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Luca Pozzi – Signal
In occasione di Signal (The Dragon’s Egg) di Luca Pozzi, Edicola Radetzky si trasforma in una sorta di cleanroom, un ambiente sperimentale in cui il tempo scorre diversamente e oggetti infinitesimamente piccoli assumono proporzioni monumentali.
Comunicato stampa
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In occasione di Signal (The Dragon’s Egg) di Luca Pozzi, Edicola Radetzky si trasforma in una sorta di cleanroom, in gergo scientifico un ambiente controllato, quasi zen, dove compiere operazioni tecnologiche complesse; una gabbia-parallelepipedo di vetro al cui interno il tempo sembra rallentare esponenzialmente e nella quale le cose possono apparire diversamente. L’Edicola cattura una pallina da tennis distorta, che ha raggiunto la terra dallo spazio cosmico muovendosi ad altissima velocità, e la blocca appena prima dell’impatto, rendendola visibile nella sua distorsione, come se la si stesse guardando attraverso la lente gravitazionale di un wormhole, facendole assumere proporzioni monumentali.
Eppure questo oggetto non è solo un visitatore inerme proveniente da una regione remota dello spazio, o una scultura di bronzo dalla essenziale forma brancusiana, è esso stesso un comunicatore giunto a portarci messaggi dall’universo. L’opera è equipaggiata di un rivelatore realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che percepisce il passaggio delle particelle subatomiche attraverso di essa, e ne segnala la fugace presenza tramite l’accensione di un led.
Questa pallina da tennis ipertrofica assomiglia ad un ipotetico uovo di drago, un oggetto antichissimo proveniente da molto lontano (nello spazio e quindi nel tempo) o forse da un universo alternativo rimasto inespresso fra le possibilità quantistiche, nella quale un drago in volo intorno a una pulsar ha deposto un uovo, poi lanciato verso di noi insieme al fascio di radiazioni emesso dalla stella.
Come scrive Luca Pozzi: “Le Dragon’s Eggs comprimono sulle loro superfici specchianti tutta l’informazione dello spazio circostante, ma la loro natura interna sembra essere costantemente negata o rimandata da un’eccessiva riservatezza. Sono elementi arcaici, ma alludono alla massima smaterializzazione, all’entanglement quantistico, alla discrezione dei neutrini. Sono il risultato di una collaborazione con l'istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che le ha equipaggiate di veri scintillatori muonici in grado di percepire il passaggio nella scultura di particelle subatomiche altrimenti invisibili. Per me sono delle “WIMP”, letteralmente “buone a nulla”, ma che in gergo scientifico rappresentano l’acronimo di Weakly Interacting Massive Particle. Mi piace immaginarle come uova di drago vecchie 13,820 miliardi di anni.”
Luca Pozzi gioca quindi fra l'utilizzo di un medium codificato dalla storia dell'arte come la scultura in bronzo, massiccia ed eternizzante, e l’incorporeità assoluta delle particelle subatomiche, come gli ineffabili neutrini che ci attraversano a miliardi, senza alcuna interazione con la materia di cui siamo fatti. The Dragon's Egg è un comunicatore in cui cortocircuitano sistemi complessi e che rende visibile l'invisibile, parlandoci di onde gravitazionali, materia oscura e cosmologia multimessaggera. Signal si riferisce dunque anche alle informazioni portate da nuovi messaggeri su eventi celesti che possiamo ora osservare nella loro interezza, non solo tramite le onde elettromagnetiche da questi emesse ma interpretando anche i segnali gravitazionali che da poco siamo in grado di captare grazie a rilevatori come l’interferometro VIRGO, a Pisa, fondato dallo stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. O grazie al Fermi Telescope, una collaborazione INFN - NASA, che permette invece di interpretare le informazioni portate dai raggi gamma. Tali segnali esigono da noi un nuovo cambio di paradigma, un'altra rivoluzione copernicana: mostrandoci l'invisibile potrebbero forse spiegare l'enigma della materia oscura, la vera natura del cosmo, aiutandoci a portare ulteriormente la fisica oltre il modello standard. Questo il messaggio racchiuso nell'uovo di drago, che sosta per un breve periodo accanto alla Darsena di Milano, e ci mette in diretto collegamento tramite il più semplice dei segnali – un lampo luminoso – con una particella alla deriva, testimone di qualche gargantuesco evento cosmico avvenuto magari a migliaia di anni luce da noi.
Eppure questo oggetto non è solo un visitatore inerme proveniente da una regione remota dello spazio, o una scultura di bronzo dalla essenziale forma brancusiana, è esso stesso un comunicatore giunto a portarci messaggi dall’universo. L’opera è equipaggiata di un rivelatore realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che percepisce il passaggio delle particelle subatomiche attraverso di essa, e ne segnala la fugace presenza tramite l’accensione di un led.
Questa pallina da tennis ipertrofica assomiglia ad un ipotetico uovo di drago, un oggetto antichissimo proveniente da molto lontano (nello spazio e quindi nel tempo) o forse da un universo alternativo rimasto inespresso fra le possibilità quantistiche, nella quale un drago in volo intorno a una pulsar ha deposto un uovo, poi lanciato verso di noi insieme al fascio di radiazioni emesso dalla stella.
Come scrive Luca Pozzi: “Le Dragon’s Eggs comprimono sulle loro superfici specchianti tutta l’informazione dello spazio circostante, ma la loro natura interna sembra essere costantemente negata o rimandata da un’eccessiva riservatezza. Sono elementi arcaici, ma alludono alla massima smaterializzazione, all’entanglement quantistico, alla discrezione dei neutrini. Sono il risultato di una collaborazione con l'istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che le ha equipaggiate di veri scintillatori muonici in grado di percepire il passaggio nella scultura di particelle subatomiche altrimenti invisibili. Per me sono delle “WIMP”, letteralmente “buone a nulla”, ma che in gergo scientifico rappresentano l’acronimo di Weakly Interacting Massive Particle. Mi piace immaginarle come uova di drago vecchie 13,820 miliardi di anni.”
Luca Pozzi gioca quindi fra l'utilizzo di un medium codificato dalla storia dell'arte come la scultura in bronzo, massiccia ed eternizzante, e l’incorporeità assoluta delle particelle subatomiche, come gli ineffabili neutrini che ci attraversano a miliardi, senza alcuna interazione con la materia di cui siamo fatti. The Dragon's Egg è un comunicatore in cui cortocircuitano sistemi complessi e che rende visibile l'invisibile, parlandoci di onde gravitazionali, materia oscura e cosmologia multimessaggera. Signal si riferisce dunque anche alle informazioni portate da nuovi messaggeri su eventi celesti che possiamo ora osservare nella loro interezza, non solo tramite le onde elettromagnetiche da questi emesse ma interpretando anche i segnali gravitazionali che da poco siamo in grado di captare grazie a rilevatori come l’interferometro VIRGO, a Pisa, fondato dallo stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. O grazie al Fermi Telescope, una collaborazione INFN - NASA, che permette invece di interpretare le informazioni portate dai raggi gamma. Tali segnali esigono da noi un nuovo cambio di paradigma, un'altra rivoluzione copernicana: mostrandoci l'invisibile potrebbero forse spiegare l'enigma della materia oscura, la vera natura del cosmo, aiutandoci a portare ulteriormente la fisica oltre il modello standard. Questo il messaggio racchiuso nell'uovo di drago, che sosta per un breve periodo accanto alla Darsena di Milano, e ci mette in diretto collegamento tramite il più semplice dei segnali – un lampo luminoso – con una particella alla deriva, testimone di qualche gargantuesco evento cosmico avvenuto magari a migliaia di anni luce da noi.
08
marzo 2018
Luca Pozzi – Signal
Dall'otto marzo al 10 aprile 2018
arte contemporanea
Location
EDICOLA RADETZKY
Milano, Viale Gorizia, (Milano)
Milano, Viale Gorizia, (Milano)
Orario di apertura
24 ore su 24
Vernissage
8 Marzo 2018, ore 19.00
Autore
Curatore