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Lo strano ordine delle cose
Inaugura, il 20 dicembre, presso Metronom ‘Lo strano ordine delle cose’ mostra personale di Taisuke Koyama. Le opere fotografiche, provenienti da diverse serie, si presentano come una ricognizione sulla ricerca che l’artista porta avanti sulla natura stessa dell’immagine e del processo fotografico.
Comunicato stampa
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Inaugura martedì 20 dicembre 2022, alle 18.00, la mostra personale di Taisuke Koyama, Lo strano ordine delle cose, allestita negli spazi di Metronom. Per l’occasione è stato pensato un progetto espositivo che include diversi lavori dell’artista giapponese: le dieci stampe fotografiche, di diverse dimensioni e tecniche di realizzazione, provengono dalle serie Rainbow Waves (2013), Revive (2019) e Interface (2019) e si propongono come ricognizione sulla carriera e la ricerca di Taisuke Koyama.
Lo strano ordine delle cose, riprendendo il libro omonimo di Antonio Damasio, raccoglie l’indagine sull’immagine fotografica che Koyama realizza adottando una prospettiva e un metodo di analisi non convenzionale che proprio per la sua particolarità e specificità fa sì che il suo linguaggio si iscriva nel panorama contemporaneo come anticipatore di tematiche cruciali nella svolta digitale della fotografia. Le opere presenti in mostra sono infatti il frutto di anni di lavoro in cui l’artista, attraverso un processo di astrazione, analizza e scompone l’immagine allo stesso modo con cui uno scienziato studia le unità cellulari al microscopio. Gli elementi costitutivi della fotografia - il processo di ripresa, il pixel, la manipolazione, la stampa - sono il luogo in cui questa indagine scientifica sconvolge le concezioni tradizionali della produzione e fruizione dell’immagine.
“Per me la fotografia è il mezzo capace di registrare le variazioni, mutazioni, transizioni e trasformazioni. Tutto sta mutando ma l’essenza dell’immagine è fissata al suo interno, nell’atto stesso della sua creazione. Ciò che viene presentato è il processo di cambiamento, anche se l’immagine in sé rimane quiescente. Ed è una dimensione dinamica, in movimento”
Il percorso espositivo pensato per gli spazi di Metronom segue il dinamismo che caratterizza il linguaggio artistico di Koyama: le opere di grande formato appartenenti alla serie Rainbow Waves (2013) sono state realizzate inserendo le stampe fotografiche originarie sotto il livello del mare, la rifrazione della luce genera nuove riprese in cui ai colori dell’arcobaleno, che contraddistinguono Rainbow Waves, si aggiunge il movimento dell’acqua. Invece le opere provenienti da Interface e Revive, entrambi progetti del 2019, comprendono un gruppo di fotografie di grandi dimensioni in cui Koyama porta avanti lo studio della superficie dell’immagine ma analizzandone la sua natura
digitale in costante mutamento. Documentando i cantieri allestiti in occasione delle Olimpiadi Tokyo 2020, l’artista cerca di catturare le fasi di transizione della città per poi riportare questa stessa attenzione sul processo di lavorazione e produzione dell’immagine digitale. Revive è infatti il risultato di un ripristino delle immagini che Koyama ha volontariamente cancellato e riacquisito nuovamente grazie ad un software di recupero dei dati: il risultato sono stampe fotografiche che non rappresentano il paesaggio urbano ma piuttosto il processo di trasformazione dei pixel. Con Interface, invece, le fotografie dei cantieri di Tokyo vengono proiettate sul cemento e nuovamente fotografate: la superficie dell’asfalto e della pietra compromette l’immagine originale creando delle stampe di medio formato in cui è possibile riscontrare la stratificazione delle diverse rappresentazioni.
Lo strano ordine delle cose parla di astrazione, di reificazione e di una concezione dell’immagine come continuo mutamento e movimento. Per Taisuke Koyama la fotografia è rappresentazione potenziata, una vera lente attraverso cui condurre e farsi condurre nell’attività di osservazione. Indagando il rapporto tra l’immagine e la sua percezione, Koyama come un scienziato, pone il dubbio, coinvolgendo l’osservatore in una serie di quesiti su cosa significhi esperire il mondo con la propria vista.
Lo strano ordine delle cose, riprendendo il libro omonimo di Antonio Damasio, raccoglie l’indagine sull’immagine fotografica che Koyama realizza adottando una prospettiva e un metodo di analisi non convenzionale che proprio per la sua particolarità e specificità fa sì che il suo linguaggio si iscriva nel panorama contemporaneo come anticipatore di tematiche cruciali nella svolta digitale della fotografia. Le opere presenti in mostra sono infatti il frutto di anni di lavoro in cui l’artista, attraverso un processo di astrazione, analizza e scompone l’immagine allo stesso modo con cui uno scienziato studia le unità cellulari al microscopio. Gli elementi costitutivi della fotografia - il processo di ripresa, il pixel, la manipolazione, la stampa - sono il luogo in cui questa indagine scientifica sconvolge le concezioni tradizionali della produzione e fruizione dell’immagine.
“Per me la fotografia è il mezzo capace di registrare le variazioni, mutazioni, transizioni e trasformazioni. Tutto sta mutando ma l’essenza dell’immagine è fissata al suo interno, nell’atto stesso della sua creazione. Ciò che viene presentato è il processo di cambiamento, anche se l’immagine in sé rimane quiescente. Ed è una dimensione dinamica, in movimento”
Il percorso espositivo pensato per gli spazi di Metronom segue il dinamismo che caratterizza il linguaggio artistico di Koyama: le opere di grande formato appartenenti alla serie Rainbow Waves (2013) sono state realizzate inserendo le stampe fotografiche originarie sotto il livello del mare, la rifrazione della luce genera nuove riprese in cui ai colori dell’arcobaleno, che contraddistinguono Rainbow Waves, si aggiunge il movimento dell’acqua. Invece le opere provenienti da Interface e Revive, entrambi progetti del 2019, comprendono un gruppo di fotografie di grandi dimensioni in cui Koyama porta avanti lo studio della superficie dell’immagine ma analizzandone la sua natura
digitale in costante mutamento. Documentando i cantieri allestiti in occasione delle Olimpiadi Tokyo 2020, l’artista cerca di catturare le fasi di transizione della città per poi riportare questa stessa attenzione sul processo di lavorazione e produzione dell’immagine digitale. Revive è infatti il risultato di un ripristino delle immagini che Koyama ha volontariamente cancellato e riacquisito nuovamente grazie ad un software di recupero dei dati: il risultato sono stampe fotografiche che non rappresentano il paesaggio urbano ma piuttosto il processo di trasformazione dei pixel. Con Interface, invece, le fotografie dei cantieri di Tokyo vengono proiettate sul cemento e nuovamente fotografate: la superficie dell’asfalto e della pietra compromette l’immagine originale creando delle stampe di medio formato in cui è possibile riscontrare la stratificazione delle diverse rappresentazioni.
Lo strano ordine delle cose parla di astrazione, di reificazione e di una concezione dell’immagine come continuo mutamento e movimento. Per Taisuke Koyama la fotografia è rappresentazione potenziata, una vera lente attraverso cui condurre e farsi condurre nell’attività di osservazione. Indagando il rapporto tra l’immagine e la sua percezione, Koyama come un scienziato, pone il dubbio, coinvolgendo l’osservatore in una serie di quesiti su cosa significhi esperire il mondo con la propria vista.
20
dicembre 2022
Lo strano ordine delle cose
Dal 20 dicembre 2022 al 19 febbraio 2023
fotografia
Location
METRONOM
Modena, Via Carteria, 10, (Modena)
Modena, Via Carteria, 10, (Modena)
Orario di apertura
20 dicembre 2022 - dalle 18.00 alle 21.00
dal 21 dicembre 2022 - martedì/mercoledì/venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00
È possibile visitare la mostra anche su appuntamento
Vernissage
20 Dicembre 2022, 18.00 - 21.00
Sito web
Autore
Curatore