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L’Opera parla – Gelitin
“L’Opera Parla” consiste in un ciclo di 30 incontri che si terranno nelle sale di Palazzo Grassi o di Punta della Dogana François Pinault Foundation, secondo il programma e l’argomento trattato. Un viaggio a puntate, che ogni mercoledì, sarà proposto ai visitatori di Mapping the Studio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In mostra con gli artisti: il gruppo artistico GELITIN incontra il pubblico a Palazzo Grassi.
Nell’ambito del calendario “L’Opera Parla”, mercoledì 11 novembre, speciale appuntamento a Palazzo Grassi, con la partecipazione del collettivo artistico Gelitin, che incontrerà il pubblico in mostra. Accompagnati da Monique Veaute, direttrice di Palazzo Grassi, Emanuela Mazzonis e Marco Ferraris, Ufficio Mostre di Palazzo Grassi, i Gelitin, che partecipano alla mostra “Mapping the Studio” con alcuni significativi lavori, proporranno un viaggio alla scoperta del loro linguaggio e della loro ricerca artistica a partire dalle opere esposte a Palazzo Grassi.
L’appuntamento è dalle 16.00 alle 18.00 nell’atrio di Palazzo Grassi.
Al termine dell’incontro, dalle 18.00 sino alla chiusura della mostra, Happy Hour al Palazzo Grassi Caffè, in collaborazione con ll Vecio Fritoli e Irina Freguia.
GELITIN
Gelitin e’ un collettivo composto da quattro artisti austriaci che vivono e lavorano a Vienna: Ali Janka, Florian Reither, Tobias Urban e Wolgang Gantner. Si sono conosciuti nel 1978 in un campo estivo e dal 1993 hanno deciso di lavorare insieme come gruppo artistico sotto il nome di Gelatin, nominativo cambiato successivamente in Gelitin. Si distinguono volutamente dai collettivi dell’Azionismo Viennese degli anni ’60 e ’70 secondo cui si realizzava l’espressivita’ artistica e personale attraverso il raggiungimento del dolore estremo e dell’auto lesionismo. I Gelitin anche puntano alla liberta’ di espressione e di comunicazione distaccandosi dalle regole, ma attraverso l’utilizzo di una filosofia del piacere, del divertimento e della libidine estrema. Le loro installazioni caotiche, surreali e assurde coinvolgono lo spettatore che deve lasciarsi guidare da questa seduzione irriverente verso emozioni e sensazioni spesso sopite dalle regole sociali. Trasformano gli spazi museali tradizionali fino quasi a distruggerne l’aspetto abituale: nel padiglione austriaco della Biennale di Venezia del 2001 hanno devastato la struttura dell’edificio per creare un’osmosi tra pubblico e contesto; nel 2002 hanno trasformato la Galleria Perrotin di Parigi in una piscina/sauna; nel 2005 per la Biennale di Mosca hanno installato a 7 metri di altezza una toilette in legno sulla facciata del Museo Lenin da cui pendeva una stalattite di urina ghiacciata.
A Palazzo Grassi presentano due foto collage come documentazione espressiva di due performances effettuate nel 2004 rispettivamente a Vienna, Service Continue e a Sofia, Sofia et les talents merveilleux des artistes de rue, in seguito a un viaggio in motocicletta che i quattro artisti hanno svolto insieme nell’est Europa. Il caos, il divertimento, il surrealismo, l’erotismo, la sessualita’, la follia dominano le opere dei Gelitin che puntano, tramite un esilarante senso dell’umorismo, a oltrepassare il significato letterale delle cose e per guardare oltre, verso l’esaltazione dell’amore e la gioia di vivere.
L’Opera Parla
L’Opera parla è un calendario di appuntamenti d’arte contemporanea, realizzato da Palazzo Grassi e dal Comitato Scientifico di Punta della Dogana François Pinault Foundation, alla scoperta delle opere e degli artisti di Mapping the Studio. La mostra curata da Alison Gingeras e Francesco Bonami è in corso nelle due sedi espositive di Punta della Dogana e Palazzo Grassi e, giunta alla sua ventiduesima settimana di apertura (per un totale 131 giorni), ha raggiunto i 215.987 visitatori, con una media giornaliera di 1650 persone.
Realizzato anche con la collaborazione e il coinvolgimento di professori e docenti di tre grandi istituzioni veneziane, l’Università di Ca’Foscari, lo IUAV di Venezia e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, “L’Opera Parla” consiste in un ciclo di 30 incontri nelle sale dell’una o dell’altra sede espositiva, secondo il programma e l’argomento trattato. Un viaggio a puntate, che ogni mercoledì, sino al 9 giugno 2010, viene proposto ai visitatori di Mapping the Studio, dalle ore 16.00 alle ore 18.00.
Monique Veaute, amministratore delegato e direttrice di Palazzo Grassi, ricordando le ragioni che hanno ispirato il progetto culturale, ha ricordato che “questa iniziativa si colloca nella volontà di aprire la grande collezione di François Pinault al pubblico, agli appassionati d’arte contemporanea come ai neofiti, mettendo a disposizione di tutti le chiavi per scoprire e meglio comprenderne le opere. La collaborazione con istituzioni prestigiose veneziane, così come gli stretti legami allacciati tra Palazzo Grassi e le forze vive della città, conferiscono al progetto un particolare significato di apertura e condivisione, un passaggio che ci auguriamo possa contribuire a caratterizzare Venezia come luogo di formazione, ricerca, sperimentazione e produzione legata al contemporaneo”.
L’Opera parla. Viaggio nell’arte contemporanea
Palazzo Grassi - Punta della Dogana François Pinault Foundation
Dal 7 ottobre 2009 al 9 giugno 2010 - Ogni mercoledì dalle 16.00 alle 18.00
L’ingresso è gratuito per:
* i residenti a Venezia, su presentazione di carta d’identità o tessera Imob
* i possessori della Fortuna Card (con un accompagnatore) e della Fortuna Giovani (valido per una persona)
* tutti gli studenti iscritti agli Atenei dell’Università di Ca’Foscari, dell’Università IUAV di Venezia e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, su presentazione della tessera studente
per informazioni: www.palazzograssi.it – Tel. 041 523 1680
Contact:
Paola C. Manfredi
Corso Italia, 8
20122 Milano
Tel. +39 02 45485093
press@paolamanfredi.com
Anouk Aspisi
San Samuele 3231
30124 Venezia
Tel : +39 041 24 01 356
anouk.aspisi@palazzograssi.it
L'opera parla
Angela Vettese, professore di teoria e critica dell’arte contemporanea all’Università IUAV di Venezia e membro del Comitato scientifico di Punta della Dogana François Pinault Foundation.
La rivoluzione che ha catapultato il linguaggio dell’arte occidentale al di fuori della propria tradizione, oltre la copia della natura, oltre la verosimiglianza e la perizia tecnica ha preso il volo nel secondo decennio del XX secolo. Come il serpente mette la testa nella sabbia e ne esce pian piano con una pelle nuova, lasciando dietro di sé la muta intera, anche l’arte periodicamente cambia aspetto, modi di essere e procedure. In un tempo relativamente breve l’arte visiva è cambiata come la mitica nave degli Argonauti, il vascello che ha perso nel viaggio ogni suo pezzo.
Frammento dopo frammento è diventata altro da sé, ma globalmente è rimasta identica. Cent’anni dopo l’inizio del suo grande rivolgimento è diventata un mondo di suoni, di sensazioni tattili, di eventi, di materiali diversi e spesso non resistenti al tempo. Le semplici definizioni di pittura e scultura non sono più sufficienti ed è stato necessario indicare altre categorie: performance, installazione, video, ambiente e così via. Paradossalmente, nonostante la difficoltà di comprensione a cui ha portato questo rivolgimento, ecco che il pubblico ha cessato di vedere l'arte contemporanea come una cosa estranea e sembra cercarla, volerla conoscere, ascoltarla.
Lasciamo allora che siano le opere stesse a prendere voce, a dirci quello che possono - una parte di incompreso non può che restare - attraverso le parole di alcuni interpreti e di alcuni autori. Una serie di sculture, installazioni, interventi della collezione Pinault daranno la possibilità di essere appunto interrogate e invitate a dare qualche risposta sul loro universo di senso.
L'opera parla molte lingue
Giuseppe Barbieri, Professore di Storia dell'arte moderna. Direttore Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici "Giuseppe Mazzariol" e membro del Comitato scientifico di Punta della Dogana François Pinault.
L'opera d'arte contemporanea è caratterizzata, come sappiamo, da una frantumazione dei precedenti e tradizionali statuti e da poliedriche modalità di ricomposizione; tra le molte conseguenze, ciò ha consentito un dialogo mai in precedenza esperito con tanta efficacia con le altre forme dell'espressività umana. Al secolare dibattito sulla dipendenza del codice iconico da quello testuale si sono sostituiti rapporti certo altrettanto esigenti, ma su un piano di riconosciuta e non più discutibile parità: con la musica, il teatro, il cinema, la narrazione, la poesia. Il Novecento ha visto sovente affiorare il mito dell'opera d'arte totale: cade per esempio proprio nel 2009 il centenario dei “Balletti Russi”, un'esperienza che ha mescolato linguaggi e protagonisti di diversa provenienza ma di altissimo spessore. In una fase più vicina alla nostra la contaminazione dei codici e dei ruoli è diventata, se possibile, ancora più marcata, ma ciò può garantire, per le opere d'arte del nostro tempo, anche una proficua moltiplicazione negli approcci di lettura e di analisi.
Questo spiega il taglio con cui Ca' Foscari ha scelto di prendere parte a L’opera parla presentazioni delle opere esposte a Punta della Dogana promosso insieme alla Fondazione Pinault: affiancando alle competenze filologiche dei suoi storici dell'arte quelle di studiosi di cinema, di letteratura, di estetica, di filosofia, di informatica, di culture solo un tempo lontane dalla nostra (come quella cinese, giapponese, russa, persiana...), ma ormai tutte fra di loro connesse nell'età della globalizzazione, della Rete, della comunicazione, e che in buona misura sono già presenti all'interno della raccolta da cui queste incontri prenderanno spunto. Il confronto tra i codici dell'espressività, anche a costo di ridurre il peso del commento critico, può condurre forse più profondamente a contatto con la genesi stessa del processo creativo e svelarci così una ulteriore dimensione delle opere che ammiriamo.
Fenomenologia delle arti contemporanee. BASIC - Il codice sorgente del moderno
Riccardo Caldura, docente di Fenomenologia delle arti contemporanee presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e membro del Consiglio Accademico.
Il corso di “Fenomenologia delle arti contemporanee” propone una indagine sui movimenti del modernismo motivata dal fatto che ricerche artistiche e riflessioni critiche molto attuali continuano a riservare una notevole attenzione a quel che è accaduto fra le due guerre mondiali. Valga come esempio il fatto che una delle piattaforme teoriche dell’ultima edizione di Documenta (2007) si basava appunto sulla seguente interrogazione: “Modernity?” Evidentemente non si tratta di un caso isolato (basterebbe in questo senso ricordare la mostra “I moderni” organizzata dal Castello di Rivoli nel 2003), ma di una più generale attenzione a non considerare ovvio ciò che forse deve ancora essere letto in tutta la sua problematicità. Il corso di Fenomenologia si propone dunque di ripercorrere alcuni degli aspetti salienti che hanno contraddistinto il periodo del cosiddetto razionalismo moderno, tentando di articolarne la problematicità e la non esaurita capacità di suscitare comunque domande di fondo sul ruolo delle arti, sulla loro capacità di mutare (o meno) le condizioni sociali, sul loro statuto conoscitivo e conseguentemente sulle modalità della stessa formazione artistica. Ricorda Hal Foster: “Eppure l‘avanguardia rimane un’articolazione cruciale di forme artistiche e politiche“ che necessita per essere compresa “di nuove genealogie che ne complichino il passato e sostengano il futuro”. Basic si articolerà per singoli nuclei tematici in grado di affrontare almeno alcuni degli snodi del fenomeno del modernismo, a partire da quel reiterato ricorso a forme primarie che ha costituito il tipico linguaggio della razionalità in ambito artistico. In questo quadro generale si inseriscono i quattro incontri che si svolgeranno grazie alla collaborazione con Palazzo Grassi riguardanti nello specifico Francesco Lo Savio, Daniel Buren, Dan Flavin, Rachel Whiteread. La presentazione del corso, con il calendario degli appuntamenti a Palazzo Grassi, è prevista per il giorno 28 ottobre.
Discorso sul metodo, a proposito dell'opera di Piotr Uklanski
Giulio Alessandri, professore GA, vicedirettore del corso di Laurea Specialistica in Arti Visive all’Università IUAV di Venezia, dove insegna museografia e allestimento. Insegna inoltre storia dell'arte contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
La presentazione prenderà in esame alcuni allestimenti nell'atrio di Palazzo Grassi che hanno creato una certa tradizione. Si parlerà di museografia e allestimenti d'artista, di sistemi espositivi e di spectatorship e ovviamente dell'opera di Uklanski.
Nell’ambito del calendario “L’Opera Parla”, mercoledì 11 novembre, speciale appuntamento a Palazzo Grassi, con la partecipazione del collettivo artistico Gelitin, che incontrerà il pubblico in mostra. Accompagnati da Monique Veaute, direttrice di Palazzo Grassi, Emanuela Mazzonis e Marco Ferraris, Ufficio Mostre di Palazzo Grassi, i Gelitin, che partecipano alla mostra “Mapping the Studio” con alcuni significativi lavori, proporranno un viaggio alla scoperta del loro linguaggio e della loro ricerca artistica a partire dalle opere esposte a Palazzo Grassi.
L’appuntamento è dalle 16.00 alle 18.00 nell’atrio di Palazzo Grassi.
Al termine dell’incontro, dalle 18.00 sino alla chiusura della mostra, Happy Hour al Palazzo Grassi Caffè, in collaborazione con ll Vecio Fritoli e Irina Freguia.
GELITIN
Gelitin e’ un collettivo composto da quattro artisti austriaci che vivono e lavorano a Vienna: Ali Janka, Florian Reither, Tobias Urban e Wolgang Gantner. Si sono conosciuti nel 1978 in un campo estivo e dal 1993 hanno deciso di lavorare insieme come gruppo artistico sotto il nome di Gelatin, nominativo cambiato successivamente in Gelitin. Si distinguono volutamente dai collettivi dell’Azionismo Viennese degli anni ’60 e ’70 secondo cui si realizzava l’espressivita’ artistica e personale attraverso il raggiungimento del dolore estremo e dell’auto lesionismo. I Gelitin anche puntano alla liberta’ di espressione e di comunicazione distaccandosi dalle regole, ma attraverso l’utilizzo di una filosofia del piacere, del divertimento e della libidine estrema. Le loro installazioni caotiche, surreali e assurde coinvolgono lo spettatore che deve lasciarsi guidare da questa seduzione irriverente verso emozioni e sensazioni spesso sopite dalle regole sociali. Trasformano gli spazi museali tradizionali fino quasi a distruggerne l’aspetto abituale: nel padiglione austriaco della Biennale di Venezia del 2001 hanno devastato la struttura dell’edificio per creare un’osmosi tra pubblico e contesto; nel 2002 hanno trasformato la Galleria Perrotin di Parigi in una piscina/sauna; nel 2005 per la Biennale di Mosca hanno installato a 7 metri di altezza una toilette in legno sulla facciata del Museo Lenin da cui pendeva una stalattite di urina ghiacciata.
A Palazzo Grassi presentano due foto collage come documentazione espressiva di due performances effettuate nel 2004 rispettivamente a Vienna, Service Continue e a Sofia, Sofia et les talents merveilleux des artistes de rue, in seguito a un viaggio in motocicletta che i quattro artisti hanno svolto insieme nell’est Europa. Il caos, il divertimento, il surrealismo, l’erotismo, la sessualita’, la follia dominano le opere dei Gelitin che puntano, tramite un esilarante senso dell’umorismo, a oltrepassare il significato letterale delle cose e per guardare oltre, verso l’esaltazione dell’amore e la gioia di vivere.
L’Opera Parla
L’Opera parla è un calendario di appuntamenti d’arte contemporanea, realizzato da Palazzo Grassi e dal Comitato Scientifico di Punta della Dogana François Pinault Foundation, alla scoperta delle opere e degli artisti di Mapping the Studio. La mostra curata da Alison Gingeras e Francesco Bonami è in corso nelle due sedi espositive di Punta della Dogana e Palazzo Grassi e, giunta alla sua ventiduesima settimana di apertura (per un totale 131 giorni), ha raggiunto i 215.987 visitatori, con una media giornaliera di 1650 persone.
Realizzato anche con la collaborazione e il coinvolgimento di professori e docenti di tre grandi istituzioni veneziane, l’Università di Ca’Foscari, lo IUAV di Venezia e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, “L’Opera Parla” consiste in un ciclo di 30 incontri nelle sale dell’una o dell’altra sede espositiva, secondo il programma e l’argomento trattato. Un viaggio a puntate, che ogni mercoledì, sino al 9 giugno 2010, viene proposto ai visitatori di Mapping the Studio, dalle ore 16.00 alle ore 18.00.
Monique Veaute, amministratore delegato e direttrice di Palazzo Grassi, ricordando le ragioni che hanno ispirato il progetto culturale, ha ricordato che “questa iniziativa si colloca nella volontà di aprire la grande collezione di François Pinault al pubblico, agli appassionati d’arte contemporanea come ai neofiti, mettendo a disposizione di tutti le chiavi per scoprire e meglio comprenderne le opere. La collaborazione con istituzioni prestigiose veneziane, così come gli stretti legami allacciati tra Palazzo Grassi e le forze vive della città, conferiscono al progetto un particolare significato di apertura e condivisione, un passaggio che ci auguriamo possa contribuire a caratterizzare Venezia come luogo di formazione, ricerca, sperimentazione e produzione legata al contemporaneo”.
L’Opera parla. Viaggio nell’arte contemporanea
Palazzo Grassi - Punta della Dogana François Pinault Foundation
Dal 7 ottobre 2009 al 9 giugno 2010 - Ogni mercoledì dalle 16.00 alle 18.00
L’ingresso è gratuito per:
* i residenti a Venezia, su presentazione di carta d’identità o tessera Imob
* i possessori della Fortuna Card (con un accompagnatore) e della Fortuna Giovani (valido per una persona)
* tutti gli studenti iscritti agli Atenei dell’Università di Ca’Foscari, dell’Università IUAV di Venezia e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, su presentazione della tessera studente
per informazioni: www.palazzograssi.it – Tel. 041 523 1680
Contact:
Paola C. Manfredi
Corso Italia, 8
20122 Milano
Tel. +39 02 45485093
press@paolamanfredi.com
Anouk Aspisi
San Samuele 3231
30124 Venezia
Tel : +39 041 24 01 356
anouk.aspisi@palazzograssi.it
L'opera parla
Angela Vettese, professore di teoria e critica dell’arte contemporanea all’Università IUAV di Venezia e membro del Comitato scientifico di Punta della Dogana François Pinault Foundation.
La rivoluzione che ha catapultato il linguaggio dell’arte occidentale al di fuori della propria tradizione, oltre la copia della natura, oltre la verosimiglianza e la perizia tecnica ha preso il volo nel secondo decennio del XX secolo. Come il serpente mette la testa nella sabbia e ne esce pian piano con una pelle nuova, lasciando dietro di sé la muta intera, anche l’arte periodicamente cambia aspetto, modi di essere e procedure. In un tempo relativamente breve l’arte visiva è cambiata come la mitica nave degli Argonauti, il vascello che ha perso nel viaggio ogni suo pezzo.
Frammento dopo frammento è diventata altro da sé, ma globalmente è rimasta identica. Cent’anni dopo l’inizio del suo grande rivolgimento è diventata un mondo di suoni, di sensazioni tattili, di eventi, di materiali diversi e spesso non resistenti al tempo. Le semplici definizioni di pittura e scultura non sono più sufficienti ed è stato necessario indicare altre categorie: performance, installazione, video, ambiente e così via. Paradossalmente, nonostante la difficoltà di comprensione a cui ha portato questo rivolgimento, ecco che il pubblico ha cessato di vedere l'arte contemporanea come una cosa estranea e sembra cercarla, volerla conoscere, ascoltarla.
Lasciamo allora che siano le opere stesse a prendere voce, a dirci quello che possono - una parte di incompreso non può che restare - attraverso le parole di alcuni interpreti e di alcuni autori. Una serie di sculture, installazioni, interventi della collezione Pinault daranno la possibilità di essere appunto interrogate e invitate a dare qualche risposta sul loro universo di senso.
L'opera parla molte lingue
Giuseppe Barbieri, Professore di Storia dell'arte moderna. Direttore Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici "Giuseppe Mazzariol" e membro del Comitato scientifico di Punta della Dogana François Pinault.
L'opera d'arte contemporanea è caratterizzata, come sappiamo, da una frantumazione dei precedenti e tradizionali statuti e da poliedriche modalità di ricomposizione; tra le molte conseguenze, ciò ha consentito un dialogo mai in precedenza esperito con tanta efficacia con le altre forme dell'espressività umana. Al secolare dibattito sulla dipendenza del codice iconico da quello testuale si sono sostituiti rapporti certo altrettanto esigenti, ma su un piano di riconosciuta e non più discutibile parità: con la musica, il teatro, il cinema, la narrazione, la poesia. Il Novecento ha visto sovente affiorare il mito dell'opera d'arte totale: cade per esempio proprio nel 2009 il centenario dei “Balletti Russi”, un'esperienza che ha mescolato linguaggi e protagonisti di diversa provenienza ma di altissimo spessore. In una fase più vicina alla nostra la contaminazione dei codici e dei ruoli è diventata, se possibile, ancora più marcata, ma ciò può garantire, per le opere d'arte del nostro tempo, anche una proficua moltiplicazione negli approcci di lettura e di analisi.
Questo spiega il taglio con cui Ca' Foscari ha scelto di prendere parte a L’opera parla presentazioni delle opere esposte a Punta della Dogana promosso insieme alla Fondazione Pinault: affiancando alle competenze filologiche dei suoi storici dell'arte quelle di studiosi di cinema, di letteratura, di estetica, di filosofia, di informatica, di culture solo un tempo lontane dalla nostra (come quella cinese, giapponese, russa, persiana...), ma ormai tutte fra di loro connesse nell'età della globalizzazione, della Rete, della comunicazione, e che in buona misura sono già presenti all'interno della raccolta da cui queste incontri prenderanno spunto. Il confronto tra i codici dell'espressività, anche a costo di ridurre il peso del commento critico, può condurre forse più profondamente a contatto con la genesi stessa del processo creativo e svelarci così una ulteriore dimensione delle opere che ammiriamo.
Fenomenologia delle arti contemporanee. BASIC - Il codice sorgente del moderno
Riccardo Caldura, docente di Fenomenologia delle arti contemporanee presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e membro del Consiglio Accademico.
Il corso di “Fenomenologia delle arti contemporanee” propone una indagine sui movimenti del modernismo motivata dal fatto che ricerche artistiche e riflessioni critiche molto attuali continuano a riservare una notevole attenzione a quel che è accaduto fra le due guerre mondiali. Valga come esempio il fatto che una delle piattaforme teoriche dell’ultima edizione di Documenta (2007) si basava appunto sulla seguente interrogazione: “Modernity?” Evidentemente non si tratta di un caso isolato (basterebbe in questo senso ricordare la mostra “I moderni” organizzata dal Castello di Rivoli nel 2003), ma di una più generale attenzione a non considerare ovvio ciò che forse deve ancora essere letto in tutta la sua problematicità. Il corso di Fenomenologia si propone dunque di ripercorrere alcuni degli aspetti salienti che hanno contraddistinto il periodo del cosiddetto razionalismo moderno, tentando di articolarne la problematicità e la non esaurita capacità di suscitare comunque domande di fondo sul ruolo delle arti, sulla loro capacità di mutare (o meno) le condizioni sociali, sul loro statuto conoscitivo e conseguentemente sulle modalità della stessa formazione artistica. Ricorda Hal Foster: “Eppure l‘avanguardia rimane un’articolazione cruciale di forme artistiche e politiche“ che necessita per essere compresa “di nuove genealogie che ne complichino il passato e sostengano il futuro”. Basic si articolerà per singoli nuclei tematici in grado di affrontare almeno alcuni degli snodi del fenomeno del modernismo, a partire da quel reiterato ricorso a forme primarie che ha costituito il tipico linguaggio della razionalità in ambito artistico. In questo quadro generale si inseriscono i quattro incontri che si svolgeranno grazie alla collaborazione con Palazzo Grassi riguardanti nello specifico Francesco Lo Savio, Daniel Buren, Dan Flavin, Rachel Whiteread. La presentazione del corso, con il calendario degli appuntamenti a Palazzo Grassi, è prevista per il giorno 28 ottobre.
Discorso sul metodo, a proposito dell'opera di Piotr Uklanski
Giulio Alessandri, professore GA, vicedirettore del corso di Laurea Specialistica in Arti Visive all’Università IUAV di Venezia, dove insegna museografia e allestimento. Insegna inoltre storia dell'arte contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
La presentazione prenderà in esame alcuni allestimenti nell'atrio di Palazzo Grassi che hanno creato una certa tradizione. Si parlerà di museografia e allestimenti d'artista, di sistemi espositivi e di spectatorship e ovviamente dell'opera di Uklanski.
11
novembre 2009
L’Opera parla – Gelitin
11 novembre 2009
incontro - conferenza
Location
PALAZZO GRASSI
Venezia, San Samuele, 3231, (Venezia)
Venezia, San Samuele, 3231, (Venezia)
Biglietti
per i residenti a Venezia, su presentazione di carta d’identità o tessera Imob
* i possessori della Fortuna Card (con un accompagnatore) e della Fortuna Giovani (valido per una persona)
* tutti gli studenti iscritti agli Atenei dell’Università di Ca’Foscari, dell’Università IUAV di Venezia e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, su presentazione della tessera studente
Vernissage
11 Novembre 2009, ore 16-18
Ufficio stampa
PAOLA MANFREDI
Autore