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Lorenzo Gatti / Elisabeth Hölzl / Dante Maffei
La mostra tripartita degli artisti Lorenzo Gatti, Elisabeth Hölzl, Dante Maffei, rientra nel progetto espositivo di ME design Forme del Mediterraneo, promosso dalla Facoltà di Architettura e Design Industriale.
rientra nel progetto espositivo di ME design Forme del Mediterraneo,
promosso dalla Facoltà di Architettura e Design Industriale,
presieduta da Maria Benedetta Spadolini, dell’Università di Genova,
e configura nello spazio, nello specifico e nella dinamica teorica,
tre modalità espressivo/espositive.
Lorenzo Gatti, artista italo-belga, si applica a un’approfondita riflessione sul Moderno
e in particolare sull’architettura razionale, spostandone la condizione di funzionalità su
un territorio straniato, neutro, dove l’aspetto rimane come memoria, frammento di un
calco, un residuo tuttavia che trova una sua relazione con i soggetti di un archivio in
progress, sospesi tra passato e futuro, pronti a tessere una storia di assenze parallela
a una storia di presenze. E’ accaduto qualcosa nei suoi paesaggi ad acrilico su
cartoncino Canson, si sono eclissati contatti materiali e si sono evidenziati, nel vuoto
degli interstizi, contatti immateriali. I valori d’uso delle cose sembrano migrare verso i
lidi virtuali della memoria. Compito dell’artista - scrive Lorenzo Gatti – potrebbe essere
attraversare l’oggetto, colmarlo del suo stesso sfondo, raccontarlo e lasciare così spazio
al suo fantasma. Tornare infine a renderlo soggetto, abitandolo.
Elisabeth Hölzl, artista che vive e opera a Merano, attraverso video-proiezioni sonore,
grandi manifesti, fotografie, registra nella realtà di interni ed esterni metropolitani, con la
mediazione del suo sguardo e dei suoi filtri emozionali, situazioni contraddittorie,
impreviste, paradossali, investite tuttavia, nel suo esito espressivo, di un valore
poetico-sacrale alto. L’immagine può esprimere il risonare dei passi in una metropolitana
deserta, l’incursione improvvisa di un canto nel silenzio. Una sequenza di piscine vuote
può caricarsi di una valenza metafisica, scatti su lampadari appesi a un soffitto nudo,
sedie vuote di una sala d’aspetto, l’intimità di un accogliente divano di velluto giallo oro,
possono raccontare il peso o la tensione dell’attesa. Nella doppia proiezione
“Fish/Catania-New York”, che accosta i rituali giornalieri di un mercato del pesce
assolutamente mediterraneo, quello di Catania, ai rituali straniati, quasi chirurgici del
mercato del pesce di New York, è l’elemento mistico-ipnotico della musica di Marcello
Fera che disegna acusticamente uno spaesamento percettivo, inducendo a una lettura
isiva del senso dell’effimero, nel lavoro collettivo, e della persistenza senza tempo di
gesti arcaici, ripetuti di generazione in generazione.
Dante Maffei, nato a Bologna dove vive e opera, nel lavoro intitolato Graphie/System
of Survival anticipa già due elementi informativi della sua attitudine a scrivere, incidendo
a bulino e laser, su lastre di lamiera zincata, la forma e il suo divenire sulla superficie di
un volume che si rapporta, a sua volta, al volume strutturale dello spazio che lo ospita, alla
luce del neon retroilluminante. Altro elemento di anticipazione è il suo relazionarsi all’arte
come Sistema di Sopravvivenza. In sintonia con un’avventura spaziale che, da Lucio
Fontana arriva a Daniel Libeskind, Maffei si esprime sul territorio mobile e sensibile dello
sconfinamento dei generi, coniugando l’immaterialità mentale del processo con la
materialità dell’intervento manuale, facendo interagire la scrittura con la scultura e
l’architettura, con l’esito di una opera leggibile al di fuori delle coordinate convenzionali
dello spazio_Viana Conti
Lo spazio espositivo_Testimone epocale di movimenti artistici del Novecento e terreno
d’incontro di protagonisti della Storia dell’Arte Contemporanea, la Galleria Rotta, la più
antica d’Italia, con i suoi ottantacinque anni di attività ha realizzato un vero passaggio di
consegne, a Roberto Farinelli Rotta, che dopo ventisette anni di lavoro accanto allo zio
Rinaldo, ne è subentrato, facendo coesistere nomi noti e consolidati e giovani artisti.
Aperta nel 1919, venne consacrata a livello nazionale con il lancio del messaggio
simbolista e futurista. Innumerevoli mostre si sono succedute sulle pareti di via
XX settembre dal 1919 ad oggi. Sicuramente più di millecinquecento, scandite da nomi
in transito magari effimero e da tanti nomi di rilievo. Ne recuperiamo qualcuno per invitare
il lettore ad assaporare in anticipo il clima storico della galleria: Manzoni, Sutherland,
Nicholson, Melotti, Novelli, Vautier, Matta, Depero, Trampolini, Tilson, Rotella, Schneider,
Capogrossi, Le Parc, Pozzati, Moreni, Fontana, Vostell…Roberto Farinelli Rotta, prosegue
quindi il cammino della terza generazione dei Rotta e con il suo spirito e desiderio di
competizione ha proposto artisti come Nespolo, Perilli, Claudio Costa, Lodola, Del Pezzo,
Bafico, Dorazio, insieme a molti altri. La sua storia continua e si rinnova. Le ultime
personali presso la galleria Rotta sono state le seguenti:Arroyo, Bay, Casé, Corbeille,
Bafico, Costa, Geranzani, Doucet, Appel_Roberto Rotta Farinelli
Lorenzo Gatti / Elisabeth Hölzl / Dante Maffei
arte contemporanea
Genova, Via XX Settembre, 181r, (Genova)
Un prossimo ritorno espositivo dell’artista italo-belga Lorenzo Gatti si annuncia con la mostra “Panoplie” alla SHAREVOLUTION contemporary art di Chiara Pinardi, al Palazzo Andrea Doria di Genova, nel mese di febbraio 2020, con testi in catalogo di Viana Conti e Cristina Zaltieri. L’evento espositivo si presenta sulla base di una ripetizione differente di ascendenza deleuziana, che mette in atto le modalità del far pittura-scultura-architettura-tassonomia genealogica foucaultiana-planimetria spinoziana, riportandole a un grado zero, o transcodificandole, alla luce di uno slittamento di campo che inauguri un nuovo paradigma esibitivo-interpretativo. La mostra entra così, da più versanti, nel dibattito tra arte, filosofia, semiotica, teso a identificare un soggetto/oggetto come ripetizione del ripetersi su un terreno di contiguità metonimica.
Il termine πανοπλία, dal greco παν/tutto e ὅπλον/arma, che, al plurale, in senso iterativo, intitola la mostra Panoplie, appunto, indica un’armatura, immancabile corredo di un cavaliere medievale, che, perduta la sua funzione bellica, si trasformi in un trofeo da collezione sulla parete di un palazzo nobiliare.