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Lorenzo Merlo – Arte visiva non convenzionale
Una rassegna inedita e provocatoria di opere originali “a metà strada” tra la
fotografia e la pittura digitale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mostra Diginformale
“Arte visiva non convenzionale” di Lorenzo Merlo
da sabato 25 giugno nel Castello di Magliano Alfieri (CN)
Così si presenta “Diginformale”, la mostra-flash che propone al pubblico le stampe dell’ albese Lorenzo Merlo. Una rassegna inedita e provocatoria di opere originali “a metà strada” tra la fotografia e la pittura digitale. L’esposizione, nelle suggestive sale del castello che ben si prestano ad offrire un canale alternativo di visibilità per una delle più moderne forme d’arte, propone opere “informalmente digitali”: quadri dai colori accesi e magnetici frutto di una creativa rielaborazione digitale della materia prima costituita da fotografie scattate dall’autore stesso. Ritratti o soggetti urbani sui quali il
processo del fotoritocco, istintivo e non accademico, getta una luce deformante e suggestiva, di una densità soggettiva che
scardina l’impronta del procedimento tecnico e carica gli oggetti di atmosfere
espressioniste, quasi ai limiti dell’astrattismo, esaltando l’assoluta libertà d’espressione di se.
Ore 18.00 VERNISSAGE CON DIMOSTRAZIONE DI CALLIGRAFIA GIAPPONESE
All’inaugurazione parteciperà con una propria performance la giapponese signora Kazuko Hiraoka, Maestra di Shodo della rinomatissima scuola Akitsu-Kai, la più importante Scuola di calligrafia tradizionale in Giappone.
Un accostamento tra l'ipermodernità del digitale e la tradizione secolare del pennello e dell’inchiostro ma, anche, una suggestiva coesistenza capace di suggerire sottili assonanze tra l’istintualità liberata dalle mediazioni digitali del “diginformale” e la manifestazione più autentica dell’essere e dello spirito nel segno calligrafico unico e irripetibile tracciato sulla carta di riso. Una sequenza fluida di gesti, ad un tempo controllati ed istintivi, attraverso i quali lo Shodo - nella cultura tradizionale giapponese significativamente forma d’Arte e Via di Conoscenza - conduce l’artista ad attingere dal proprio essere le radici più profonde dell’energia, materializzando nella squisita bellezza di ogni tratto grafico l’espressione della più completa unione di corpo e mente.
Un incontro tra due personalità che è anche il benvenuto di una terra alla maestra Kazuko Hiraoka che ha recentemente scelto Bra come luogo di residenza.
DIGITAL ACTION PAINTING: STAMPE ARTISTICHE DI GRANDE FORMATO
OTTENUTE DA COLLAGE E PENNELLATE DIGITALI SU FOTOGRAFIE
ESTEMPORANEE
Arte diginformale
Il Diginformale è una forma d’arte visiva nata nel secondo decennio del XXI secolo, che
recupera alcuni processi creativi dell’arte informale degli anni Cinquanta e Sessanta,
aggiornandone la provocatorietà con l’uso dei nuovi strumenti digitali.
La libertà da ogni forma artistica convenzionale, sia essa figurativa o di matrice
astrattista, viene sviluppata attraverso una sorta di “digital action painting ”: l’artista,
con l’uso di foto automatiche digitali e sfruttando le infinite possibilità offerte dal
moderno fotoritocco, può esprimere facilmente ed istintivamente le proprie sensazioni di
disagio esistenziale, violenta passione, fascinazione verso la banalità del quotidiano e
smarrimento davanti alla realtà urbana.
Il Diginformale è una forma espressiva che, avvalendosi in maniera sperimentale degli
automatismi dei calcolatori elettronici (quindi “iper-mediata”) riesce paradossalmente a
risultare “immediata”, sia nell’atto creativo dell’artista sia per quanto riguarda la stessa
fruizione finale.
L’osservatore di queste opere – apprezzabili nei naturali canali del web così come nelle
concrete stampe di grande formato – viene infatti in genere coinvolto immediatamente
grazie all’uso di colori molto accesi e conturbanti forme plastiche, fatte di rimandi, loop binari e nascoste corrispondenze tra materiale fotografico di natura “ontologica” e
pennellate digitali frutto di estemporanei effetti cromatici.
L’espressione “Diginformale” è stata coniata per le opere digitali dell’artista albese
Lorenzo Merlo, che ha subito ritenuto pertinente la definizione che gli è stata avanzata
dagli osservatori durante le sue prime esposizioni piemontesi. Nel Diginformale i
caratteri più evidenti della classica arte informale (Lucio Fontana, Jackson Pollock …)
vengono rielaborati e quasi ribaltati secondo nuove modalità digitali senza per questo
perdere in forza simbolica. La predominanza del gesto si fa assenza di ogni azione
concreta che non sia compresa nell’atto del click fotografico e del mouse da Personal
Computer; l’automatismo istintivo nella descrizione quasi subconscia ed onirica delle
emozioni dell’artista viene trasfigurata in un’immediatezza descrittiva che si avvale della
transcodifica mediale delle macchine; l’importanza della materia diventa immateriale
impasto di colori, “anti-materia”.
Sperimentando nel recinto della tela digitale, il pittore diginformale riesce a lavorare sulla
scarnificazione dell’immagine fino a ridurla all’essenziale, traducendo la realtà in colorata
stilizzazione emotiva, talvolta addirittura inestetica; ma si tratta di un soggettivo processo
creativo, istintivo quanto faticoso. L’opera d’arte diviene un prodotto psicologico prima
che tecnico, il frutto di una trance estemporanea che paradossalmente risveglia lo
spettatore catapultandolo in una dimensione di espressionistica introspezione.
Lo Shodo
L'arte della calligrafia giapponese si chiama Shodo, dove sho significa arte della scrittura
e do la via. Non si tratta solo di bella calligrafia come la intendiamo noi occidentali,
ma anche espressione della forza dell'artista e del suo spirito. Per questo è un'arte
prima che pura abilità manuale. Gli ideogrammi giapponesi hanno origine cinese e si
chiamano kanji. Alcuni di questi, detti ma-kana, si sono trasformati nel tempo in fonemi
poi semplificati e divenuti hira-gana e kata-kana. In occidente distinguiamo a mala pena
i primi (kanji cinesi), mentre i secondi sono pressoché a noi sconosciuti e, soprattutto
nella forma di scrittura antica, anche in Giappone oggi leggibili e scrivibili solo dai
maestri calligrafi. Un po' come il gotico per noi. Si tratta di una grafia molto fluida, ricca di
movimenti. E' una sorta di “corsivo“ verticale, perché viene scritta in verticale da destra
a sinistra, come per altro tutti i testi antichi orientali ed ancor oggi la maggior parte di
giornali e riviste. Per lo Shodo, si usano pennelli (fude) di varia grandezza e tipo di pelo,
nonché inchiostro esclusivamente nero ricavato strofinando una pietra particolare detta
(sumi) su un altrettanto particolare “piatto“ detto (suzuri) con acqua.
La carta (kami) è impropriamente da noi chiamata carta di riso. In effetti si tratta invece
di una carta sottilissima e delicata, ma assolutamente non ricavata dal riso. Semmai il
riso viene usato come colla quando la si “inamida“ su altra carta o cartoncino di supporto
per “irrigidire“ l'opera. Il senso profondo della calligrafia giapponese non è dato solo dal
contenuto, ma innazitutto dalla grafia dei tratti. Come un'opera d'arte, deve trasmettere
a chi legge o semplicemente a chi l'osserva emozione visiva prim'ancora che semantica.
Il Maestro calligrafo è quindi colui o colei che meglio sa trasmettere emozioni descritte
dal suo abile tratto e dal suo spirito del momento. Come per noi schizzi e scritture
leonardesche.
Kazuko Hiraoka Sensei
Nata a Tokyo si laurea in Arte Grafica all’Università di Musashino Bijutsu (Tokyo) nel
1973.
Lavora come graphic designer per due anni presso la CBS-Sony e nel 1978 partecipa
alla fondazione della G.C. Inc. di Tokyo, azienda specializzata in cancelleria cartacea e
su tessuto, assumendo la carica di Art Director.
Negli anni successivi segue i corsi di calligrafia giapponese del più prestigioso tra i
Maestri:
Nakada Kanichi, anche maestro della famiglia imperiale giapponese, e perfeziona lo
studio delle Cerimonia del Tè alla Scuola Edo Senke di Tokyo.
Nel 1998 ottiene il titolo di Maestra Calligrafa ed inizia l’insegnamento della calligrafia
giapponese.
Da 10 anni la Maestra Kazuko Hiraoka vive e insegna a Torino ed è coinvolta in corsi e
dimostrazioni di Shodo (arte della calligrafia) e Sado (cerimonia del Tè) in tutta Italia, in
occasione di mostre ed eventi sulla cultura tradizionale del Giappone.
www.k-hiraoka.com
“Arte visiva non convenzionale” di Lorenzo Merlo
da sabato 25 giugno nel Castello di Magliano Alfieri (CN)
Così si presenta “Diginformale”, la mostra-flash che propone al pubblico le stampe dell’ albese Lorenzo Merlo. Una rassegna inedita e provocatoria di opere originali “a metà strada” tra la fotografia e la pittura digitale. L’esposizione, nelle suggestive sale del castello che ben si prestano ad offrire un canale alternativo di visibilità per una delle più moderne forme d’arte, propone opere “informalmente digitali”: quadri dai colori accesi e magnetici frutto di una creativa rielaborazione digitale della materia prima costituita da fotografie scattate dall’autore stesso. Ritratti o soggetti urbani sui quali il
processo del fotoritocco, istintivo e non accademico, getta una luce deformante e suggestiva, di una densità soggettiva che
scardina l’impronta del procedimento tecnico e carica gli oggetti di atmosfere
espressioniste, quasi ai limiti dell’astrattismo, esaltando l’assoluta libertà d’espressione di se.
Ore 18.00 VERNISSAGE CON DIMOSTRAZIONE DI CALLIGRAFIA GIAPPONESE
All’inaugurazione parteciperà con una propria performance la giapponese signora Kazuko Hiraoka, Maestra di Shodo della rinomatissima scuola Akitsu-Kai, la più importante Scuola di calligrafia tradizionale in Giappone.
Un accostamento tra l'ipermodernità del digitale e la tradizione secolare del pennello e dell’inchiostro ma, anche, una suggestiva coesistenza capace di suggerire sottili assonanze tra l’istintualità liberata dalle mediazioni digitali del “diginformale” e la manifestazione più autentica dell’essere e dello spirito nel segno calligrafico unico e irripetibile tracciato sulla carta di riso. Una sequenza fluida di gesti, ad un tempo controllati ed istintivi, attraverso i quali lo Shodo - nella cultura tradizionale giapponese significativamente forma d’Arte e Via di Conoscenza - conduce l’artista ad attingere dal proprio essere le radici più profonde dell’energia, materializzando nella squisita bellezza di ogni tratto grafico l’espressione della più completa unione di corpo e mente.
Un incontro tra due personalità che è anche il benvenuto di una terra alla maestra Kazuko Hiraoka che ha recentemente scelto Bra come luogo di residenza.
DIGITAL ACTION PAINTING: STAMPE ARTISTICHE DI GRANDE FORMATO
OTTENUTE DA COLLAGE E PENNELLATE DIGITALI SU FOTOGRAFIE
ESTEMPORANEE
Arte diginformale
Il Diginformale è una forma d’arte visiva nata nel secondo decennio del XXI secolo, che
recupera alcuni processi creativi dell’arte informale degli anni Cinquanta e Sessanta,
aggiornandone la provocatorietà con l’uso dei nuovi strumenti digitali.
La libertà da ogni forma artistica convenzionale, sia essa figurativa o di matrice
astrattista, viene sviluppata attraverso una sorta di “digital action painting ”: l’artista,
con l’uso di foto automatiche digitali e sfruttando le infinite possibilità offerte dal
moderno fotoritocco, può esprimere facilmente ed istintivamente le proprie sensazioni di
disagio esistenziale, violenta passione, fascinazione verso la banalità del quotidiano e
smarrimento davanti alla realtà urbana.
Il Diginformale è una forma espressiva che, avvalendosi in maniera sperimentale degli
automatismi dei calcolatori elettronici (quindi “iper-mediata”) riesce paradossalmente a
risultare “immediata”, sia nell’atto creativo dell’artista sia per quanto riguarda la stessa
fruizione finale.
L’osservatore di queste opere – apprezzabili nei naturali canali del web così come nelle
concrete stampe di grande formato – viene infatti in genere coinvolto immediatamente
grazie all’uso di colori molto accesi e conturbanti forme plastiche, fatte di rimandi, loop binari e nascoste corrispondenze tra materiale fotografico di natura “ontologica” e
pennellate digitali frutto di estemporanei effetti cromatici.
L’espressione “Diginformale” è stata coniata per le opere digitali dell’artista albese
Lorenzo Merlo, che ha subito ritenuto pertinente la definizione che gli è stata avanzata
dagli osservatori durante le sue prime esposizioni piemontesi. Nel Diginformale i
caratteri più evidenti della classica arte informale (Lucio Fontana, Jackson Pollock …)
vengono rielaborati e quasi ribaltati secondo nuove modalità digitali senza per questo
perdere in forza simbolica. La predominanza del gesto si fa assenza di ogni azione
concreta che non sia compresa nell’atto del click fotografico e del mouse da Personal
Computer; l’automatismo istintivo nella descrizione quasi subconscia ed onirica delle
emozioni dell’artista viene trasfigurata in un’immediatezza descrittiva che si avvale della
transcodifica mediale delle macchine; l’importanza della materia diventa immateriale
impasto di colori, “anti-materia”.
Sperimentando nel recinto della tela digitale, il pittore diginformale riesce a lavorare sulla
scarnificazione dell’immagine fino a ridurla all’essenziale, traducendo la realtà in colorata
stilizzazione emotiva, talvolta addirittura inestetica; ma si tratta di un soggettivo processo
creativo, istintivo quanto faticoso. L’opera d’arte diviene un prodotto psicologico prima
che tecnico, il frutto di una trance estemporanea che paradossalmente risveglia lo
spettatore catapultandolo in una dimensione di espressionistica introspezione.
Lo Shodo
L'arte della calligrafia giapponese si chiama Shodo, dove sho significa arte della scrittura
e do la via. Non si tratta solo di bella calligrafia come la intendiamo noi occidentali,
ma anche espressione della forza dell'artista e del suo spirito. Per questo è un'arte
prima che pura abilità manuale. Gli ideogrammi giapponesi hanno origine cinese e si
chiamano kanji. Alcuni di questi, detti ma-kana, si sono trasformati nel tempo in fonemi
poi semplificati e divenuti hira-gana e kata-kana. In occidente distinguiamo a mala pena
i primi (kanji cinesi), mentre i secondi sono pressoché a noi sconosciuti e, soprattutto
nella forma di scrittura antica, anche in Giappone oggi leggibili e scrivibili solo dai
maestri calligrafi. Un po' come il gotico per noi. Si tratta di una grafia molto fluida, ricca di
movimenti. E' una sorta di “corsivo“ verticale, perché viene scritta in verticale da destra
a sinistra, come per altro tutti i testi antichi orientali ed ancor oggi la maggior parte di
giornali e riviste. Per lo Shodo, si usano pennelli (fude) di varia grandezza e tipo di pelo,
nonché inchiostro esclusivamente nero ricavato strofinando una pietra particolare detta
(sumi) su un altrettanto particolare “piatto“ detto (suzuri) con acqua.
La carta (kami) è impropriamente da noi chiamata carta di riso. In effetti si tratta invece
di una carta sottilissima e delicata, ma assolutamente non ricavata dal riso. Semmai il
riso viene usato come colla quando la si “inamida“ su altra carta o cartoncino di supporto
per “irrigidire“ l'opera. Il senso profondo della calligrafia giapponese non è dato solo dal
contenuto, ma innazitutto dalla grafia dei tratti. Come un'opera d'arte, deve trasmettere
a chi legge o semplicemente a chi l'osserva emozione visiva prim'ancora che semantica.
Il Maestro calligrafo è quindi colui o colei che meglio sa trasmettere emozioni descritte
dal suo abile tratto e dal suo spirito del momento. Come per noi schizzi e scritture
leonardesche.
Kazuko Hiraoka Sensei
Nata a Tokyo si laurea in Arte Grafica all’Università di Musashino Bijutsu (Tokyo) nel
1973.
Lavora come graphic designer per due anni presso la CBS-Sony e nel 1978 partecipa
alla fondazione della G.C. Inc. di Tokyo, azienda specializzata in cancelleria cartacea e
su tessuto, assumendo la carica di Art Director.
Negli anni successivi segue i corsi di calligrafia giapponese del più prestigioso tra i
Maestri:
Nakada Kanichi, anche maestro della famiglia imperiale giapponese, e perfeziona lo
studio delle Cerimonia del Tè alla Scuola Edo Senke di Tokyo.
Nel 1998 ottiene il titolo di Maestra Calligrafa ed inizia l’insegnamento della calligrafia
giapponese.
Da 10 anni la Maestra Kazuko Hiraoka vive e insegna a Torino ed è coinvolta in corsi e
dimostrazioni di Shodo (arte della calligrafia) e Sado (cerimonia del Tè) in tutta Italia, in
occasione di mostre ed eventi sulla cultura tradizionale del Giappone.
www.k-hiraoka.com
25
giugno 2011
Lorenzo Merlo – Arte visiva non convenzionale
Dal 25 giugno al 31 luglio 2011
arte contemporanea
Location
CASTELLO DEGLI ALFIERI
Magliano Alfieri, Via Adele Alfieri, 6, (Cuneo)
Magliano Alfieri, Via Adele Alfieri, 6, (Cuneo)
Orario di apertura
visitabile la domenica
Vernissage
25 Giugno 2011, ore 18 con dimostrazione di calligrafia giapponese della Maestra di Shodo giapponese Kazuko Hiraoka
Autore