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Luca Resta – Boxes
Anche in Boxes, Luca, mette in atto un ribaltamento: da scatole impenetrabili a una scatola in cui bisogna entrate. Per giunta, in una scatola fatta di scatole, una scatola che è la somma di svariate scatole, tutte ugualmente scatole e, nello stesso tempo, tutte diverse
Comunicato stampa
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DA FUORI
Per parlare dei lavori di LUCA RESTA si potrebbe risalire sino a: L’enigme d’Isidore Ducasse di Man Ray, passare per gli oggetti impacchettati del primo Christo, sino ad arrivare alle scatole Brillo di Andy Warhol.
Se si vuole, si può andare ancora più indietro, ai quadri tromple l’oeil tra 6/700 che in qualche modo anticipano il Paolini de: Senza Titolo del 1962, fino a Magritte di Ceci n’est pas une pipe per riflettere anche su cosa sia veramente ciò che ci sta davanti.
Sì, perché i lavori più noti di Luca Resta sono delle scatole; sono delle scatole che non lo sono, o meglio, che contengono solo se stesse.
Parafrasando e ribaltando la Szymborska de La cipolla, le scatole di Luca sono “scatolose fuori e scatolute fino al cuore”. Sono scatole che riempiono di sé tutto il loro spazio interno, annullandosi nella loro essenza e rappresentandosi solo nella forma.
E qui tutti i discorsi possibili tra “essere e apparire”, tra “forma e sostanza”, anche tra “superficie e profondità”, tra “pelle e interiorità”, fra “visibile e invisibile” e chi più ne ha….
Come già gli artisti menzionati all’inizio, Luca mette in atto un ribaltamento delle priorità. Non già al contenuto, ma al suo involucro sofferma l’attenzione, a quella cosa di cui, solitamente, ci si sbarazza in fretta per arrivare alla sostanza. Soffermarsi sull’involucro a prescindere del contenuto e indagarlo con la stessa attenzione, cura e curiosità di solito riservate a quest’ultimo, è il messaggio di Luca. Quanti segni, quante storie, quante cose possono dire questi umilissimi involucri.
Forse è una dichiarazione di impossibilità ad affrontare le Grosse Questioni direttamente, o forse è un metodo per poterci, di fatto, avvicinare.
Molti altri e ben più dotti discorsi si potrebbero fare ancora, ma i lavori di Luca non se ne danno peso.
Fatti di pietra stanno lì, umili e silenziosi, semplici, nel loro peso.
Le scatole, si sa, delimitano uno spazio e ci sono spazi che sembrano scatole.
Deve essere questo che ha pensato Luca dello spazio espositivo della libreria ARS.
Anche in Boxes, Luca, mette in atto un ribaltamento: da scatole impenetrabili a una scatola in cui bisogna entrate. Per giunta, in una scatola fatta di scatole, una scatola che è la somma di svariate scatole, tutte ugualmente scatole e, nello stesso tempo, tutte diverse.
Anche qui, per chi vuole, un’altra metafora.
luciano.
DA DENTRO
L’opera presentata nello spazio della libreria Ars: Boxes (2009) è il risultato di un’operazione di raccolta, analisi ed archiviazione di un elemento recuperato dal tessuto urbano.
Boxes è quindi una collezione.
L’interesse per le scatole ha un’origine nascosta, forse legata ad un fascino per il trash, ma probabilmente anche per un valore simbolico legato a questo oggetto cosi semplice e, allo stesso tempo, così complesso.
La scatola viene interpretata come la raffigurazione dell’inconscio e del corpo materno e, inteso come “Vaso di Pandora”, è il simbolo di ciò che non bisogna aprire.
La scatola risulta essere il nostro inconscio, con tutte le sue possibilità impreviste, eccessive, distruttive o positive, ma sempre irrazionali, se lasciate a se stesse.
La scatola è l’esaltazione dell’immaginario che affida all’ignoto tutte le ricchezze dei nostri desideri e vede in essa il potere illusorio di realizzarli.
La scatola ha quindi valore soprattutto per il suo contenuto metaforico.
Nel caso specifico l’installazione vuole essere non l’appropriazione pesante di uno spazio, ma il tentativo di presentarsi come dialogo con ciò che già lo spazio contiene.
A prima vista potrebbe sembrare una semplice “messa in luce” di un magazzino, cosa che invece non è.
Le scatole, accatastate una sopra l’altra, sono in mostra. Presentano allo spettatore la loro “carta di identità”,
i loro segni, le loro ammaccature e i loro odori. Sono oggetti capaci di raccontare una storia, la loro storia ma anche la nostra, piena di cose incomprensibili e di lati oscuri, storie che forse vale la pena di analizzare.
Luca Resta
Per parlare dei lavori di LUCA RESTA si potrebbe risalire sino a: L’enigme d’Isidore Ducasse di Man Ray, passare per gli oggetti impacchettati del primo Christo, sino ad arrivare alle scatole Brillo di Andy Warhol.
Se si vuole, si può andare ancora più indietro, ai quadri tromple l’oeil tra 6/700 che in qualche modo anticipano il Paolini de: Senza Titolo del 1962, fino a Magritte di Ceci n’est pas une pipe per riflettere anche su cosa sia veramente ciò che ci sta davanti.
Sì, perché i lavori più noti di Luca Resta sono delle scatole; sono delle scatole che non lo sono, o meglio, che contengono solo se stesse.
Parafrasando e ribaltando la Szymborska de La cipolla, le scatole di Luca sono “scatolose fuori e scatolute fino al cuore”. Sono scatole che riempiono di sé tutto il loro spazio interno, annullandosi nella loro essenza e rappresentandosi solo nella forma.
E qui tutti i discorsi possibili tra “essere e apparire”, tra “forma e sostanza”, anche tra “superficie e profondità”, tra “pelle e interiorità”, fra “visibile e invisibile” e chi più ne ha….
Come già gli artisti menzionati all’inizio, Luca mette in atto un ribaltamento delle priorità. Non già al contenuto, ma al suo involucro sofferma l’attenzione, a quella cosa di cui, solitamente, ci si sbarazza in fretta per arrivare alla sostanza. Soffermarsi sull’involucro a prescindere del contenuto e indagarlo con la stessa attenzione, cura e curiosità di solito riservate a quest’ultimo, è il messaggio di Luca. Quanti segni, quante storie, quante cose possono dire questi umilissimi involucri.
Forse è una dichiarazione di impossibilità ad affrontare le Grosse Questioni direttamente, o forse è un metodo per poterci, di fatto, avvicinare.
Molti altri e ben più dotti discorsi si potrebbero fare ancora, ma i lavori di Luca non se ne danno peso.
Fatti di pietra stanno lì, umili e silenziosi, semplici, nel loro peso.
Le scatole, si sa, delimitano uno spazio e ci sono spazi che sembrano scatole.
Deve essere questo che ha pensato Luca dello spazio espositivo della libreria ARS.
Anche in Boxes, Luca, mette in atto un ribaltamento: da scatole impenetrabili a una scatola in cui bisogna entrate. Per giunta, in una scatola fatta di scatole, una scatola che è la somma di svariate scatole, tutte ugualmente scatole e, nello stesso tempo, tutte diverse.
Anche qui, per chi vuole, un’altra metafora.
luciano.
DA DENTRO
L’opera presentata nello spazio della libreria Ars: Boxes (2009) è il risultato di un’operazione di raccolta, analisi ed archiviazione di un elemento recuperato dal tessuto urbano.
Boxes è quindi una collezione.
L’interesse per le scatole ha un’origine nascosta, forse legata ad un fascino per il trash, ma probabilmente anche per un valore simbolico legato a questo oggetto cosi semplice e, allo stesso tempo, così complesso.
La scatola viene interpretata come la raffigurazione dell’inconscio e del corpo materno e, inteso come “Vaso di Pandora”, è il simbolo di ciò che non bisogna aprire.
La scatola risulta essere il nostro inconscio, con tutte le sue possibilità impreviste, eccessive, distruttive o positive, ma sempre irrazionali, se lasciate a se stesse.
La scatola è l’esaltazione dell’immaginario che affida all’ignoto tutte le ricchezze dei nostri desideri e vede in essa il potere illusorio di realizzarli.
La scatola ha quindi valore soprattutto per il suo contenuto metaforico.
Nel caso specifico l’installazione vuole essere non l’appropriazione pesante di uno spazio, ma il tentativo di presentarsi come dialogo con ciò che già lo spazio contiene.
A prima vista potrebbe sembrare una semplice “messa in luce” di un magazzino, cosa che invece non è.
Le scatole, accatastate una sopra l’altra, sono in mostra. Presentano allo spettatore la loro “carta di identità”,
i loro segni, le loro ammaccature e i loro odori. Sono oggetti capaci di raccontare una storia, la loro storia ma anche la nostra, piena di cose incomprensibili e di lati oscuri, storie che forse vale la pena di analizzare.
Luca Resta
28
febbraio 2009
Luca Resta – Boxes
Dal 28 febbraio al 31 marzo 2009
arte contemporanea
Location
ARS ARTE+LIBRI
Bergamo, Via Pignolo, 116, (Bergamo)
Bergamo, Via Pignolo, 116, (Bergamo)
Orario di apertura
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì: 15 – 18,30; sabato: 10 -13 ** 15 –18,30
Vernissage
28 Febbraio 2009, ore 18.30
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