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Lorenzo Giandotti – Extra Moenia
Questo “viaggio pittorico” per le antiche mura non va inteso in senso documentale, perché sarebbe come dire che le vedute del Canal Grande del Canaletto e del Guardi, quelle fiorentine del Bellotto o del Patch, siano importanti per codesto aspetto e non per il valore artistico in sé! Dunque, questo percorrimento artistico del Giandotti va preso come un atto d’amore per la sua città, e in particolare per i “segni” che delimitavano la città medievale e rinascimentale.
Comunicato stampa
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Questo “viaggio pittorico” per le antiche mura non va inteso in senso documentale, perché sarebbe come dire che le vedute del Canal Grande del Canaletto e del Guardi, quelle fiorentine del Bellotto o del Patch, siano importanti per codesto aspetto e non per il valore artistico in sé! Dunque, questo percorrimento artistico del Giandotti va preso come un atto d’amore per la sua città, e in particolare per i “segni” che delimitavano la città medievale e rinascimentale. Bisognerà aspettare il sogno di “Firenze capitale” (1865-70) per l’europeizzazione della città (dopo i boulevards di Parigi e il Ring di Vienna), con la determinazione comunale dell’abbattimento delle mura (e di alcune porte), interpretato e mandato ad effetto nel migliore dei modi da Giuseppe Poggi, per vedere cancellate per sempre quelle mura.
Giandotti si affaccia oggi a questa importante opera pittorica con alle spalle una vasta e sensibilissima produzione artistica ove il tema dominante è quello della “finestra”, della “porta domestica”, della “gabbia”: temi “minimalistici” di grande pregnanza psicologica e umana. Perché ogni finestra e ogni porta sono un segno, una barriera, un attraversamento della vita – per evocare una locuzione cara al poeta Mario Luzi – che porta in un altrove spesso ignoto. Diceva Baudelaire: «celui qui regarde du dehors à travers une fenêtre ouverte, ne voit jamais autant de choses que celui qui regarde une fenêtre fermée». E così, come la sua “finestra” è non solo un oggetto artisticamente descritto e interpretato, ma un vero e proprio moto dell’anima, ancor più lo sono queste Porte urbane e questi segmenti di Mura, testimoni di una città che fu.
Lorenzo Giandotti si pone in continuità con le vedute più remote di Firenze – quelle del Biadaiolo, del Bigallo e di Domenico di Michelino in Cattedrale –, come dire, con gli archetipi di una iconografia nobile e ininterrotta; e lo fa con una discrezione davvero unica (si è detto dei suoi “silenzi assordanti”). Il suo scavo pittorico, la sua descrizione monotematica ma sempre diversa, la sua profonda passione, hanno prodotto un’opera assolutamente singolare che costituisce oggi un riferimento importante per la pittura toscana.
Per via dell’arte Giandotti ripropone la sua lirica solitudo davanti alla “sua” Porta Romana, alla silenziosa Porta San Giorgio, alla meravigliosa cortina muraria di pietra forte di quella via dei Bastioni che si arrampica verso Belvedere, che grandi architetti come Frank Lloyd Wright e Le Corbusier ebbero a disegnare nel loro sketch-book; così che il suo viaggio pittorico s’impone come percorso lirico verso una urbanitas che credevamo definitivamente perduta. Di ciò dobbiamo essergli davvero grati.
(estratto dal testo di Francesco Gurrieri - catalogo edito da Polistampa)
Giandotti si affaccia oggi a questa importante opera pittorica con alle spalle una vasta e sensibilissima produzione artistica ove il tema dominante è quello della “finestra”, della “porta domestica”, della “gabbia”: temi “minimalistici” di grande pregnanza psicologica e umana. Perché ogni finestra e ogni porta sono un segno, una barriera, un attraversamento della vita – per evocare una locuzione cara al poeta Mario Luzi – che porta in un altrove spesso ignoto. Diceva Baudelaire: «celui qui regarde du dehors à travers une fenêtre ouverte, ne voit jamais autant de choses que celui qui regarde une fenêtre fermée». E così, come la sua “finestra” è non solo un oggetto artisticamente descritto e interpretato, ma un vero e proprio moto dell’anima, ancor più lo sono queste Porte urbane e questi segmenti di Mura, testimoni di una città che fu.
Lorenzo Giandotti si pone in continuità con le vedute più remote di Firenze – quelle del Biadaiolo, del Bigallo e di Domenico di Michelino in Cattedrale –, come dire, con gli archetipi di una iconografia nobile e ininterrotta; e lo fa con una discrezione davvero unica (si è detto dei suoi “silenzi assordanti”). Il suo scavo pittorico, la sua descrizione monotematica ma sempre diversa, la sua profonda passione, hanno prodotto un’opera assolutamente singolare che costituisce oggi un riferimento importante per la pittura toscana.
Per via dell’arte Giandotti ripropone la sua lirica solitudo davanti alla “sua” Porta Romana, alla silenziosa Porta San Giorgio, alla meravigliosa cortina muraria di pietra forte di quella via dei Bastioni che si arrampica verso Belvedere, che grandi architetti come Frank Lloyd Wright e Le Corbusier ebbero a disegnare nel loro sketch-book; così che il suo viaggio pittorico s’impone come percorso lirico verso una urbanitas che credevamo definitivamente perduta. Di ciò dobbiamo essergli davvero grati.
(estratto dal testo di Francesco Gurrieri - catalogo edito da Polistampa)
05
gennaio 2012
Lorenzo Giandotti – Extra Moenia
Dal 05 al 31 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
ACCADEMIA DELLE ARTI DEL DISEGNO – VIA RICASOLI
Firenze, Via Ricasoli, 68, (Firenze)
Firenze, Via Ricasoli, 68, (Firenze)
Orario di apertura
mar-sab 9-13 / 17-19
dom 10-13
lunedì chiuso
Vernissage
5 Gennaio 2012, ore 17:30
Editore
POLISTAMPA
Autore