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Lost in painting
Dopo la preview estiva riprende Liquida, il Festival d’arte contemporanea promosso dalla Provincia di Treviso, con una esposizione realizzata a Villa Brandolini in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo.
Comunicato stampa
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Dopo la preview estiva riprende LIQUIDA, il Festival d’arte contemporanea promosso dalla Provincia di Treviso, con una esposizione realizzata a Villa Brandolini in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo.
Negli ultimi anni è andata alla ribalta nazionale una generazione di giovani pittori che operano a Nord-Est. Non hanno dei caratteri distintivi che li accomunano, ma portano avanti peculiari punti di vista sulla pittura.
L’esposizione Lost in painting, curata da Carlo Sala, vuole analizzare alcuni degli aspetti caratterizzanti la ricerca pittorica contemporanea nelle sue varie declinazioni e prospettive.
Se nel corso del Novecento erano rivedibili della matrici comuni, e la pittura si muoveva secondo delle linee espressive con lievi accenti di dogmatismo, oggi non si possono individuare correnti o stili accomunanti. L’ibridazione dei linguaggi contemporanei coinvolge anche il dato pittorico, producendo una pluralità di linguaggi e sentori espressivi.
Dopo un decennio in cui nelle grande mostre dominavano principalmente i nuovi media espressivi, oggi grande attenzione viene ridata al mezzo pittorico.
Una mostra con circa 45 opere di sei autori che sono lo spaccato di alcuni punti di vista sulla pittura. Essi hanno lavorato inserendo dei lavori che entrassero in dialogo con Villa Brandolini, producendo un percorso espositivo armonico e calibrato nel valorizzare la componente storica e culturale del luogo.
Nei lavori di Alice Andreoli emergono tematiche underground. Il mondo giovanile è rappresentato nei suoi vari momenti, da quello ludico alle tensioni emotive e le inquietudini che lo caratterizzano. Possiamo vedere un’intera generazione colta nei momenti in cui si dipana la sua “straordinaria” quotidianità fatta di attimi in bilico tra eccessi, gioia, e turbamenti. Un tratto pittorico sicuro, accurato e che diviene lo specchio diretto della condizione di molti ragazzi del nostro tempo. Nulla è celato, senza giungere a esiti spettacolarizzanti, la Andreoli coglie situazioni vere senza reticenza.
Alessio Bogani propone il ciclo di opere Hunted, che parte dall'idea dei dipinti maledetti e dalla riflessione sul mezzo pittorico, elaborando, con una pittura che lascia intravedere tracce della propria architettura e lavorazione, soggetti esplicitamente riferiti al paranormale o immagini costruite in modo da restituire un'immagine inquietante.
I lavori affrontano l'idea della pittura come presenza imprescindibile, medium che a dispetto di tutto continua a percorrere l'arte contemporanea, doppio significato della possessione (Haunted) del titolo. Il sapore popolare e condiviso del tema spettrale e l'uso di colori ispirati alle copertine di riviste weird e di fantascienza riportano l'idea della fruibilità e leggibilità del linguaggio pittorico.
Le opere di Vania Comoretti accentuano una maestria tecnica di grande pregio e raffinatezza. Osservandole si notano delicati tratti grafici e lievi anfratti espressivi. Ma il fruitore non deve fermarsi a questo: una percezione attenta porta a cogliere dettagli interiori che esulano la mera oggettività del dato rappresentato. Di particolare fascino il trittico Sospensione. Una immagine è apparentemente mutuata, trasposta con pochi dettagli differenzianti. Lo sguardo però assume connotazioni peculiari e seconda della declinazione differente. Minuzie dei particolari che sono lo strumento per una dimensione interiore che dipana suggestioni ed emozionalità sottili che sono la porta per una dimensione introspettiva che coinvolge il fruitore.
Nebojša Despotovic è un autore di stampo espressionista in cui dominano dei cromatismi inquieti. La sua pittura non vuole narrare delle scene iconiche ma evocare delle suggestioni. Bambini dallo sguardo stralunato e irreale, assurgono ad una vena surreale. Essi hanno uno sguardo inquieto, talvolta sembrano provenire dell’oltretomba. Opere che per una corretta lettura sono da osservare lentamente, scrutandone i plurali piani visivi.
Esse pur non narrando scene e immagini mutuate da una realtà diretta, sanno contenere una figurazione di qualità, che rimane in bilico tra una contemporaneità attuale e il sapore per la pittura classica.
Nei lavori recenti di Giuseppe Gonella la trama visiva si infittisce, e subentrano maggiori valori prospettici. La composizione non è rigida, ma si dipana in anfratti visivi che delineano delle atmosfere in bilico tra la realtà e le suggestioni di una quotidianità in cui si mischiano evocazioni che sfiorano il lirismo. I lavori si basano su un’apparente contraddizione: un senso di molteplicità degli elementi dominato da un ipotetico caos che successivamente si ricompone in una architettura visiva globale per creare una narrazione finale.
Il pontile appare sovente, elemento solido di collegamento tra terra e ghiaccio, certezza che bilancia l’instabilità. Figure apatiche travolte dal trambusto e dalla frenesia sono la visione di un uomo a tratti vulnerabile. Scorie, relitti e involucri sono le effigi di molteplici storie personali racchiuse intimamente nel singolo elemento. Le superfici pittoriche sono pulsanti, vitali, in un turbinio di oggetti che fluttuano nell’aria. Un’opera di ricostruzione visiva, in cui metaforicamente il vento si fa protagonista del divenire delle cose.
Vicinanza e distanza: sono queste le due componenti di una relazione che si riverberano vicendevolmente nei lavori di Elisa Rossi. La vicinanza è data dall’empatia con il soggetto ritratto, che ne scruta non tanto o non solo la particolare identità, quanto semmai quel punto nel quale mentre si ritrae l’altra persona, in qualche modo sembra si ritragga se stessi, così che si fondano insieme chi rappresenta e chi viene rappresentato. La vicinanza è data dalla sensazione, come spettatore, di entrare per un momento in contatto con un microcosmo solitamente chiuso. Se vi è qualcosa che è tenuto distante da queste immagini è proprio l’esterno, il mondo “di fuori”. La luce è l’elemento che più caratterizza questa distanza da ciò che è “fuori” dalle stanze chiuse. Una luce che sembra generata da candele, o da sorgenti artificiali sempre tenute su un registro smorzato, non da finestre.
La mostra – che è parte di Arte in Rete RetEventi all’interno del festival Liquida– è prodotta dalla Provincia di Treviso in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e con il patrocinata dalla Regione del Veneto.
Partner istituzionale Fondazione Antonveneta.
Negli ultimi anni è andata alla ribalta nazionale una generazione di giovani pittori che operano a Nord-Est. Non hanno dei caratteri distintivi che li accomunano, ma portano avanti peculiari punti di vista sulla pittura.
L’esposizione Lost in painting, curata da Carlo Sala, vuole analizzare alcuni degli aspetti caratterizzanti la ricerca pittorica contemporanea nelle sue varie declinazioni e prospettive.
Se nel corso del Novecento erano rivedibili della matrici comuni, e la pittura si muoveva secondo delle linee espressive con lievi accenti di dogmatismo, oggi non si possono individuare correnti o stili accomunanti. L’ibridazione dei linguaggi contemporanei coinvolge anche il dato pittorico, producendo una pluralità di linguaggi e sentori espressivi.
Dopo un decennio in cui nelle grande mostre dominavano principalmente i nuovi media espressivi, oggi grande attenzione viene ridata al mezzo pittorico.
Una mostra con circa 45 opere di sei autori che sono lo spaccato di alcuni punti di vista sulla pittura. Essi hanno lavorato inserendo dei lavori che entrassero in dialogo con Villa Brandolini, producendo un percorso espositivo armonico e calibrato nel valorizzare la componente storica e culturale del luogo.
Nei lavori di Alice Andreoli emergono tematiche underground. Il mondo giovanile è rappresentato nei suoi vari momenti, da quello ludico alle tensioni emotive e le inquietudini che lo caratterizzano. Possiamo vedere un’intera generazione colta nei momenti in cui si dipana la sua “straordinaria” quotidianità fatta di attimi in bilico tra eccessi, gioia, e turbamenti. Un tratto pittorico sicuro, accurato e che diviene lo specchio diretto della condizione di molti ragazzi del nostro tempo. Nulla è celato, senza giungere a esiti spettacolarizzanti, la Andreoli coglie situazioni vere senza reticenza.
Alessio Bogani propone il ciclo di opere Hunted, che parte dall'idea dei dipinti maledetti e dalla riflessione sul mezzo pittorico, elaborando, con una pittura che lascia intravedere tracce della propria architettura e lavorazione, soggetti esplicitamente riferiti al paranormale o immagini costruite in modo da restituire un'immagine inquietante.
I lavori affrontano l'idea della pittura come presenza imprescindibile, medium che a dispetto di tutto continua a percorrere l'arte contemporanea, doppio significato della possessione (Haunted) del titolo. Il sapore popolare e condiviso del tema spettrale e l'uso di colori ispirati alle copertine di riviste weird e di fantascienza riportano l'idea della fruibilità e leggibilità del linguaggio pittorico.
Le opere di Vania Comoretti accentuano una maestria tecnica di grande pregio e raffinatezza. Osservandole si notano delicati tratti grafici e lievi anfratti espressivi. Ma il fruitore non deve fermarsi a questo: una percezione attenta porta a cogliere dettagli interiori che esulano la mera oggettività del dato rappresentato. Di particolare fascino il trittico Sospensione. Una immagine è apparentemente mutuata, trasposta con pochi dettagli differenzianti. Lo sguardo però assume connotazioni peculiari e seconda della declinazione differente. Minuzie dei particolari che sono lo strumento per una dimensione interiore che dipana suggestioni ed emozionalità sottili che sono la porta per una dimensione introspettiva che coinvolge il fruitore.
Nebojša Despotovic è un autore di stampo espressionista in cui dominano dei cromatismi inquieti. La sua pittura non vuole narrare delle scene iconiche ma evocare delle suggestioni. Bambini dallo sguardo stralunato e irreale, assurgono ad una vena surreale. Essi hanno uno sguardo inquieto, talvolta sembrano provenire dell’oltretomba. Opere che per una corretta lettura sono da osservare lentamente, scrutandone i plurali piani visivi.
Esse pur non narrando scene e immagini mutuate da una realtà diretta, sanno contenere una figurazione di qualità, che rimane in bilico tra una contemporaneità attuale e il sapore per la pittura classica.
Nei lavori recenti di Giuseppe Gonella la trama visiva si infittisce, e subentrano maggiori valori prospettici. La composizione non è rigida, ma si dipana in anfratti visivi che delineano delle atmosfere in bilico tra la realtà e le suggestioni di una quotidianità in cui si mischiano evocazioni che sfiorano il lirismo. I lavori si basano su un’apparente contraddizione: un senso di molteplicità degli elementi dominato da un ipotetico caos che successivamente si ricompone in una architettura visiva globale per creare una narrazione finale.
Il pontile appare sovente, elemento solido di collegamento tra terra e ghiaccio, certezza che bilancia l’instabilità. Figure apatiche travolte dal trambusto e dalla frenesia sono la visione di un uomo a tratti vulnerabile. Scorie, relitti e involucri sono le effigi di molteplici storie personali racchiuse intimamente nel singolo elemento. Le superfici pittoriche sono pulsanti, vitali, in un turbinio di oggetti che fluttuano nell’aria. Un’opera di ricostruzione visiva, in cui metaforicamente il vento si fa protagonista del divenire delle cose.
Vicinanza e distanza: sono queste le due componenti di una relazione che si riverberano vicendevolmente nei lavori di Elisa Rossi. La vicinanza è data dall’empatia con il soggetto ritratto, che ne scruta non tanto o non solo la particolare identità, quanto semmai quel punto nel quale mentre si ritrae l’altra persona, in qualche modo sembra si ritragga se stessi, così che si fondano insieme chi rappresenta e chi viene rappresentato. La vicinanza è data dalla sensazione, come spettatore, di entrare per un momento in contatto con un microcosmo solitamente chiuso. Se vi è qualcosa che è tenuto distante da queste immagini è proprio l’esterno, il mondo “di fuori”. La luce è l’elemento che più caratterizza questa distanza da ciò che è “fuori” dalle stanze chiuse. Una luce che sembra generata da candele, o da sorgenti artificiali sempre tenute su un registro smorzato, non da finestre.
La mostra – che è parte di Arte in Rete RetEventi all’interno del festival Liquida– è prodotta dalla Provincia di Treviso in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e con il patrocinata dalla Regione del Veneto.
Partner istituzionale Fondazione Antonveneta.
04
settembre 2010
Lost in painting
Dal 04 settembre al 03 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
VILLA BRANDOLINI
Pieve Di Soligo, Piazza Libertà, 7, (Treviso)
Pieve Di Soligo, Piazza Libertà, 7, (Treviso)
Orario di apertura
giovedì e venerdì 16.00-19.00
sabato e domenica 10.00-12.00 e 16.00-19.00
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 17.30
Autore
Curatore