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L’oro delle Apuane
Cave di marmo e paesaggi apuani nella pittura italiana tra Ottocento e Novecento
Comunicato stampa
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E’ una straordinaria selezione di opere, ispirate alla storia e alla vita delle cave di marmo, quella che compone “L’oro delle Apuane”, la mostra che il Palazzo Mediceo di Seravezza dedica alla “pietra degli Dei” e mai realizzata prima d’ora.
Dai disegni originali di Saverio Salvioni del 1810 alle grandi opere pittoriche dell’800 e del ‘900, il percorso espositivo tratterà i diversi aspetti della mitologia apuana.
Il titolo della mostra, ripreso dall’opera emblematica di Giuseppe Viner del 1906, ben sintetizza il valore che il marmo, la risorsa più importante del territorio, ha rappresentato - e rappresenta - per la cultura, le tradizioni e l’economia delle Apuane.
L’amministrazione Comunale di Seravezza intende, con questa iniziativa, mettere in evidenza il rilevante e fecondo rapporto che da sempre esiste tra la popolazione locale, le maestranze specializzate e gli artisti che con le loro opere hanno interpretato, di questi luoghi, le atmosfere e le vicende, sociali e storiche.
Il duro lavoro nelle cave, volto a estrarre la nobile e preziosa pietra, la presenza, nei secoli, dei più grandi personaggi e artisti che la storia dell’arte annovera, hanno ispirato la realizzazione di opere d’arte di straordinario valore storico, bellezza e suggestione, visibili in questa mostra.
L’esposizione, che aprirà al pubblico il 14 di luglio, è curata da Enrico Dei e Andrea Baldinotti. Sono 82 le opere proposte all’attenzione del pubblico, del periodo compreso fra il 1860 e il 1980, dei maestri Filadelfo Simi, Giuseppe Viner, Angiolo Tommasi, Riccardo Tommasi Ferroni, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Lorenzo Viani, Galileo Chini, Renato Birolli, Leone Tommasi, Pietro Annigoni, Raffaele De Grada, Domenico Cucchiari, Hansjörg Wagner, Achille Funi, Ugo Celada da Virgilio, Benvenuto Benvenuti, Oreste Paltrinieri, Giovan Battista Santini, Renato Santini, Duilio Pasquinucci, Alberto Magnelli, Delfo Guidi, Giulio Marchetti, Antonio Puccinelli, Lorenzo Gelati, Stefano Ussi, Andrea Markò e Giovanni (Nino) Costa. Completano la rassegna 12 disegni di Saverio Salvioni e 5 incisioni di Sergio Vatteroni.
Il Comitato scientifico, coordinato da Costantino Paolicchi, responsabile del Settore cultura del Comune di Seravezza, è composto da Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Enrico Dei, Marcello Ciccuto, Umberto Sereni, Anna Laghi, Massimo Bertozzi, Gianfranco Bruno e Alessandro Marabottini. Il catalogo della mostra, edito da Bandecchi&Vivaldi, è curato da Enrico Dei e Costantino Paolicchi.
LA MOSTRA
Nell’immaginario artistico otto-novecentesco, il mondo delle Alpi Apuane si rivela, ancor più che nel passato, indissolubilmente legato al ricordo e al mito di Michelangelo. I gesti dei cavatori, le loro secolari fatiche, si alimentano sempre dell’apporto viscerale e passionale del Buonarroti, rapito dall’anima pura e inquieta di queste stupefacenti montagne, quasi un’analogia con il suo essere.
Ma la prima rappresentazione delle cave di marmo e del paesaggio apuano risale ai 55 disegni di un autore anonimo del XVII secolo, conservati a Massa nell’Archivio di Stato. Eseguite a scopo documentario, probabilmente su commissione del Marchese Cybo Malaspina, le 27 tavole mostrano “…vedute delle città di Massa e di Carrara e delle loro ville e dei possedimenti dei principi Cybo” e mostrano scorci dei Ducati di Ayello e di Ferentillo, immagini delle ville di Bedizzano, Miseglia e Torano ove sono chiaramente indicate le cave e i ravaneti dei bacini estrattivi di Torano, di Fantiscritti e di Colonnata.
Nel secolo successivo, Saverio Salvioni (1755-1833), artista massese di formazione toscana e romana, esegue (1810) a penna e acquerello 18 vedute delle cave di Carrara che documentano, con dovizia di particolari, le attività di estrazione, lavorazione e trasporto del marmo.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento il paesaggio apuano, i bacini marmiferi, gli uomini del marmo e la loro fatica, hanno ispirato diversi pittori italiani e stranieri, che in questo ambiente hanno trovato lo slancio per introdurre nei loro dipinti elementi compositivi e coloristici nuovi. Pittori e scultori si misurano con le esperienze di coloro che con il proprio lavoro forniscono la materia nobile per le realizzazioni dell’architettura e della scultura. Nascono così le grandi tele romantiche di Antonio Puccinelli, dei fratelli Markò, di Nino Costa, di Adolfo e Ludovico Tommasi dove, con penetrante capacità interpretativa si coglie la bellezza degli scorci montani nell’elegia della quotidiana fatica, tema, quest’ultimo, che troverà ampi spazi di denuncia nella pittura a sfondo sociale dei primi decenni del Novecento.
Sollecitati dall’esempio di alcuni grandi pittori stranieri - uno su tutti John Singer Sargent isolatosi, nel 1911, per due mesi sulle Apuane per fissare il lavoro dei cavatori in una serie di straordinari dipinti e acquerelli - artisti come Ettore Cumbo, Mario Puccini, Giuseppe Viner e Lorenzo Viani daranno vita a opere di forte suggestione, tele i cui protagonisti sono gli umili lavoratori, personaggi mai descritti fino ad allora con accenti così diretti e solenni. Accanto a loro, il carrarese Sergio Vatteroni (1890-1975), scultore e pittore, “…profondamente legato allo spirito dannunziano della cultura ligure e versiliese”, si cimenta nella realizzazione di acqueforti che sorprendono per forza evocativa e originalità compositiva.
Di altro tono le opere di Carlo Carrà, Galileo Chini, Benvenuto Benvenuti, Francesco Fanelli, Dario Bardinero, Giulio Marchetti, Duilio Pasquinucci, Leone Tommasi, Renato Santini, Pietro Annigoni, testimonianze poetiche di quei luoghi, geografici e dell’anima, che si lasciano osservare con occhi pacificati e rassegnati. Opere che oggi appaiono come segni della memoria. Fissi sulla tela, volti e luoghi, echeggiano dal profondo della loro matrice pittorica e poetica, per documentare, inoltre, la storia di quegli anni. Nella produzione contemporanea, Romano Cosci, Riccardo Tommasi Ferrosi, Marcello Tommasi, lo statunitense Joseph Sheppard e il tedesco Hansjorg Wagner, non hanno mancato di cogliere il fascino delle Apuane, del territorio e delle sue genti, sempre, pur se in maniera diversa, caratterizzati dal loro passato.
La Mostra, visitabile fino al 7 ottobre 2007, vede il coinvolgimento e la partecipazione del Ministero per i Beni Culturali, della Regione Toscana, della Provincia di Lucca, della Provincia di Massa-Carrara, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, della Banca della Versilia e della Lunigiana, della Henraux s.p.a., della Fondazione Henraux e dell’Accademia di Belle Arti di Carrara.
Dai disegni originali di Saverio Salvioni del 1810 alle grandi opere pittoriche dell’800 e del ‘900, il percorso espositivo tratterà i diversi aspetti della mitologia apuana.
Il titolo della mostra, ripreso dall’opera emblematica di Giuseppe Viner del 1906, ben sintetizza il valore che il marmo, la risorsa più importante del territorio, ha rappresentato - e rappresenta - per la cultura, le tradizioni e l’economia delle Apuane.
L’amministrazione Comunale di Seravezza intende, con questa iniziativa, mettere in evidenza il rilevante e fecondo rapporto che da sempre esiste tra la popolazione locale, le maestranze specializzate e gli artisti che con le loro opere hanno interpretato, di questi luoghi, le atmosfere e le vicende, sociali e storiche.
Il duro lavoro nelle cave, volto a estrarre la nobile e preziosa pietra, la presenza, nei secoli, dei più grandi personaggi e artisti che la storia dell’arte annovera, hanno ispirato la realizzazione di opere d’arte di straordinario valore storico, bellezza e suggestione, visibili in questa mostra.
L’esposizione, che aprirà al pubblico il 14 di luglio, è curata da Enrico Dei e Andrea Baldinotti. Sono 82 le opere proposte all’attenzione del pubblico, del periodo compreso fra il 1860 e il 1980, dei maestri Filadelfo Simi, Giuseppe Viner, Angiolo Tommasi, Riccardo Tommasi Ferroni, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Lorenzo Viani, Galileo Chini, Renato Birolli, Leone Tommasi, Pietro Annigoni, Raffaele De Grada, Domenico Cucchiari, Hansjörg Wagner, Achille Funi, Ugo Celada da Virgilio, Benvenuto Benvenuti, Oreste Paltrinieri, Giovan Battista Santini, Renato Santini, Duilio Pasquinucci, Alberto Magnelli, Delfo Guidi, Giulio Marchetti, Antonio Puccinelli, Lorenzo Gelati, Stefano Ussi, Andrea Markò e Giovanni (Nino) Costa. Completano la rassegna 12 disegni di Saverio Salvioni e 5 incisioni di Sergio Vatteroni.
Il Comitato scientifico, coordinato da Costantino Paolicchi, responsabile del Settore cultura del Comune di Seravezza, è composto da Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Enrico Dei, Marcello Ciccuto, Umberto Sereni, Anna Laghi, Massimo Bertozzi, Gianfranco Bruno e Alessandro Marabottini. Il catalogo della mostra, edito da Bandecchi&Vivaldi, è curato da Enrico Dei e Costantino Paolicchi.
LA MOSTRA
Nell’immaginario artistico otto-novecentesco, il mondo delle Alpi Apuane si rivela, ancor più che nel passato, indissolubilmente legato al ricordo e al mito di Michelangelo. I gesti dei cavatori, le loro secolari fatiche, si alimentano sempre dell’apporto viscerale e passionale del Buonarroti, rapito dall’anima pura e inquieta di queste stupefacenti montagne, quasi un’analogia con il suo essere.
Ma la prima rappresentazione delle cave di marmo e del paesaggio apuano risale ai 55 disegni di un autore anonimo del XVII secolo, conservati a Massa nell’Archivio di Stato. Eseguite a scopo documentario, probabilmente su commissione del Marchese Cybo Malaspina, le 27 tavole mostrano “…vedute delle città di Massa e di Carrara e delle loro ville e dei possedimenti dei principi Cybo” e mostrano scorci dei Ducati di Ayello e di Ferentillo, immagini delle ville di Bedizzano, Miseglia e Torano ove sono chiaramente indicate le cave e i ravaneti dei bacini estrattivi di Torano, di Fantiscritti e di Colonnata.
Nel secolo successivo, Saverio Salvioni (1755-1833), artista massese di formazione toscana e romana, esegue (1810) a penna e acquerello 18 vedute delle cave di Carrara che documentano, con dovizia di particolari, le attività di estrazione, lavorazione e trasporto del marmo.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento il paesaggio apuano, i bacini marmiferi, gli uomini del marmo e la loro fatica, hanno ispirato diversi pittori italiani e stranieri, che in questo ambiente hanno trovato lo slancio per introdurre nei loro dipinti elementi compositivi e coloristici nuovi. Pittori e scultori si misurano con le esperienze di coloro che con il proprio lavoro forniscono la materia nobile per le realizzazioni dell’architettura e della scultura. Nascono così le grandi tele romantiche di Antonio Puccinelli, dei fratelli Markò, di Nino Costa, di Adolfo e Ludovico Tommasi dove, con penetrante capacità interpretativa si coglie la bellezza degli scorci montani nell’elegia della quotidiana fatica, tema, quest’ultimo, che troverà ampi spazi di denuncia nella pittura a sfondo sociale dei primi decenni del Novecento.
Sollecitati dall’esempio di alcuni grandi pittori stranieri - uno su tutti John Singer Sargent isolatosi, nel 1911, per due mesi sulle Apuane per fissare il lavoro dei cavatori in una serie di straordinari dipinti e acquerelli - artisti come Ettore Cumbo, Mario Puccini, Giuseppe Viner e Lorenzo Viani daranno vita a opere di forte suggestione, tele i cui protagonisti sono gli umili lavoratori, personaggi mai descritti fino ad allora con accenti così diretti e solenni. Accanto a loro, il carrarese Sergio Vatteroni (1890-1975), scultore e pittore, “…profondamente legato allo spirito dannunziano della cultura ligure e versiliese”, si cimenta nella realizzazione di acqueforti che sorprendono per forza evocativa e originalità compositiva.
Di altro tono le opere di Carlo Carrà, Galileo Chini, Benvenuto Benvenuti, Francesco Fanelli, Dario Bardinero, Giulio Marchetti, Duilio Pasquinucci, Leone Tommasi, Renato Santini, Pietro Annigoni, testimonianze poetiche di quei luoghi, geografici e dell’anima, che si lasciano osservare con occhi pacificati e rassegnati. Opere che oggi appaiono come segni della memoria. Fissi sulla tela, volti e luoghi, echeggiano dal profondo della loro matrice pittorica e poetica, per documentare, inoltre, la storia di quegli anni. Nella produzione contemporanea, Romano Cosci, Riccardo Tommasi Ferrosi, Marcello Tommasi, lo statunitense Joseph Sheppard e il tedesco Hansjorg Wagner, non hanno mancato di cogliere il fascino delle Apuane, del territorio e delle sue genti, sempre, pur se in maniera diversa, caratterizzati dal loro passato.
La Mostra, visitabile fino al 7 ottobre 2007, vede il coinvolgimento e la partecipazione del Ministero per i Beni Culturali, della Regione Toscana, della Provincia di Lucca, della Provincia di Massa-Carrara, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, della Banca della Versilia e della Lunigiana, della Henraux s.p.a., della Fondazione Henraux e dell’Accademia di Belle Arti di Carrara.
14
luglio 2007
L’oro delle Apuane
Dal 14 luglio al 07 ottobre 2007
arte moderna e contemporanea
Location
PALAZZO MEDICEO
Seravezza, viale A. Amadei, (Lucca)
Seravezza, viale A. Amadei, (Lucca)
Biglietti
intero € 5,00 – ridotto € 3,00
Orario di apertura
15-19.30 (lunedì chiuso)
Vernissage
14 Luglio 2007, ore 17,30
Editore
BANDECCHI & VIVALDI
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore
Curatore