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Luca Padua – La Lava degli Dei
Gli Dei siamo noi, piccoli e quotidiani ma assurti a Dei perchè protagonisti di un’epoca di lotta tra Valori e no. Un Olimpo che decade nel caos. Il caos che sta dentro e fuori. La Lava perchè è Terra, profonda, che infuocata sale, esplode rossa, cola, in nuove forme, e diventa il Nero degli Dei. E’ Terra cotta. La lava è dei colori e temperature delle mie piccole fatiche
Comunicato stampa
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La Lava degli Dei
Gli Dei siamo noi, piccoli e quotidiani ma assurti a Dei perchè protagonisti di un'epoca di lotta tra Valori e no. Un Olimpo che decade nel caos. Il caos che sta dentro e fuori. La Lava perchè è Terra, profonda, che infuocata sale, esplode rossa, cola, in nuove forme, e diventa il Nero degli Dei. E' Terra cotta. La lava è dei colori e temperature delle mie piccole fatiche.
Qual è la verità, i valori, la speranza di una scultura che insorge dalle mani di un medico di fama internazionale che ha dedicato la sua “gioia di vivere” alla conoscenza e alla fede nella pulsione di infinito dell’opera d’arte? Non lo so. L’opera di Luca Padua mi provoca stupore, meraviglia, incanto, commozione, vacillamento. Questo io so. Bisogna rifiutarsi di considerare un’opera, una scultura, come prodotto di una genesi remota di cui ogni intervento dell’artista non sarebbe che ripresa e continuazione, rivelazione di qualcosa già detto che sarebbe un altro “non-detto“, un discorso senza corpo, una voce silenziosa come un respiro, una scrittura che si rivela come negativo della propria immagine. Queste sono astuzie di una ragione preoccupata solo di garantire l’infinita continuità di se stessa. L’opera d’arte di Padua è puro evento, irruzione di forma senza legami genetici con alcunché, senza continuità.
Ogni sua opera si disperde temporalmente nello spazio di se stessa, pronta per essere cancellata, ripresa, ripetuta, dimenticata o chiamata alla resurrezione. Ogni sua opera è un evento a sé, un compiersi di una forma senza preannunci aurorali, un’alba di forma che scatena incanto e stordimento. La scultura diventa così “una notte di scrittura nell’intervallo dei limiti“ (E. Jabès). La vita dello spirito non è la vita che si sgomenta di fronte ai limiti né si preserva dal peso dell’imperfezione che germoglia in cammino verso la perfezione, ma quella che sopporta la morte e si conserva in lei. Lo spirito guarda il negativo in faccia e si sopporta vicina ad esso. La perfezione della forma cammina col suo farsi. L’opera di Padua è pellegrinaggio anacoretico verso lo splendore del vero, verso il Pulchrum, verso il Bello nel suo farsi. E’ un dialogo tra bellezza ricercata e perfezione in fieri (“il silenzio è una parola che non è una parola“ scriveva G. Bataille). Aveva ragione Pascal quando annotava: “forse la storia universale è solo la storia delle differenti intonazioni di alcune metafore, di tentativi presi e ripresi ogni volta” (da un’affermazione di J. L. Borges).
6 Aprile 2008, Domenica di Emmaus
Carmine Benincasa
Luca Padua
Nato nel 1961 a Firenze da padre ortopedico e madre biologa. Padre, marito, neurologo. Scultore.
Essendo un Uomo dalle mille sfaccettature sarebbe un peccato esaurire la sua “biografia” così. Amante dell’arte, Luca, lo è stato fin da giovane. Il suo viaggio lo ha cominciato scrivendo. Poi ha dipinto. Ed è finito qui. A scolpire. La scultura è nella sua vita da 9 anni. Un’amante fedele che ha qualcosa di lui, della moglie, della figlia e della Vita. Una donna, perché è così che vedo la sua scultura, che ne ha passate tante. E’ nata.
Ha preso forma, piano piano. Piacendosi. Rinnegandosi. Abbandonandosi. E’ cresciuta, maturando. Ogni giorno. Ogni giorno nuova. Diversa. Ha sofferto. Ha sorriso. Ha baciato. Si è riposata. Si è ammalata. Si è innamorata. Ma torniamo a Luca. Malato di musica e di Arte, i suoi miti sono tantissimi e nessuno. Medardo Rosso. Manzù. Fontana.
Testo di Flaminia Padua
Gli Dei siamo noi, piccoli e quotidiani ma assurti a Dei perchè protagonisti di un'epoca di lotta tra Valori e no. Un Olimpo che decade nel caos. Il caos che sta dentro e fuori. La Lava perchè è Terra, profonda, che infuocata sale, esplode rossa, cola, in nuove forme, e diventa il Nero degli Dei. E' Terra cotta. La lava è dei colori e temperature delle mie piccole fatiche.
Qual è la verità, i valori, la speranza di una scultura che insorge dalle mani di un medico di fama internazionale che ha dedicato la sua “gioia di vivere” alla conoscenza e alla fede nella pulsione di infinito dell’opera d’arte? Non lo so. L’opera di Luca Padua mi provoca stupore, meraviglia, incanto, commozione, vacillamento. Questo io so. Bisogna rifiutarsi di considerare un’opera, una scultura, come prodotto di una genesi remota di cui ogni intervento dell’artista non sarebbe che ripresa e continuazione, rivelazione di qualcosa già detto che sarebbe un altro “non-detto“, un discorso senza corpo, una voce silenziosa come un respiro, una scrittura che si rivela come negativo della propria immagine. Queste sono astuzie di una ragione preoccupata solo di garantire l’infinita continuità di se stessa. L’opera d’arte di Padua è puro evento, irruzione di forma senza legami genetici con alcunché, senza continuità.
Ogni sua opera si disperde temporalmente nello spazio di se stessa, pronta per essere cancellata, ripresa, ripetuta, dimenticata o chiamata alla resurrezione. Ogni sua opera è un evento a sé, un compiersi di una forma senza preannunci aurorali, un’alba di forma che scatena incanto e stordimento. La scultura diventa così “una notte di scrittura nell’intervallo dei limiti“ (E. Jabès). La vita dello spirito non è la vita che si sgomenta di fronte ai limiti né si preserva dal peso dell’imperfezione che germoglia in cammino verso la perfezione, ma quella che sopporta la morte e si conserva in lei. Lo spirito guarda il negativo in faccia e si sopporta vicina ad esso. La perfezione della forma cammina col suo farsi. L’opera di Padua è pellegrinaggio anacoretico verso lo splendore del vero, verso il Pulchrum, verso il Bello nel suo farsi. E’ un dialogo tra bellezza ricercata e perfezione in fieri (“il silenzio è una parola che non è una parola“ scriveva G. Bataille). Aveva ragione Pascal quando annotava: “forse la storia universale è solo la storia delle differenti intonazioni di alcune metafore, di tentativi presi e ripresi ogni volta” (da un’affermazione di J. L. Borges).
6 Aprile 2008, Domenica di Emmaus
Carmine Benincasa
Luca Padua
Nato nel 1961 a Firenze da padre ortopedico e madre biologa. Padre, marito, neurologo. Scultore.
Essendo un Uomo dalle mille sfaccettature sarebbe un peccato esaurire la sua “biografia” così. Amante dell’arte, Luca, lo è stato fin da giovane. Il suo viaggio lo ha cominciato scrivendo. Poi ha dipinto. Ed è finito qui. A scolpire. La scultura è nella sua vita da 9 anni. Un’amante fedele che ha qualcosa di lui, della moglie, della figlia e della Vita. Una donna, perché è così che vedo la sua scultura, che ne ha passate tante. E’ nata.
Ha preso forma, piano piano. Piacendosi. Rinnegandosi. Abbandonandosi. E’ cresciuta, maturando. Ogni giorno. Ogni giorno nuova. Diversa. Ha sofferto. Ha sorriso. Ha baciato. Si è riposata. Si è ammalata. Si è innamorata. Ma torniamo a Luca. Malato di musica e di Arte, i suoi miti sono tantissimi e nessuno. Medardo Rosso. Manzù. Fontana.
Testo di Flaminia Padua
22
maggio 2008
Luca Padua – La Lava degli Dei
Dal 22 al 25 maggio 2008
arte contemporanea
Location
SCUOLA DI ARTE EDUCATRICE
Roma, Via Campania, 8/10, (Roma)
Roma, Via Campania, 8/10, (Roma)
Orario di apertura
dalle 19.00 alle 22.00 di venerdi 23 maggio, dalle 11.00 alle 20.00 di sabato 24 e dalle 10.00 alle 13.00 - dalle 16.00 alle 19.00 di domenica 25
Vernissage
22 Maggio 2008, ore 19
Sito web
www.lucapadua.it
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