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Luca Lumaca
Protagonista del terzo appuntamento di Immagini a contatto è l’artista modenese Luca Lumaca, il quale sottopone alla nostra attenzione la fatidica frase “si stava meglio quando si stava peggio”, che più volte avremo sentito dire da chi ormai ha qualche capello grigio in più di noi.
Comunicato stampa
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Sabato 10 gennaio 2004, alle ore 17.30 inaugura, presso la sede delle Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini, in Via Giardini 160 a Modena, il terzo appuntamento di Immagini a contatto, un ciclo di mostre promosso in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che coinvolge giovani artisti modenesi invitati a stabilire un “contatto” fra la fotografia storica e quella contemporanea. L’iniziativa, inaugurata lo scorso ottobre con l’intervento di Antonio Marconi e seguita a dicembre dal lavoro di Elisa Turchi, si propone di creare un legame tra le immagini custodite presso le Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini e la creatività di giovani artisti appositamente reclutati in ambito locale. L’occasione della mostra nasce da una duplice volontà: avvicinare i giovani all’archivio fotografico, inteso come luogo di memoria nel quale scoprire le proprie origini; e dimostrare come l’arte contemporanea, confrontandosi con una realtà storica e conservativa come quella di un archivio d’immagini, possa aiutare a comprendere l’importanza di un patrimonio culturale tanto sottovalutato quanto inestimabile.
Protagonista del terzo appuntamento di Immagini a contatto è l’artista modenese Luca Lumaca, il quale sottopone alla nostra attenzione la fatidica frase “si stava meglio quando si stava peggio”, che più volte avremo sentito dire da chi ormai ha qualche capello grigio in più di noi. Eppure questa frase continua a tramandarsi di generazione in generazione, i nostri nonni la citavano in dialetto, i nostri padri in italiano, le nuove generazioni potrebbero benissimo citarla in inglese. Ed è così che Luca Lumaca ha deciso di titolare il suo intervento: it was better when it was worse. Diverse le lingue utilizzate, ma uguale il significato. Diversi gli anni trascorsi, ma la società immortalata da quelle immagini in bianco e nero non sembra per niente cambiata. Consultando le tante immagini catalogate a disposizione del pubblico, Luca Lumaca, si è reso conto di osservare luoghi, persone e situazioni non troppo diverse da quelle odierne, a volte migliori. “Quella società immortalata è la stessa in cui viviamo - afferma l’artista - è solo di qualche decennio più giovane”. Ciò che ha colpito maggiormente Lumaca, è il vedere come gli uomini vissuti nel secolo scorso fossero felici e spensierati anche senza tutti i confort a cui oggi non possiamo (o vogliamo) rinunciare. L’intervento dell’artista sulle foto d’epoca ci permette quindi di riflettere su un modo diverso di vivere, lontano dal nostro, ma non così peggiore come spesso siamo abituati a pensare.
L’artista interpreta l’archivio fotografico come luogo educativo, capace di ricordarci come l’uomo possa vivere anche senza traffico o pubblicità e come un bambino possa divertirsi con le bolle di sapone invece che con un videogame.
Il lavoro di Luca Lumaca sull’archivio sarà articolato in due interventi: una video proiezione sulla facciata delle Raccolte Fotografiche Modenesi ed un giornale a tiratura limitata (sfogliabile comodamente nella sala espositiva principale del museo) nel quale l’artista pubblicherà diverse immagini storiche della città, contaminate da elementi caratterizzanti i giorni nostri, creando così un “contatto” fra passato e presente.
La mostra di Luca Lumaca - come la precedente di Antonio Marconi e quella di Elisa Turchi - interviene discretamente sulle sale espositive delle Raccolte Fotografiche Modenesi, che continueranno comunque ad ospitare esposizioni di fotografia storica locale. Pertanto, l’intervento di Luca Lumaca, vivrà in contemporanea con la mostra Ritratto di una capitale. Il Ducato Estense nella fotografia 1839 - 1863. La sfida non certo facile, è quella di far dialogare due tipologie di pubblico differenti: l’abituale frequentatore di fotografie storiche con l’appassionato d’arte contemporanea.
I cinque giovani artisti della provincia di Modena - invitati a interagire a 360 gradi con la sede delle Raccolte Fotografiche Modenesi, intervenendo con fotografie e installazioni sia sugli spazi interni che su quelli esterni - sono stati selezionati attingendo agli archivi di Giovani d’arte, l’archivio di documentazione giovani artisti modenesi del Comune di Modena.
Le Raccolte Fotografiche Modenesi ospiteranno inoltre, a distanza di un mese l’uno dall’altro, gli interventi di Anna Lisa Bondioli e Rocco Bizzarri, realizzati ad hoc per l’occasione ed esposti sempre senza alterare la normale programmazione espositiva del museo.
Protagonista dell’ultimo appuntamento di Immagini a contatto e padrino dell’iniziativa, sarà l’artista modenese Franco Vaccari che, nel 1970, fu tra i primi ad “esplorare” fotografie storiche, compiendo una specie di reportage all’interno delle immagini dell’archivio fotografico Orlandini, oggi custodite presso le Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini. Per l’occasione Vaccari presenterà il suo recente video “L’album di Debora”.
Durante l’inaugurazione di questa mostra conclusiva, verrà presentato il catalogo (Rfm Edizioni) con testi critici di Luca Panaro e Franco Vaccari, coordinamento editoriale di Paolo Battaglia, oltre alle riproduzioni a colori di tutte le opere esposte.
Protagonista del terzo appuntamento di Immagini a contatto è l’artista modenese Luca Lumaca, il quale sottopone alla nostra attenzione la fatidica frase “si stava meglio quando si stava peggio”, che più volte avremo sentito dire da chi ormai ha qualche capello grigio in più di noi. Eppure questa frase continua a tramandarsi di generazione in generazione, i nostri nonni la citavano in dialetto, i nostri padri in italiano, le nuove generazioni potrebbero benissimo citarla in inglese. Ed è così che Luca Lumaca ha deciso di titolare il suo intervento: it was better when it was worse. Diverse le lingue utilizzate, ma uguale il significato. Diversi gli anni trascorsi, ma la società immortalata da quelle immagini in bianco e nero non sembra per niente cambiata. Consultando le tante immagini catalogate a disposizione del pubblico, Luca Lumaca, si è reso conto di osservare luoghi, persone e situazioni non troppo diverse da quelle odierne, a volte migliori. “Quella società immortalata è la stessa in cui viviamo - afferma l’artista - è solo di qualche decennio più giovane”. Ciò che ha colpito maggiormente Lumaca, è il vedere come gli uomini vissuti nel secolo scorso fossero felici e spensierati anche senza tutti i confort a cui oggi non possiamo (o vogliamo) rinunciare. L’intervento dell’artista sulle foto d’epoca ci permette quindi di riflettere su un modo diverso di vivere, lontano dal nostro, ma non così peggiore come spesso siamo abituati a pensare.
L’artista interpreta l’archivio fotografico come luogo educativo, capace di ricordarci come l’uomo possa vivere anche senza traffico o pubblicità e come un bambino possa divertirsi con le bolle di sapone invece che con un videogame.
Il lavoro di Luca Lumaca sull’archivio sarà articolato in due interventi: una video proiezione sulla facciata delle Raccolte Fotografiche Modenesi ed un giornale a tiratura limitata (sfogliabile comodamente nella sala espositiva principale del museo) nel quale l’artista pubblicherà diverse immagini storiche della città, contaminate da elementi caratterizzanti i giorni nostri, creando così un “contatto” fra passato e presente.
La mostra di Luca Lumaca - come la precedente di Antonio Marconi e quella di Elisa Turchi - interviene discretamente sulle sale espositive delle Raccolte Fotografiche Modenesi, che continueranno comunque ad ospitare esposizioni di fotografia storica locale. Pertanto, l’intervento di Luca Lumaca, vivrà in contemporanea con la mostra Ritratto di una capitale. Il Ducato Estense nella fotografia 1839 - 1863. La sfida non certo facile, è quella di far dialogare due tipologie di pubblico differenti: l’abituale frequentatore di fotografie storiche con l’appassionato d’arte contemporanea.
I cinque giovani artisti della provincia di Modena - invitati a interagire a 360 gradi con la sede delle Raccolte Fotografiche Modenesi, intervenendo con fotografie e installazioni sia sugli spazi interni che su quelli esterni - sono stati selezionati attingendo agli archivi di Giovani d’arte, l’archivio di documentazione giovani artisti modenesi del Comune di Modena.
Le Raccolte Fotografiche Modenesi ospiteranno inoltre, a distanza di un mese l’uno dall’altro, gli interventi di Anna Lisa Bondioli e Rocco Bizzarri, realizzati ad hoc per l’occasione ed esposti sempre senza alterare la normale programmazione espositiva del museo.
Protagonista dell’ultimo appuntamento di Immagini a contatto e padrino dell’iniziativa, sarà l’artista modenese Franco Vaccari che, nel 1970, fu tra i primi ad “esplorare” fotografie storiche, compiendo una specie di reportage all’interno delle immagini dell’archivio fotografico Orlandini, oggi custodite presso le Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini. Per l’occasione Vaccari presenterà il suo recente video “L’album di Debora”.
Durante l’inaugurazione di questa mostra conclusiva, verrà presentato il catalogo (Rfm Edizioni) con testi critici di Luca Panaro e Franco Vaccari, coordinamento editoriale di Paolo Battaglia, oltre alle riproduzioni a colori di tutte le opere esposte.
10
gennaio 2004
Luca Lumaca
Dal 10 al 30 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
FOTOMUSEO GIUSEPPE PANINI
Modena, Via Pietro Giardini, 160, (Modena)
Modena, Via Pietro Giardini, 160, (Modena)
Orario di apertura
lunedì 15/17 martedì-venerdì 9,30/12 - 15/17 sabato 10/13 - 15/19 chiuso i festivi
Vernissage
10 Gennaio 2004, ore 17.30