
dell’Accademia di Firenze eseguito nel 1336
in filato d’oro e d’argento dal ricamatore fiorentino
Jacopo Cambi, per l’altare maggiore di Santa
Maria Novella, a quello spettacolare di Sisto IV
proveniente dal Tesoro della Basilica di San
Francesco ad Assisi (alto quasi quattro metri);
dall’eccezionale dalmatica del Museo del Duomo
di Orvieto, con ricami in oro e fili di seta realizzati
su disegno di Botticelli, alla Pianeta Medici
della Chiesa della SS. Annunziata a Firenze,
del XVI sec., in damasco broccato a fondo raso,
caratterizzata dallo stemma mediceo, con
i tre anelli intrecciati a punta di diamante.
Produzioni che trovano riscontro nelle pitture del
tempo, nelle tavole di Sano di Pietro, nei mantelli
di velluto broccato dei Giovani Martiti dipinti
da Girolamo da Santa Croce, nell’abito che
Antiveduto Gramatica dipinge per Santa Maria
Maddalena - un drappo simile ad un lampasso
con sotto un damasco - in un bellissimo dipinto
prestato dal grande museo sulla Neva.
Allo stesso tempo sono molte anche le
testimonianze della presenza e dell’uso presso
la corte russa di sete, velluti, lampassi veneziani
e fiorentini che qui avevano un valore superiore
a quello dei gioielli e servivano sia per gli abiti
di corte, sia per la Chiesa ortodossa. Accanto
a inediti reperti prestati dall’Ermitage, giungono
eccezionalmente a Prato dal Museo del Cremlino
phelon, saccos e dalmatiche spettacolari (metà
del Seicento) realizzati con moltissimi fili d’oro
e d’argento e impreziositi da perle di fiume
e pietre preziose. Veri capolavori d’oreficeria.
Le testimonianze documentarie – lettere
diplomatiche, resoconti di viaggi e ambascerie,
carte geografiche dell’epoca ritrovate negli Archivi
di Firenze, Venezia e Mosca – e alcuni significativi
ritratti potranno ricostruire il progredire delle
relazioni e delle conoscenze tra l’Europa e la
Russia ma anche farci incontrare, spesso
recuperati dalla nebbie del passato, personaggi
e protagonisti di questo avvincente percorso:
da Sigismund Herbsteinm, ambasciatore
di Massimiliano II alla corte russa che redasse
la prima relazione su quelle terre, all’attivo
e intelligente Zar Boris Gudonov che avviò
un’intensa corrispondenza diplomatica con
il duca di Toscana Ferdinando I de Medici;
dall’Ambasciatore Ivan Chemodanov, inviato
a Venezia ma ospitato per un mese a Livorno
e a Firenze con una delegazione di trenta persone
- che ovviamente attirarono curiosità e interesse
per le vesti, i comportamenti e per il loro paese
lontano e ancora misterioso - a Ivan il Terribile
la cui corte sontuosa quanto cupa viene ricordata
in mostra grazie anche ad alcuni frame dello
straordinario film degli anni Quaranta del regista
russo Ejzenštejn, girato interamente al Cremlino.
L’apertura allo stile e alla cultura europea avviene
tardi in Russia e solo grazie alla passione di Pietro
il Grande, che vediamo, in un bellissimo ritratto di
van der Werff, in abiti da viaggiatore, alla scoperta
del mondo. Alcuni vestiti provenienti proprio
dall’inedito guardaroba dello Zar prestati
per l’occasione come anche i ritratti del conte
Strogonov e della sua consorte, con tanto di cuffia
a la frontale, mostrano, del resto, il valore attribuito
dalla corte e dalla nobiltà russa, sul finire del XVII
secolo, alla moda europea e italiana.
Ma le commistioni e le influenze appaiono ormai
reciproche: zimarre d’ispirazione turca e moscovita
vengono usate come vesti da camera e abiti
dégagé dalle dame dipinte da Tiziano (splendido il
quadro con Giovane donna prestato dall’Ermitage)
o dalle sensuali Venere e Flora, nell’Allegoria di
Paris Bordon, ma anche da Anna Maria Orsetti
Spada ritratta con una suntuosa vestaglia a motivi
floreali da Filippo Gherardi; mentre zibellini, linci,
sopravvesti foderate di lupo cerviero abbondano
negli abiti di rappresentanza delle corti italiane
e in quelle di nobili e borghesi, come nel Ritratto
dell’ambasciatore Lorenzo Soranzo, opera della
bottega di Tintoretto dagli Uffizi, nella bellissima
dama che il Parodi immortala nell’olio proveniente
dalle collezioni genovesi o nel Ritratto d’uomo con
pelliccia anch’esso opera del veneziano Bordon.
Trame sottili e splendide di cui Prato eredita
tradizione e vocazione.
Trame culturali che un progetto di respiro
internazionale e di grande valenza, come questo,
intende esplicitare, proponendo in mostra anche
i doni di Pietro il Grande a Cosimo III -
la Bussola magnetica in avorio da lui stesso
tornita o i grandi arazzi cinesi in seta - ricambiati
con la macchina per tornire di manifattura tedesca
fatta predisporre appositamente come omaggio
allo Zar dal Granduca di Toscana: segno tangibile
delle relazioni intercorse tra la Corte Medicea
e la Corte russa e di un legame che ancora
oggi permane.
La mostra si chiude infatti con un’opera
importantissima, ricca di riferimenti ai tessuti
oggetto dell’esposizione, che è – anche - un
eccezionale omaggio a Prato, in considerazione
del protocollo sottoscritto nei mesi scorsi dal
Museo Statale Ermitage e dalla Fondazione
Ermitage Italia con la Provincia di Prato
e la Fondazione Museo del Tessuto per una
collaborazione nel campo della ricerca, della
catalogazione, dello studio e della valorizzazione
delle opere italiane e russe nello specifico settore
dell’arte tessile: protocollo che individua in Prato
un punto di riferimento fondamentale in Italia.
Torna dunque nella città toscana per la quale
era stata realizzata, dopo quasi due secoli, la
sorprendente pala raffigurante la Circoncisione:
opera monumentale che il Cigoli realizzò per
la Chiesa pratese di San Francesco e che
dal 1825 era confluita nelle raccolte dello Zar.
Passioni antiche e attuali.
Prato guarda al futuro
guarda al futuro e rilancia il suo ruolo -
manifatturiero e insieme culturale e turistico -
con una mostra-evento in programma al Museo
del Tessuto dal 19 settembre 2009 al 10 gennaio
2010, dedicata agli affascinanti intrecci tra
l’arte tessile, la moda e la grande pittura,
nelle relazioni e nell’incontro tra due mondi e due
culture: quella Occidentale e nello specifico
italiana e toscana con le sue eccelse manifatture,
i suoi costumi e la sua arte, e quella del Vicino
Oriente - della Moscovia - con i suoi riti
sfarzosi, le sue mode, i beni pregiati.
Oltre 130 opere per un percorso tra sete
preziose e dipinti dei grandi Maestri del tempo
- come Tiziano Vecellio, Domenico Parodi, Justus
Suttermans, Paris Bordon - tra tesori tessili del
Cremlino e paramenti italiani, realizzati spesso
su disegno di sommi artisti, tra oreficerie e abiti
della corte degli Zar, mai esposti prima in Italia
e un tempo simbolo di prestigio e di gloria.
I commerci, le relazioni, gli aneddoti messi in luce
grazie a questo progetto espositivo internazionale,
elaborato insieme dalla Fondazione Museo del
Tessuto di Prato e dal Museo Statale Ermitage
con la coproduzione - per la parte scientifica -
della Fondazione Ermitage Italia, del Polo
Museale Fiorentino e dell’Opificio delle Pietre
Dure e la collaborazione del Museo del Cremlino
e del Museo Statale Russo, si traducono
in un affresco carico di suggestioni.
Per la realizzazione di questo evento unico,
organizzato da Villaggio Globale International
con catalogo Skira, si sono unite insieme tutte le
diverse istituzioni territoriali e le forze economiche
– Regione Toscana, Provincia di Prato e Comune
di Prato, Camera di Commercio e Agenzia per
il Turismo di Prato, Soprintendenza per il PSAE per
le Province di Firenze, Pistoia e Prato e Fondazione
Cassa di Risparmio di Prato, con il sostegno di
Cariprato e Consiag - consapevoli del messaggio
che la città intende dare con questa mostra
e con il complesso delle iniziative espositive
che, nello stesso periodo, animeranno tutta la rete
museale e l’offerta culturale pratese – dal Museo
dell’Opera del Duomo e dalla Cappella Maggiore
con gli affreschi del Lippi fino alla Galleria
di Palazzo Alberti e all’Archivio di Stato Datini -
connesse proprio al tema del tessile, genius loci
secolare, o alla vocazione al contemporaneo
valorizzata dal Pecci: Prato guarda al futuro.
Attraverso un corpus espositivo eccezionale,
selezionato dal comitato di curatela della mostra
- Cristina Acidini, Irina Artemieva, Marco Ciatti,
Daniela Degl’Innocenti, Tatiana Lekhovich
e Roberta Orsi Landini - l’arte tessile e la moda
nelle relazioni tra Italia e Russia, dal XIV al XVIII
secolo, e i loro legami con le arti figurative
saranno dunque ripercorsi negli spazi dell’Ex
Cimatoria Campolmi, affascinante complesso
industriale ottocentesco all’interno delle mura
cittadine, simbolo della vicenda produttiva tessile
di Prato e ora sede del Museo del Tessuto, di cui
verrà inaugurata con la mostra una nuova ala.
Alle circa ottanta opere che arrivano dai principali
musei russi - dal Museo Statale Ermitage ma
anche dal Museo del Cremlino e dal Museo
Statale Russo – si affiancano, infatti, i prestiti
di prestigiose istituzioni italiane come la Galleria
Palatina, il Museo degli Uffizi, il Museo Stibbert
e il Museo del Bargello di Firenze, il Palazzo del
Principe di Genova, i Musei Civici di Venezia.
Importanti dipinti, unitamente a preziosi tessuti
del tempo e a capi d’abbigliamento, sono quindi
chiamati a mostrare le reciproche influenze
stilistiche e culturali: l’uso in Italia di fogge
in voga nei paesi del Centro Europa o l’adozione,
da parte delle manifatture italiane, di diversi
“orientalismi”; evidenziano le connessioni
esistenti tra settori apparentemente distinti ma,
in realtà, espressione del medesimo ambito
culturale; identificano la funzione, il contesto
sociale, lo sviluppo dell’arte tessile italiana dalla
fine del Trecento al Settecento, in un allestimento
che mira a rievocare le atmosfere della corte russa
e i bagliori delle preziose manifatture italiane.
Se l’Italia vantava, in quei secoli, centri
di eccellenza per la produzione di tessuti operati,
Comunicato stampa
130 opere tra sete,
dipinti e abiti,
per un evento
internazionale
di ricami e di arazzi di altissimo pregio – Lucca,
Venezia e poi Firenze - le maggiori corti,
compresa quella degli Zar, facevano a gara
per assicurarsi tali beni: segno distintivo di
ricchezza, di status sociale e di potere.
Prima le città di Caffa e Tana - l’una sul Mar Nero,
la seconda sulle sponde del Mar d’Azov - e poi la
Moscovia divengono interessanti terreni di scambi
commerciali tra Italia e Russia; i tessuti italiani
da una parte e le pellicce russe dall’altra sono
al centro di compravendite o di donativi ufficiali
tra capi di stato e ambasciatori.
In mostra sono tanti gli esempi eclatanti
delle manifatture italiane del tempo:
dal monumentale paliotto della Galleria
dell’Accademia di Firenze eseguito nel 1336
in filato d’oro e d’argento dal ricamatore fiorentino
Jacopo Cambi, per l’altare maggiore di Santa
Maria Novella, a quello spettacolare di Sisto IV
proveniente dal Tesoro della Basilica di San
Francesco ad Assisi (alto quasi quattro metri);
dall’eccezionale dalmatica del Museo del Duomo
di Orvieto, con ricami in oro e fili di seta realizzati
su disegno di Botticelli, alla Pianeta Medici
della Chiesa della SS. Annunziata a Firenze,
del XVI sec., in damasco broccato a fondo raso,
caratterizzata dallo stemma mediceo, con
i tre anelli intrecciati a punta di diamante.
Produzioni che trovano riscontro nelle pitture del
tempo, nelle tavole di Sano di Pietro, nei mantelli
di velluto broccato dei Giovani Martiti dipinti
da Girolamo da Santa Croce, nell’abito che
Antiveduto Gramatica dipinge per Santa Maria
Maddalena - un drappo simile ad un lampasso
con sotto un damasco - in un bellissimo dipinto
prestato dal grande museo sulla Neva.
Allo stesso tempo sono molte anche le
testimonianze della presenza e dell’uso presso
la corte russa di sete, velluti, lampassi veneziani
e fiorentini che qui avevano un valore superiore
a quello dei gioielli e servivano sia per gli abiti
di corte, sia per la Chiesa ortodossa. Accanto
a inediti reperti prestati dall’Ermitage, giungono
eccezionalmente a Prato dal Museo del Cremlino
phelon, saccos e dalmatiche spettacolari (metà
del Seicento) realizzati con moltissimi fili d’oro
e d’argento e impreziositi da perle di fiume
e pietre preziose. Veri capolavori d’oreficeria.
Le testimonianze documentarie – lettere
diplomatiche, resoconti di viaggi e ambascerie,
carte geografiche dell’epoca ritrovate negli Archivi
di Firenze, Venezia e Mosca – e alcuni significativi
ritratti potranno ricostruire il progredire delle
relazioni e delle conoscenze tra l’Europa e la
Russia ma anche farci incontrare, spesso
recuperati dalla nebbie del passato, personaggi
e protagonisti di questo avvincente percorso:
da Sigismund Herbsteinm, ambasciatore
di Massimiliano II alla corte russa che redasse
la prima relazione su quelle terre, all’attivo
e intelligente Zar Boris Gudonov che avviò
un’intensa corrispondenza diplomatica con
il duca di Toscana Ferdinando I de Medici;
dall’Ambasciatore Ivan Chemodanov, inviato
a Venezia ma ospitato per un mese a Livorno
e a Firenze con una delegazione di trenta persone
- che ovviamente attirarono curiosità e interesse
per le vesti, i comportamenti e per il loro paese
lontano e ancora misterioso - a Ivan il Terribile
la cui corte sontuosa quanto cupa viene ricordata
in mostra grazie anche ad alcuni frame dello
straordinario film degli anni Quaranta del regista
russo Ejzenštejn, girato interamente al Cremlino.
L’apertura allo stile e alla cultura europea avviene
tardi in Russia e solo grazie alla passione di Pietro
il Grande, che vediamo, in un bellissimo ritratto di
van der Werff, in abiti da viaggiatore, alla scoperta
del mondo. Alcuni vestiti provenienti proprio
dall’inedito guardaroba dello Zar prestati
per l’occasione come anche i ritratti del conte
Strogonov e della sua consorte, con tanto di cuffia
a la frontale, mostrano, del resto, il valore attribuito
dalla corte e dalla nobiltà russa, sul finire del XVII
secolo, alla moda europea e italiana.
Ma le commistioni e le influenze appaiono ormai
reciproche: zimarre d’ispirazione turca e moscovita
vengono usate come vesti da camera e abiti
dégagé dalle dame dipinte da Tiziano (splendido il
quadro con Giovane donna prestato dall’Ermitage)
o dalle sensuali Venere e Flora, nell’Allegoria di
Paris Bordon, ma anche da Anna Maria Orsetti
Spada ritratta con una suntuosa vestaglia a motivi
floreali da Filippo Gherardi; mentre zibellini, linci,
sopravvesti foderate di lupo cerviero abbondano
negli abiti di rappresentanza delle corti italiane
e in quelle di nobili e borghesi, come nel Ritratto
dell’ambasciatore Lorenzo Soranzo, opera della
bottega di Tintoretto dagli Uffizi, nella bellissima
dama che il Parodi immortala nell’olio proveniente
dalle collezioni genovesi o nel Ritratto d’uomo con
pelliccia anch’esso opera del veneziano Bordon.
Trame sottili e splendide di cui Prato eredita
tradizione e vocazione.
Trame culturali che un progetto di respiro
internazionale e di grande valenza, come questo,
intende esplicitare, proponendo in mostra anche
i doni di Pietro il Grande a Cosimo III -
la Bussola magnetica in avorio da lui stesso
tornita o i grandi arazzi cinesi in seta - ricambiati
con la macchina per tornire di manifattura tedesca
fatta predisporre appositamente come omaggio
allo Zar dal Granduca di Toscana: segno tangibile
delle relazioni intercorse tra la Corte Medicea
e la Corte russa e di un legame che ancora
oggi permane.
La mostra si chiude infatti con un’opera
importantissima, ricca di riferimenti ai tessuti
oggetto dell’esposizione, che è – anche - un
eccezionale omaggio a Prato, in considerazione
del protocollo sottoscritto nei mesi scorsi dal
Museo Statale Ermitage e dalla Fondazione
Ermitage Italia con la Provincia di Prato
e la Fondazione Museo del Tessuto per una
collaborazione nel campo della ricerca, della
catalogazione, dello studio e della valorizzazione
delle opere italiane e russe nello specifico settore
dell’arte tessile: protocollo che individua in Prato
un punto di riferimento fondamentale in Italia.
Torna dunque nella città toscana per la quale
era stata realizzata, dopo quasi due secoli, la
sorprendente pala raffigurante la Circoncisione:
opera monumentale che il Cigoli realizzò per
la Chiesa pratese di San Francesco e che
dal 1825 era confluita nelle raccolte dello Zar.
Passioni antiche e attuali.
Prato guarda al futuro
18
settembre 2009
Lo stile dello Zar
Dal 18 settembre 2009 al 10 gennaio 2010
design
arte antica
arti decorative e industriali
arte antica
arti decorative e industriali
Location
MUSEO DEL TESSUTO – EX FABBRICA CAMPOLMI
Prato, Via Puccetti, 3, (Prato)
Prato, Via Puccetti, 3, (Prato)
Biglietti
Intero: 9 9,00
Ridotto: 9 7,00
• visitatori di oltre 65 anni
• visitatori tra 18 e 25 anni,
Ridotto Gruppi: 9 7,00
• gruppi tra 15 e 30 persone
Ridotto Scuole: 9 4,00
• scolaresche
• visitatori di età inferiore ai 18 anni
Convenzionati: 9 7,00
soci Arci
• soci Aci
• soci Cts
• soci Coop
• soci Fai
• soci Touring Club Italiano
• possessori Card_a_Prato
• Gruppi (fino a 25 componenti) 9 60,00
(oltre al biglietto di ingresso di 9 4,00)
Orario di apertura
Tutti i giorni 10.00/19.00
(Chiusura biglietteria ore 18.00) Su prenotazione, esclusivamente per le scuole,
l’apertura della mostra è anticipata alle ore 9.00 Chiuso 25 dicembre 2009, 1 gennaio 2010
Vernissage
18 Settembre 2009, ore 17.30
Sito web
www.lostiledellozar.it
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore