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Loredana Longo – explosion#8/Sweets
le progressive esplosioni di Loredana Longo, che fa saltare in aria porzioni di abitazioni, scorci di domestica tranquillità, e gli altari festosi della religione delle ricorrenze familiari
Comunicato stampa
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Altri luoghi del sacrificio
Scienza e pazienza,
il supplizio è sicuro.
Arthur Rimbaud
Le opere degli uomini, le cose (naturalia e artificialia, indistintamente), i sistemi culturali, per vocazione perdono la propria specificità. Accade in un tempo lungo o breve, repentinamente oppure per fasi, con un atto volontario o per effetti di ricaduta: tutto quanto appartenga al mondo percetto è soggetto alla trasformazione della propria singolarità in qualcosa d'altro. Il simbolo che viene creato dalla collettività intorno ai valori oggettivi si storicizza in una riflessione che implica il concetto di identità. La realtà tangibile entra in combinazione con la dimensione verbale che le viene attribuita dai consorzi umani, ed è grazie a questa attitudine alla 'decadenza' che le culture si evolvono.
Loredana Longo ha una conoscenza profonda - appassionata e quasi dolorosa - delle cose degli uomini, dei loro nomi e delle relazioni che si intrecciano intorno a loro. Le esplosioni realizzate in luoghi differenti, e inserite all'interno di un piano che prevede un epilogo da crepuscolo degli dei, sono la sintesi di una ricerca che si è svolta a livelli diversi e ha sempre messo in gioco l'artista in prima persona, la sua fisicità, il rapporto con la realtà. L'estetica della distruzione (questo il titolo di una recente mostra dell'artista) è un percorso cognitivo, una ricerca morale ancora prima che formale, che appartiene da lungo tempo a Longo. Il progetto 'explosion' si può leggere come lo scioglimento di una tensione caricata dalla vicenda personale e artistica di Loredana e dalla recente storia planetaria.
È inevitabile, infatti, che la cronaca mondiale influenzi le nostre abitudini, la vita quotidiana, la relazione prossemica con gli altri individui e con gli spazi, pubblici e privati; parallelamente, a un livello più profondo, si attua uno sconvolgimento delle convenzioni percettive. Gli artisti - sempre in equilibrio tra la precarietà del proprio regime interiore e il mondo delle consuetudini comuni a tutti - si fanno autori del lessico etico ed estetico necessario per interpretare il mondo di tutti i day after, grandi e minuti.
In questa prospettiva si situano le progressive esplosioni di Loredana Longo, che fa saltare in aria porzioni di abitazioni, scorci di domestica tranquillità, e gli altari festosi della religione delle ricorrenze familiari. La casa che esplode, devastando luoghi e simboli di rassicurante continuità, rappresenta una drammatica identificazione con il corpo dell'artista. Superando il tempo della body performance, Longo trasla l'immedesimazione del proprio ruolo e della propria passione in una partecipazione di diverso genere: nella conduzione (appena) distaccata della regia che vede altri olocausti e non quello della carne, compiersi sulle scene dell'arte. Le esplosioni sono una sublimazione non troppo celata di un suicidio, lo stesso che anche altri artisti compiono quotidianamente nella ricerca di un riscatto individuale o collettivo. Il sacrificio comprende due declinazioni possibili: la distruzione di sé e l'alienazione di un oggetto (una persona, una città) molto amato. In entrambi i casi viene messa in atto una narcisistica presa di possesso, un'invasione - di sé o dell'altro da sé.
La casa, dunque, è una estensione metonimica del corpo, delle sue periferie, della sua misura e della rete di fenomeni visibili con cui il corpo stesso connota la casa. Longo ha sempre lavorato su questa percezione del corpo e delle pellicole che lo rivestono e diventano successivi contenitori dell'identità; adesso, nell'allestimento accurato e amoroso di camere condannate alla distruzione, continua a descrivere se stessa, la sua Sicilia, i costumi e le tradizioni della sua terra (è un universo nostalgico delle divinità gattopardesche, è il suo mondo barocco che tiene sempre uno sguardo aperto sulla vita e uno sulla morte).
Quando la deflagrazione devasta tutto, creando un vero e proprio shock, la materia subisce una trasformazione repentina e irrevocabile: la perdita delle sue qualità fisiche e formali, quelle che rendono gli oggetti e le persone riconoscibili. Loredana Longo affronta la distruzione di questo equilibrio come una catastrofe, ma in senso letterale, laddove il termine si traduce come capovolgimento, ed è privo di quella radicalità che correntemente gli viene attribuita. L'artista procede infatti alla ricostruzione, necessariamente parziale, che produce l'esito grottesco, romantico e drammatico di un paesaggio di rovine. È un gesto più ancestrale di quanto appaia, perché in un solo soggetto si trovano riunite l'immagine della donna che cura e che lenisce (un'idea storica della femminilità) e di quella che innesca il disastro (una visione mitologica e totemica).
Nell'affollarsi di miti del presente e del passato si insinua infine l'estremo dubbio: quello sulla veridicità della realtà visibile. La rappresentazione della natura semplice delle cose è sdoppiata: l'oggetto è presente e tangibile nel suo attuale stato ricostruito ma si trova ancora nella sequenza video; qui l'oggetto è ancora integro e limpidamente esprime l'immagine che lo rende riconoscibile.
Pietro Gaglianò
Scienza e pazienza,
il supplizio è sicuro.
Arthur Rimbaud
Le opere degli uomini, le cose (naturalia e artificialia, indistintamente), i sistemi culturali, per vocazione perdono la propria specificità. Accade in un tempo lungo o breve, repentinamente oppure per fasi, con un atto volontario o per effetti di ricaduta: tutto quanto appartenga al mondo percetto è soggetto alla trasformazione della propria singolarità in qualcosa d'altro. Il simbolo che viene creato dalla collettività intorno ai valori oggettivi si storicizza in una riflessione che implica il concetto di identità. La realtà tangibile entra in combinazione con la dimensione verbale che le viene attribuita dai consorzi umani, ed è grazie a questa attitudine alla 'decadenza' che le culture si evolvono.
Loredana Longo ha una conoscenza profonda - appassionata e quasi dolorosa - delle cose degli uomini, dei loro nomi e delle relazioni che si intrecciano intorno a loro. Le esplosioni realizzate in luoghi differenti, e inserite all'interno di un piano che prevede un epilogo da crepuscolo degli dei, sono la sintesi di una ricerca che si è svolta a livelli diversi e ha sempre messo in gioco l'artista in prima persona, la sua fisicità, il rapporto con la realtà. L'estetica della distruzione (questo il titolo di una recente mostra dell'artista) è un percorso cognitivo, una ricerca morale ancora prima che formale, che appartiene da lungo tempo a Longo. Il progetto 'explosion' si può leggere come lo scioglimento di una tensione caricata dalla vicenda personale e artistica di Loredana e dalla recente storia planetaria.
È inevitabile, infatti, che la cronaca mondiale influenzi le nostre abitudini, la vita quotidiana, la relazione prossemica con gli altri individui e con gli spazi, pubblici e privati; parallelamente, a un livello più profondo, si attua uno sconvolgimento delle convenzioni percettive. Gli artisti - sempre in equilibrio tra la precarietà del proprio regime interiore e il mondo delle consuetudini comuni a tutti - si fanno autori del lessico etico ed estetico necessario per interpretare il mondo di tutti i day after, grandi e minuti.
In questa prospettiva si situano le progressive esplosioni di Loredana Longo, che fa saltare in aria porzioni di abitazioni, scorci di domestica tranquillità, e gli altari festosi della religione delle ricorrenze familiari. La casa che esplode, devastando luoghi e simboli di rassicurante continuità, rappresenta una drammatica identificazione con il corpo dell'artista. Superando il tempo della body performance, Longo trasla l'immedesimazione del proprio ruolo e della propria passione in una partecipazione di diverso genere: nella conduzione (appena) distaccata della regia che vede altri olocausti e non quello della carne, compiersi sulle scene dell'arte. Le esplosioni sono una sublimazione non troppo celata di un suicidio, lo stesso che anche altri artisti compiono quotidianamente nella ricerca di un riscatto individuale o collettivo. Il sacrificio comprende due declinazioni possibili: la distruzione di sé e l'alienazione di un oggetto (una persona, una città) molto amato. In entrambi i casi viene messa in atto una narcisistica presa di possesso, un'invasione - di sé o dell'altro da sé.
La casa, dunque, è una estensione metonimica del corpo, delle sue periferie, della sua misura e della rete di fenomeni visibili con cui il corpo stesso connota la casa. Longo ha sempre lavorato su questa percezione del corpo e delle pellicole che lo rivestono e diventano successivi contenitori dell'identità; adesso, nell'allestimento accurato e amoroso di camere condannate alla distruzione, continua a descrivere se stessa, la sua Sicilia, i costumi e le tradizioni della sua terra (è un universo nostalgico delle divinità gattopardesche, è il suo mondo barocco che tiene sempre uno sguardo aperto sulla vita e uno sulla morte).
Quando la deflagrazione devasta tutto, creando un vero e proprio shock, la materia subisce una trasformazione repentina e irrevocabile: la perdita delle sue qualità fisiche e formali, quelle che rendono gli oggetti e le persone riconoscibili. Loredana Longo affronta la distruzione di questo equilibrio come una catastrofe, ma in senso letterale, laddove il termine si traduce come capovolgimento, ed è privo di quella radicalità che correntemente gli viene attribuita. L'artista procede infatti alla ricostruzione, necessariamente parziale, che produce l'esito grottesco, romantico e drammatico di un paesaggio di rovine. È un gesto più ancestrale di quanto appaia, perché in un solo soggetto si trovano riunite l'immagine della donna che cura e che lenisce (un'idea storica della femminilità) e di quella che innesca il disastro (una visione mitologica e totemica).
Nell'affollarsi di miti del presente e del passato si insinua infine l'estremo dubbio: quello sulla veridicità della realtà visibile. La rappresentazione della natura semplice delle cose è sdoppiata: l'oggetto è presente e tangibile nel suo attuale stato ricostruito ma si trova ancora nella sequenza video; qui l'oggetto è ancora integro e limpidamente esprime l'immagine che lo rende riconoscibile.
Pietro Gaglianò
14
settembre 2006
Loredana Longo – explosion#8/Sweets
Dal 14 settembre al 19 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
FRANCESCO PANTALEONE ARTECONTEMPORANEA (sede chiusa)
Palermo, Piazzetta Garraffello, 25, (Palermo)
Palermo, Piazzetta Garraffello, 25, (Palermo)
Vernissage
14 Settembre 2006, ore 19
Autore