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Loris Ribolzi – Scudi
personale
Comunicato stampa
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DEMIURGO DELLA MATERIA
di Romano Oldrini
Osserviamolo Loris Ribolzi -con la sua faccia da eterno bambino- nel suo laboratorio-antro di via Bellotto mentre sega tavole di sequoia o taglia ferri con la fiamma ossidrica. Osserviamolo Loris Ribolzi mentre martella chiodi, allunga tiranti, inala polveri. Perché questo è Loris Ribolzi -un demiurgo della materia, un rianimatore della primitività minerale-. L'ho visto accarezzare i suoi legni abrasi, i suoi ferri scavati con la stessa attenzione che si riserva alla pelle di una donna. Con la stessa attenzione, ma con molto, molto più amore, quello che raramente, ahimè, riserviamo al corpo di una donna, terra di conquista per le nostre ambizioni di maschietti frustrati. La dolcezza di una creaturina che s'attacca al seno della mamma, il becco giallo di un merlo che s'affaccia alla vita dal suo uovo sbreccato, questa è la materia per Loris Ribolzi. Una creatura che pulsa, che vive una vita nascosta in attesa del suo demiurgo, del suo Pigmalione. Ed ecco allora il legno di sequoia che al contatto con la polvere di ferro libera il suo tannino colorandosi di blu-azzurro, ecco la lastra di alluminio che al calore libera bande di colore diverso per ogni temperatura, ecco il carpino che si attorce, si allunga nel tempo e nello spazio di sua vita. "SCUDI" è il titolo di questa mostra ma poteva essere qualsiasi altra parola. Anzi, a ben vedere forse è meglio dimenticarlo questo titolo e guardare i lavori di Ribolzi per quel che sono: brandelli di tempo (le sequoie secolari appunto!), rimasugli del quotidiano (i ferri, i tiranti, le viti) in una sorta di competizione solo apparentemente clangorosa, ma in effetti strutturata, organizzata in volumi e spazi di contenimento, dove il rumore della fucina e il calore dell'antro vulcanico si decantano in ordine e raziocinio.
di Romano Oldrini
Osserviamolo Loris Ribolzi -con la sua faccia da eterno bambino- nel suo laboratorio-antro di via Bellotto mentre sega tavole di sequoia o taglia ferri con la fiamma ossidrica. Osserviamolo Loris Ribolzi mentre martella chiodi, allunga tiranti, inala polveri. Perché questo è Loris Ribolzi -un demiurgo della materia, un rianimatore della primitività minerale-. L'ho visto accarezzare i suoi legni abrasi, i suoi ferri scavati con la stessa attenzione che si riserva alla pelle di una donna. Con la stessa attenzione, ma con molto, molto più amore, quello che raramente, ahimè, riserviamo al corpo di una donna, terra di conquista per le nostre ambizioni di maschietti frustrati. La dolcezza di una creaturina che s'attacca al seno della mamma, il becco giallo di un merlo che s'affaccia alla vita dal suo uovo sbreccato, questa è la materia per Loris Ribolzi. Una creatura che pulsa, che vive una vita nascosta in attesa del suo demiurgo, del suo Pigmalione. Ed ecco allora il legno di sequoia che al contatto con la polvere di ferro libera il suo tannino colorandosi di blu-azzurro, ecco la lastra di alluminio che al calore libera bande di colore diverso per ogni temperatura, ecco il carpino che si attorce, si allunga nel tempo e nello spazio di sua vita. "SCUDI" è il titolo di questa mostra ma poteva essere qualsiasi altra parola. Anzi, a ben vedere forse è meglio dimenticarlo questo titolo e guardare i lavori di Ribolzi per quel che sono: brandelli di tempo (le sequoie secolari appunto!), rimasugli del quotidiano (i ferri, i tiranti, le viti) in una sorta di competizione solo apparentemente clangorosa, ma in effetti strutturata, organizzata in volumi e spazi di contenimento, dove il rumore della fucina e il calore dell'antro vulcanico si decantano in ordine e raziocinio.
10
giugno 2006
Loris Ribolzi – Scudi
Dal 10 giugno al primo luglio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA GHIGGINI 1822
Varese, Via Albuzzi, 17, (Varese)
Varese, Via Albuzzi, 17, (Varese)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 10 - 12,30; 16 - 19,15. Aperti la prima domenica del mese
Vernissage
10 Giugno 2006, ore 11
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