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Lorenzo Filomeni – Gli ossidi
Opere recenti dell’artista Lorenzo Filomeni prodotte tramite materiale ferroso di recupero. L’utilizzo di scaglie e ossidi creano un paesaggio cosmico sulla tela, un ambiente dal doppio aspetto a seconda dell’intensità della luce che lo irradia. Filomeni crea nuove atmosfere e nuovi mondi spaziali.
Comunicato stampa
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Gli ossidi di Lorenzo Filomeni.
Tra le poetiche del recupero, quella di Lorenzo Filomeni mi sembra originale, per le modalità attuative di una pittura informale altrimenti obsoleta, in quanto esperita per tanti decenni da molti artisti.
Il recupero di queste scaglie di ossido di ferro non parte da intenti ecologici ma se mai archeologici in quanto l’artista recupera le varie placche di ferro proprio dalla dissoluzione del materiale stesso.
Quindi un’operazione di recupero storico, quasi un voler risuscitare parti della materia un tempo integre; la sua è un’operazione da certosino che raccoglie, cataloga, fissa su un supporto cromatico ottenendo effetti come in controluce.
Questi fondi omogenei sono costruiti con pigmenti fotosensibili che emettono luce quando le luci sono spente, quasi a farci intuire una radiazione atomica emessa dalla materia stessa. Ottima maniera per dinamizzare tutta la superficie del quadro che appare come in espansione cosmica.
Il suo è un esperimento chimico-fisico in cui la materia continua a vivere in un contesto estetico in cui la funzione non è più richiesta ma lo stato progressivo di ossidazione continua, sia pure in modo impercettibile, a trasformare la materia in un divenire continuo.
Lorenzo Filomeni ci ricorda una frase di Einstein che diceva che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. E perché non vedere in queste proposte dell’artista anche un parallelo con la nostra vita! Nasciamo, ci sviluppiamo, invecchiamo e moriamo e tutto questo attraverso un processo di ossidazione continua, proprio come le scaglie di ferro ossidato prese in considerazione da Filomeni.
Le opere nascono attraverso un lavoro specifico di ricerca e raccolta, accumulo, selezione, incollaggio su un fondo monocromatico. Da questo assemblaggio progressivo nasce e si sviluppa l’opera fino alla sua definizione finale. Ogni suo lavoro è simile a quello che lo ha preceduto ed a quello che lo seguirà: varia invece l’atmosfera del tutto attraverso il cromatismo di fondo.
Lorenzo Filomeni lascia che il tempo lavori per lui attraverso l’ossidazione del ferro, mentre colloca nello spazio questi frammenti di materia.
Un concetto cosmico di spazio-tempo quindi e per ciò una proiezione in ambiti che superano le normali linee definitorie della tela per espandersi in un universo da lui ri-creato.
Silvano Battistotti
Tra le poetiche del recupero, quella di Lorenzo Filomeni mi sembra originale, per le modalità attuative di una pittura informale altrimenti obsoleta, in quanto esperita per tanti decenni da molti artisti.
Il recupero di queste scaglie di ossido di ferro non parte da intenti ecologici ma se mai archeologici in quanto l’artista recupera le varie placche di ferro proprio dalla dissoluzione del materiale stesso.
Quindi un’operazione di recupero storico, quasi un voler risuscitare parti della materia un tempo integre; la sua è un’operazione da certosino che raccoglie, cataloga, fissa su un supporto cromatico ottenendo effetti come in controluce.
Questi fondi omogenei sono costruiti con pigmenti fotosensibili che emettono luce quando le luci sono spente, quasi a farci intuire una radiazione atomica emessa dalla materia stessa. Ottima maniera per dinamizzare tutta la superficie del quadro che appare come in espansione cosmica.
Il suo è un esperimento chimico-fisico in cui la materia continua a vivere in un contesto estetico in cui la funzione non è più richiesta ma lo stato progressivo di ossidazione continua, sia pure in modo impercettibile, a trasformare la materia in un divenire continuo.
Lorenzo Filomeni ci ricorda una frase di Einstein che diceva che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. E perché non vedere in queste proposte dell’artista anche un parallelo con la nostra vita! Nasciamo, ci sviluppiamo, invecchiamo e moriamo e tutto questo attraverso un processo di ossidazione continua, proprio come le scaglie di ferro ossidato prese in considerazione da Filomeni.
Le opere nascono attraverso un lavoro specifico di ricerca e raccolta, accumulo, selezione, incollaggio su un fondo monocromatico. Da questo assemblaggio progressivo nasce e si sviluppa l’opera fino alla sua definizione finale. Ogni suo lavoro è simile a quello che lo ha preceduto ed a quello che lo seguirà: varia invece l’atmosfera del tutto attraverso il cromatismo di fondo.
Lorenzo Filomeni lascia che il tempo lavori per lui attraverso l’ossidazione del ferro, mentre colloca nello spazio questi frammenti di materia.
Un concetto cosmico di spazio-tempo quindi e per ciò una proiezione in ambiti che superano le normali linee definitorie della tela per espandersi in un universo da lui ri-creato.
Silvano Battistotti
04
ottobre 2010
Lorenzo Filomeni – Gli ossidi
Dal 04 al 24 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
ASSOCIAZIONE CULTURALE GIOIA 107
Milano, Via Melchiorre Gioia, 107, (Milano)
Milano, Via Melchiorre Gioia, 107, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-19
Vernissage
4 Ottobre 2010, ore 19.00
Autore
Curatore