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Luca Rovero – Parigi in scena
La sua fotografia non si rivolge alla realtà fenomenica, agli umori umidi e caotici dei boulevards o ai fumi dei bistrots ma a quella simbolica
Comunicato stampa
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Luca Rovero
UNO SGUARDO SUL MONDO
SCENOGRAFIE URBANE
“PARIGI IN SCENA”
Un viaggio attraverso la Ville lumière.
Un vagare composto che pulsa al ritmo dei versi dei “Tableaux parisiens” di Baudelaire e che affronta con disinvoltura il confronto con la città più cantata e rappresentata.
La scelta stilistica di Rovero coincide con il rifiuto di Baudelaire per “l’irregolare mondo vegetale” che non può albergare lo spirito degli Dei. Come il poeta assapora “la monotonia inebriante dell’acqua, del marmo e del metallo” (“Sogno parigino”) così Rovero elude l’animato e riduce al massimo l’animazione.
La sua fotografia, infatti, non si rivolge alla realtà fenomenica, agli umori umidi e caotici dei boulevards o ai fumi dei bistrots ma a quella simbolica. Alla “babele d’archi e di scalinate”, alla Parigi di pietra e di ferro, ai suoi simboli immutabili e rassicuranti. Solo in questi riescono a convivere l’antico e un moderno senza boria, in una metropoli che con tutte le altre ha pur sempre in comune la dispersione. Tutto vi converge ma si dissipa inesorabilmente e viene risucchiato all’interno del fluire inarrestabile dei giorni. L’unico superstite di questa piena è l’algido creato, l’universo perfetto e quasi autosufficiente dei simboli: piazze, fontane, palazzi, sculture e quanto altro l’ingegno umano ha saputo concepire.
Di chi si muove in questi simulacri, non restano che labili tracce: piccioni sfamati da ombre sfuggenti, qualcuno che cammina di fretta piegato dal vento, nulla di più. Sono i luoghi a parlare, a raccontare di soli e di lacrime, del cammino imperituro delle stagioni e dell’inesattezza umana.
La cifra di Rovero è, oltre alla sfida aperta sul campo dei “luoghi comuni”, una spiccata verticalità delle inquadrature. L’obiettivo viene costretto a visioni ardite ed accuratissime con il risultato di un’esasperazione suggestiva del moto ascensionale.
I luoghi della memoria collettiva sono tutti presenti all’appello: Tour Eiffel, Les Invalides, la statua di Luigi XIII a Place des Vosges, l’Operà Garneier, il Louvre naturalmente, Notre Dame e La Défense, senza scordare una Place Vendôme irreale, ove non si scorge nessun movimento e l’unico retaggio di vita vissuta è un enorme cartellone pubblicitario su cui campeggia una pacifica mucca.
Il vuoto umano di queste ricercate visioni valorizza le strutture, le lascia respirare, ne regala un’altra visione. Prende così corpo un nuovo–struggente- racconto su ciò che resta del breve passaggio dell’uomo.
Di Luisa Castellini
UNO SGUARDO SUL MONDO
SCENOGRAFIE URBANE
“PARIGI IN SCENA”
Un viaggio attraverso la Ville lumière.
Un vagare composto che pulsa al ritmo dei versi dei “Tableaux parisiens” di Baudelaire e che affronta con disinvoltura il confronto con la città più cantata e rappresentata.
La scelta stilistica di Rovero coincide con il rifiuto di Baudelaire per “l’irregolare mondo vegetale” che non può albergare lo spirito degli Dei. Come il poeta assapora “la monotonia inebriante dell’acqua, del marmo e del metallo” (“Sogno parigino”) così Rovero elude l’animato e riduce al massimo l’animazione.
La sua fotografia, infatti, non si rivolge alla realtà fenomenica, agli umori umidi e caotici dei boulevards o ai fumi dei bistrots ma a quella simbolica. Alla “babele d’archi e di scalinate”, alla Parigi di pietra e di ferro, ai suoi simboli immutabili e rassicuranti. Solo in questi riescono a convivere l’antico e un moderno senza boria, in una metropoli che con tutte le altre ha pur sempre in comune la dispersione. Tutto vi converge ma si dissipa inesorabilmente e viene risucchiato all’interno del fluire inarrestabile dei giorni. L’unico superstite di questa piena è l’algido creato, l’universo perfetto e quasi autosufficiente dei simboli: piazze, fontane, palazzi, sculture e quanto altro l’ingegno umano ha saputo concepire.
Di chi si muove in questi simulacri, non restano che labili tracce: piccioni sfamati da ombre sfuggenti, qualcuno che cammina di fretta piegato dal vento, nulla di più. Sono i luoghi a parlare, a raccontare di soli e di lacrime, del cammino imperituro delle stagioni e dell’inesattezza umana.
La cifra di Rovero è, oltre alla sfida aperta sul campo dei “luoghi comuni”, una spiccata verticalità delle inquadrature. L’obiettivo viene costretto a visioni ardite ed accuratissime con il risultato di un’esasperazione suggestiva del moto ascensionale.
I luoghi della memoria collettiva sono tutti presenti all’appello: Tour Eiffel, Les Invalides, la statua di Luigi XIII a Place des Vosges, l’Operà Garneier, il Louvre naturalmente, Notre Dame e La Défense, senza scordare una Place Vendôme irreale, ove non si scorge nessun movimento e l’unico retaggio di vita vissuta è un enorme cartellone pubblicitario su cui campeggia una pacifica mucca.
Il vuoto umano di queste ricercate visioni valorizza le strutture, le lascia respirare, ne regala un’altra visione. Prende così corpo un nuovo–struggente- racconto su ciò che resta del breve passaggio dell’uomo.
Di Luisa Castellini
02
maggio 2005
Luca Rovero – Parigi in scena
Dal 02 al 30 maggio 2005
fotografia
Location
UGC CINE’ CITE’ PARCO LEONARDO
Fiumicino, Via Portuense, 2000, (Roma)
Fiumicino, Via Portuense, 2000, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 16.00; sabato e domenica dalle 17.00
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