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Luana Perilli – Leopold-o
La mostra è il coronamento e la conclusione di un lungo percorso di ricerca sull’intelligenza collettiva rispetto alle eredità difficili e alle identità fluide che l’artista ha intrapreso nel 2015 durante una residenza a Berlino
Comunicato stampa
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La Fondazione Musica per Roma è felice di presentare il nuovo progetto di Luana Perilli, Leopold-o, in mostra in AuditoriumArte dal 22 marzo al 27 aprile.
La mostra è il coronamento e la conclusione di un lungo percorso di ricerca sull’intelligenza collettiva rispetto alle eredità difficili e alle identità fluide che l’artista ha intrapreso nel 2015 durante una residenza a Berlino.
Il titolo della mostra, Leopold-O, è un chiaro omaggio alle due personalità che hanno ispirato il progetto negli anni: Leopoldo Wojaczek Perilli (1947-1996), il padre dell’ artista, che nacque da madre tedesca e padre italiano dopo la fine della seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista di Roma e gli fu proibito di imparare e parlare la lingua materna, e Leo Winkel (1885-1981), ingegnere tedesco che creò bunker conici tuttora impossibili da distruggere divenuti quindi oggetto di abbandono o riqualificazione.
La ricerca nasce nel 2015 durante la prima residenza dell’artista presso “Momentum” dal desiderio di lavorare sulle architetture della capitale tedesca riutilizzate come forma di “digestione” collettiva dell’eredità difficile del dopoguerra tedesco. E’ una ricerca che si sviluppa nello spazio pubblico come luogo dove l’intelligenza collettiva è capace di reinterpretare e in qualche modo superare le criticità passate: in questo caso il bunker del doppio video Leo-streben, 2015-2016, convertito in palestra di free climbing inverte completamente il suo senso originario producendo un’immagine di sforzo (streben) fisico e immaginativo affiancato dal gesto invece naturale poetico delle formiche che modificano tagliuzzandole le rose colte presso il bunker stesso. Si tratta di un lavoro sulle eredità difficili che riguarda la generazione del padre dell’artista accentuato dall’audio in cuffia dove la voce del fotografo Massimo Piersanti, anche lui di madre tedesca, ricorda la sua infanzia difficile in qualche modo simile a quella del padre dell’artista.
La ricerca di Luana Perilli sulle relazioni tra arte, urbanistica e comunità si estende all’osservazione della condivisione di spazi e linguaggi nei luoghi pubblici della capitale tedesca durante la residenza presso “ZK/U – Centro per l’arte e l’urbanistica”, situato all’interno del parco pubblico di Moabit, quartiere noto per la sua variegata comunità migratoria composta in maggior parte da turchi e libanesi arrivati in seguito alla seconda guerra mondiale e che ancora oggi accoglie i nuovi rifugiati.
Qui l’artista intraprende un percorso di attività didattiche prima con i bambini richiedenti asilo e poi presso il parco giochi internazionale Ottospielplatz, osservatorio esemplare per analizzare le capacità di risposta collettiva durante i tempi di crisi e cambiamento rispetto al linguaggio, con particolare attenzione alla creolizzazione della lingua, al dialetto come espressione di uno dei più interessanti fenomeni di intelligenza collettiva generata dalla tensione dialettica tra la sfera dell’eredità (linguaggio, educazione, corpo, storia) e la sfera pubblica (spazi, appropriazione, interazione, tensione, spontaneità).
Le immagini del secondo laboratorio con bambini provenienti da diversi background linguistici si alternano con altre immagini di grande suggestione nella video proiezione a tre canali, Otto, 2016-2018, che converte la sala interna di AuditoriumArte in un ambiente immersivo dove lo spettatore si confronta con l’enigma della nascita del linguaggio e del suo apprendimento. Un’enigmatica scultura in ceramica con i pesci rossi, Autoritratto bilingue, 2018, è esposta nella sala esterna: immagine muta di grande potenza iconica che “parla” con le scritte in Polari, Polari, 2018, un’antica lingua sopravvissuta attraverso i secoli grazie alla sua funzione di protezione e resistenza della comunità gay nell’Inghilterra degli anni ’70, che scorrono luminose sui due pannelli a LED in un angolo della sala espositiva.
Con questa mostra l’artista dà forma alla sua lunga ricerca sull’intelligenza collettiva, una ricerca che prende le mosse da una difficile storia personale ma che poi si estende allo spazio pubblico e alle diverse comunità, intrecciando le fila di un discorso ricco di suggestioni e riferimenti per ripensare l’enigma del linguaggio e l’importanza di nuovi linguaggi ibridi e fluidi per le generazioni del futuro.
L'ultima settimana sarà dedicata all' approfondimento del tema del linguaggio come espressione di intelligenza collettiva attraverso una serie di laboratori ed elementi performativi che investigano diversi aspetti del linguaggio, dalla lingua dei segni all' improvvisazione corale. L'aspetto performativo è stato fondante nella costruzione dei lavori in mostra e torna alla fine come punto di chiusura e nuova partenza del progetto che per sua natura è itinerante.
La mostra è il coronamento e la conclusione di un lungo percorso di ricerca sull’intelligenza collettiva rispetto alle eredità difficili e alle identità fluide che l’artista ha intrapreso nel 2015 durante una residenza a Berlino.
Il titolo della mostra, Leopold-O, è un chiaro omaggio alle due personalità che hanno ispirato il progetto negli anni: Leopoldo Wojaczek Perilli (1947-1996), il padre dell’ artista, che nacque da madre tedesca e padre italiano dopo la fine della seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista di Roma e gli fu proibito di imparare e parlare la lingua materna, e Leo Winkel (1885-1981), ingegnere tedesco che creò bunker conici tuttora impossibili da distruggere divenuti quindi oggetto di abbandono o riqualificazione.
La ricerca nasce nel 2015 durante la prima residenza dell’artista presso “Momentum” dal desiderio di lavorare sulle architetture della capitale tedesca riutilizzate come forma di “digestione” collettiva dell’eredità difficile del dopoguerra tedesco. E’ una ricerca che si sviluppa nello spazio pubblico come luogo dove l’intelligenza collettiva è capace di reinterpretare e in qualche modo superare le criticità passate: in questo caso il bunker del doppio video Leo-streben, 2015-2016, convertito in palestra di free climbing inverte completamente il suo senso originario producendo un’immagine di sforzo (streben) fisico e immaginativo affiancato dal gesto invece naturale poetico delle formiche che modificano tagliuzzandole le rose colte presso il bunker stesso. Si tratta di un lavoro sulle eredità difficili che riguarda la generazione del padre dell’artista accentuato dall’audio in cuffia dove la voce del fotografo Massimo Piersanti, anche lui di madre tedesca, ricorda la sua infanzia difficile in qualche modo simile a quella del padre dell’artista.
La ricerca di Luana Perilli sulle relazioni tra arte, urbanistica e comunità si estende all’osservazione della condivisione di spazi e linguaggi nei luoghi pubblici della capitale tedesca durante la residenza presso “ZK/U – Centro per l’arte e l’urbanistica”, situato all’interno del parco pubblico di Moabit, quartiere noto per la sua variegata comunità migratoria composta in maggior parte da turchi e libanesi arrivati in seguito alla seconda guerra mondiale e che ancora oggi accoglie i nuovi rifugiati.
Qui l’artista intraprende un percorso di attività didattiche prima con i bambini richiedenti asilo e poi presso il parco giochi internazionale Ottospielplatz, osservatorio esemplare per analizzare le capacità di risposta collettiva durante i tempi di crisi e cambiamento rispetto al linguaggio, con particolare attenzione alla creolizzazione della lingua, al dialetto come espressione di uno dei più interessanti fenomeni di intelligenza collettiva generata dalla tensione dialettica tra la sfera dell’eredità (linguaggio, educazione, corpo, storia) e la sfera pubblica (spazi, appropriazione, interazione, tensione, spontaneità).
Le immagini del secondo laboratorio con bambini provenienti da diversi background linguistici si alternano con altre immagini di grande suggestione nella video proiezione a tre canali, Otto, 2016-2018, che converte la sala interna di AuditoriumArte in un ambiente immersivo dove lo spettatore si confronta con l’enigma della nascita del linguaggio e del suo apprendimento. Un’enigmatica scultura in ceramica con i pesci rossi, Autoritratto bilingue, 2018, è esposta nella sala esterna: immagine muta di grande potenza iconica che “parla” con le scritte in Polari, Polari, 2018, un’antica lingua sopravvissuta attraverso i secoli grazie alla sua funzione di protezione e resistenza della comunità gay nell’Inghilterra degli anni ’70, che scorrono luminose sui due pannelli a LED in un angolo della sala espositiva.
Con questa mostra l’artista dà forma alla sua lunga ricerca sull’intelligenza collettiva, una ricerca che prende le mosse da una difficile storia personale ma che poi si estende allo spazio pubblico e alle diverse comunità, intrecciando le fila di un discorso ricco di suggestioni e riferimenti per ripensare l’enigma del linguaggio e l’importanza di nuovi linguaggi ibridi e fluidi per le generazioni del futuro.
L'ultima settimana sarà dedicata all' approfondimento del tema del linguaggio come espressione di intelligenza collettiva attraverso una serie di laboratori ed elementi performativi che investigano diversi aspetti del linguaggio, dalla lingua dei segni all' improvvisazione corale. L'aspetto performativo è stato fondante nella costruzione dei lavori in mostra e torna alla fine come punto di chiusura e nuova partenza del progetto che per sua natura è itinerante.
22
marzo 2018
Luana Perilli – Leopold-o
Dal 22 marzo al 27 aprile 2018
arte contemporanea
Location
AUDITORIUM – PARCO DELLA MUSICA
Roma, Viale Pietro De Coubertin, 34, (Roma)
Roma, Viale Pietro De Coubertin, 34, (Roma)
Vernissage
22 Marzo 2018, h 19
Autore