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Lorenzo Bocca – Composizioni
Docente nella Scuola Secondaria di Primo Grado, Architetto amante dell’Arte, ricercatore del bello contro ogni volgarità, allievo e amico di Alberto Sartoris, affascinato dalle opere di Francesco Borromini, vicino al pensiero di Escher, fan di Franco Albini.
Comunicato stampa
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Sono esposti dipinti con colori acrilici su cartoncino e tavole in legno.
Il tema dominante è la geometria.
Si parte dal quadrato (tutti i lavori hanno una forma quadrata) per arrivare ad un modulo che si ripete, che si sovrappone o si accosta uno all'altro.
I punti di riferimento della ricerca compositiva partono dalle infinite possibilità offerte dal quadrato diviso dalla diagonale osservate agli inizi del settecento da Padre Sebastien Truchet e passano per le combinazioni di Escher, gli studi sull'architettura barocca di Francesco Borromini fino alle ricerche sulla geometria rotatoria di Giorgio Scarpa.
Bocca Lorenzo è architetto, per molti anni amico del Maestro dell'architettura razionalista Alberto Sartoris (nel 1987 al Centro Culturale Sant' Agostino di Crema ha organizzato la mostra "Alberto Sartoris, Opere, 1920-1985) e insegnante nella Scuola Secondaria di primo grado di Offanengo.
La ricerca nel campo della geometria lo ha condotto a sperimentare la architettura della carta realizzando superfici piegate e curvate che nascono da un piano.
Alcuni modelli sono esposti nella mostra.
La geometria è “misura del mondo”. È in questa tautologica verità linguistica che la pittura di Lorenzo Bocca sviluppa la sua onirica precisione. Bocca denuncia subito il suo Pantheon, il suo tempio custode della “totalità degli dei”. Da Alberto Sartoris architetto razionalista alla magia delle costruzioni Borrominiane spinte all’inganno ottico delle costruzioni di Escher. Insieme a loro l’eclettismo disciplinare di Franco Albini architetto, pittore, fotografo e non solo fin al pellegrinaggio intellettuale di padre Truchet e alla visione di Borges e della sua sfuggente Babele. In ultimo Giorgio Scarpa, designer e ricercatore di cui indaga i segreti. Non Parlo di Pantheon a caso visto che è edificio simbolo dell’armonia dei canoni classici iscritto com’è in una sfera perfetta. L’altezza dell’edificio è uguale al suo diametro e misura 43,44 m per 43,44 m. Nel Pantheon questi principi sono sintetizzati dalla armonia delle linee e dal calcolo perfetto delle geometrie delle masse. Pantheon quindi come paradigma generatore di senso ed è in questo senso che nel binario della matematica poetica Lorenzo Bocca dispiega la sua continua indagine tra forma e colore. Sui pannelli solitamente quadrati (e come potrebbe essere diversamente!) cerchi, quadrati, ovali, rettangoli, triangoli avviano un dialogo fatto di sottrazioni, aggiunte, sovrapposizioni e intersecazioni unendo il piano geometrico a quello cromatico. Colori caldi, freddi, primari e secondari uniti li immagino metafore emotive che cambiano insieme alle forme come noi stessi cambiamo con la presenza di un altro accanto a noi. Lorenzo Bocca costruisce una grammatica visiva con cui spiega e “misura” il mondo. Quello che ai più può sembrare esercizio sterile, è in verità a mio parere una testimonianza di fiducia nella capacità dell’uomo di comprendere l’uomo stesso e il suo cosmo. Quello che a me interessa notare è una forza e una debolezza dell’opera di Lorenzo. La forza è in quello scarto tra il progetto e la costruzione dei suoi dipinti e quella leggerissima ma fondamentale imprecisione dei contorni delle forme. Mi spiego meglio, in un epoca di computer e stampanti ad alta definizione o addirittura tridimensionali l’usare l’acrilico e il pennello per rappresentare forme geometriche e varianti di colore potrebbe sembrare antiquato oltre che inutile. Se la forza di questi dipinti è la loro perfetta costruzione geometrica e cromatica queste opere dovrebbero a rigor di logica esprimere al massimo la loro “bellezza” attraverso la produzione digitale e meccanica. In parole povere opere disegnate con il computer e stampate con una stampante magari ad alta definizione. Ma perché non è così? Perché è proprio in quella imprecisione dovuta alla tensione del gesto manuale, che aspira alla precisione del segno, che vibra l’anima dell’opera. La leggera vibrazione data dal “rumore” che il pennello che riempie di colori le forme geometriche lascia ai bordi delle superfici, la quantità di grafite che si deposita ai lati del segno che aspira ad essere netto, rende vivo, vibrante, direi musicali le “composizioni” di Lorenzo Bocca. Una partitura dell’anima che gioca tra cervello e cuore attraverso l’occhio ma negando l’occhio al tempo stesso. In ultimo la forza di queste opere è sottile e anche rischiosa perché la musica può diventare immediatamente silenzio se il gioco delle proporzioni non è trattato con rigore e sapienza. In questi giorni mi sono soffermato più volte a “guardare” le composizioni di Bocca e se una critica mi sento, umilmente, di farli è su una certa paura ad usare il bianco che in quanto totalità di colori avrebbe la forza di esaltare le sue opere. Forse scartare il rigore concettuale per far tuffare la propria grammatica formale nell’accecante bianco potrebbe far risuonale in maniera più cristallina la propria voce.
Il tema dominante è la geometria.
Si parte dal quadrato (tutti i lavori hanno una forma quadrata) per arrivare ad un modulo che si ripete, che si sovrappone o si accosta uno all'altro.
I punti di riferimento della ricerca compositiva partono dalle infinite possibilità offerte dal quadrato diviso dalla diagonale osservate agli inizi del settecento da Padre Sebastien Truchet e passano per le combinazioni di Escher, gli studi sull'architettura barocca di Francesco Borromini fino alle ricerche sulla geometria rotatoria di Giorgio Scarpa.
Bocca Lorenzo è architetto, per molti anni amico del Maestro dell'architettura razionalista Alberto Sartoris (nel 1987 al Centro Culturale Sant' Agostino di Crema ha organizzato la mostra "Alberto Sartoris, Opere, 1920-1985) e insegnante nella Scuola Secondaria di primo grado di Offanengo.
La ricerca nel campo della geometria lo ha condotto a sperimentare la architettura della carta realizzando superfici piegate e curvate che nascono da un piano.
Alcuni modelli sono esposti nella mostra.
La geometria è “misura del mondo”. È in questa tautologica verità linguistica che la pittura di Lorenzo Bocca sviluppa la sua onirica precisione. Bocca denuncia subito il suo Pantheon, il suo tempio custode della “totalità degli dei”. Da Alberto Sartoris architetto razionalista alla magia delle costruzioni Borrominiane spinte all’inganno ottico delle costruzioni di Escher. Insieme a loro l’eclettismo disciplinare di Franco Albini architetto, pittore, fotografo e non solo fin al pellegrinaggio intellettuale di padre Truchet e alla visione di Borges e della sua sfuggente Babele. In ultimo Giorgio Scarpa, designer e ricercatore di cui indaga i segreti. Non Parlo di Pantheon a caso visto che è edificio simbolo dell’armonia dei canoni classici iscritto com’è in una sfera perfetta. L’altezza dell’edificio è uguale al suo diametro e misura 43,44 m per 43,44 m. Nel Pantheon questi principi sono sintetizzati dalla armonia delle linee e dal calcolo perfetto delle geometrie delle masse. Pantheon quindi come paradigma generatore di senso ed è in questo senso che nel binario della matematica poetica Lorenzo Bocca dispiega la sua continua indagine tra forma e colore. Sui pannelli solitamente quadrati (e come potrebbe essere diversamente!) cerchi, quadrati, ovali, rettangoli, triangoli avviano un dialogo fatto di sottrazioni, aggiunte, sovrapposizioni e intersecazioni unendo il piano geometrico a quello cromatico. Colori caldi, freddi, primari e secondari uniti li immagino metafore emotive che cambiano insieme alle forme come noi stessi cambiamo con la presenza di un altro accanto a noi. Lorenzo Bocca costruisce una grammatica visiva con cui spiega e “misura” il mondo. Quello che ai più può sembrare esercizio sterile, è in verità a mio parere una testimonianza di fiducia nella capacità dell’uomo di comprendere l’uomo stesso e il suo cosmo. Quello che a me interessa notare è una forza e una debolezza dell’opera di Lorenzo. La forza è in quello scarto tra il progetto e la costruzione dei suoi dipinti e quella leggerissima ma fondamentale imprecisione dei contorni delle forme. Mi spiego meglio, in un epoca di computer e stampanti ad alta definizione o addirittura tridimensionali l’usare l’acrilico e il pennello per rappresentare forme geometriche e varianti di colore potrebbe sembrare antiquato oltre che inutile. Se la forza di questi dipinti è la loro perfetta costruzione geometrica e cromatica queste opere dovrebbero a rigor di logica esprimere al massimo la loro “bellezza” attraverso la produzione digitale e meccanica. In parole povere opere disegnate con il computer e stampate con una stampante magari ad alta definizione. Ma perché non è così? Perché è proprio in quella imprecisione dovuta alla tensione del gesto manuale, che aspira alla precisione del segno, che vibra l’anima dell’opera. La leggera vibrazione data dal “rumore” che il pennello che riempie di colori le forme geometriche lascia ai bordi delle superfici, la quantità di grafite che si deposita ai lati del segno che aspira ad essere netto, rende vivo, vibrante, direi musicali le “composizioni” di Lorenzo Bocca. Una partitura dell’anima che gioca tra cervello e cuore attraverso l’occhio ma negando l’occhio al tempo stesso. In ultimo la forza di queste opere è sottile e anche rischiosa perché la musica può diventare immediatamente silenzio se il gioco delle proporzioni non è trattato con rigore e sapienza. In questi giorni mi sono soffermato più volte a “guardare” le composizioni di Bocca e se una critica mi sento, umilmente, di farli è su una certa paura ad usare il bianco che in quanto totalità di colori avrebbe la forza di esaltare le sue opere. Forse scartare il rigore concettuale per far tuffare la propria grammatica formale nell’accecante bianco potrebbe far risuonale in maniera più cristallina la propria voce.
13
dicembre 2014
Lorenzo Bocca – Composizioni
Dal 13 dicembre 2014 all'undici gennaio 2015
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE SAN DOMENICO
Crema, Via Verdelli, 6, (Cremona)
Crema, Via Verdelli, 6, (Cremona)
Orario di apertura
dal 13 dicembre 2014 al 11 gennaio 2015
orari:
dal martedì al sabato 16,00/19,00
domenica 10,00/12,00 e 16,00/19,00
lunedì chiuso
Vernissage
13 Dicembre 2014, ore 17.00
Autore