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Lorenza Morandotti – Non
La Galleria Francesco Zanuso è lieta di presentare, nello spazio di Corso di Porta Vigentina, la seconda personale dell’artista Lorenza Morandotti, a cura di Paolo Giubileo con un testo critico di Chiara Gatti.
Nel percorso artistico di Lorenza Morandotti, alcuni temi si definiscono già a partire dagli esordi, come campi di una ricerca privilegiata. I concetti di archetipo, essenziale, vuoto e centro, sono alcuni dei contenuti affrontati nei diversi cicli di lavori realizzati sino ad oggi. Questa mostra intende mettere in evidenza la coerenza di una riflessione, che pur nella varietà dei linguaggi e delle tecniche, resta un unicum composto da tanti singoli momenti che traggono ancora più vigore se posti in dialogo tra di loro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Lorenza
Morandotti
NON
3 marzo - 25 marzo 2021
Lorenza Morandotti è arrivata alla consapevolezza che tutto il suo percorso può essere letto come una riflessione sul NON, antidoto alla presunzione di poter definire ogni esperienza, ed elemento fondamentale per arrivare all’essenziale sia nello spirito che nella forma.
Nessuna negazione ma esercizio di sottrazione in cui trovare l’imprevisto (il non-previsto) che scopriamo essere universale, qualcosa che tocca l’anima e ci trasporta in un cosmo che sta fuori e dentro di noi.
La pratica del togliere, così consona al fare poetico, appartiene anche al lavoro di Morandotti il cui focus è il vuoto, l’assenza che diviene presenza. Si avverte un richiamo ai movimenti artistici che hanno avuto origine in Oriente tra gli anni sessanta e settanta del Novecento, come il gruppo Mono-Ha, letteralmente “la scuola delle cose”, i cui artisti ricercano la realtà oltre l’apparenza utilizzando materiali naturali. Il termine “Ma”, principio centrale nelle discipline artistiche orientali, suggerisce un altro suggestivo parallelismo; infatti, l’elemento “Ma”, presente in quasi tutte le arti derivate dallo Zen, può essere tradotto come spazio vuoto tra due elementi, importante quanto lo spazio pieno.
«Scopro – dice Morandotti - che il senso della mia ricerca è nelle assenze, come già il titolo della personale del 2013 (presso la Galleria Francesco Zanuso) ES-SENZA preannunciava. L’essenziale è il prodotto di una ricerca a togliere, è arrivare in un luogo che non è costruibile, c’è già, va solo raggiunto, riconosciuto e onorato, togliendo il superfluo. È lavorare tantissimo intervenendo pochissimo, è riuscire a trovare in ciò che già c’è un messaggio che ci eleva. Il nuovo titolo si è imposto da solo: NON».
La selezione di opere conta il ciclo dei NON, opere su carta, a tecnica mista, gli Infiniti infiniti, acquarelli su carta, gli SNESC (acronimo di Sagome Nascenti E Stelle Cadenti) in bronzo, oltre a esemplari come Punto essenziale, Vuoto al centro e Adamo ed Eva in bronzo, Minimenhir, in pietra e argilla con oro terzo fuoco, la serie Quadrare il cerchio (9 elementi), acquerelli su carta, e opere recenti fra cui Cosmos’ Flags, in tessuto, e gli esemplari inediti della serie Omphalos, in marmo Versylis, marmo Nero Marquina e bronzo.
Il gesto delle mani
dal testo di Chiara Gatti
“Sono il pittore dello spazio. Non un pittore astratto. Al contrario, realista e figurativo”.
Yves Klein, Il Vuoto, 1961.
Il tatto, prima di tutto. La mano che sfiora, accarezza, coglie, solleva. Nella conca del palmo custodisce una pietra levigata. Col dito scivola nell'ansa di una coppella. La mano che sceglie e la mano che crea. Si muove ai ritmi dell'officina, forgiando la materia, plasmando le superfici con pressioni minime, movimenti impercettibili. “Si aggiunge e raffina finché con le dita si dà a questo modello l'ultimo pulimento” scriveva Giorgio Vasari nel suo De la scultura. Ma, attraverso il tatto, passa il pensiero. Passano l'idea, l'intuizione, la visione. Le dita trascrivono un progetto. “I miei pensieri guidano la mano e la mano dimostra se il pensiero è giusto” diceva Mies van der Rohe.
Lorenza Morandotti affida tutto alle sue mani. Delicate ma volitive. Selezionano le selci erose dei Menhir sui sentieri alpini. Frizionano il gres e la terra cruda delle Anime o dei Punti essenziali con gesti morbidi. Trattengono i pennelli in verticale sulla carta che ruota mentre si formano i cerchi concentrici degli Infiniti infiniti. Aprono al vento il tessuto delle Cosmos’ flags mentre quello scivola e s'arriccia. Guidano caute la fresa che scava pazientemente piccoli fori nel marmo della Versilia. Marmo nero o statuario che cede piano al tocco delle mani, rivelando le cavità inattese degli Omphalos.
Nota biografica
Lorenza Morandotti vive e lavora a Milano. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha esordito con una serie di opere, principalmente incisioni e fotografie. Per anni ha insegnato e condotto laboratori. Dopo una lunga interruzione, l'incontro casuale con l’argilla ha resuscitato in lei l’energia per riprendere una ricerca personale. Partendo da quella folgorazione, ha siglato un rapporto intenso con molte materie, che spesso trova nella natura, sviluppandone i processi generativi, soprattutto in senso metaforico. La pratica della meditazione le ha permesso di approfondire ulteriormente la propria ricerca che abbraccia una spiritualità allargata senza tempo e senza luogo, a partire dalla vita quotidiana. Coniuga arcaico e contemporaneo in forme semplici e essenziali. Si esprime anche con libri d’artista; ha pubblicato due “diari emotivi”, per offrire testimonianza di momenti di insight che l’hanno trasformata. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Alcune opere sono custodite in collezioni pubbliche e private. Di lei hanno scritto: Roberto Borghi, Cristina Rossi, Donatella Airoldi, Chiara Gatti, Lorenzo Morandotti, Anna Mariani, Anty Pansera, Mariateresa Chirico, Elena Isella, Jean Blanchaert, Adriano Gaspani, Bruno Milone, Adalberto Piazzoli, Massimo Daviddi.
Galleria Francesco Zanuso
Corso di Porta Vigentina 26
20122 Milano
Orari: dal lunedì al giovedì 15.30 – 19
o su appuntamento cell. 3356379291
Morandotti
NON
3 marzo - 25 marzo 2021
Lorenza Morandotti è arrivata alla consapevolezza che tutto il suo percorso può essere letto come una riflessione sul NON, antidoto alla presunzione di poter definire ogni esperienza, ed elemento fondamentale per arrivare all’essenziale sia nello spirito che nella forma.
Nessuna negazione ma esercizio di sottrazione in cui trovare l’imprevisto (il non-previsto) che scopriamo essere universale, qualcosa che tocca l’anima e ci trasporta in un cosmo che sta fuori e dentro di noi.
La pratica del togliere, così consona al fare poetico, appartiene anche al lavoro di Morandotti il cui focus è il vuoto, l’assenza che diviene presenza. Si avverte un richiamo ai movimenti artistici che hanno avuto origine in Oriente tra gli anni sessanta e settanta del Novecento, come il gruppo Mono-Ha, letteralmente “la scuola delle cose”, i cui artisti ricercano la realtà oltre l’apparenza utilizzando materiali naturali. Il termine “Ma”, principio centrale nelle discipline artistiche orientali, suggerisce un altro suggestivo parallelismo; infatti, l’elemento “Ma”, presente in quasi tutte le arti derivate dallo Zen, può essere tradotto come spazio vuoto tra due elementi, importante quanto lo spazio pieno.
«Scopro – dice Morandotti - che il senso della mia ricerca è nelle assenze, come già il titolo della personale del 2013 (presso la Galleria Francesco Zanuso) ES-SENZA preannunciava. L’essenziale è il prodotto di una ricerca a togliere, è arrivare in un luogo che non è costruibile, c’è già, va solo raggiunto, riconosciuto e onorato, togliendo il superfluo. È lavorare tantissimo intervenendo pochissimo, è riuscire a trovare in ciò che già c’è un messaggio che ci eleva. Il nuovo titolo si è imposto da solo: NON».
La selezione di opere conta il ciclo dei NON, opere su carta, a tecnica mista, gli Infiniti infiniti, acquarelli su carta, gli SNESC (acronimo di Sagome Nascenti E Stelle Cadenti) in bronzo, oltre a esemplari come Punto essenziale, Vuoto al centro e Adamo ed Eva in bronzo, Minimenhir, in pietra e argilla con oro terzo fuoco, la serie Quadrare il cerchio (9 elementi), acquerelli su carta, e opere recenti fra cui Cosmos’ Flags, in tessuto, e gli esemplari inediti della serie Omphalos, in marmo Versylis, marmo Nero Marquina e bronzo.
Il gesto delle mani
dal testo di Chiara Gatti
“Sono il pittore dello spazio. Non un pittore astratto. Al contrario, realista e figurativo”.
Yves Klein, Il Vuoto, 1961.
Il tatto, prima di tutto. La mano che sfiora, accarezza, coglie, solleva. Nella conca del palmo custodisce una pietra levigata. Col dito scivola nell'ansa di una coppella. La mano che sceglie e la mano che crea. Si muove ai ritmi dell'officina, forgiando la materia, plasmando le superfici con pressioni minime, movimenti impercettibili. “Si aggiunge e raffina finché con le dita si dà a questo modello l'ultimo pulimento” scriveva Giorgio Vasari nel suo De la scultura. Ma, attraverso il tatto, passa il pensiero. Passano l'idea, l'intuizione, la visione. Le dita trascrivono un progetto. “I miei pensieri guidano la mano e la mano dimostra se il pensiero è giusto” diceva Mies van der Rohe.
Lorenza Morandotti affida tutto alle sue mani. Delicate ma volitive. Selezionano le selci erose dei Menhir sui sentieri alpini. Frizionano il gres e la terra cruda delle Anime o dei Punti essenziali con gesti morbidi. Trattengono i pennelli in verticale sulla carta che ruota mentre si formano i cerchi concentrici degli Infiniti infiniti. Aprono al vento il tessuto delle Cosmos’ flags mentre quello scivola e s'arriccia. Guidano caute la fresa che scava pazientemente piccoli fori nel marmo della Versilia. Marmo nero o statuario che cede piano al tocco delle mani, rivelando le cavità inattese degli Omphalos.
Nota biografica
Lorenza Morandotti vive e lavora a Milano. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha esordito con una serie di opere, principalmente incisioni e fotografie. Per anni ha insegnato e condotto laboratori. Dopo una lunga interruzione, l'incontro casuale con l’argilla ha resuscitato in lei l’energia per riprendere una ricerca personale. Partendo da quella folgorazione, ha siglato un rapporto intenso con molte materie, che spesso trova nella natura, sviluppandone i processi generativi, soprattutto in senso metaforico. La pratica della meditazione le ha permesso di approfondire ulteriormente la propria ricerca che abbraccia una spiritualità allargata senza tempo e senza luogo, a partire dalla vita quotidiana. Coniuga arcaico e contemporaneo in forme semplici e essenziali. Si esprime anche con libri d’artista; ha pubblicato due “diari emotivi”, per offrire testimonianza di momenti di insight che l’hanno trasformata. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Alcune opere sono custodite in collezioni pubbliche e private. Di lei hanno scritto: Roberto Borghi, Cristina Rossi, Donatella Airoldi, Chiara Gatti, Lorenzo Morandotti, Anna Mariani, Anty Pansera, Mariateresa Chirico, Elena Isella, Jean Blanchaert, Adriano Gaspani, Bruno Milone, Adalberto Piazzoli, Massimo Daviddi.
Galleria Francesco Zanuso
Corso di Porta Vigentina 26
20122 Milano
Orari: dal lunedì al giovedì 15.30 – 19
o su appuntamento cell. 3356379291
03
marzo 2021
Lorenza Morandotti – Non
Dal 03 al 25 marzo 2021
arte contemporanea
personale
personale
Location
GALLERIA FRANCESCO ZANUSO
Milano, Corso Di Porta Vigentina, 26, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Vigentina, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a giovedì ore 15 - 19
Vernissage
3 Marzo 2021, ore 11
Ufficio stampa
Antonietta Magli
Autore
Curatore
Autore testo critico