Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Lorenzo Carbone – Summer on a Solitary Bridge
Sette racconti di vita ordinaria: dall’anonima periferia romana alle strade di Berlino inseguendo lavori usa e getta, castelli di carte e patenti perdute per troppo alcool, con un occhio di riguardo all’amore, irrinunciabile perchè sempre fugace, e al surreale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Summer on a solitary bridge” è un libro di racconti underground, quasi tutti in prima persona, scritto da un autore all'epoca non ancora trentenne. Sei passi di un'ipotetica formazione in ordine volutamente non cronologico, dagli anni rocamboleschi di una postadolescenza priva di punti di riferimento definiti (“La ruota”) alla presa di coscienza delle priorità morali dell'età adulta: l'amore, irrinunciabile perché sempre fugace (“Il dono”), e l'ironia, sacra e salvifica in quanto unico strumento capace di sollevarci dalle preoccupazioni, dalle perversioni e dalle miserie di
un'esistenza sempre più in mano a terzi poteri inarrivabili, a figure monolitiche: lo Stato
(“L'apatente”), e il suo strumento di controllo più diretto: il Lavoro, quello non qualificato e
sottopagato dei nostri tempi, labirinto opprimente popolato da personaggi al limite della paranoia
(“Yamamoto”). L'autore dà voce tramite il suo alter ego, volutamente senza nome e sempre col
bicchiere in mano, perennemente all'inseguimento di sogni nati già stanchi, a una generazione, quella degli anni ottanta, che ha avuto molto per vedersi repentinamente togliere altrettanto. È la voce di chi è nato e vissuto a Roma nelle periferie che furono di Pasolini, che, nonostante affrancate dal mero bisogno materiale, non lo sono da quello della ricerca spasmodica di un obiettivo esistenziale diverso da una vita di lavoro salariato fatta di cartellini timbrati, aperitivi al bar, partite di pallone a scandire il ritmo imposto della servitù economica e spirituale e ipermercati, nonluoghi ove rincorrere il sogno effimero e plastificato del consumismo più becero. Non più ragazzi di vita, quindi, ma una generazione figlia di chi urlava “no future” che il futuro vede
trasformarselo ogni giorno, anche per propria incapacità, in un inquietante scenario di precarietà
assoluta. Lo stile è quello del linguaggio parlato, dell'intercalare anche volgare della classe lavoratrice romana, con un occhio di riguardo al ritmo della narrazione, all'armonia della frase per ottenere un testo immediato e scorrevole, in grado di provocare empatia. Un testo “musicale” a raggio più ampio: non soltanto nelle intenzioni stilistiche dell'autore, ma anche nei numerosi riferimenti al rock e al punk degli ultimi trent'anni.
un'esistenza sempre più in mano a terzi poteri inarrivabili, a figure monolitiche: lo Stato
(“L'apatente”), e il suo strumento di controllo più diretto: il Lavoro, quello non qualificato e
sottopagato dei nostri tempi, labirinto opprimente popolato da personaggi al limite della paranoia
(“Yamamoto”). L'autore dà voce tramite il suo alter ego, volutamente senza nome e sempre col
bicchiere in mano, perennemente all'inseguimento di sogni nati già stanchi, a una generazione, quella degli anni ottanta, che ha avuto molto per vedersi repentinamente togliere altrettanto. È la voce di chi è nato e vissuto a Roma nelle periferie che furono di Pasolini, che, nonostante affrancate dal mero bisogno materiale, non lo sono da quello della ricerca spasmodica di un obiettivo esistenziale diverso da una vita di lavoro salariato fatta di cartellini timbrati, aperitivi al bar, partite di pallone a scandire il ritmo imposto della servitù economica e spirituale e ipermercati, nonluoghi ove rincorrere il sogno effimero e plastificato del consumismo più becero. Non più ragazzi di vita, quindi, ma una generazione figlia di chi urlava “no future” che il futuro vede
trasformarselo ogni giorno, anche per propria incapacità, in un inquietante scenario di precarietà
assoluta. Lo stile è quello del linguaggio parlato, dell'intercalare anche volgare della classe lavoratrice romana, con un occhio di riguardo al ritmo della narrazione, all'armonia della frase per ottenere un testo immediato e scorrevole, in grado di provocare empatia. Un testo “musicale” a raggio più ampio: non soltanto nelle intenzioni stilistiche dell'autore, ma anche nei numerosi riferimenti al rock e al punk degli ultimi trent'anni.
18
aprile 2015
Lorenzo Carbone – Summer on a Solitary Bridge
18 aprile 2015
presentazione
Location
GELATERIA SPLASH
Roma, Via Eurialo, 104, (Roma)
Roma, Via Eurialo, 104, (Roma)
Orario di apertura
sabato 18 aprile ore 19
Vernissage
18 Aprile 2015, ore 19
Autore