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Lorenzo Mariotti – Opere…2008-2009
Circa quaranta opere, pitture ad olio su tavola e su tela, dedicate alla celebrazione di Roma, delle sue piazze delle sue campagne, con qualche escursione verso i litorali vicini.
Comunicato stampa
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La pittura di Lorenzo Mariotti è pittura della ragione, mai ragionevole.
La tecnica, qui più che mai terra di conquista, inseguendosi finisce per sovvertire se stessa.
L’assai “pensato” gesto pittorico di questo giovane artista romano, perfezionista per vocazione, null’altro è se non il tentativo di percorrere e, perché no, esorcizzare quelle strade, solo apparentemente rassicuranti, che partendo dall’abitudine arrivano all’attitudine.
Disegnatore nato, implacabile vignettista, Mariotti passa ben presto alla pittura, Segue fin dall’adolescenza i corsi della Iannetti, la “maestra” in senso classico, ovvero colei che non spiega o mostra, piuttosto insegna. Tra una copia e l’altra scopre i trucchi del colore, i trabocchetti prospettici ed il suo diviene un vero e proprio darsi regole, al fine di improvvisare all’interno di una forma data.
Controcorrente e sovversivo il suo “vanvitellismo” si nutre di un furore cartesiano e l’oggetto della sua ricerca, che non accetta stonature, è un tentativo sofferto di perfezione mimetica e coerenza del colore, un’immagine serafica in superficie, ma sempre passibile di ulteriori ridefinizioni.
Nelle sue piazze, prevalentemente romane, si respira un nitore classico impietoso qua e là manomesso dall’ironia fantasmatica delle pochissime figure che, come ombre, fuggono per restare, ultime ancore dello sguardo.
Piazza del Popolo, piazza Navona, la Minerva divengono luoghi puri, trionfi formali, algidi contenitori di una possibile, quanto personale, luce. E la luce è, per Mariotti, ritmo, motore che combatte l’eterna inerzia della materia. Si direbbe che l’elemento centrale di questo “delirio” tecnico sia proprio il dare un senso, cercare una giusta luce. Il discorso è valido per le architetture come per le marine, per i ritratti come per la natura morta.
Il suo pennello, non facile agli abbandoni, si concede di rado alle linee curve ma, proprio per questo, nei ritratti e nella natura morta, si respira un senso di appagata liberazione, di “stappo” creativo. A ben vedere la profonda vanità di questo artista sta, forse, nel tentativo di non averne nemmeno una.
Il rigore, senza dubbio una caratteristica professonal-caratteriale, Mariotti è infatti ingegnere, ha finito per sostituire ogni altro possibile accesso stilistico-concettuale e, per nulla inibito, questo temibile censore, ha fatto di sé un codice espressivo originalissimo. In ultima analisi, colpiscono particolarmente i soggetto “marinari” dell’artista. Il suo è un mare, come impone il genere, colonizzato, addomesticato dall’uomo, velistico e militare. Ma, tra una virata e l’altra, ci si sorprende di fronte alla resa delle “umane gesta”; da protagoniste che erano esse divengono gioco, puro scenario, mentre con cautela la “natura” conquista la scena, nel ruolo che più le si adatta: spettatrice indifferente, continuamente violata eppure mai tangibile.
Letizia Muratori
La tecnica, qui più che mai terra di conquista, inseguendosi finisce per sovvertire se stessa.
L’assai “pensato” gesto pittorico di questo giovane artista romano, perfezionista per vocazione, null’altro è se non il tentativo di percorrere e, perché no, esorcizzare quelle strade, solo apparentemente rassicuranti, che partendo dall’abitudine arrivano all’attitudine.
Disegnatore nato, implacabile vignettista, Mariotti passa ben presto alla pittura, Segue fin dall’adolescenza i corsi della Iannetti, la “maestra” in senso classico, ovvero colei che non spiega o mostra, piuttosto insegna. Tra una copia e l’altra scopre i trucchi del colore, i trabocchetti prospettici ed il suo diviene un vero e proprio darsi regole, al fine di improvvisare all’interno di una forma data.
Controcorrente e sovversivo il suo “vanvitellismo” si nutre di un furore cartesiano e l’oggetto della sua ricerca, che non accetta stonature, è un tentativo sofferto di perfezione mimetica e coerenza del colore, un’immagine serafica in superficie, ma sempre passibile di ulteriori ridefinizioni.
Nelle sue piazze, prevalentemente romane, si respira un nitore classico impietoso qua e là manomesso dall’ironia fantasmatica delle pochissime figure che, come ombre, fuggono per restare, ultime ancore dello sguardo.
Piazza del Popolo, piazza Navona, la Minerva divengono luoghi puri, trionfi formali, algidi contenitori di una possibile, quanto personale, luce. E la luce è, per Mariotti, ritmo, motore che combatte l’eterna inerzia della materia. Si direbbe che l’elemento centrale di questo “delirio” tecnico sia proprio il dare un senso, cercare una giusta luce. Il discorso è valido per le architetture come per le marine, per i ritratti come per la natura morta.
Il suo pennello, non facile agli abbandoni, si concede di rado alle linee curve ma, proprio per questo, nei ritratti e nella natura morta, si respira un senso di appagata liberazione, di “stappo” creativo. A ben vedere la profonda vanità di questo artista sta, forse, nel tentativo di non averne nemmeno una.
Il rigore, senza dubbio una caratteristica professonal-caratteriale, Mariotti è infatti ingegnere, ha finito per sostituire ogni altro possibile accesso stilistico-concettuale e, per nulla inibito, questo temibile censore, ha fatto di sé un codice espressivo originalissimo. In ultima analisi, colpiscono particolarmente i soggetto “marinari” dell’artista. Il suo è un mare, come impone il genere, colonizzato, addomesticato dall’uomo, velistico e militare. Ma, tra una virata e l’altra, ci si sorprende di fronte alla resa delle “umane gesta”; da protagoniste che erano esse divengono gioco, puro scenario, mentre con cautela la “natura” conquista la scena, nel ruolo che più le si adatta: spettatrice indifferente, continuamente violata eppure mai tangibile.
Letizia Muratori
05
novembre 2009
Lorenzo Mariotti – Opere…2008-2009
Dal 05 novembre al 13 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
CAFFETTERIA DART – CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Roma, Arco Della Pace, (Roma)
Roma, Arco Della Pace, (Roma)
Orario di apertura
11.00 – 19.00 dal martedì alla domenica; lunedì chiuso
Vernissage
5 Novembre 2009, ore 18-20
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