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Luca Dimartino – La jeunesse de la photographie
La jeunesse de la photographie è un omaggio alla fotografia e alla sua idea nell’immaginario collettivo, attraverso la duplice rappresentazione negativo-positiva di una serie di ritratti propri dell’universo dell’artista . Un richiamo agli inizi della fotografia (jeunesse) e alla sua ambiguità.
Comunicato stampa
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LE DOPPIE VERITÀ DELLA FOTOGRAFIA
di Gino Carpi
La parola “fotografia” suscita richiami diversi nell’immaginario collettivo secondo le generazioni. Personalmente, la parola “fotografia” non mi fa mai pensare ad un cartoncino con sopra stampata la figura di qualcuno o qualcosa e certamente la parola “fotografia” non rievoca nella mia mente, ad esempio, la mondanità dei set delle foto di moda. A dire il vero non richiama nemmeno i colori del mondo. E neanche le immagini di complicate attrezzature che, tra l’altro, non riuscirei neanche a pensare. All'astratto immaginario della mia generazione appartengono i concetti di, negativo e positivo, bianco e nero, vero e falso, passato e presente, realtà e fantasia; e i colori non sono mai presenti. Parole e idee in antitesi che convengono nel concetto storico originario della fotografia e alla sua natura di ambigua dualità sin dal suo nascere.
“La jeunesse de la photographie”, un francesismo che ben si adatta, essendo stata la Francia a dare origine ai suoi natali, è il titolo della mostra del fotografo Luca Dimartino che rende omaggio all’idea di fotografia attraverso un richiamo alla sua storia, a quegli anni del XIX secolo quando la scoperta costituì un grande passo avanti per l’umanità. Quando la fotografia, ancora “giovane”, per l’appunto, cominciava già a far parlare di sé, non tanto per le sue capacità di riproduzione del mondo, quanto per quelle di comunicazione oltre l’informazione, fino a quel momento riservate solo alla letteratura e alla pittura.
La fotografia nasce così, scopre subito le sue carte nel suo essere tutto e niente, nell’essere pittorialista senza essere pittura; nell’essere verità, pur rappresentando una finzione e viceversa.
Molti autori, specie negli ultimi decenni, hanno dato corpo a interessanti riflessioni sull’argomento, dalle “Verifiche” di Ugo Mulas all’”Inconscio tecnologico” di Franco Vaccari, per citarne due tra le più importanti e lungimiranti; in questi due secoli di storia della fotografia ci si è soffermati sempre più spesso a riflettere sul ruolo proprio dell’immagine fotografica.
“La jeunesse de la photographie” (e la sua misteriosa natura) è l’image di Luca Dimartino, sulla quale egli ha lavorato ed espresso, in sintesi, un concetto visivo, tradotto in questo delicato omaggio fotografico, che è anche il pretesto per un’ulteriore riflessione, specie nell’attuale momento di storia digitale in cui la photographie della jeunesse appare trasmutata quasi in una estensione cyborg del senso della vista e avviata ineluttabilmente verso la definitiva perdita della sua fisicità ovvero la fine della “fotografia arcaica su carta” (Vilém Flusser – Per una filosofia della fotografia).
Benché titolare di un diploma di Laurea Accademico del DAMS di Bologna, Luca Dimartino non ha mai lasciato la sua Sicilia, il luogo della sua infanzia e per questo delle fiabe, assegnandosi il ruolo di fotografo di una Wonderland siciliana, accettando con serena degnazione le ambiguità e le contraddizioni sociali del grande Sud che ben legano con quelle proprie della fotografia.
La fotografia è il bianco ma è anche il nero, è un gioco di rimando tra ciò che è e ciò che non è; un gioco strettamente legato alla vita che Dimartino esprime in una sintesi di scatti mostrati nella loro dualità, ovvero nei segni in antitesi, scaturiti dalla complessità concettuale dell’operazione dello scatto fotografico che egli compie, ironicamente avvolto nel manto di una saudade siciliana felicemente vissuta.
Consciamente o inconsciamente Dimartino sceglie il genere del ritratto per la sintesi, individua e concentra le emozioni sui personaggi che appartengono alla sua vita e al territorio della sua esperienza fotografica. Come in una silloge poetica raccoglie in sequenza un elenco visivo di reperti privati, pensati come schede di archivio, strettamente personale, dai significati profondi e per questo fondamentali. L’ambito familiare (i parenti), le amicizie e l’arte (gli amici artisti) tracciano e mostrano l’universo relazionale dell’Autore in cui è compresa la fotografia, palesata nella sua ambiguità di duplice ruolo di soggetto e oggetto.
Lo scatto conferma: l’oggetto e il soggetto, quindi accetta. Accettare vuol dire prendere con sé, legare a sé, farne un tutt’uno con se stessi. Niente di più vero e profondo.
Voilà la photographie.
“A travers nos appareils, nous acceptons la vie dans toute sa réalité” (tramite le nostre macchine fotografiche accettiamo la vita in tutta la sua realtà) scriveva molto lucidamente Cartier Bressons già nel 1952.
di Gino Carpi
La parola “fotografia” suscita richiami diversi nell’immaginario collettivo secondo le generazioni. Personalmente, la parola “fotografia” non mi fa mai pensare ad un cartoncino con sopra stampata la figura di qualcuno o qualcosa e certamente la parola “fotografia” non rievoca nella mia mente, ad esempio, la mondanità dei set delle foto di moda. A dire il vero non richiama nemmeno i colori del mondo. E neanche le immagini di complicate attrezzature che, tra l’altro, non riuscirei neanche a pensare. All'astratto immaginario della mia generazione appartengono i concetti di, negativo e positivo, bianco e nero, vero e falso, passato e presente, realtà e fantasia; e i colori non sono mai presenti. Parole e idee in antitesi che convengono nel concetto storico originario della fotografia e alla sua natura di ambigua dualità sin dal suo nascere.
“La jeunesse de la photographie”, un francesismo che ben si adatta, essendo stata la Francia a dare origine ai suoi natali, è il titolo della mostra del fotografo Luca Dimartino che rende omaggio all’idea di fotografia attraverso un richiamo alla sua storia, a quegli anni del XIX secolo quando la scoperta costituì un grande passo avanti per l’umanità. Quando la fotografia, ancora “giovane”, per l’appunto, cominciava già a far parlare di sé, non tanto per le sue capacità di riproduzione del mondo, quanto per quelle di comunicazione oltre l’informazione, fino a quel momento riservate solo alla letteratura e alla pittura.
La fotografia nasce così, scopre subito le sue carte nel suo essere tutto e niente, nell’essere pittorialista senza essere pittura; nell’essere verità, pur rappresentando una finzione e viceversa.
Molti autori, specie negli ultimi decenni, hanno dato corpo a interessanti riflessioni sull’argomento, dalle “Verifiche” di Ugo Mulas all’”Inconscio tecnologico” di Franco Vaccari, per citarne due tra le più importanti e lungimiranti; in questi due secoli di storia della fotografia ci si è soffermati sempre più spesso a riflettere sul ruolo proprio dell’immagine fotografica.
“La jeunesse de la photographie” (e la sua misteriosa natura) è l’image di Luca Dimartino, sulla quale egli ha lavorato ed espresso, in sintesi, un concetto visivo, tradotto in questo delicato omaggio fotografico, che è anche il pretesto per un’ulteriore riflessione, specie nell’attuale momento di storia digitale in cui la photographie della jeunesse appare trasmutata quasi in una estensione cyborg del senso della vista e avviata ineluttabilmente verso la definitiva perdita della sua fisicità ovvero la fine della “fotografia arcaica su carta” (Vilém Flusser – Per una filosofia della fotografia).
Benché titolare di un diploma di Laurea Accademico del DAMS di Bologna, Luca Dimartino non ha mai lasciato la sua Sicilia, il luogo della sua infanzia e per questo delle fiabe, assegnandosi il ruolo di fotografo di una Wonderland siciliana, accettando con serena degnazione le ambiguità e le contraddizioni sociali del grande Sud che ben legano con quelle proprie della fotografia.
La fotografia è il bianco ma è anche il nero, è un gioco di rimando tra ciò che è e ciò che non è; un gioco strettamente legato alla vita che Dimartino esprime in una sintesi di scatti mostrati nella loro dualità, ovvero nei segni in antitesi, scaturiti dalla complessità concettuale dell’operazione dello scatto fotografico che egli compie, ironicamente avvolto nel manto di una saudade siciliana felicemente vissuta.
Consciamente o inconsciamente Dimartino sceglie il genere del ritratto per la sintesi, individua e concentra le emozioni sui personaggi che appartengono alla sua vita e al territorio della sua esperienza fotografica. Come in una silloge poetica raccoglie in sequenza un elenco visivo di reperti privati, pensati come schede di archivio, strettamente personale, dai significati profondi e per questo fondamentali. L’ambito familiare (i parenti), le amicizie e l’arte (gli amici artisti) tracciano e mostrano l’universo relazionale dell’Autore in cui è compresa la fotografia, palesata nella sua ambiguità di duplice ruolo di soggetto e oggetto.
Lo scatto conferma: l’oggetto e il soggetto, quindi accetta. Accettare vuol dire prendere con sé, legare a sé, farne un tutt’uno con se stessi. Niente di più vero e profondo.
Voilà la photographie.
“A travers nos appareils, nous acceptons la vie dans toute sa réalité” (tramite le nostre macchine fotografiche accettiamo la vita in tutta la sua realtà) scriveva molto lucidamente Cartier Bressons già nel 1952.
02
febbraio 2019
Luca Dimartino – La jeunesse de la photographie
Dal 02 al 16 febbraio 2019
fotografia
Location
FOTOTECA SIRACUSANA
Siracusa, Largo Empedocle, 9, (Siracusa)
Siracusa, Largo Empedocle, 9, (Siracusa)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 17:00-20:00
Vernissage
2 Febbraio 2019, ore 19:00
Autore
Curatore