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Loredana Longo – Creative Execution
L’artista attraverso l’atto performativo vuole farci riflettere sull’estetica della violenza, un tema che da oltre un ventennio caratterizza il suo lavoro. Il boato di un’esplosione, la disintegrazione fisica degli oggetti realizzati per l’occasione in ceramica.
Comunicato stampa
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Durante l’Art Week, la settimana dedicata all’arte contemporanea, Officine Saffi è lieta di ospitare nei suoi spazi, in collaborazione con la galleria FPAC - Francesco Pantaleone Arte Contemporanea (Milano, Palermo), la performance Creative Execution di Loredana Longo.
[…] Siamo connessi ad eventi spettacolari. Questo collegamento ci connette e disconnette simultaneamente, ci rende psico-tecnologicamente in diretta connessione con gli eventi e geopoliticamente lontani da essi. […] Certo quando gli schermi delle bombe intelligenti si oscuravano, il mio corpo non esplodeva. Al contrario, era rinforzato: secondo una figura classica del fascismo, il mio corpo, la mia soggettività, si affermavano nella distruzione di altri corpi.
Hal Foster, Il Ritorno del Reale
L’artista attraverso l’atto performativo vuole farci riflettere sull’estetica della violenza, un tema che da oltre un ventennio caratterizza il suo lavoro. Il boato di un’esplosione, la disintegrazione fisica degli oggetti realizzati per l’occasione in ceramica, un materiale da sempre presente nella ricerca artistica di Loredana Longo, ci conducono a una riflessione su ciò che la violenza, vissuta o percepita, lascia nelle vite di tutti noi.
Il testo di Hal Foster sapientemente proposto da Irene Biolchini risale al 1996, ma ci riporta alle visioni quotidiane del nostro tempo: alle bombe in terre non troppo lontane, a quei corpi in mare, ai volti di chi viene allontanato dai centri di accoglienza. Visioni in differita che nulla tolgono alla nostra quotidianità, alla nostra soggettività. Vi era e vi è in quelle spettacolarizzazioni della morte la lezione più importante di Andy Warhol e delle sue Death Series: la visione, anche quella più atroce, si perde ogni volta che viene ripetuta, riproposta. Ed è forse questo l’elemento più dirompente nel lavoro di Loredana Longo: perché nulla della violenza che ci circonda viene proposto letteralmente.
Lo spettacolo pirotecnico dell’esplosione non è didascalico: non vediamo un’esecuzione davanti ai nostri occhi, in un tranquillo pomeriggio nel centro di Milano. Eppure vediamo un’esplosione, ne percepiamo la detonazione, vediamo collassare davanti a noi cinquanta cilindri, disposti in file regolari.
Nella performance di Loredana Longo i cilindri cadono, si accartocciano davanti ai nostri occhi. La terra fresca ritorna a chiudersi su sé stessa. Nulla ci è risparmiato, pur non mostrando niente. Non vediamo immagini, non assecondiamo lo spettacolo della violenza di cui parla Hal Foster, ma al contrario quella violenza respiriamo.
Dai resti della detonazione partono in maniera evocativa tre fumogeni dai colori parlanti: rosso, bianco e verde. La bandiera italiana si forma e si disgrega contemporaneamente davanti a noi. In un momento in cui l’idea di nazione è sempre più associata a pericolose derive di esclusione e violenza, una bandiera svetta, in fumo, sopra gli oggetti distrutti.
E non servono immagini ulteriori, non servono corpi reali, né bandiere fisiche. La violenza dell’atto e del nostro tempo ci parlano attraverso quell’assenza. Il fumo ci lascia davanti ai resti, il suono ci obbliga a partecipare concretamente all’esplosione. La violenza non è più in differita, l’odio non è più “cortese” eppure, come era per Fortini, come è stato per Foster, così è per noi: assistendo alle macerie anche oggi non sappiamo “più di chi è la colpa”. L’arte, la creazione sono la sola risposta.
Loredana Longo è nata a Catania, Sicilia. Vive e lavora a Milano. Laureata in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Catania. Durante i suoi studi ha trascorso un po’ di tempo a Barcellona, in Spagna. Nel 2009 ha partecipato a una residenza d'artista in Marocco, nell'appartamento 22, a Rabat. Durante questa stessa residenza ha prodotto le sue opere per la Biennale di Marrakech. Nel 2011 è stata invitata dalla Fondazione Civitella Ranieri, una residenza internazionale organizzata dal Castello di Civitella Ranieri a Umbertide. Lavora principalmente in installazione, video, fotografia e performance. Il suo lavoro è solitamente ispirato da una ricerca personale e privata che estende a temi sociali e riflessioni sulla società. Ha esposto in diverse mostre personali (nazionali e internazionali) e ha preso parte a numerose mostre collettive.
Officine Saffi è un centro di ricerca specializzato nella ceramica contemporanea. Il progetto comprende la Galleria che organizza e promuove mostre personali e collettive di artisti contemporanei e maestri del passato. Il Laboratorio dove vengono organizzati corsi e workshop, oltre ad accogliere produzioni di artisti e designer e le residenze d’artista. La Casa Editrice pubblica cataloghi d’arte e la rivista trimestrale Fragile. Infine, completa il progetto, il concorso biennale Open to Art, dedicato alla ceramica d'arte e di design.
[…] Siamo connessi ad eventi spettacolari. Questo collegamento ci connette e disconnette simultaneamente, ci rende psico-tecnologicamente in diretta connessione con gli eventi e geopoliticamente lontani da essi. […] Certo quando gli schermi delle bombe intelligenti si oscuravano, il mio corpo non esplodeva. Al contrario, era rinforzato: secondo una figura classica del fascismo, il mio corpo, la mia soggettività, si affermavano nella distruzione di altri corpi.
Hal Foster, Il Ritorno del Reale
L’artista attraverso l’atto performativo vuole farci riflettere sull’estetica della violenza, un tema che da oltre un ventennio caratterizza il suo lavoro. Il boato di un’esplosione, la disintegrazione fisica degli oggetti realizzati per l’occasione in ceramica, un materiale da sempre presente nella ricerca artistica di Loredana Longo, ci conducono a una riflessione su ciò che la violenza, vissuta o percepita, lascia nelle vite di tutti noi.
Il testo di Hal Foster sapientemente proposto da Irene Biolchini risale al 1996, ma ci riporta alle visioni quotidiane del nostro tempo: alle bombe in terre non troppo lontane, a quei corpi in mare, ai volti di chi viene allontanato dai centri di accoglienza. Visioni in differita che nulla tolgono alla nostra quotidianità, alla nostra soggettività. Vi era e vi è in quelle spettacolarizzazioni della morte la lezione più importante di Andy Warhol e delle sue Death Series: la visione, anche quella più atroce, si perde ogni volta che viene ripetuta, riproposta. Ed è forse questo l’elemento più dirompente nel lavoro di Loredana Longo: perché nulla della violenza che ci circonda viene proposto letteralmente.
Lo spettacolo pirotecnico dell’esplosione non è didascalico: non vediamo un’esecuzione davanti ai nostri occhi, in un tranquillo pomeriggio nel centro di Milano. Eppure vediamo un’esplosione, ne percepiamo la detonazione, vediamo collassare davanti a noi cinquanta cilindri, disposti in file regolari.
Nella performance di Loredana Longo i cilindri cadono, si accartocciano davanti ai nostri occhi. La terra fresca ritorna a chiudersi su sé stessa. Nulla ci è risparmiato, pur non mostrando niente. Non vediamo immagini, non assecondiamo lo spettacolo della violenza di cui parla Hal Foster, ma al contrario quella violenza respiriamo.
Dai resti della detonazione partono in maniera evocativa tre fumogeni dai colori parlanti: rosso, bianco e verde. La bandiera italiana si forma e si disgrega contemporaneamente davanti a noi. In un momento in cui l’idea di nazione è sempre più associata a pericolose derive di esclusione e violenza, una bandiera svetta, in fumo, sopra gli oggetti distrutti.
E non servono immagini ulteriori, non servono corpi reali, né bandiere fisiche. La violenza dell’atto e del nostro tempo ci parlano attraverso quell’assenza. Il fumo ci lascia davanti ai resti, il suono ci obbliga a partecipare concretamente all’esplosione. La violenza non è più in differita, l’odio non è più “cortese” eppure, come era per Fortini, come è stato per Foster, così è per noi: assistendo alle macerie anche oggi non sappiamo “più di chi è la colpa”. L’arte, la creazione sono la sola risposta.
Loredana Longo è nata a Catania, Sicilia. Vive e lavora a Milano. Laureata in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Catania. Durante i suoi studi ha trascorso un po’ di tempo a Barcellona, in Spagna. Nel 2009 ha partecipato a una residenza d'artista in Marocco, nell'appartamento 22, a Rabat. Durante questa stessa residenza ha prodotto le sue opere per la Biennale di Marrakech. Nel 2011 è stata invitata dalla Fondazione Civitella Ranieri, una residenza internazionale organizzata dal Castello di Civitella Ranieri a Umbertide. Lavora principalmente in installazione, video, fotografia e performance. Il suo lavoro è solitamente ispirato da una ricerca personale e privata che estende a temi sociali e riflessioni sulla società. Ha esposto in diverse mostre personali (nazionali e internazionali) e ha preso parte a numerose mostre collettive.
Officine Saffi è un centro di ricerca specializzato nella ceramica contemporanea. Il progetto comprende la Galleria che organizza e promuove mostre personali e collettive di artisti contemporanei e maestri del passato. Il Laboratorio dove vengono organizzati corsi e workshop, oltre ad accogliere produzioni di artisti e designer e le residenze d’artista. La Casa Editrice pubblica cataloghi d’arte e la rivista trimestrale Fragile. Infine, completa il progetto, il concorso biennale Open to Art, dedicato alla ceramica d'arte e di design.
06
aprile 2019
Loredana Longo – Creative Execution
Dal 06 al 07 aprile 2019
design
arte contemporanea
performance - happening
arte contemporanea
performance - happening
Location
OFFICINE SAFFI
Milano, Via Aurelio Saffi, 7, (Milano)
Milano, Via Aurelio Saffi, 7, (Milano)
Orario di apertura
ore 19.30
Vernissage
6 Aprile 2019, ore 19.30
Autore
Curatore